mercoledì 19 ottobre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOIl Cristo del Romanzo Clementino

 (segue da qui)


Il Cristo del Romanzo Clementino

Il Romanzo clementino o pseudo-clementino è un'opera di fantasia che ha dovuto apparire in Transgiordania intorno all'inizio del IV° secolo. Si compone di due opere distinte ma dal contenuto pressappoco identico: le Omelie e i Ritrovamenti. Le prime ci sono state conservate in greco, le seconde nella traduzione latina di Rufino, nel V° secolo.

Omelie e Ritrovamenti sono le rielaborazioni di un libro più antico, lo Scritto primitivo (220-230 circa), che risulta a sua volta da più documenti, tra cui i Kerigmi o Predicazioni di Pietro. Ci restano la lettera di Pietro a Giacomo e la Contestatio che figura in testa alle Omelie.


Le missioni di Pietro costituiscono il soggetto di un romanzo di tipo classico, in cui i membri della famiglia Clemente, da tempo dispersi, si ritrovano infine.

Pietro si reca da Cesarea a Stratone di Antiochia per annunciare la Buona novella. Non è il pescatore ignorante reclutato dal Cristo, ma «una sorta di retore ben versato nella dialettica, un filosofo sottile che parla, come Aristotele, di sostanza e di accidente». [31] Il messaggio di Pietro ha ancor più valore.

Il punto essenziale della sua dottrina è un monoteismo rigoroso associato alla nozione del Vero profeta. Questo personaggio è solo un semplice mortale, ma grazie all'assistenza dello Spirito è onnisciente. Il suo ruolo è di rivelare la verità religiosa all'uomo, incapace di afferrarla da solo.

Il Vero profeta fu Adamo, poi Mosè; ora è Gesù. I loro insegnamenti si equivalgono; giudaismo e cristianesimo esprimono la stessa fede; «Dio accoglie favorevolmente l'uomo che crede a uno dei due»; Omelie 8:5-7. Ma la cosa principale non è credere, bensì agire: «In ogni caso [...] ciò che occorre sono le buone opere»; Omelie 8:7.

Viene in seguito la dottrina delle sizigie (coppie o accoppiamenti). Pietro insegna che Dio ha separato gli estremi: sole e luna, notte e giorno, cielo e terra, ecc. E aggiunge che gli uomini apparsi per primi sono inferiori ai secondi, Omelie 2:33. Secondo quella regola infallibile, Simon Pietro è superiore a Simone Mago, venuto prima di lui: «Gli sono succeduto», egli dice, senza finta modestia, «come la luce alle tenebre»; Omelie 2:17.

Se la legge delle sizigie non può ingannare, la bibbia brulica di errori; Omelie 2:38, 43-44, 52; 3:43. Vi si trova tutto ciò che si vuole; Omelie 3:9. Così la volontà divina deve ricercarsi nella tradizione dei dottori ebrei e nell'insegnamento di Gesù; Omelie 3:49. Gesù governerà l'età a venire come il Principe di questo mondo regge il presente. Entrambi sono strumenti del regno divino.

Un punto curioso delle Predicazioni è l'attacco condotto contro Paolo, l'«uomo nemico»; Lettera di Pietro 2. Pietro mira all'epistola ai Galati, benché finga di adirarsi con Simon Mago; Omelie 17:19. Il disaccordo tra gli apostoli è totale: per Paolo la redenzione si compie per mezzo della fede nella Resurrezione; per Pietro la salvezza risiede nell'osservanza della Legge.


L'analisi di cui sopra mostra il carattere poco cristiano del Romanzo. Secondo Oscar Cullmann esso sarebbe scomparso senza i contesti ortodossi dell'alterco tra i Simoni e la storia della famiglia Clemente. Le divergenze, in effetti, sono numerose tra gli insegnamenti di Pietro e quello della Chiesa:

1. Adamo non ha peccato; il battesimo non lava un peccato originale;

2. Adamo e Mosè sono allo stesso livello di Gesù;

3. La Redenzione è sconosciuta;

4. La salvezza non proviene dalla morte di Gesù, ma dall'adesione alla dottrina del Vero profeta;

5. Giudaismo e cristianesimo si equivalgono dal punto di vista della salvezza;

6. Un solo sacramento è necessario: il battesimo accompagnato con l'unzione con l'olio;

7. L'eucarestia è un ringraziamento senza relazione con la comunione; si pratica col pane e col sale, mai col vino;

8. La Scrittura contiene un sacco di menzogne; essa giustifica qualsiasi cosa;

9. Pietro non disprezza né i pagani né i giudei;

10. Giovanni Battista è un falso profeta, Paolo un «nemico»; secondo le Predicazioni egli ha precipitato Giacomo dall'altezza del Tempio;

11. La salvezza è dovuta soprattutto al rispetto della legge ebraica.

12. Nessun dualismo o trinità: Dio è uno e unico; Gesù non partecipa della sua sostanza; egli è suo ministro allo stesso titolo del Principe di questo mondo.


Per quanto eretica sia diventata, la dottrina di Pietro non manca di corrispondere a quella degli ambienti da cui proviene. [32] Essa esprime la fede delle chiese che l'hanno generata e si impone storicamente. Occorre trattenere soprattutto la natura del Profeta Gesù, reincarnazione di Adamo, l'ignoranza della sua vita e di un Riscatto ottenuto mediante il sacrificio del calvario; e anche, in assenza della comunione, l'importanza estrema del battesimo.

Esso è assolutamente essenziale, non si ripete e si dà solo nell'acqua viva. Il Romanzo precisa che il principale merito di Gesù, e il suo «scopo» nel venire nel mondo, è di aver sostituito i sacrifici con il battesimo; egli stesso è «tratto dall'acqua»; Ritrovamenti 1:48.

Questi tratti permettono di scoprire la provenienza del dio,  svincolato primitivamente da un culto agrario e associato all'acqua, di cui costituisce il sacramento unico. Si ricongiunge con ciò al Cristo idrico delle Odi di Salomone e del Pastore di Erma.

***

In conclusione, testi molto letti nelle prime chiese non parlano della crocifissione sotto Tiberio oppure non le accordano alcuna importanza: ignorano la vita e persino i miracoli di Gesù. La tradizione del silenzio constatata negli scritti del I° secolo prosegue all'inizio del secondo, anche quando il dio sembra umanizzato.

NOTE

[31] SIOUVILLE, Les homélies clémentines, 29.

[32] Questi sono gli ambienti gnostici ebraici; v. l'importante opera di CULLMANN, Le problème littéraire et historique..., 95-96 e passim. L'attore colloca le Predicazioni di Pietro «all'inizio del II° secolo»; pag. 96. Egli constata che «Le Pseudo-Clementine non contengono alcuna traccia delle dottrine specificamente cristiane. La sofferenza e la morte del Cristo sono a malapena menzionate»; pag. 150-151.

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