martedì 20 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOLa crocifissione nei Vangeli

 (segue da qui)


— II —

La crocifissione nei Vangeli


1° LA PASQUA

La croce celeste è perfetta solo agli equinozi, quando il meridiano interseca ad angolo retto la linea est-ovest determinata dal sorgere e dal tramontare del sole. [36] A mezzogiorno esatto l'astro culmina al vertice di quella croce, a zero gradi dall'Ariete, quando la primavera fa la sua apparizione.

In questo momento si celebrava la vittoria del dio persiano Yima, la morte e la resurrezione di Adone (24-25 marzo) e di Attis (24-27 marzo). Il dio cristiano invece fu ucciso, secondo i nostri testi, al momento della Pasqua ebraica, che teneva conto della posizione della luna. Quella circostanza ritarda la data delle feste ebraiche e cristiane, benché le lasci in relazione fondamentale con la posizione del sole equinoziale.

In effetti, quando la luna piena appariva intorno all'equinozio si pensava talvolta che i riti avessero un'efficacia eccezionale. I Romani celebravano allora Memurio Veturio e Anna Perenna. La Pasqua ebraica cadeva il giorno della luna piena che seguiva l'equinozio vernale.

Tra i cristiani, l'assenza di tradizione storica concernente il presunto supplizio di Gesù comportò una confusione estrema in merito alla datazione della Pasqua. [37] E tanto più perché molti tenevano conto della domenica, giorno del Sole. La seconda metà del secondo secolo e la totalità del terzo risuonarono di discussioni violente che non risolsero né le controversie ingaggiate tra Melitone di Sardi e Claudio Apollinare, né le scomuniche del vescovo romano Vittore, né le decisioni dei vari concili. Infine, quello di Nicea (325) fissò la Pasqua alla domenica dopo la luna piena che segue l'equinozio di primavera.

Ma molti recalcitranti mantennero la loro posizione, in particolare i Quartodecimani e, fino al XIII° secolo, i Culdei di Britannia. [38] I Quartodecimani di Frigia celebravano la Pasqua a data fissa, il 25 marzo.

In Gallia, i vescovi collocavano la Crocifissione il 23 marzo e la Resurrezione il 25. Voltaire dice a loro proposito: «Persuasi, come del resto tutta l’Antichità, che Gesù fosse stato crocifisso il 23 marzo, e che fosse resuscitato il 25, essi celebravano la Pasqua ebraica della sua morte il giorno 23 e quella  della sua resurrezione il 25, senza porsi il problema di osservare la luna piena, cosa che, in fondo, era una cerimonia giudaica, e senza attenersi alla domenica». [39] Anche per Lattanzio la crocifissione aveva avuto luogo il 23 marzo. [40]

È quindi molto probabile che un culto pre-evangelico, distinto allora dal giudaismo, celebrasse la Passione del suo dio in coincidenza con l'equinozio, del tutto come altre religioni. 


2° LE ORE LITURGICHE DELLA PASSIONE

All'equinozio vernale corrispondono gli eventi del supplizio di Gesù. Marco 15:25 indica: «Era la terza ora quando lo crocifissero»; [41] e in 15:33: «Poi, venuta l'ora sesta, si fece buio su tutto il paese fino all'ora nona»; Gesù muore in questo momento; 15:37.

Matteo non dà l'ora della crocifissione, ma segnala le tenebre dalla sesta alla nona ora, quando il Cristo rende lo spirito; 27:47-50.

Luca non segnala l'ora della crocifissione, ma menziona le tenebre dalla sesta alla nona ora; 23:44. 

Tenuto conto degli eventi evocati prima della «sesta ora», Matteo e Luca si accordano quindi pressappoco con Marco: tutti e tre convergono nel far cominciare il processo o i processi prestissimo al mattino; [42] la «terza ora» pare trattenuta per l'ora della messa in croce; le «tenebre» sembrano corrispondere alla fase di agonia, dalla «sesta» alla «nona» ora, segnata dalla morte del Cristo.

