mercoledì 21 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOLe feste cristiane e la rivoluzione annuale del sole

 (segue da qui)

III

Le feste cristiane e la rivoluzione annuale del sole

Abbiamo appena mostrato che il sole equinoziale, nella sua rivoluzione diurna, è all'origine dei racconti relativi alla Crocifissione. 

Ma il mito solare si ritrova nel movimento annuale apparente del sole attorno allo zodiaco, vale a dire nelle sue posizioni sull'eclittica nel corso dell'anno. 

I punti significativi sono: l'equinozio di primavera, dell'Ariete; l'equinozio d'autunno, della Bilancia; il solstizio d'estate, del Cancro; il solstizio d'inverno, del Capricorno.

Come ognuno sa, gli equinozi segnano l'uguaglianza tra i giorni e le notti. Ai solstizi, sol stat, il sole si ferma: non attraversa la linea dei tropici e ritorna verso l'equatore, provocando, a seconda dell'emisfero, l'allungamento o l'accorciamento del giorno.

Ci si immagini il terrore dei primitivi quando la luce cominciava a diminuire, e la loro gioia quando il sole riprendeva un vigore nuovo. Da qui le cerimonie che dovevano sostenere le forze dell'astro in declino o celebrare la sua rinascita. Ecco perché diverse feste cristiane, nate da tradizioni preistoriche, cadono nei punti cruciali occupati dal sole nel suo corso annuale.

Il Natale (natalis dies, giorno natale), il 25 dicembre, e l'Epifania (Manifestazione), il 6 gennaio, si situano allo solstizio d'inverno; Pasqua all'equinozio di primavera; San Giovanni (24 giugno) al solstizio d'estate. Le loro posizioni sull'eclittica sono al quadrato l'una dell'altra e determinano una croce annuale.


NATALE

Non possedendo alcuna informazione biografica concernente Gesù, i cristiani erano ben impossibilitati di conoscere la data della sua nascita. Anche lì continuarono il paganesimo. E siccome vi erano tra i pagani due date diverse relative alla venuta al mondo del dio Sole, la cristianità  fu a lungo divisa in due fazioni rivali. Una collocava il dies natalis al 25 dicembre, l'altra al 6 gennaio. Infine, si fissò la nascita del Cristo nello stesso giorno di quella di Mitra e del Sol Invictus (il sole invitto), il 25 dicembre.

Tuttavia, fino al IV° secolo, la data generalmente scelta fu quella di gennaio. Essa proviene dalla festa del dio Aion, celebrata nel Koreion di Alessandria nella notte tra il 5 e il 6: «La Vergine ha partorito», gridavano gli adoratori di Kore, «ora crescerà la luce!». Era anche il momento della nascita di Osiride, di Dioniso e di Arpocrate, il figlio di Iside.

Quella data fu trattenuta dai primi cristiani di Egitto e adottata dai Basilidiani, essi festeggiavano la nascita del Cristo il 6 gennaio. [71] Altrove, in particolare a Palmira, la festa di Helios-Chrêstos aveva luogo il 25 dicembre; essa divenne nel IV° secolo quella della comunità romana.


Perché due date diverse alle origini cristiane? Secondo Norden, lo slittamento dal 6 gennaio al 25 dicembre proviene dalla riforma giuliana che modificò la data del solstizio d'Egitto. Per altri, i chierici avrebbero anticipato la nascita al 25 al fine di impedire ai cristiani di partecipare alla festa pagana che aveva luogo lo stesso giorno.

L'Epifania e il Natale sono quindi feste solstiziali che celebravano la nascita del dio sole.

Il carattere pagano dell'Epifania è conservato nella liturgia maronita che mostra il Cristo, «la Fiamma», discendere nel Giordano. «La discesa del Figlio di Dio (credenza gnostica), conformemente alla fede dei seguaci della religione solare, è vista come quella del Fuoco (celeste) nelle acque.

