sabato 17 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOUniversalità del culto della croce

 (segue da qui)

SECONDA PARTE

LA CROCE E GLI ASTRI
NELLA PREISTORIA CRISTIANA

CAPITOLO PRIMO

LA CROCE COSMICA DI POTENZA
 I 
Universalità del culto della croce
Il dio precristiano delle acque divenne quasi esclusivamente quello della croce. Vi è un fatto nuovo e insolito, che si lega al dramma del Golgota?

***

La croce riveste forme diverse. La più antica è lo stauros o crux simplex, tronco d'albero o palo al quale si legava la vittima. Accanto allo stauros, l'Antichità conosceva 

 la crux decussa, o croce di Sant'Andrea, X;

 la crux commissa o patibula, simile alla tau greca, T;

 la crux graeca, dai rami uguali, +;

 la crux immissa o latina, che recava una traversa a due terzi dell'altezza;

 la crux ansata (ansata), sormontata da un anello;

 la svastica o croce uncinata.

Questi emblemi erano conosciuti dai tempi più lontani.

In India i monoliti cruciformi di Mungapat risalgono alla preistoria, Tra i Sumeri le croci appaiono circa 3000 anni prima della nostra era. Si è scoperta la croce equilatera associata a immagini divine su cilindri caldei; la si vede appesa al collo dei re assiri; il bassorilievo di Nimrud mostra il re Sennacherib con una croce sul petto; il re Samsi-Vul è rappresentato allo stesso modo su un monolite conservato, come il pezzo precedente, al British Museum.

In Egitto, gli dèi, i re, i personaggi potenti sono rappresentati con la croce; Ramesse III sul suo carro conduce una processione, con la croce in mano (affresco di Medinet-Abu). A Karnak, gli scavi del 1970-71 hanno portato alla luce una statua regale di Osiride che porta in ciascuna mano una croce ansata. [1]

Durante le Feste della primavera si celebravano la morte e la resurrezione di Osiride. L'ultimo giorno, il trentesimo, aveva luogo la sepoltura della sua effigie collocata su una bara: «Sul davanti della bara la croce ansata (crux ansata) è raffigurata. È il simbolo della vita, e l'iscrizione ricorda Ecco la forma di colui che non si può nominare mentre sorge dall'acqua che rinnova la vita». [2]

I bassorilievi di Denderah mostrano Osiride in procinto di risorgere mentre un personaggio tiene davanti ai suoi occhi la croce ansata. [3] Lo zodiaco dello stesso luogo rappresenta due vasi sormontati da una croce. [4

Il benedettino Bernard de Montfaucon ha riprodotto un gran numero di monumenti risalenti alla 18° dinastia e recanti croci latine munite di un'ansa. [5] Il tau era appeso al collo dei bambini, dei malati, sulle mummie.

Nel mondo greco la croce si riscontra dappertutto. A Creta «il segno della croce è trasmesso dalla dea madre a suo figlio». [6] Una croce ansata ornava la testa dello Zeus di Tarso; i Sette contro Tebe portavano la croce. La si ritrova sui mantelli di Achille e di Aiace che giocano a dadi, nell'acropoli di Micene e su una ceramica che rappresenta la nave di Ulisse. Particolarmente famosa è la croce d'oro, detta «di Agamennone», scoperta da Schliemann a Micene.

A Sparta, Castore e Polluce erano raffigurati da croci sormontate da una stella. Secondo Epifanio, la statua di Kore portava sulla fronte «come il sigillo di una croce d'oro, e ancora su entrambe le mani questo sigillo in forma di croce, altre due infine su entrambe le ginocchia».

In Gallia, prima della conquista romana, migliaia di monete «con la croce» vanno dal 170 al 52 prima della nostra era. Nei cimiteri baschi l'emblema ha «forme curiose la cui origine è forse di diverse migliaia di anni». [7] Molte tombe vi sono ornate di dischi solari con una croce.

In Emilia emblemi dell'epoca del bronzo sono stati dissotterrati. Nelle sepolture di Golasecca, «più di 1000 anni prima di Cristo la croce era già un emblema religioso molto frequentemente usato». Vi si è scoperta la ruota (tre barre inscritte in un cerchio). «Ben più, nel mezzo delle croci funerarie di Golasecca, risalenti a un migliaio di anni prima di Cristo, si è ritrovato il monogramma di Gesù Cristo come lo riproducevano i primi cristiani». [8]

La svastica è, secondo Burnouf, un segno di salvezza; si ritrova dal Giappone all'Islanda. Simbolo primitivo di Agni, di Dyaus-Zeus, appare anche su Apollo, Buddha e il Buon pastore. La si incideva sulle lapidi delle Catacombe; in un affresco del cimitero di Callisto, il becchino Diogene porta tre svastiche sulle sue vesti.

Le croci erano associate al culto. Un bassorilievo mitraico pone sotto gli occhi un pasto sacro: davanti a due personaggi è collocato un tripode che trasporta quattro pani contrassegnati da una croce. [9] In Scandinavia, un sacrificio a Thor comprendeva una torta contrassegnata da una croce e mangiata in comunione. 

Secondo Burnouf, si tracciava la svastica sulla fronte dei giovani buddisti; secondo l'abate Ansault, gli adepti di Mitra si tatuavano una croce sulla fronte. [10] Il tau protettore era noto agli ebrei; Ezechiele 9. I pagani manifestavano la loro adorazione portando alla bocca le dita disposte a forma di croce; si avanzava la mano destra ponendo l'indice sul pollice eretto. Era un gesto abituale quando si passava davanti a un luogo sacro. [11]
L'emblema giocava un ruolo nei sacrifici: Wilkinson ha pubblicato l'immagine di tori contrassegnati da croci greche.