Se gli evangelisti, contrariamente alla loro abitudine, danno precisazioni temporali, è perché esse sono di un'importanza particolare. Esse emanano in effetti da un culto antichissimo in cui gli officianti recitavano, e forse mimavano, la passione del dio. [43] Il carattere liturgico dell'episodio è stato rilevato recentemente da diversi autori. [44]

A quali momenti della giornata corrispondono queste ore? Non possiamo mantenere i dati dell'esegesi classica: ore nove, mezzogiorno, quindici. I Babilonesi, infatti, dividevano il giorno in 12 parti uguali di un'ora doppia ciascuna; essa a sua volta era divisa in doppi minuti. Dopo la Cattività (537), gli Ebrei adottarono questo calendario, che passò in seguito ai Greci e ai Romani. [45] «Che il giorno solare (vale a dire la rivoluzione diurna e non il giorno propriamente detto) sia stato diviso in 12 dai Caldei è ciò che aveva chiaramente individuato dal 1839 Letronne, contrariamente all'opinione allora accreditata, e questo è quanto hanno verificato da allora le iscrizioni». [46] Le ore doppie erano contate a partire dalla mezzanotte dagli astronomi caldei. [47]

Inoltre, tre dei nostri testi indicano nettamente che la morte dell'Uomo-Dio avviene alla fine del giorno; occorre affrettarsi a seppellire il corpo. [48] Così la morte non si situa alle quindici, quando il sole è ancora in pieno cielo, ma alle diciotto, quando l'astro scompare sotto l'orizzonte equinoziale. [49]

I momenti indicati dai sinottici corrispondono quindi alle sei, a mezzogiorno e alle diciotto. Alle sei del mattino, vale a dire tre ore doppie dopo mezzanotte, Gesù è «innalzato» sulla croce, quando il sole si leva; a mezzogiorno l'agonia comincia, quando il sole sta per tramontare; alle diciotto la morte sopravviene, al momento in cui il sole passa sotto l'orizzonte.

Se ci si riferisce a questo calendario, è facile constatare che questi tempi determinano la posizione del sole sui tre punti significativi della croce celeste: Oriente, Sud, Occidente. Ed è notevole che la posizione dell'astro in questi punti si realizza solo agli equinozi.

Ad un altro momento dell'anno, in effetti, il sole si troverebbe sempre al meridiano celeste a mezzogiorno (al culmine della croce); ma il suo sorgere e il suo tramontare non sarebbero esattamente né a Est né a Ovest. Nel nostro emisfero, si collocherebbero più a Nord durante l'estate e più a Sud in inverno. 

Detto altrimenti, il sole non sarebbe più sulla linea dell'orizzonte Est-Ovest (la traversa della croce); esso si leverebbe più a destra o più a sinistra a seconda delle stagioni; la croce perfetta sarebbe scomparsa.

È quindi certo che la Crocifissione risale ai miti astrologici che situavano rigorosamente le posizioni del sole sulla croce cardinale, e a quel momento privilegiato che è l'equinozio.

In aggiunta, gli intervalli di tempo 3-6-9 dati dagli evangelisti sono significativi di per sé: le ore doppie che conducono dalle 3 alle 6 e dalle 6 alle 9 equivalgono a due durate di sei ore ciascuna (2 × 3). Durante questo tempo il sole si è spostato due volte di 15° × 6 = 90°. [50] Ne consegue che le ore indicate si pongono al quadrato l'una dell'altra e disegnano il culmine della croce, Alba, Mezzogiorno, Tramonto. L'arco di 180° così formato è eguale alla durata del giorno solare al momento degli equinozi, e degli equinozi soltanto, ossia le 12 delle nostre ore.

Così il Cristo della Crocifissione pasquale non è altra cosa, in origine, che il sole stesso.


***

In un approccio storicizzato al mito, restava di tutta primaria necessità far cominciare il supplizio prestissimo, la verosimiglianza dei fatti raccontati essendo del tutto secondaria in confronto alla posta in gioco cosmica e magica del dramma sacro. Questo è ciò che conferma l'esame dei sinottici. [51] Il mezzogiorno doveva imperativamente segnare l'inizio dell'agonia; tutto doveva essere consumato alle dodici delle nostre ore diurne, dall'alba al tramonto.

