giovedì 15 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOIl culto dell'acqua e l'iconografia

(segue da qui)

IV
Il culto dell'acqua e l'iconografia

La Crocifissione appare solo nel VII° secolo nella catacomba di San Valentino e a Santa Maria di Antico. Se i cristiani avessero conosciuto dall'origine la Passione raccontata nel Vangelo, avrebbero rappresentato piuttosto la scena del Calvario.
Dire che ripugnavano al vedere un uomo appeso all'albero è solo una scappatoia: equivale a rispondere alla domanda con la domanda. Infatti, occorrerebbe provare contro ogni probabilità che questa gente dalla fede ardente avesse paura dell'immagine del dio che recava loro la salvezza.
D'altronde, non hanno ricevuto alcuna tradizione sull'aspetto fisico di Gesù. Lo videro dapprima come un «bambino paffuto e cicciottello che la Vergine porta in braccio» e sotto le sembianze di un giovane senza barba, dai capelli corti, «come un romano all'inizio dell'Impero». Poi il Cristo barbuto e peloso appare nel III° secolo, probabilmente perché il portare la barba si era generalizzato e «l'arte aveva seguito la moda». [92]
Ma il suo tipo più comune è quello di Ermes Crioforo (= che porta un ariete). Fino al IV° secolo «il mite e modesto pastore che pasce le sue pecore [...] è il leit-motiv di quasi tutti gli affreschi catacombali». [93]
La lezione delle Catacombe è confermata da gemme di origini diverse. Le più antiche rappresentano uno o più pesci, accompagnati talvolta da un'ancora o dall'iscrizione Ichthus. Un sigillo asiatico in cui il pesce è posto al centro di un crisma è molto significativo di quel periodo. Una sarda del British Museum presenta Ichthus in una corona di fogliame. Una corniola la accompagna con due segni astriformi. Una gemma mostra una stella, una colomba e un crisma. La pietra più curiosa forse rappresenta un pescatore ricoperto dalla pelle squamosa di un pesce: prova il desiderio del credente di assimilarsi al suo dio, a costo di rivestire a sua immagine l'aspetto animale primitivo. [94]
Una lampada cristiana è particolarmente rappresentativa delle credenze arcaiche. [95] Si vede al centro il Buon Pastore con una pecora sulle sue spalle; sette altre pecore si trovano davanti a lui e sono la controparte di sette stelle che sorgono al di sopra della sua testa. Alla sua destra appaiono il sole e la luna, la colomba posata sull'Arca, Giona che emerge da un mostro; alla sua sinistra qualcuno tiene in mano un pesce. Si distinguono anche un corvo, un cipresso e senza dubbio un ricino che sorregge un uomo addormentato. La croce non appare, né alcun motivo del Nuovo Testamento.
A partire dal IV° secolo, i soggetti degli affreschi sono attinti soprattutto dai testi sacri. Gli episodi neotestamentari sono i più recenti e i meno numerosi, circa 150 contro 250.
Si trovano anche scene di banchetto di date diverse, alcune rappresentano pasti profani o funerari; altre ci fanno assistere alla eucarestia primitiva. Nel cimitero di Domitilla, due uomini sono seduti davanti ad una tavola a tre gambe sulla quale sono posati dei pani e un pesce (fine del I° secolo). La catacomba di Priscilla mostra attorno ad una tavola imbandita di pani e di pesci sette personaggi disposti in semicerchio. Uno di loro presenta un pane con le mani alzate e tese in un gesto di consacrazione (inizio del II° secolo).
Soggetti simili si ritrovano più volte nel cimitero di Calliste. [96] Esso contiene in particolare un affresco in cui un sacerdote stende le mani sopra un pane e un pesce; accanto una donna compie il gesto degli oranti. Quella scena rappresenta per l'archeologo De Rossi il «sacrificio della messa»; Besnier vi vede pure «un'allusione trasparente all'eucarestia». [97]
Così le raffigurazioni della comunione primitiva confermano la nostra esegesi. Far derivare queste illustrazioni dalla pretesa sigla I — CH — TH — U — S è solo una presa in giro. L'evoluzione si è fatta nell'altro senso, dalla raffigurazione del pesce (e del rito di comunione che gli corrisponde strettamente) all'interpretazione in Gesù — Cristo — Figlio di Dio — Salvatore.
Si ammette infatti generalmente che un rito è primordiale: [98] esso esprime mediante atti cultuali le manifestazioni istintive della religiosità. I miti vengono in seguito a commentare e giustificare il rito. L'arte figurativa segue un'evoluzione parallela.
In questo caso preciso, quello del famoso Ichthus, non si vede l'apparizione netta della sigla in quanto tale. Essa non è confermata, secondo S. Reinach, da alcun Padre della Chiesa. [99] Però, nel passo di Tertulliano già citato, «nostro Gesù Cristo» è direttamente in relazione con il «Pesce» in un contesto di salvezza. A rigore si può vedervi un'allusione alla sigla «Ichthus» che sarebbe allora in formazione: [100] si tratterebbe di un approccio piuttosto intellettuale, di un tentativo di armonizzazione tra una realtà cultuale preesistente e il Cristo evangelico. Oppure, più semplicemente, Tertulliano identifica l'antico dio Pesce con il dio nuovo. In entrambi i casi, l'anteriorità del culto idrico è manifesta; si verifica un sincretismo.
In realtà, il culto precristiano del pesce trova il suo parallelo in Egitto e in Siria. Secondo il sentimento religioso antico non era più strano equiparare Chrêstos al pesce di quanto non lo fosse equiparare il Cristo dei Naasseni al serpente, [101] Atena alla civetta, Iside alla mucca, ecc. Tutte queste rappresentazioni risalgono ad antiche divinità animali, più o meno sublimate.
Non abbiamo dunque da sorprenderci per l'assenza di immagini relative alla vita umana di Gesù: il dio non è ancora storicizzato. La nozione tardiva della crocifissione giudiziaria si è insinuata lentamente nei miti e si è scontrata contro vigorose opposizioni. Ecco perché gli artisti, continuando il loro slancio tradizionale, hanno adottato e adattato tardissimo la materia dei vangeli.

