domenica 25 settembre 2022

IL CRISTIANESIMO AVANTI CRISTOIl fuoco e il vento

 (segue da qui)

— III —

Il fuoco e il vento

L'elemento Fuoco e il suo complemento, l'aria in movimento, Spiritus (lo Spirito), sono coinvolti nella storia di Gesù.

La più antica letteratura indù, i Veda, scritta forse 1200 anni prima della nostra era, presenta un dio che ritroviamo, sotto forme velate, nel cristianesimo: Agni.

Il suo nome lo lega allo slavo, Ogni, al lituano, ugnis, al latino, ignis: «Agni è, in tutta evidenza, il fuoco stesso». [97] Egli è «il dio che hanno acceso gli antenati», in particolare quello del focolare domestico, il cui carattere sacro è dei più primitivi tra gli indoeuropei. [98]

Nasce «tra il legno secco». È generato in origine dallo sfregamento di un pezzo di legno incastrato al centro di altri due, disposti in forma di croce. I rami della croce dovevano permettere, con un movimento rapido avanti e indietro, il riscaldamento del legno. [99]

Questo strumento arcaico, l'arani, simile alla croce uncinata, era la matrice del fuoco. Fu considerato come la madre di Agni: Maya.

Praticamente la scintilla scaturiva sotto l'azione del soffio che attizzava il legno riscaldato. Questa fu Vayu, la terza persona della Trinità vedica; divenne in questo senso il padre «spirituale» di Agni. L'altro suo antenato era Twasti (= il Carpentiere), così chiamato perché era ritenuto preparare l'arani e la pira che doveva essere incendiata. Il suo ruolo era quello di un padre terreno.

La scintilla divina prese il nome di «figlio», cantato negli inni vedici. Era «il dio dalla bella chiarezza» che svela ciò che è nascosto, rivela i segreti dell'universo. Dei suoi due padri, uno è il Vento, vale a dire lo Spirito, l'altro si occupa della necessità materiale. Dalla loro opera congiunta, la Fiamma nasce dal grembo di Maya.

La fiamma è dunque Agni. È anche il Cristo. Essi furono rappresentati in maniera analoga, il primo al centro dell'arani o svastica, il secondo al centro di croci da cui emanano raggi dorati. Allo stesso modo, Prometeo, l'augusto portatore di fuoco, fu talvolta mostrato disteso su una croce.

La svastica è divenuta tra i moderni la croce astile. Il piccolo ventaglio di Agni, che serviva ad attizzare il fuoco, figura su diversi monumenti romani, in particolare nel cimitero di Sant'Agnese. L'abolizione del rito del flabellum (ventaglio) in occidente ha lasciato sussistere la pratica di portare due ventagli di piume di pavone nelle solennità pontificali. [100]


Nella Chiesa antica la cerimonia del fuoco associato all'acqua si svolgeva la domenica di Pasqua, all'alba. Il Cristo (la Fiamma) vi appariva «sotto il suo vero nome di Agnus, che potrebbe essere Agni sotto una forma latina». [101] Il banchetto sacro dello stesso giorno, stranamente pagano, [102] era celebrato con sentimenti di amore reciproco, simili a quelli che si riscontrano nei Veda.

Al ciclo di Agni appartiene sant'Agnese, che avrebbe subito il martirio all'età di dodici anni (numero sacro) sotto il regno di Diocleziano. La si è rappresentata con le fiamme sotto i piedi. La sua natura luminosa è attestata nel passo di Meneo [103] dove si legge: «Gli impuri (anagnoi), facendo penetrare Agnese nella loro dimora tenebrosa, si sono procurati una dimora tutta risplendente di luce». [104

Secondo Burnouf, la natura ignea del Cristo è provata «da una miriade di passi dei libri sacri, dei Padri e dei rituali, oltre che da monumenti figurativi». [105] Nelle catacombe e nei musei di archeologia cristiana si vedono frequentemente tre personaggi, spesso intercambiabili o sostituiti da simboli. Tra Pietro e Paolo si vede il Cristo o il monogramma, o l'Agnello, o Agnese o Maria: «Quest'ultima porta indistintamente i nomi Maria o di Mara; è spesso unita ad Agnese con quella iscrizione: Anemara, Annemara o Agnemara (in sanscrito Agnimayâ, la Mayâ di Agni)». [106]

Altrove il Cristo o Maria sono sostituiti da un vaso fiammeggiante. Si vedono anche due alberi tra i quali si trova «o un vaso da cui esce un bambino, o l'immagine di una donna con i nomi di Maria, di Mara, di Agne». [107]

È chiaro che nel pensiero dei primi cristiani queste sostituzioni corrispondevano ad un'equivalenza di idee; sembrano proprio avere come substrato la credenza in un Cristo associato al fuoco.

Quella teoria fornisce la chiave della doppia filiazione paterna di Gesù, al contempo concepito dallo Spirito Santo e figlio adottivo del carpentiere Giuseppe. La Vergine, nella Théotokia alessandrina (racconti della Nascita) è l'«incensiere che ha contenuto il carbone vivo e vero»; gli inni delle chiese orientali cantano spesso il «fuoco divino» ricevuto nel pane eucaristico. [108]


In conclusione, certi elementi molto antichi dell'induismo si sono perpetuati nel cristianesimo. Essendo Agni un intermediario tra gli dèi e gli uomini, cacciatore di demoni, Signore e Salvatore, [109] si potrebbe intravedere un'influenza del suo culto sulla religione nascente.

Ma Gesù non è, come Agni, il dio del focolaio e dell'intimità domestica.  Così è più prudente vedere qui solo un'eredità comune del cosiddetto gruppo ariano; nemmeno i Veda sono primitivi. La fonte delle mitologie indoeuropee si trova probabilmente tra i popoli che vivevano in tempo sulle rive dell'Oxus.

NOTE

[97] GONDA, o.c., volume 1, 86.

[98] GONDA, ibid., 90-92.

[99] Sui diversi procedimenti primitivi per produrre il fuoco, v. FRAZER, Mythes sur l'origine du feu, 203, 221-2, 234-5, 237-8 e s. — All'arani deve legarsi il pramantha vedico, «nome della verghetta di cui si faceva uso per produrre il fuoco mediante sfregamento»; REINACH, Cultes, mythes..., volume 3, 89.

[100] I magi, da ogni tempo sacerdoti del fuoco, utilizzavano ventagli nella provincia del Ponto; STRABONE, 15:3, 14.

[101] BURNOUF, La science des religions, 183.

[102] V. supra 1, capitolo 3, § 3: La comunione pasquale arcaica.

[103] Meneo: libro dei cristiani greci le cui dodici parti corrispondono ai dodici mesi, e che contiene la funzione di ciascun giorno.

[104] BURNOUF, o.c., 190.

[105] BURNOUF, ibid., 194.

[106] BURNOUF, ibid., 194.

[107] BURNOUF, ibid., 191.

[108] BURNOUF, ibid., 190-1. — Certe parti dell'opera sviluppano dei punti a cui possiamo solo accennare.

[109] GONDA, o.c., 87-90.  

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