giovedì 1 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOPREFAZIONE

ORFEO CROCIFISSO

(Gemma gnostica del Museo di Berlino)

Commentario della figura della copertina

La copertina rappresenta una figura in ematite conservata nel Museo di Berlino, e di cui ricaviamo l'immagine dall'Orphée del nostro eccellente maestro André Boulanger. Non si tratta di un monumento del secondo secolo o più tardi, perché in tal caso, la setta che lo ha prodotto sarebbe molto probabilmente conosciuta. È piuttosto un'opera gnostica che prelude al cristianesimo e che si può datare al I° secolo prima della nostra era: i principi di questa Età, i sette geni planetari, crocifiggono l'Orfeo dei Misteri bacchici prima del Cristo paolino: 1 Corinzi 2:6-10.

Da un giorno all'altro... qualcuno troverà le prove per Gesù. Dobbiamo solo aspettare che abbiano usato ogni singola fallacia che riescono a inventarsi, e poi finalmente riveleranno di aver conservato le loro prove per ultime. Dopo tutte le fallacie. 

(Joel Pearson)

Per l'esegesi conservatrice, al contrario, gli Arconti sono dei capi temporali; l'autore italiano Pesce va fino a dare loro la nazionalità ebraica. Si tratta di un'affermazione gratuita, dalla tendenza apologetica, che vuole far concordare le epistole con i vangeli.

(Jean Kléber Watson)

Il Dio di Coincidenza   

Può qualcuno negare che  

Una cosa dopo l'altra  

In sequenza e logica  

Mai vista prima   

Non può essere che la  

Interferenza di un Dio  

Determinata a provare che   

Ognuno che pretende  

Di conoscere ora  

Una cospirazione è   

Demente? 

(Kent Murphy)

Le confraternite dei primi cristiani sono poche, ma sufficienti per creare una comunità, parecchie sette, una religione. Le sette mancanti non sono state perse, né dai folli «Padri della Chiesa» né da nessun altro, perché non erano lì all'inizio, e non ci saranno alla fine. All'origine di queste sette, che risalgono ad un tempo indefinito o sono recenti, non c'era niente all'inizio, e non ci sarà niente alla fine. E in ogni caso, le sette estinte, quelle che adesso non ci sono, potrebbero a un certo punto cambiarsi di posto con quelle che si vedono adesso, al fine di arricchire le dottrine e dare a ciò che è visibile riposo nell'annullamento. O forse non c'è alcuno scopo preciso, per lo meno nessuno concepibile. Perché questi sono gli ultimi giorni del cristianesimo, quando l'inizio e la fine, il vecchio e il nuovo, l'esistente e il non esistente, si riuniscono tutti assieme nella finale disillusione. 

Ma perfino al tramonto definitivo della cristianità alcuni hanno ancora sufficiente interesse nella tradizione per analizzare i primi testi cristiani, o presunti tali, con occhio critico. Fino a poco tempo fa, io non facevo parte di costoro, per motivi che né io né nessun altro avrebbe saputo spiegare con chiarezza. 

Un tempo ero cattolico e, nonostante il mio rifiuto della Chiesa quando ero ancora adolescente (troppo forte il disgusto e la naturale repulsione per la pretaglia e annessi e connessi), c'era sempre quel timore persistente che mi preveniva dall'esaminare sul serio le vere Origini di questa religione, e sicuramente quel timore agiva come una involontaria sanissima precauzione contro i primi folli apologeti cristiani conosciuti online, di cui però mi vergogno profondamente, perfino ora, a distanza di così tanti giorni, di averne fatto conoscenza, considerata la loro intrinseca ipocrisia. Nel corso del mio iniziare a curiosare, o almeno quello che sembra un curiosare per le scritture principali e secondarie della setta cristiana, prendevo serenamente atto delle numerose contraddizioni sull'originale significato del «Cristo Gesù» di Paolo e dei primi apostoli cristiani. Sono segni, per loro natura, a volte di difficile interpretazione, altre volte chiarissimi. Ma poi ho scoperto il miticismo, che ha messo a tacere tutti i miei dubbi sin da subito. Il miticismo sostiene che Gesù non è mai stato un uomo che ha camminato sulla Terra, ma è nato come credenza in un essere celeste; in effetti, Gesù è un mito e non è più reale di qualsiasi altro dio mitico dell'antichità. 