Contrariamente all'opinione che ha prevalso fino ad un'epoca recente, certi autori pretendono oggi che l'arte cristiana delle Catacombe non sia anteriore al III° secolo.
Sotto quella forma l'asserzione è paradossale. È plausibile solo se si riserva la qualità di «cristiane» alle decorazioni che si ispirano al Nuovo Testamento. Ma in precedenza esse rappresentano i simboli delle sette che precedono il cristianesimo. Vano tentativo quello di cercare tra i temi gnostici e cristiani una separazione illusoria!
Tale è, sembra, la conclusione del professor P.A. Février quando scrive: «Se non vi è, all'inizio del III° secolom o più avanti nel tempo, un'arte cristiana, esiste una creazione artistica fatta per i cristiani, o ripresa da loro [...]. All'emersione di una coscienza cristiana nel processo storico corrisponde una lenta maturazione in un universo che, dal punto di vista formale, si è profondamente rinnovato». [102]
L'«emersione» si è tradotta in forme. Non vedendo l'origine sincretistica delle sette cristiane, ci si trova nell'impossibilità di spiegare il tema della «pesca» nell'arte cristiana; infatti il pescatore, il Buon Pastore e l'orante sono talvolta accompagnati da Ade e da Elios. [103]

***
L'esegesi confessionale è sicuramente molto imbarazzata nello spiegare la presenza del pesce negli affreschi, nelle iscrizioni, nelle sculture, nella glittica. Infatti esso fu un piatto preferito, ad esclusione della carne, della verdura e della frutta. Esso figura in scene di banchetto che l'archeologo Wilpert ha classificato in tre categorie: pasti celestiali, eucaristici e funerari.
Quella divisione tripartita è respinta da Vogel. Egli nega che dei pasti fossero «celestiali» a causa del loro realismo: i commensali sarebbero persone «che festeggiano gioiosamente», «parenti, amici o conoscenti del defunto». Inoltre, secondo lui, i morti non possono godere di queste agapi prima del giudizio universale, ad eccezione dei martiri. [104]
Ma questo argomento presuppone un'autorità dogmatica che non si impose ancora, e poco compatibile con le speranze future. La nozione di un'attesa indefinita del giudizio sembra estranea a molti pre-cristiani. In 2 Timoteo 2:17-18, Imeneo e Fileto sostengono che la resurrezione (dei morti) è già arrivata. [105] In ogni caso, si poteva rappresentare in anticipo la felicità degli Eletti. 
In aggiunta, la vita futura appariva in un'atmosfera che, salvo per i reprobi, non poteva che essere gioiosa, analoga ai migliori momenti dell'esistenza terrena. Questo è ciò che indica Luca 22:29-30 quando Gesù disse ai suoi discepoli: «Io preparo per voi un Regno affinché voi mangiate e beviate alla mia tavola...». Per questa gente, le beatitudini eterne continuavano le feste dionisiache delle Nozze di Cana. E d'altronde, cosa avrebbero potuto immaginare di diverso?
A proposito del pasto eucaristico, lo stesso autore rifiuta ciò che pare caratterizzarlo: pane segnato da una croce, calice e pesce. «In ciò che concerne specialmente il pesce», dice, «l'errore sarebbe grave di vedervi, prima dell'inizio del V° secolo, un simbolo dell'Eucarestia, e di porre, prima di quella data, l'equazione: pasto con pesce = pasto eucaristico». [106]
Per lui, «il primo esempio letterario» dell'equazione «pesce = Cristo eucaristico» si riscontra intorno al 416 in Agostino (In Johannem tractatus): «Piscis assus est Christus passus; ipse est et panis qui de coelo descendit»: «Il pesce arrostito è il Cristo sacrificato; egli è anche il pane disceso dal cielo».
«Dopo il vescovo di Ippona», aggiunge Vogel, «l'equazione divenne classica». Quanto alle rappresentazioni del pesce come simboli dell'Eucarestia, esse si «moltiplicano» a partire dal VI secolo. [107]
Senza dubbio non tutti i pasti a base di pesce sono eucaristici. Ma sarebbe assurdo supporre che Sant'Agostino abbia inventato una formula che non corrispondesse ad un rito esistente prima di lui e che implicava una lunga esistenza cultuale. Lo si trova presso gli Egiziani e i Siriani, da cui i precristiani l'hanno mutuato, nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, al seguito del racconto di Emmaus (Luca 24:42), nelle iscrizioni di Abercio e di Pectorio di Autun, in certe raffigurazioni catacombali. 

