mercoledì 14 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOLa comunione pasquale arcaica

 (segue da qui)

— III —

La comunione pasquale arcaica

L'anteriorità dei riti precristiani rispetto all'eucarestia dell'«ultimo pasto» si prova infine dalla comunione pasquale con latte e con miele. Lungi dall'essere l'invenzione di una chiesa in cerca di novità, era un costume generale che si mantenne per lunghissimo tempo in Africa e a Roma. Turmel scrive a questo proposito: 

«Nella provincia di Numidia fino al 393, nella provincia di Cartagine fino al 397, alla messa del Sabato Santo e del Sabato della Pentecoste si metteva nel calice del latte misto a miele al posto di vino annacquato. E il clero si sottometteva a quella pratica contraria al memoriale del calvario, ma conservata dalla tradizione». [89]

Più tardi, sotto l'influenza di Agostino, il Concilio di Ippona (393, canone 23), poi il concilio di Cartagine (397, canone 37) spostarono il rito del latte misto a miele pur concedendo ad esso una benedizione speciale, distinta da quella che era fatta sul pane e sul vino. Ciò «affinché il latte e il miele fossero distinti dal sacramento con il sangue e la carne del Signore», ut a sanguinis et corporis Domini sacramento distinguantur. [90]

Ma a Roma il rito antico del latte e del miele durava ancora intorno al 500, come prova la corrispondenza scambiata tra Senario e il diacono Giovanni. «Quindi», conclude Turmel, «fino all'anno 500 circa, nessun papa, nemmeno Leone e Gelasio, aveva osato sopprimere o semplicemente ridimensionare un rito inconciliabile con il memoriale della passione, ma caro al popolo». [91]

L'uso del miele e del latte risale alle origini cristiane: lo si scopre nelle Odi di Salomone 4, 8, 19.


Così, la notte del Battesimo e della Resurrezione violava l'istruzione che avrebbe dato il Cristo poche ore prima della sua fine tragica. I suoi fedeli scartarono il vino, il consueto «sangue del Signore», per sostituirgli elementi pagani. E proprio al momento della commemorazione dell'ultimo pasto!

Quella deroga è inspiegabile nell'ipotesi storicista. Infatti, collegando gli inizi cristiani alla persona di Gesù, essa è obbligata ad ammettere una certa unità dottrinale tra i primi settari del Cristo, almeno quando si tratta di un rito sacrificale.

Si potrebbe ipotizzare a rigore che sotto influenze locali alcune chiese abbiano aggiunto il miele e il latte alle sacre specie ordinate dal Signore, ma non si può considerare normale il rifiuto del sangue eucaristico nelle chiese cattoliche nel corso di un lungo periodo. Infatti, la comunione pagana che si infila come un cuneo nella più solenne cerimonia cristiana ci pone in presenza di tradizioni eterogenee. L'anomalia del Sabato Santo è la sopravvivenza di un vecchio rito precristiano.


In conclusione, la comunione cristiana arcaica costituiva con l'immersione un atto unico. Più tardi divenne un sacramento distinto e si effettuò sempre più con del vino puro o annacquato. Ma la Notte pasquale antica ignora fondamentalmente l'istituzione della Cena del Signore con pane e vino. Continua le usanze pagane e prova la loro anteriorità rispetto al rito e al mito cattolici.

NOTE

[89] TURMEL, Histoire des dogmes, volume 5, 515.

[90] TURMEL, ibid., 514.

[91] TURMEL, o.c., 515. 

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