Il consenso generale tra i biblisti è che un uomo chiamato Gesù sia esistito e che i suoi insegnamenti abbiano dato inizio al movimento che oggi chiamiamo cristianesimo. Questo si chiama storicismo. Lo storicismo copre un'ampia gamma di teorie su questo Gesù storico, che vanno dall'idea che fosse in realtà Dio manifestato sulla Terra a quella che fosse solo un uomo comune, un sedizioso o folle apocalittico attorno al quale si sono accumulate varie leggende.

Nel campo della storia, il consenso generale è solitamente accettato come la migliore spiegazione e descrizione del passato disponibile. Tuttavia, l'erudizione biblica è ostacolata da intollerabili vetusti interessi. Come disse un tale: «È difficile far capire qualcosa a qualcuno se il suo stipendio dipende dal non capirla». La stragrande maggioranza dei biblisti sono cristiani credenti (per giunta cattolici) o sono legati a istituzioni cristiane per i loro finanziamenti o per il loro lavoro. Poiché la sopravvivenza stessa del cristianesimo richiede che ci fosse stato un Gesù storico, ci sono poche possibilità che essi neghino la sua esistenza, mettendo a rischio non solo il loro impiego attuale, ma anche la loro carriera futura.

Tuttavia, nell'ultimo secolo circa, un piccolo ma crescente numero di studiosi ha messo in dubbio che Gesù uomo sia mai esistito e propone che sia solo un mito. Questa posizione copre anche un'ampia gamma di teorie, da quelle più strampalate (vedi quell'idiota di Pier Tulip) a quelle vigorosamente testate a livello accademico (vedi il serio e competente Richard Carrier).  

Non sono assolutamente un biblista (ripeto: non ho nulla a che fare — assolutamente NULLA A CHE FARE — con i folli apologeti cristiani, qualunque termine useresti per indicare gli appartenenti a quella feccia umana), ma ho letto un po' di cose sull'argomento e ho scoperto che, alle Origini cristiane, ci fu molto probabilmente una Rivelazione.   

Paolo ebbe una visione del Cristo risorto e fu in grado di offrire le sue idee perfette in grandi lettere. Un vero talento che attirò una moltitudine di editori e falsari, specialisti di politica storica. Sono propenso a considerarlo un'invenzione letteraria di autori anonimi. È sempre più facile eludere le domande: Com'è stato? Cosa hai visto? Mi racconterai ancora? quando riguardano un amico immaginario piuttosto che te stesso. Paolo fu così sofisticato che preferì non combinare la sua produzione letteraria con le storie di altri. Probabilmente per motivi di sicurezza. Non avrebbe mai immaginato che le storie inventate sulla vita di Gesù avrebbero superato la prova del tempo. Si sbagliò. Ma si riservò comunque un ampio spazio nel Nuovo Testamento, e anche i suoi falsari vi occuparono molto spazio. Ben fatto. Davvero ben fatto.

Dopo la rivelazione, viene la raccolta di detti. Gesù ha detto qualcosa che l'apostolo ha appena letto, e poi l'apostolo stesso alza il capo per espandere la citazione in modo significativo e spiegarla al pubblico. Lo strumento è certamente utile, ma piuttosto impegnativo. Per agir così, un apostolo deve essere intellettualmente efficace «nell'arte del parlare» (2 Corinzi 11:6): neppure Paolo lo fu, figuriamoci gli altri. Pertanto, questa forma era solo temporanea e non conosciamo molto della raccolta di citazioni.

Furono rapidamente sostituite dai vangeli, testimonianze dalla trama semplice e chiara, facili per missionari e uditori. Beh, ci voleva un bel po' di coraggio e di audacia per scrivere qualcosa come i vangeli. La letteratura è iniziata con rivelazioni divine ormai trite e ritrite, che si tratti di Paolo o di Giovanni, o del colossale Pastore di Erma (dove il nome di Gesù è menzionato solo una volta). In esse, nella migliore delle ipotesi, Gesù fu crocifisso, morì e resuscitò. Punto. Stop. Non si sa dove, quando e da chi. In seguito, altri autori hanno preso coraggio e hanno proposto un gran numero di «detti» di Gesù, ma si trattò di una forma provvisoria e incompleta, frutto delle loro allucinazioni, delle scritture e della mancanza di abilità nel creare la trama. Ma gli evangelisti si resero subito conto di aver scoperto una forma perfetta e una vena d'oro piuttosto redditizia: l'invenzione di storie sulla vita di Gesù che sono la base della religiosità popolare, un linguaggio religioso per le masse povere, ma veramente compreso solo da una ristrettissima elitè di iniziati sufficientemente colti e «versati nelle scritture». Gli evangelisti si copiarono l'un l'altro per immettere sul mercato nuove edizioni migliori di quelle concorrenti, migliori delle precedenti solo il prima possibile. Nella foga della polemica, perfino il gusto elitario per le allegorie sofisticate scivolò in secondo piano. Da un vangelo ne si crearono almeno quattro, senza dover essere autorizzati a farlo. Una follia totale di copia, correzione, taglia-incolla, creazione inarrestabile. L'autore originale cessò immediatamente di contare.