Quella discesa è rappresentata ritualmente dal gesto che consisteva nell'immergere nell'acqua del fiume o del bacino una candela accesa (in Occidente) o una croce, simbolo solare (in Oriente)». [72]

Quando la data di nascita del 25 dicembre ebbe prevalso, i messali romani dell'inizio del Medioevo furono «corretti» per trasformare l'Epifania, giorno anniversario della nascita del Cristo, in festa dei Magi. [73]


Tra Natale e l'Epifania la maggior parte dei cristiani di Roma, poi di Africa, si associarono ai pagani per celebrare l'anno nuovo nella persona del vecchio dio latino Giano. La festa cadeva il giorno delle Calende, il 1° gennaio.

Giano era probabilmente in origine un dio del cielo. Il suo carattere solare è ben stabilito all'epoca di Cicerone; una vecchia preghiera conservata da Ausonio mostra l'assimilazione di Giano con Annus e Sol: 

«Giano, vieni! Nuovo anno, vieni! Vieni, Sole rinnovato!». [74]

Ma il tratto distintivo di Giano è che rappresentava il passaggio dall'anno defunto all'anno nuovo. Da qui lo status di dio dei cambiamenti e degli inizi dato a Giano.

La festa delle Calende di gennaio era orgiastica; era si apparentava alla «vigilia» di Natale e non era altro che la sua replica in chiave romana. L'idea di «rinascita» sottende queste due feste, entrambe profondamente radicate nel paganesimo. [75]


PASQUA

La Pasqua cristiana, molto più antica del Natale, è il fulcro del sistema. Perché la morte e la resurrezione del dio la rendono ricca di promesse di una beatitudine eterna.

Festa tragica, essa è molto diversa dall'altra, tutta di gioia. Ha il suo «giorno di sangue», come il culto di Attis, prima della gioia della domenica, che corrisponde alle Hilaria (gioiosità).

Ma la Settimana Santa non fu da subito la festa della Resurrezione. Questo carattere era sconosciuto in parecchie regioni dell'Asia anteriore; Origene collega ancora la Risurrezione alla Pentecoste; Contro Celso 8:22. «Primitivamente», scrive Th. Reinach, «la festa faceva unicamente riferimento alla Passione di Gesù, vale a dire alla Crocifissione e al soggiorno nella tomba  e agli inferi; il nome pascha designava anche specialmente il giorno della Crocifissione; e si ricavò da lì un'etimologia fantasiosa per questo nome: Pascha apo tou pascheïn». [76]

Secondo Lattanzio (Instit. div.), gli ebrei attendevano il loro Messia nella notte di Pasqua. È probabilmente quella credenza che ha incitato i cristiani a collocare la Resurrezione in quel momento. A Roma fu incorporata di buon'ora nella settimana pasquale e quest'uso si impose a poco a poco. Le si assegnò infine la domenica dopo la luna piena che segue l'equinozio vernale.


SAN GIOVANNI

La festa di San Giovanni è ritenuta commemorare la nascita del Battista. Come le precedenti, essa situa il sole sulla croce zodiacale, nei primi gradi del Cancro. Il sole del 24 giugno vi brilla all'opposto di quello di Natale. 

Il culto che gli si rendeva sopravvive ancora in molte regioni sotto forma di falò, roghi di manichini e diversi altri riti. L'atro, infatti, comincia a declinare a partire dal solstizio — e sembrava ben sostenerlo — mentre il sole della Natività annuncia l'allungarsi dei giorni. «È questo», dice Voltaire, «che il santo precursore aveva insinuato con toni profondamente mistici quando, parlando di Gesù, diceva: Bisogna che lui cresca, e che io diminuisca; Giovanni 3:30». [77] La parola evangelica riconcilia miti solari dove si affrontavano culti celebrati in diversi momenti.

Ma San Giovanni era anche una festa delle acque. A Rodi, si immergeva allora il carro di Fetonte, in numerose regioni dalle ruote infuocate; la Roma classica celebrava una festa sul Tevere; i cristiani di Lione facevano una passeggiata sul Saona e si dirigevano verso la pietra di San Fotino, «altare di qualche dio precristiano» (Audin).

