martedì 25 ottobre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTODallo gnosticismo alla croce cruenta

 (segue da qui)


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Dallo gnosticismo alla croce cruenta

In uno studio di un'importanza capitale, Jean Magne ha mostrato che il Salvatore gnostico si è confuso primitivamente con Jahvé. [96]

Il dio ebraico, infatti, era stato ridotto al ruolo di un creatore malefico, Ialdabaôth, e il Salvatore aveva preso i suoi titoli. Questi furono: Adonai e Kyrios (= Signore), Elohim (= Dio), Sevaoth, Sabaoth e Pantokrator (=Onnipotente), Hashem (= Nome).

Ora questi attributi si ritrovano nelle più antiche liturgie cristiane, nei testi magici, in certi passi delle lettere paoline e dei Vangeli. Vi designano il futuro Gesù Cristo, allora rivale del dio ebraico che aveva soppiantato.

Più tardi, quando il Salvatore fu concepito sotto la forma di uomo condannato dai Romani, si corressero i testi in modo da dare a Jahvé o alla Trinità i titoli precedentemente attribuiti al Salvatore.

Così l'acclamazione rituale delle chiese d'Oriente, il Trisagion (= Tre volte santo!), si rivolgeva dapprima al Cristo, poiché il complemento «che è stato crocifisso per noi», — «attestato in tutte le chiese», — è un'allusione alla Passione. Ora questa porzione di frase è stata soppressa al fine di trasferire il Trisagion alla Trinità. [97]

Nella liturgia latina non romana del messale di Bobbio (25, 32) si ritrova l'invocazione: «Tu, Altissimo Dio Aïos, Santo Sabaoth... tu ci hai riscattati al prezzo del tuo prezioso sangue». Il sangue prezioso non è quello di un uomo crocifisso, ma, come indica il testo, quello del dio «Altissimo» e «Onnipotente» (Sabaoth) confuso con Jahvé. 

I numerosi esempi che commenta Jean Magne, così come l'esegesi del paolinismo e del Quarto Vangelo [98] mostrano che il pensiero precristiano era essenzialmente gnostico.

Ma si trattava, all'alba del secondo secolo, di uno gnosticismo molto misto. La fisionomia del Salvatore mancava di nettezza. Era Ichthus o Sabaoth-Pantokrator? Chrêstos, il dio buono, o Christos, l'Unto? L'Agnello divino Giosuè-Gesù o il sommo sacerdote simile a Melchisedec? La sua natura variava secondo le sette; niente affatto unità o ortodossia.

Tuttavia, eliminazioni e riduzioni si effettuarono poco a poco. Ichthus scomparve come personaggio divino; il battesimo fu ritenuto simboleggiare una crocifissione che non aveva nulla in comune con l'antico sacramento d'acqua; il sommo sacerdote celeste non fu più che una prefigurazione o un prototipo del Cristo; l'Agnello divino non fu più che un simbolo, ma il suo nome, Iêsous, sopravvisse; il dio Chrêstos si confuse con Christos; i titoli di Sabaoth, Pantokrator, ecc. furono restituiti al dio ebraico. In generale, le teologie dell'Acqua e del Sangue tendevano a interpretarsi in dipendenza dalla Croce. [99]

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La croce cosmica di potenza è la prima tappa nell'evoluzione delle credenze: il dio sole vi regna sul meridiano celeste dell'equinozio vernale. La seconda tappa presenta una croce cosmica sulla quale il Salvatore, discendendo dall'Etere siderale, è immolato dagli Arconti planetari: questa è la concezione paolina e gnostica. La terza fase annuncia la croce giudiziaria, ma è ancora arretrata rispetto a quella rappresentazione ultima: essa esprime il passaggio dal patibolo celeste al patibolo terreno e da un dio in forma umana a un dio completamente umanizzato.

Essa si accompagnava all'ossessione per il sangue, del tutto estranea alla crocifissione propriamente detta (supplizio incruento) e a quella di Paolo.

La tradizione si è sforzata di spiegare la credenza nel sangue della croce con la storia dei «chiodi»  e del «colpo di lancia». Ma si tratta di una giustificazione, tanto derisoria quanto tardiva, attinta dal Salmo 22:17 secondo il controsenso della Septuaginta. I chiodi non compaiono prima del vangelo di Pietro e Giustino (150 circa); il colpo di lancia è ignorato dai sinottici. Questa è un'invenzione evidente di Giovanni 19:31-37 secondo Esodo 12:46, Numeri 9:12; Salmi 34:21; Zaccaria 12:10.

È chiaro, d'altra parte, che la credenza nell'efficacia del sangue era così generale che non ha potuto derivare da adattamenti scritturali occasionali. La si ritrova nel culto dell'Agnello, il cui sangue ungeva gli architravi delle porte, nel sacrificio della giovenca rossa, ecc. e in quello degli dèi mutilati: Osiride, Marduc, Tammuz, Adone, Attis, ecc.

La dottrina dell'Apocalisse e dell'epistola agli Ebrei non è altro che lo sgozzamento. Lo smembramento dell'Agnello pasquale si effettuava per mezzo di due aste di legno, una verticale, l'altra orizzontale, che lo attraversavano da un dorso all'altro e dall'alto in basso, formando una croce. Nella misura in cui l'animale divino si umanizzava, la croce si sublimava; [100] nelle sette sincretistiche essa diventò il segno del sacrificio, pur restando associata all'idea del sangue.

