giovedì 8 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOIl problema

 (segue da qui)

CAPITOLO 2

IL CULTO DELLE ACQUE 

NEL CRISTIANESIMO ARCAICO 

 I 

Il problema

Il battesimo praticato ai nostri giorni rassomiglia a quello dei Romani sotto l'Impero: come il battesimo di Nerone, che ricevette il nome di Claudio il giorno della sua lustrazione; Svetonio, Nerone 6. 

Ma non è a cerimonie minori che va paragonato il rito cristiano primitivo; è piuttosto alle manifestazioni spettacolari che si svolgono ancora sulle rive del Gange. Infatti, la nozione di battesimo è spesso confusa. Gli storici parlano generalmente «del» battesimo cristiano per opporlo a quello di altri culti, ma all'interno del cristianesimo esso ha rivestito forme diverse, dall'immersione nell'acqua «viva» (corrente) fino a qualche goccia d'acqua «tagliata» (morta o stagnante) gettata sul ricevente.

Inoltre, le concezioni associate al sacramento sono variate e si sono mescolate. Ne distinguiamo almeno sette:

Il battesimo permette di identificarsi al dio. Morendo «di una morte simile alla sua» si risorge con lui. Questa è la credenza primitiva dei Misteri.

Il sacramento annienta misticamente il corpo per permettere l'ascesa dell'anima verso l'Etere e il Nous: atteggiamento gnostico.

Il battesimo purifica dai peccati, cause delle malattia e della morte, ostacoli alla resurrezione; da qui l'abitudine di impartirlo il più tardi possibile prima del decesso.

Segna una rottura con la vita profana; rito di iniziazione, presiede alle conversioni.

Cancella il peccato originale, nozione che prevalse dopo Sant'Agostino.

Il battesimo procura il dono dello Spirito Santo o sembra in legame con esso; Atti 2:38; 10:44-48. [36]

Il battesimo è una lustrazione banale: battesimo di vascelli, di animali.

Non bisogna dunque confondere sotto lo stesso vocabolo concezioni mescolate nei testi ma diversissime.

Un'altra insidia da evitare è l'armonizzazione di credenze disparate, in particolare l'associazione anacronistica di un vecchio culto acquatico con quello della crocifissione giudiziaria di Gesù.

Naturalmente, non appena il cristianesimo ebbe fondato un'ortodossia, si sforzò, come fa ancora, di stabilire una relazione tra i due gruppi di credenze. Così l'epistola di Barnaba proclama (§ 11): «Beati coloro che, avendo speranza nella croce, sono discesi nell'acqua!». Ma la croce non suggerisce per nulla l'obbligo di immergersi nell'acqua. Ci si aspetterebbe tutt'altra cosa, ad esempio l'invito a portare il crocifisso.

Allo stesso modo Ignazio di Antiochia (Efesini 18:2) pensa che Gesù sia morto «al fine di santificare l'acqua per mezzo della sua sofferenza». Anche qui non si vede alcun legame tra la Passione dei Vangeli e la santificazione dell'elemento liquido. Gli ebrei, vedendo Gesù sulla croce, non avevano alcuna ragione di pensare che la sua morte esercitasse un'azione sull'acqua. Quella idea poteva venire solo a fedeli imbevuti di tradizioni dove coesistevano già le due nozioni.

Se si dice che queste attitudini tendono entrambe all'ottenimento della salvezza, rimarremo d'accordo; ma ce ne sono una miriade di altre. Perché è l'acqua ad essere posta in relazione alla croce? L'obiezione, lo si vede, è puramente formale. Non mostra per nulla la relazione specifica che lega inizialmente il battesimo alla Crocifissione. Occorre quindi cercare una spiegazione.

NOTE

[36] Cfr. QUESNEL, Baptisés dans l'Esprit, pag. 216 e passim

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