Ciò che è vero soltanto è che al tempo di Agostino [108] l'estensione considerevole della popolazione cristiana ha reso il rito più apparente, moltiplicandone i riferimenti. Esso non era ancora soppiantato completamente dall'eucarestia con il pane e il vino dell'«ultimo pasto» e conservava per i suoi adepti il realismo mistico delle sue origini: [109
Piscis assus EST Christus passus.

***
In sintesi, il dio precristiano si presenta, sotto una delle sue prime forme, come una propaggine del paganesimo. È l'aspetto antropomorfo delle manifestazioni della natura, soprattutto l'acqua e il pesce.
Egli ne emerge umanizzandosi sotto l'aspetto di un Pastore che incarna le forze cosmiche capaci di mantenere la vita e di assicurare l'immortalità. Una «Forza nascosta» (Efrem) era comunicata, come nel mandeismo, mediante il battesimo nell'acqua viva e mediante riti di comunione dove l'acqua e il pesce occupavano il posto centrale.
Un retroterra mesopotamico del battesimo precristiano si disvela nelle sue relazioni con l'Albero della Vita, l'acqua della Vita, la pianta della Vita e il frutto della Vita. [110]

NOTE
[92] BESNIER, Les catacombes de Rome, 224-5.
[93] DOM LECLERCQ, Manuel d'archéologie chrétienne, volume 1, 185.
[94] LECLERCQ, ibid., volume 2, fig. 264, 293, 295, pag. 365, 380, 382.
[95] Riprodotta in particolare da LAJARD (1854) e BONNET, Les symboles traditionnels de la Sagesse, 44.
[96] BESNIER, o.c., 210-211.
[97] BESNIER, o.c., 219; riproduzione del dipinto. — «Nelle catacombe di Roma, la rappresentazione del banchetto eucaristico verte invariabilmente su sette uomini davanti ai pani e ai pesci»; ORY, Marcion, 49.
[98] Per esempio DUFOURCQ (cattolico): «I miti mirano a spiegare il culto»; Histoire ancienne de l'Eglise, volume 1, 155. — Si veda Appendice 6.
[99] REINACH, Cultes, mythes..., volume 3, 43-49.
[100] ENGEMANN pensa che l'acrostico si sia costruito «da sé»; in Reallexicon für Antike und Christentum; secondo NAUTIN, R.H.R., aprile 1972, pag. 214.
[101] Sul simbolo del serpente v. LEISEGANG, La Gnose, 81 e s. — Certi gnostici fecero del Serpente il principio della Conoscenza e l'avversario del dio creatore dell'A.T.; egli divenne il simbolo del Redentore: JONAS, La religion gnostique, 128. — In Giovanni 3:14 il Figlio è paragonato o assimilato al Serpente. «Gesù, personificazione del serpente salvatore, è stato identificato con Sabaoth...; poi quando il dio dell'A.T. è stato identificato con il Padre, egli è divenuto suo Verbo, suo figlio, suo messia, il Cristo, ed è stato dotato di una biografia». Quella tesi capitale di J. MAGNE è condensata dal suo autore in R.H.R. gennaio 1979, pag. 121-123. 
[102] FEVRIER, Débuts de l'art chrétien, in Dossiers de l'archéologie, n° 18, settembre-ottobre 1976, pag. 33.
[103] DOIGNON, Tobie et le poisson, in R.H.R., ottobre 1976, pag. 115-6.
[104] VOGEL, Le poisson, aliment du repas funéraire chrétien? in Paganisme, judaïsme, christianisme, 241.
[105] In Matteo 27:52-53 i morti resuscitano prima del Giudizio; lo stesso il «buon» ladrone; Luca 23:43. L'«escatologia realizzata», vale a dire l'eternità data in questa vita (senza morte precedente al Giudizio finale) si trova in Colossesi 3:1, Efesini 2:4-6, Matteo 12:28, Marco 2:10, Giovanni 5:24, ecc. 
[106] VOGEL, o.c., 241.
[107] VOGEL, ibid., n. 3.
[108] Agostino è nato a Tagaste (Numidia) nel 354, morto a Ippona nel 430.
[109] Con quella differenza che il pesce eucaristico doveva primitivamente consumarsi crudo. — L'assimilazione di Ichthus, il «pesce arrostito», al Cristo dell'eucarestia sinottica ha dovuto imporsi solo verso la fine del secondo secolo.
[110] Cfr. WIDENGREN, Réflexions sur le baptême..., in Paganisme..., 357. 

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