In Giovanni, la Crocifissione avviene poco dopo la sesta ora. [52] Si potrebbe immaginare che il computo al quale si riferisce Giovanni sia stabilito in ore semplici, così bene che saremmo sempre in presenza di un supplizio che comincia alle sei del mattino. Ma questa è pura ipotesi. Giovanni sembra, molto più probabilmente, il rappresentante di un'altra tendenza apparsa nel corso del processo di umanizzazione del vecchio mito solare. Collocando la Crocifissione a Mezzogiorno (2 × 6), il processo si svolge mentre il sole sorge nel cielo; l'agonia e la morte corrispondono alla seconda metà del giorno, fino al Tramonto. Quella cronologia di Giovanni rendeva gli eventi del mattino molto più verosimili, grazie al lasso di tempo disponibile. Non era più necessario supporre un intervento davanti a Pilato esageratamente presto: «Il mattino» è sufficiente. [53] Mezzogiorno resta l'Asse cosmico principale. In Giovanni, esso non è più sacralizzato dall'apparizione delle tenebre, [54] ma dalla messa in croce. [55]

Però, sul piano del dramma umanizzato, se il processo dispone ormai di una durata accettabile, una difficoltà sorge o, piuttosto, si aggrava, [56] quella che deriva dalla impressionante rapidità del decesso al termine delle sei circa delle nostre ore, anziché delle dodici.

Da qui i tentativi di spiegazione e, senza dubbio, le controversie all'epoca delle compilazioni del testo: spezzare le gambe dei ladroni (Giovanni 19:32), ma non di quelle del Cristo... e giustificazione per mezzo della Scrittura (Giovanni 19:36).

Sei ore, dodici ore sono ad ogni modo brevi per una morte per crocifissione. Ma qui le considerazioni di ordine medico e storico sono secondarie, subordinate alle esigenze astrologiche, magiche e mistiche del Messaggio.


3° LE TENEBRE E LA LUCE

Nei sinottici l'agonia di Gesù è segnata da fitte tenebre dalla sesta alla nona ora. [57] Si tratta innanzitutto, e almeno, di rendere manifesto per mezzo di un prodigio [58] il carattere eccezionale dell'evento: la morte dell'uomo-dio. [59]

In un approccio razionale al fenomeno, si potrebbe pensare a una eclissi di sole rimarchevole, se non totale. [60] Ma occorrono condizioni astronomiche eccezionali perché un'eclissi totale di sole si verifichi in un dato luogo, e nessuna è stata riferita per quell'epoca. Inoltre, le eclissi di sole possono verificarsi solo alla Luna Nuova, quando la stella si interpone tra il Sole e la Terra. Ora, la Passione del Venerdì Santo si situa al momento della Pasqua, [61] dunque al momento della Luna Piena, vale a dire nella configurazione opposta... La spiegazione razionale mediante l'eclissi cade da sé.

In realtà, siamo al di fuori della scienza e della Storia. Infatti, al di là dell'aspetto «prodigioso» o «miracoloso» del fenomeno, [62] l'evocazione delle fitte tenebre deve comprendersi da un punto di vista religioso e mistico.

Le Tenebre sono infatti l'espressione di una Forza opposta a quella della Luce e del Sole. Però, per il pensiero primitivo, il sole e la luce non si confondono completamente. La bibbia ci informa che Jahvé separò la luce dalle tenebre prima di creare i luminari; Genesi 1:3-5; 1:14-16. Le religioni antiche distinguevano volentieri tra l'adorazione del cielo luminoso e la stella propriamente detta; le entità sono molteplici e complesse. Mitra è diverso da Helios, col quale festeggia, prima di essere lui stesso il Sole. Aton, presso gli Egizi, corrisponde al disco solare; non si confonde interamente con Ra né con Shu. [63] Ra, dio del cielo e del mondo, da dio cosmico diventa antropomorfo. [64]

Allo stesso modo Gesù Cristo, di cui abbiamo appena mostrato il carattere solare, era anche «la Luce del mondo». [65] Oggi si ha spontaneamente tendenza a interpretare l'espressione da un punto di vista puramente allegorico, dimenticando il suo significato originario. Tuttavia, in seno alle comunità in cui si mescolavano influenze orientali ed ellenistiche, era ammesso che ciò che fosse in Alto avesse il suo parallelo in Basso. È in questo contesto che si deve collocare il predominio delle Tenebre sulla Luce al momento dell'agonia della divinità, secondo un calendario preciso e necessario, dalla sesta alla nona ora, da Mezzogiorno al Tramonto equinoziale. Le Tenebre trionfano al momento del cielo luminoso che si estingue.