A quella festa «delle meraviglie» fu aggiunta quella di San Pietro, fissata il 29 giugno. In quel periodo si ricercavano «le erbe di San Giovanni»; gli epilettici assorbivano l'«alcol», vale a dire il vino in cui si era fatta immergere una reliquia del santo. [78]

Ci si abbandonava anche ai riti di fertilità. A Embrun e a Puy, San Fotino, divenuto San Foutin, era rappresentato da un fallo utilizzato per la preparazione del vinagium. Un vescovo promosso a falloforo presiedeva le cerimonie. [79]


Insomma, le più importanti feste cristiane sono legate al movimento del sole sull'eclittica e ci confermano nell'idea che il Cristo fosse un dio della fertilità.

Ciò che lo prova ancora è che almeno cinque feste erano notturne: Natale, Pasqua, Pentecoste, San Giovanni, Ognissanti. [80] La notte, infatti, segna meglio del giorno una cesura tra un passato svalutato e un futuro che i riti hanno rigenerato. È attesa e virtualità. In ciò rassomiglia all'acqua, che simboleggia per la credenza primitiva l'indistinto e le forse potenziali della vita. 

Ecco perché la «modalità notturna» di Varuna, dio del cielo, gli permise di diventare dio delle acque. [81] Allo stesso modo, Chrêstos, dio del sole, del cielo [82] e delle acque, unisce le forze latenti della notte a quelle dell'Abisso mediante la sua sepoltura battesimale nelle tenebre pasquali. La Pasqua associa il Mistero del Sole morente sulla croce a quello della sua discesa notturna nelle acque infernali.


Queste considerazioni diverse si corroborano a vicenda; esse stabiliscono solidamente il carattere cosmico del dio precristiano. Così, sostenendo che il culto di Gesù è un mito solare, Charles-François Dupuis (1742-1809) merita la nostra stima e il nostro omaggio riconoscente.

Le sue conclusioni generali, oggi disdegnate, furono adottate dagli astronomi Lalande e Le Gentil de la Galaisières, poi riprese da Alexandre Lenoir, curatore dei monumenti di Parigi (1769-1839); cfr. BALTRUSAITIS, La quête d'Isis, 21-40.

NOTE

[71] La chiesa greca ha conservato l'Epifania come una festa dell'acqua e del sole; GUERIN, L'Epiphanie, B.R. 117, 1975.

[72] VAN ASSHE, Histoire de la fête de l'Epiphanie, C.R. 87, 1974, pag. 10.

[73] VAN ASSHE, ibid., pag. 15. Sulla cristianizzazione dell'Epifania pagana, ibid., pag. 5-11.

[74] Iane, veni; novus anne, veni; renovate, veni, Sol!; MESLIN, la fête des Kalendes de janvier dans l'empire romain, 37.

[75] Per FRAZER, la festa di Natale è ispirata al culto di Mitra; Atys et Osiris, 29-31. — Il Natale scandinavo non è che la cristianizzazione di una festa pagana; cfr. MOLLAND, Jol et Noël, in Paganisme, judaïsme, christianisme, 308 s.

[76] «Pasqua viene da soffrire»; TH. REINACH, La fête de Pâques, 4-5. Le parole in corsivo sono in greco nel suo testo. — Secondo TERTULLIANO, De Jejuniis 13, la festa della Resurrezione andava da Pasqua a Pentecoste.

[77] VOLTAIRE, Dictionn. philos., articolo Natale.

[78] Si sono contate 13 teste e 60 dita di San Giovanni; v. AUDIN, Les rites solsticiaux et la légende de Saint-Photin, R.H.R., settembre-ottobre, 1927.

[79] AUDIN, ibid., 170-171.

[80] Derivato dal culto celtico di Samhain (1° novembre).

[81] ELIADE, Traité..., 359.

[82] Ebrei 1:2-3; Giovanni 3:15, 31; 6:38, 46; 7:28-29, 33; 8:14, 23, 42, 59; 16:28; 1 Corinzi 15:27, ecc. 

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