Alla fine, come sempre, la fortuna favorisce gli audaci. L'ultimo metodo consiste nel convincere il mondo che è stato scoperto qualcosa di straordinario, un passo del vangelo perduto. Uno scritto da voi stessi. Un vero capolavoro del Gran Maestro Illusionista Morton Smith.

Perché intanto il vecchio cristianesimo è finito, in modo che ne possa cominciare uno più evanescente. E del suo tempo passato non si dirà nulla, perché non c'è mai stato nulla da dire. E nulla sarà rievocato, perché non c'è mai stato nulla da rievocare. Ma le vecchie sette cristiane, false o vere eresie, troveranno qualcosa da ricordare, e forse parleranno dei giorni in cui si ritrovavano sole dietro culti misterici inaccessibili ad estranei, o nell'oscurità, in cima ad allucinazioni, spacciate per visioni e rivelazioni, che non portano da nessuna parte. 

J. K. WATSON

IL CRISTIANESIMO 

AVANTI CRISTO

Preistoria e formazione

della religione cristiana


«Ho appena enumerato tutte le informazioni che le fonti veramente antiche, ebraiche o pagane, mettono a nostra disposizione sugli inizi del movimento cristiano, nel I° secolo; come dire che non è niente di che».  

GUIGNEBERT, Le Christ, 2° edizione, pag. 27.


PREFAZIONE

Le numerose «vite di Gesù» pubblicate sin da Reimarus (1694-1768) non hanno risolto il problema delle origini cristiane.

L'esegesi di Strauss (1835) e di Renan (1863) ha inaugurato una moltitudine di lavori in cui hanno rivaleggiato cattolici, protestanti, indipendenti. I testi sono stati sempre meglio analizzati; una migliore conoscenza del giudaismo e delle religioni di salvezza, la scoperta di manoscritti, tra cui quelli di Qumran (1945) e di Khenoboskion (1947) hanno aperto prospettive nuove. Dal 1910 al 1953, e in lingua inglese soltanto, più di 350 biografie di Cristo avrebbero visto la luce. [1]

Il risultato di questo lavoro è stato l'abbandono del dogma dell'infallibilità letterale e dell'autenticità dei documenti sacri. Gli studiosi di ogni genere convengono oggi che i vangeli non furono scritti dai discepoli di Gesù, che i testi hanno subito rimaneggiamenti numerosi, che contengono parti simboliche e liturgiche, che molti dei racconti non sono primitivi. La Scuola formista ha mostrato che essi sono costituiti da piccole unità collegate goffamente, soggette ad espansioni, che i luoghi e i tempi sono arbitrari, che occorreva rinunciare a descrivere gli itinerari di Gesù o a valutare la durata del suo ministero. [2]

Queste difficoltà erano state percepite ben prima dell'inizio del XX° secolo. Già Renan non si faceva minimamente illusione sulla solidità della sua costruzione. [3] Intorno al 1880 l'opinione che una biografia del Cristo presentasse ostacoli insormontabili era «molto diffusa». [4] Nella quarta edizione della sua opera La science des religions (1885, pag. 180), l'orientalista Emile Burnouf scriveva che le storie pubblicate su Gesù «sono opere dell'immaginazione e dei romanzi». Il pastore Albert Schweitzer diceva nel 1913: «Il cristianesimo moderno deve, a priori e sempre, fare i conti con l'eventuale rinuncia alla storicità di Gesù». [5] Tra il 1900 e il 1940, indipendenti come Loisy e Guignebert ridussero a poco a poco le loro certezze all'esecuzione del Cristo per agitazione messianica. [6] Bultmann, protestante liberale, scriveva nel 1926: «...Non possiamo praticamente sapere nulla della vita e della personalità di Gesù [...] Tutto ciò che è stato scritto da circa un secolo e mezzo sulla vita di Gesù, la sua personalità e  la sua evoluzione interiore — nella misura in cui non si tratta di studi critici — rientra nel dominio del romanzo!». [7]