Luca, in 23:45, con un genitivo assoluto («oscuratosi il sole»), stabilisce nettamente un legame tra l'arrivo delle tenebre e la scomparsa del sole, cosa che non andava da sé nel pensiero primitivo. [66] In Matteo e Marco, il conflitto tra le Tenebre e la Luce sfugge allo sforzo di razionalità di Luca. [67] L'episodio delle tenebre riflette probabilmente influenze iraniche, nonché essene, sul pre-cristianesimo o sul cristianesimo nascente.


4° LA CATABASI DEL CRISTO

L'aspetto primitivamente solare del dio cristiano è confermato dalla Catabasi (o Discesa) di Gesù agli Inferi. Essa fu suggerita dal percorso sotterraneo dell'astro durante la notte. Si credeva che il dio-sole, scomparso sotto l'orizzonte, si recasse nell'Ade e riportasse i morti al momento del suo ritorno nel cielo. [68]

Quella credenza fu trascurata dai vangeli canonici a profitto dell'apparizione terrena del Risorto; ma la Catabasi si scopre in testi numerosi: Romani 10:7; Efesini 4:8-9; Ebrei 13:20; Odi di Salomone 17, 23, 42; 1 Pietro 3:19; 4:6; Vangelo di Nicodemo; Epistola dei Dodici Apostoli 38; Oracoli Sibillini  8. Per Ireneo e Tertulliano Gesù va a predicare negli Inferi e conduce i profeti in paradiso. 

Benché inserito abbastanza tardi nei credi, il dogma della Discesa prese posto, dopo il commentario di Rufino, in quello cosiddetto degli «apostoli», e divenne un articolo fondamentale della fede. La liturgia romana insegna che Pasqua è «quella notte durante la quale il Cristo, avendo spezzate le catene della morte, sale vittorioso dagli Inferi», ab Inferis victor ascendit; la liturgia protestante ha conservato la formula del Simbolo: «Egli è disceso agli Inferi».

La Discesa di Gesù negli abissi sotterranei continua le Catabasi di molti personaggi, Mosè, Isaia, Elia tra gli Ebrei. Orfeo tenta di trarne la sua sposa, Euridice; Bacco ne fa uscire sua madre, Semele; anche Ishtar, Dumuzi, Eracle, Pitagora, Enea vi si recano.

Vecchissimi miti sumero-babilonesi hanno dovuto ispirare racconti posteriori; l'eroe solare Utanapishtim ottiene l'immortalità solo dopo un viaggio attraverso l'acqua e le tenebre; la dea Innana discende negli Inferi, è uccisa, poi appesa a un palo; ritorna alla luce tre giorni dopo, accompagnata dalle ombre dei defunti. [69] La liturgia del dio-albero, Attis, e la storia di Giona contribuirono a fissare la resurrezione dopo tre giorni (Matteo 12:40). [70]

Il racconto della Catabasi del Cristo fu contrastato dalla credenza nella resurrezione immediata, ma segna uno stato antico della fede e finisce per imporsi.

Figura che mostra: la croce cosmica determinata dalla posizione del sole agli equinozi; la correlazione delle posizioni dell'astro con le indicazioni orarie dei racconti evangelici.
MC = Meridiano celeste;   SC = Sfondo del cielo.

NOTE

[36] L'equinozio (eguaglianza dei giorni e delle notti) si verifica verso il 21 marzo quando il sole entra nell'Ariete e verso il 21 settembre quando avvicina la Bilancia. La riforma giuliana collocò l'equinozio di primavera il 25 marzo, e il solstizio d'inverno il 25 dicembre.

Eclittica: cerco mediano dello Zodiaco; corrisponde al corso annuale apparente del Sole attorno alla Terra.

Meridiano celeste: intersezione dell'eclittica con un piano passante per i poli e il punto terrestre considerato.

[37] Cfr. RENAN, Marc-Aurèle, capitolo 12; Edizione definitiva volume 5, 863 s.

[38] Sulla loro origine v. DANDO, Une énigme de l'église celtique, les Culdées, C.R. 88, 1975,

[39] VOLTAIRE, Dictionn. phil., art. Noël. — FRAZER, Atys et Osiris, 31-33 e nota 160. Per FRAZER, la festa di Pasqua fu ispirata al culto di Attis, ibid.  TERTULLIANO, IPPOLITO e AGOSTINO collocano la Crocifissione il 25 marzo. V. giustificazioni in FRAZER, o.c., nota 160. 

[40] LATTANZIO, Istituzioni divine 4.

[41] La «terza ora» fu conservata dalla tradizione liturgica; JAUBERT, La date de la Cène, 119.