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L'immensa diffusione del segno sacro proviene dal fatto che simboleggiava la vita delle piante, e l'acqua, così preziosa dappertutto. Il dio Anu, l'abbiamo notato, era rappresentato da geroglifici cruciformi che designavano il cielo, la pioggia e la vegetazione.

Per un'estensione naturale, l'emblema designò la Forza capace di mantenere la vita per l'eternità. Fu assimilato a quella Forza e divenne la Potenza cosmica della salvezza. In Egitto la croce equilatera rappresentava il Salvatore, come risulta dalla famosa stele di Rosetta: «Le parole Tolomeo, Salvatore dell'Egitto, in greco Ptolémaïos sôtêr tou Aïgyptou, sono rese in demotico con Tolomeo + dell'Egitto; il segno +, la croce greca, ha il significato di Salvatore». [12]

Dunque, ben prima dell'apparizione del cristianesimo, le potenze di salvezza erano rappresentate da emblemi cruciformi. Questo è quanto sembra ammettere J. Daniélou. Parlando del segno segnato sulla fronte nelle prime comunità cristiane, ritiene che non abbia per origine «il patibolo sul quale Cristo è stato appeso». E aggiunge: «Diversi testi antichi accostano il segno di croce con la lettera Tau, che aveva in greco la forma T, e che rivestiva al tempo di Cristo nell'alfabeto ebraico la forma del segno + o del segno X. Questa Tau, quella croce, designava Dio, Jahvé, il Padre [...]. Il segno della croce è apparso in origine non come un'allusione alla Passione di Cristo, ma come una designazione della sua gloria divina [...]. Le quattro braccia della croce appariranno come il simbolo del carattere cosmico di quella azione salvifica». [13] Non lo si potrebbe dire meglio.

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Quale è l'origine della croce cosmica? Sembra provenire essenzialmente [14] dall'osservazione del cielo. Nel Timeo (36 b) Platone nota che l'angolo formato dall'Eclittica e dall'Equatore celeste è simile ad una chi. Quella indicazione sarà ripresa dai cristiani, avidi di riscontrare dappertutto il simbolo della croce.

Ma la croce è anteriore al filosofo greco; e la chi di cui parla non è la chi maiuscola, non è la X. È la chi minuscola. Ora questa chi forma un piccolo angolo, che corrisponde bene, in effetti, a 23° 27', ma che ricorda la croce solo con molta buona volontà. La si vede sulla mummia di Osiride rappresentata sulla tomba di Tutankhamon [15] e sul dio Ptah della volta di Pached. [16]

Però la croce di gran lunga più diffusa è quella i cui assi formano angoli retti e che corrispondono ai punti cardinali. I primi uomini hanno potuto determinarla secondo la posizione del sole agli equinozi. In quel momento, infatti, i menhir-indicatori e i vari procedimenti di misurazione noti ai primitivi mostravano che il sole tramonta esattamente all'opposto del suo punto di ascesa.

Essi mostrarono inoltre che il sole che raggiunge il picco a mezzogiorno è l'origine di una perpendicolare che, condotta sulla linea est-ovest, la taglia ad angolo retto. Si otteneva così la tau, T. Prolungando quella perpendicolare al di là della sua intersezione con la linea Est-Ovest, si profilava così la croce equilatera corrispondente ai quattro punti cardinali, +.

Questa era una figura privilegiata. Infatti, al di fuori degli equinozi, la croce si deforma. Quella della primavera attirò la loro attenzione perché poneva il sole su una figura perfetta, annunciando il dominio della luce sulle tenebre e l'intensità particolare della vegetazione a partire da quel momento.

Concluderemo dunque per una grandissima diffusione del culto della croce prima del cristianesimo e per le sue relazioni con gli dèi che procuravano la vita eterna. Quella croce manifesta la potenza celeste e non proviene dal patibolo di Gesù.

NOTE
[1] LAUFFRAY, Karnak, Arch. 43, 1971, eliogr. pag. 52.
[2] JAMES, La religion préhistorique, 205-6.
[3] FRAZER, Atys et Osiris, 112.
[4] Lo zodiaco scoperto a Denderah, in Alto Egitto, attualmente al museo del Louvre, rappresenta il cielo del 17 aprile dell'anno 17 E.C.; FORTIN, L'astrologie est née au Sumer, Rivista L'astrologue, n° 12, 1970, pag. 222.
[5] DE MONTFAUCON, L'Antiquité expliquée, volume 2, pag. 34; secondo ANSAULT, Mémoire sur le culte de la croix..., 63.
[6] GLOTZ, La civilisation égéenne, 294-5.
[7] HARARI, Des techniques de laboratoire..., rivista Science et Vie, giugno 1966, pag. 96-102.
[8] DE MORTILLET, Le signe de la croix avant le christianisme, 126. Il «monogramma» ha l'aspetto di una X nel mezzo della quale si erge una barra verticale la cui sommità è in semicerchio. 
[9] CUMONT, Les Mystères de Mithra, 133.
[10] ANSAULT, o.c., 68-69.
[11] Da cui il nostro verbo adorare, latino adorare, dall'espressione ad ora manum admovere, portare la mano alle labbra; ANSAULT, ibid. — APULEIO, Metamorfosi 4; Apol.
[12] ANSAULT, o.c., 35.
[13] DANIELOU, Revue de la Table ronde, dicembre 1957; secondo ORY, B.R. 54, maggio 1958.
[14] Certe croci possono avere un'origine complessa. Per certi, la svastica stilizzerebbe un gruppo di quattro stambecchi visti di profilo; per noi è l'arani. V. infra, capitolo 3, § 3.
[15] BOULANGER R., La peinture égyptienne..., illustr. pag. 64.
[16] ZIVIE, Le caveau de Pached..., Arch. 86, 1975; illustr. pag. 29. 

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