Trent'anni più ardi (1956) il suo correligionario Bornkamm dichiarava: «Nessuno è più in condizione di scrivere una Vita di Gesù»; e padre Léon-Dufour gli faceva eco: «Bisogna riconoscere da subito che una biografia di tipo scientifico moderno è impossibile da scrivere». [8]

Ancora più recentemente (1971) Trilling constatava che «non una sola data della storia di Gesù si è stabilita con certezza», che non si può nemmeno scrivere la sua biografia «a grandi linee» né definire l'idea che egli aveva di lui. [9] Quell'anno E. Trocmé deplorava ciò che chiama «il calpestamento delle Vite di Gesù»; si ispirava all'esegesi di Renan, eppure screditata, e giudicava, senza dubbio in preda alla disperazione, il suo racconto «scientificamente fondato». [10

***

Così giriamo in tondo; arriviamo a una constatazione di fallimento espressa dagli stessi specialisti cristiani.

Perché tanta erudizione per un tale scacco? Esso è dovuto al postulato fondamentale che anima queste ricerche: l'esistenza di un uomo che avrebbe lanciato il movimento cristiano. Ci si caccia in un vicolo cieco nel voler provare che una religione universalista sia stata costruita in pochi anni da un gruppuscolo di ebrei analfabeti il cui capo, preso a torto per un brigante, perì sulla croce. Questa è una sfida che si sarebbe abbandonata da molto tempo se delle preoccupazioni estranee alla scienza non avessero ispirato, consciamente o no, la maggior parte dei lavori.

Eppure l'esistenza di Gesù fu contestata fin dagli inizi della Chiesa e durante il Rinascimento. Nel XVIII° secolo Dupuis e Volney gettarono le basi del metodo comparativo. In seguito Bruno Bauer, Smith, Robertson, Drews e altri aprirono campi di ricerca estremamente fecondi. In Francia Dujardin, Pain, Stahl, Couchoud, Alfaric hanno continuato la progressione. Più recentemente, le pubblicazioni di E. Weill-Raynal, G. Ory, G. Fau, J. Magne e dei loro collaboratori del Cercle Ernest-Renan consolidano su molti punti la tesi mitologica. Mentre i risultati ottenuti dalla Storicità si assottigliano, quelli dei miticisti crescono e si rafforzano.

***

Bisogna tuttavia riconoscere che, se la tesi mitologica è solida dal punto di vista critico, è meno riuscita nei suoi sistemi di ricostruzione. In Gesù Cristo i miticisti hanno individuato il sole, Attis, Mitra, l'Agnello pasquale, il Pesce, un dio ebraico immolato ritualmente, Gilgamesh, Saoshyant, un aspetto di Jahvé, Giosuè, la personificazione di speranze sociali, ecc... Ultimamente lo studioso britannico John Allegro ha creduto di scoprire, dall'etimologia dei nomi sacri, il culto esoterico di un fungo, l'amanita muscaria, assimilato a Gesù. [11]

Vi è senza dubbio del vero nelle conclusioni di queste ricerche. Ma, malgrado il loro interesse considerevole, esse danno solo un'idea imperfetta dell'ascesa cristiana: imperfetta perché risultano di visioni parziali e discordanti come quelle degli storicisti stessi. Importa presentare una sintesi di gran lunga più ampia dei fattori che hanno generato il cristianesimo e fornire una spiegazione precisa dei riti e dei miti essenziali.

*** 

La religione cristiana ci è parsa risultare dalla simbiosi di tre teologie primitivamente distinte, quantunque già complesse: una teologia dell'Acqua, un'altra della Croce Solare, una terza del Sangue.

Queste strutture sono velate nell'ultimo stato dei testi e a causa delle interpretazioni convenzionali. Ma un'analisi attenta le scopre nei documenti canonici e apocrifi; esse sottintendono riti caduti in disuso, si iscrivono nell'archeologia.

Allo studio delle teologie aggiungiamo l'esame delle difficoltà che presenta la coesistenza, nelle fonti cristiane, di elementi ebraici e pagani. La fusione di queste ideologie pone, secondo Guy Fau, il «vero problema delle origini cristiane». [12]

Gli storici lo spiegano generalmente con la paganizzazione degli elementi ebraici, e vedono spesso nell'essenismo il mediatore di credenze eterogenee. Per noi, al contrario, la fusione del giudaismo e del paganesimo proviene da attitudini religiose comuni, mantenute nei gruppi ebraici della Diaspora. L'essenismo non ebbe che un'influenza tardiva.