[42] Marco 15:1: «Appena fu giorno...»; Matteo 27:1: «Venuto il mattino...»; Luca 22:66: «Appena il giorno fu venuto...».

[43] Cfr. Galati 3:1.

[44] Cfr. TROCME, Jésus de Nazareth..., 79.

[45] SACHS, Naissance de l'astrologie... Arch. 15, 1967, pag. 17; COUDERC, Le calendrier, 2° edizione, 37, 59.

[46] BERTHELOT, La pensée de l'Asie..., 1° edizione, pag. 16; CONTENAU, La civilisation d'Assur et de Babylone, 183.

[47] COUDERC, ibid., 40 (4°).

[48] Marco 15:42: «Siccome era già tardi ed era il giorno della preparazione...»; Luca 23:54: «Era il giorno della preparazione, e il sabato stava per cominciare»; Giovanni 19:40-42: «Essi presero dunque il corpo di Gesù, a motivo del giorno della preparazione del sabato dei giudei, perché il sepolcro era vicino».

[49] Per diverse ragioni di ottica, fa ancora giorno, ma la notte sta per cadere rapidamente; COUDERC, Histoire de l'astronomie classique, 46: «...il giorno si leva a lungo prima del Sole e persiste prima del suo tramonto».

[50] Il sole medio apparente ruota attorno alla Terra ad una rapidità vicina a 15° per ora, ossia 360° in 24 ore.

[51] Marco dà l'ora astrologica della Crocifissione; Matteo e Luca sembrano seguirlo, ma sembrano un po' disturbati dal carattere molto mattutino del supplizio da un punto di vista pratico. Da cui l'assenza di menzione esplicita della terza ora malgrado un canovaccio molto vicino a quello di Marco.

[52] Giovanni 19:14-16.

[53] Confrontare Giovanni 18:28. «Condussero in seguito Gesù da Caifa al pretorio: era il mattino... Pilato, dunque, uscì verso di loro...»; e Marco 15:1: «Appena fu giorno i sommi sacerdoti e tutto il sinedrio, avendo deliberato assieme, condussero Gesù legato e lo consegnarono a Pilato».

[54] Matteo 27:45; Marco 15:33; Luca 23:44.

[55] Giovanni 19:14-16.

[56] Nulla in Matteo e Luca, ma in Marco già (15:44) Pilato si stupisce della rapidità della morte. Non si parla di spezzare le gambe in alcuno dei sinottici. 

[57] Matteo 27:45; Marco 15:33; Luca 23:44-45.

[58] Numerosi esempi di prodigi tra gli autori pagani come Tito Livio, Svetonio, ecc.

[59] Matteo 27:54; Marco 15:39; Luca 23:47.

[60] Luca 23:45.

[61] Matteo 26:19-20; Marco 14:12-17; Luca 22:1-14. — Cfr. Giovanni 19:14. 

[62] Altri prodigi in Matteo 27:51-53. 

[63] MORENZ, o.c., edizione 1984, pag. 197.

[64] MORENZ, ibid., pag. 335.

[65] Giovanni, passim.

[66] «Fu una conquista essenziale per la mente scoprire che la notte non ha valore sostanziale; essa non è che assenza di luce: la luce sola possiede realtà... È per la conoscenza del meccanismo delle eclissi che i Greci precisarono le nozioni... del giorno e della notte»; COUDERC, Hist. de l'astronomie classique, 45-46.

[67] Sforzo totalmente vano, d'altronde, poiché la spiegazione mediante l'eclissi è astronomicamente impossibile.

[68] Sul sole psicopompo (= che accompagna le anime), v. ELIADE, o.c., 123 s. — A proposito di Gesù agli Inferi, cfr. ORY, Un mythe chrétien primitif, C.R. 42, 1964, pag. 12-16. — Per A. DANIELOU, la Discesa evoca un ritorno nel grembo materno: Shiva et Dionysos, 156. 

[69] Su diversi punti, v. LEVY, La légende de Pythagore, 79 s., 154, 159, 162-4; RAHNER, o.c., 141-2; POPLICHA, A sun myth in the babylonian deluge story; C. Rd. in R.H.R. marzo-giugno 1928, pag. 305.

[70] Tre giorni erano necessari per compiere la desacralizzazione con le potenze infernali; EURIPIDE, Alcesti, v. 1144 s. 

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