domenica 11 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOLa comunione primitiva

 (segue da qui)

 IV 

La comunione primitiva 

IL PESCE 

La comunione arcaica fornisce un'altra prova del culto del pesce. Il costume siro-egizio di mangiarne ritualmente si riscontra tra i precristiani e altri ebrei della Diaspora. Costoro lo hanno praticato fino ai nostri giorni: «Si vedono in Galizia», scrive S. Reinach, «famiglie ebree ridotte alla più profonda miseria, procurarsi il Venerdì un solo scampo per mangiarlo, a pezzettini, al calar della notte». [70]

Perché il Venerdì? Perché questo giorno, quello di Venere, Veneris dies, era in relazione con una divinità pisciforme come Atargatis. I Caldei, in effetti, avevano messo i giorni della settimana in corrispondenza con gli dèi.

Il rito ebraico trova il suo parallelo nella morte del Cristo, sopraggiunta similmente il Venerdì, al calar della notte, e nel consumo straordinario del pesce fatto fino a questi ultimi anni il giorno di Venere. [71] Questi costumi implicano un'origine comune o vicina, e fanno supporre che i primi adoratori di Ichthus comunicassero con lui in una morte che non era quella del Calvario.


La comunione col pesce si rivela ancora nei passi dei Vangeli relativi al miracolo della Moltiplicazione dei pani e dei pesci: Matteo 14:15-21; 32ss; 16:8ss; Marco 6:41, 8:4ss; Luca 9:10-17; Giovanni 6:5-13.

Da questi testi J. Magne ha individuato due racconti, uno lungo e uno breve: «I temi propri del racconto breve», dice, «o comuni ai due racconti corrispondono ai riti e alle regole dell'Eucarestia». [72] Loisy, dal canto suo, ha visto in questo episodio «il prototipo della cena». [73]

Per Schousboe il pasto miracoloso descritto da Marco 6:31s, nel corso del quale Gesù fa distribuire del pane e del pesce, è la «forma pietrificata» di un pasto sacro primitivo. Ecco perché le pitture delle catacombe lo rappresentano spesso. [74]

Col tempo l'antica comunione non è più stata compresa: si è interpretato in miracolo d'abbondanza il ricordo confuso della distribuzione delle sacre specie a numerosi fedeli in ordine sparso. Ma in origine pochi pani e pochi pesci distribuiti in piccole porzioni bastavano al nutrimento spirituale di una moltitudine. La scomparsa del rito ha comportato la modifica del racconto.


In Luca 24:41-42 il Risorto si fa riconoscere domandando e mangiando del pesce e del miele. Giovanni 21:12-13 racconta che i discepoli esitano a parlare con Cristo; allora egli si rivela dando loro del pane e del pesce. Questi racconti mettono in evidenza che il pane, il miele e il pesce erano elementi eucaristici poiché manifestavano la presenza del dio e permettevano la sua identificazione.

La comunione con il pesce si ritrova nell'Inscrizione di Abercio, vescovo di Geropoli sotto il regno di Marco Aurelio (161-180): «La fede mi ha condotto dappertutto; dappertutto mi ha nutrito con un pesce di una fonte molto grande, pura, pescato da una vergine santa; essa lo dava senza posa da mangiare».

Questo linguaggio è metaforico, ma suppone l'eucarestia con il pesce. Allo stesso modo, l'Inscrizione di Pectorio di Autun che invoca la «razza divina dell'Ichthys celeste»:

«Mangia a sazietà, bevi finché hai sete: tu tieni Ichtys nelle palme delle tue mani. Nutrici, dunque, Maestro e Salvatore, con Ichtys». [75]

Il gesto caratterizza il comunicante. È quindi certo che il culto primitivo comportava del pesce. Il costume di offrire «pesci d'aprile» e «uova di Pasqua» è una sopravvivenza di questi vecchi riti di fertilità. 


L'ACQUA 

La comunione primitiva ignora il vino. Utilizza l'acqua, il pane, il miele e il latte, [76] conosciuti dai Misteri di Dioniso e di Mitra. Secondo le Odi di Salomone, il latte procura l'immortalità: «Io ho apprestato loro le mie mammelle», dice il Signore parlando ai suoi adepti, «perché bevessero il mio latte santo e così avessero la vita»; ode 8.

L'acqua è particolarmente raccomandata. L'ode 9 proclama: «Un'acqua parlante, venuta dalla sorgente generosa del Signore, si è accostata alle mie labbra. Io l'ho bevuta e sono stato inebriato dall'acqua vivente e immortale». L'ode 30 invita i fedeli ad attingere dalla «fonte viva del Signore», a prendere «la bevanda che disseta» e conclude: «Beati coloro che ne hanno bevuto e hanno placato la loro sete!».