Oltre all'associazione del sangue alla croce, quella teoria molto logica di J. Pain spiega l'asservimento della Pasqua cristiana al calendario ebraico.

Ma la croce cruenta è anche un contributo del paganesimo, e più particolarmente del culto di Cibele, la Magna mater d'Anatolia. La gente di quella regione, fin dai tempi di Paolo, tendeva a rappresentarsi la croce cosmica come un patibolo terreno, e il Salvatore disceso dai cieli come un uomo mutilato sul legno, come Attis stesso.

Gli scritti paolini, in effetti, ci disvelano due tipi di circoncisione, una indifferente (Galati 5:6) o di un'utilità certa (Romani 2:25; 3:2), l'altra perniciosa (Galati 5:2; 5:12). La prima era quella che gli antichi ebrei ricevevano alla loro nascita, l'altra quella dei pagani che avevano rifiutato la dottrina paolina e praticavano la circoncisione all'età adulta.

Questi ultimi, nativi della Galazia del nord, erano certamente ex adepti di Attis, che equiparavano il rito alla castrazione dei galli [101] e gli attribuivano una funzione salvifica. Ecco perché, agli occhi dell'apostolo, essa rendeva inutile il sacrificio della croce; Galati 5:2. 4.

Inoltre, la concezione paolina della morte del Salvatore crocifisso dagli Arconti planetari non poteva convenire agli antichi adoratori di Attis; era troppo astratta, anche se lui la difendeva, Galati 3:1. Il dio frigio, invece, era fissato in simulacro sul pino sacro davanti al quale ci si lamentava; Diodoro, B.H. 3:59. [102] Egli era morto versando il suo sangue; il suo sacrificio parlava agli occhi oltre che ai sentimenti. Dopo aver cominciato «con lo spirito», gli ex discepoli di Paolo finirono «con la carne»; Galati 3:1-3.

Così il dogma di un dio materializzato si insinuò nel campo delle missioni. Questo accadde tra i pagani e gli ebrei ellenizzati che vissero a contatto con i Misteri. Per loro, il Salvatore legato alle stauros era stato realmente crocifisso e mutilato. Paolo, al contrario, predicava un Cristo spirituale e ammetteva solo una circoncisione «del cuore».

L'apostolo non poteva lottare contro un simile aumento di fede; egli era sorpassato. Pietro, suo rivale, divenne «il principe degli apostoli» e fu considerato, a torto o a ragione, come il capofila delle idee nuove. Si scrisse sotto il suo nome un'epistola che insegna la venuta «nella carne» del Cristo, la sua morte «nella carne» sul legno e la dottrina dell'aspersione del suo sangue; 1 Pietro 1:2, 19; 2:24; 3:18; 4:1.

Paolo, al contrario, fu messo in disparte. Le sue lettere, a lungo dimenticate, furono alterate in modo tale che in alcuni punti esprimono idee che gli sono estranee; egli non è citato nei Vangeli, è travestito da persecutore dei primi cristiani, [103] è attaccato nel Romanzo pseudo-clementino.

Insomma i Misteri ebbero un'influenza considerevole: 

 si immaginò che la Passione avesse avuto luogo sulla terra come quella del Pastore Attis e che si fosse applicata a un dio in carne ed ossa; si pensò che la resurrezione del Cristo fosse concreta, siccome i suoi adepti speravano per i loro stessi corpi;

— l'immagine del Pastore Attis contribuì a formare quella del Buon pastore;

 in Frigia, in Gallia e a Roma la resurrezione di Gesù fu celebrata il 25 marzo, in filiazione diretta da quella di Attis;  

 la passione di questo dio, organizzata ritualmente, ogni anno, dai galli e dall'arcigallo, fu attribuita al Sinedrio e al sommo sacerdote ebreo in relazione a Gesù;

la chiesa fittizia di Gerusalemme diretta dai «Dodici» è senza dubbio solo una replica di quella di Pessinunte, dove dodici Attis amministravano il santuario di Cibele. [104]

NOTE

[96] MAGNE, La naissance de Jésus-Christ, C.R. 83, dicembre 1973. Quello studio corrisponde alla comunicazione fatta dal suo autore al congresso di Oxford (1969).

[97] Quest'esempio e il seguente sono ispirati allo studio prima citato di MAGNE, pag. 8 s.

[98] Su Giovanni, v. qui di seguito, 5° parte, capitolo 3, § 4.

[99] Così la comunione a base di pesce continuò per più secoli e finì per simboleggiare la Passione secondo la formula conosciuta da Agostino: Piscis assus est Christus passus, «Il pesce arrostito è il Cristo che ha sofferto».

[100] PAIN, o.c., 245-6.

[101] L'assimilazione della circoncisione alla castrazione non era specifica agli antichi devoti di Attis. Gli ebrei si sarebbero rivoltati (131) a causa di un edito imperiale che proibì la circoncisione; infatti Adriano la considerava «come una autentica castrazione»; NOTH, o.c., 449.

[102] Diodoro non precisa che la statua di Attis era attaccata a un pino, ma il fatto è probabile: Firmico Materno lo indica chiaramente, De errore..., 27:1.

[103] Paolo non ha «sconvolto» i cristiani di alcuna regione; LOISY, Histoire et mythe..., 59. V. Appendice 5.

[104] Cfr. COUCHOUD, Le dieu Jésus, 149. 

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