Infine, apportiamo una risposta a numerosi problemi lasciati nell'ombra o restati degli enigmi: eucarestia primitiva, associazione dell'acqua e della croce nei riti orientali, cena pagana praticata nelle comunità cristiane durante la notte pasquale, origine della famiglia e dei discepoli di Gesù, brevità del suo ministero, sue istruzioni di silenzio, le ore liturgiche della Passione, le tre croci del Calvario, la Resurrezione all'alba, ecc...

Un'argomentazione progressiva tende a mostrare come gli elementi formativi della religione cristiana si siano subordinati gli uni agli altri e abbiano costituito infine la dottrina evangelica. Il «cristianesimo prima di Cristo» è quindi solo la storia della creazione dell'uomo-dio cristiano.

Studiamo successivamente: le fonti pagane del cristianesimo (e parte); le fonti ebraiche ( parte). Poi mostriamo come una religione nuova si sia organizzata a partire da questi elementi ( e parte).

Delle Appendici presentano uno schema delle teologie descritte, nostre principali obiezioni contro la Storicità, poi delle linee di ricerche riguardanti Melchisedec, Paolo e i rapporti dei miti con i riti. La lista dei lavori citati, un indice e una tabella dettagliata faciliteranno l'utilizzo dell'opera.

Certi penseranno che non diamo abbastanza riferimenti, altri troppo. Senza moltiplicarli inutilmente, crediamo necessario fornirne un numero importante e di origini diverse: dapprima per riconoscere a ciascuno il suo dovuto, nella misura del possibile; in seguito al fine di supportare i nostri sviluppi per mezzo di osservazioni solide, fatte dagli studiosi antichi o moderni, tanto cristiani che indipendenti, tanto storicisti che miticisti.

In aggiunta, queste note ci dispensano da approfondimenti superflui e permettono l'esame delle nostre fonti. Esse si riferiscono a più di 400 opere generali o studi particolari, oltre ai documenti antichi originali.

I libri più recenti non sono necessariamente i migliori. [13] L'esegeta protestante André Malet dice giustamente, a proposito della critica odierna: «Si è mossi consciamente o inconsciamente da preoccupazioni dogmatiche e si rinviene troppo spesso, pur essendo persuasi del contrario, ad uno stadio prescientifico». [14]

Bisogna diffidare delle bibliografie di parte. Certe opere dall'aspetto erudito non menzionano e non discutono i lavori contrari alle loro tendenze, soprattutto quelli dei miticisti. Le abitudini intellettuali e le carenze universitarie hanno per effetto, se non per obiettivo, di soffocare ogni curiosità scientifica nel dominio delle origini cristiane. Esso è quasi sempre quello delle idee preconfezionate e dell'ignoranza reale o calcolata. 

NOTE

[1] TRILLING, Jésus devant l'Histoire, 41.

[2] Sull'insieme della questione O. TRILLING (cattolico), ibid. 1-51; TROCME (protestante), Jésus de Nazareth..., capitolo 1-2; LENZMAN (miticista), L'origine du christianisme, 3-32.

[3] RENAN, Vie de Jésus, prefazione della 13° edizione.

[4] GOGUEL, L'orientation de la science du N.T., R.H.R., nov. d. 1927, pag. 324.

[5] SCHWEITZER, citato da AUGSTEIN: Jésus, Fils de l'homme, 44 (con riferimenti).

[6] LOISY (1857-1940), professore all'Istituto cattolico di Parigi; scomunicato (1908); professore al Collegio di Francia nel 1909 — GUIGNEBERT (1867-1938), professore alla Sorbona dal 1906. Si veda il Dictionnaire rationaliste.

[7] BULTMANN, Jésus; traduzione francese (1968), pag. 35.

[8] LEON-DUFOUR (S.J.), Les évangiles et l'histoire de Jésus, 1963, pag. 16.

[9] TRILLING, o.c. (traduzione francese), 31 e 84.

[10] TROCME, o.c., 9. 

[11] ALLEGRO, Le champignon sacré et la croix, traduzione francese 1971.

[12] FAU, Le problème-clé des origines chrétiennes, C.R. 71, 1971.

[13] Così la modernità dell'esegesi di Voltaire è misconosciuta. Si veda il nostro studio, Voltaire, l'historien du christianisme, Cah. laïques, n° 165, 1978; C.R. 151, 1987.

[14] MALET, L'histoire de la tradition synoptique, pag. 682. Cfr. SARTIAUX, Foi et science au Moyen-Age (1926), pag. 35. 

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