La comunione sotto la forma di un calice d'acqua fu praticata tra gli encratiti e i marcioniti. [77] Eppure Marcione, il cui padre era vescovo, avrebbe dovuto conoscere l'Istituzione della Cena con il pane e il vino!

Ma quella tradizione è anche ignorata da Giovanni. Le parti antiche del Quarto Vangelo raccomandano solo acqua e pane. Si trova in 4:6-19 una solenne istituzione della Cena il cui principale elemento è l'acqua.

Alla Samaritana stupita che un ebreo gli domandi da bere, Gesù risponde:

«Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva... Chiunque beve di quell'acqua [quella del pozzo] avrà ancora sete; ma l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»; Giovanni 4:10-14.

Una comunione col pane si associa nello stesso capitolo a quella dell'acqua: «Io ho da mangiare», dice Gesù, «un cibo che voi non conoscete». Segue una spiegazione bizzarra secondo la quale questo cibo serve a eseguire la volontà divina. Poi aggiunge: «Guardate questi campi che biancheggiano per la mietitura. Il mietitore ne riceve la ricompensa e raccoglie grano per la vita eterna»; Giovanni 4:35-36. L'alimento che procura «la vita eterna» non può essere il pane quotidiano; è «il pane della vita», «disceso dal cielo», il Signore stesso; cfr. Giovanni 6:31-35 e 47 s.

Il paganesimo del mito giovanneo e del rito soggiacente è sottolineato dalla rassomiglianza dell'episodio con il sacrificio dell'orzo al dio Varuna: «La donna di colui che offre il sacrificio», scrive J. Gonda, «deve confessare se convive con un altro uomo oltre al marito; il fatto di parlare di questioni sessuali è un sostituto ben noto dei gesti stessi; come questi ultimi, favorisce la crescita e la fertilità». [78] Gesù, allo stesso modo, fa dire alla Samaritana che lei ha avuto cinque «mariti» e che vive con un sesto uomo; Giovanni 4:18-19. [79]

***

In sintesi, il pre-cristianesimo conosceva una comunione di acqua, di pesce, miele, di latte e di pane. Certe sette senza dubbio praticavano altre forme di eucarestia, ad esempio il benedicite del pane e del sale del Romanzo clementino.

Ma la comunione descritta più sopra è il centro della corrente che conduce al cristianesimo. Essa costituisce con il battesimo, un'unità organica indipendente dell'uso del vino, estraneo a questo culto e di origine diversa. Lo vedremo con maggiore precisione.

NOTE

[70] REINACH, Orpheus, 29.

[71] La revoca dell'astinenza dai cibi il Venerdì fu decretata nell'ottobre del 1966 con effetto a contare dal 1° gennaio 1967. Il calo del consumo del pesce provocò le lamentele dei pescivendoli e dei pescatori. — «Il culto di Mitra conosceva la settimana, con consacrazione dei sette giorni alle sette divinità planetarie e santificazione speciale del primo giorno, il giorno del sole»; LOISY, Les Mystères païens..., 168.

[72] MAGNE, L'épisode évangélique de la Multiplication des pains, R.H.R., gennaio-marzo 1969, pag. 121 s.

[73] LOISY, Les Mystères païens et les Mystère chrétien, 2° edizione, 287-8.

[74] SCHOUSBOE, La messe la plus ancienne, R.H.R., settembre-ottobre 1927, pag. 243-4.

[75] Diamo solo frammenti di questi due testi.

[76] Cfr. Odi di Salomone 4, 8, 19, 30. L'ode 38 sembra condannare l'uso del vino. — il miele simboleggiava la resurrezione nei Misteri di Eleusi.

[77] L'arcaico vangelo dei Nazareni e il Diatessaron ignorano l'uso del vino eucaristico. Esso ha dovuto introdursi sotto l'influenza del culto di Dioniso-Bacco. In India la bevanda sacra, il soma, corrisponde al bhang attuale, fatto non con l'amanita muscaria ma con delle foglie schiacciate e non fermentate di canapa indiano; A. DANIELOU, o.c., 196. — Senza dubbio vi erano più ricette? Per BURNOUF il soma, «liquore alcolico», era preparato più spesso con l'asclepiade; La science des religions, 70, 192-3. WIDENGREN pensa che il bhang «può indicare più stupefacenti»; Religions de l'Iran, 90.

[78] GONDA, Les religions de l'Inde, volume 1, 101-102.

[79] La Samaritana non è altri che Elena, che figura nel Nuovo Testamento sotto il nome di Maria è Magdalènè, Maria Maddalena. Licofrone la chiamava «la Baccante dai cinque letti»; come dea Elena ebbe cinque sposi, e come donna cinque egualmente, tutti citati da ORY, Le mythe samaritain d'Hélène, C.R., n° 12, 1956, pag. 21. Nella pericope di Giovanni 4:6-19 Gesù sembra un sostituto di Baal; v. infra, 5° parte, capitolo 2, § Les déesses chrétiennes

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