venerdì 19 agosto 2022

IL DOCUMENTO 70Le religioni del Libro

 (segue da qui)



PRIMA PARTE

I. Le religioni del Libro

Il giudaismo, il cristianesimo primitivo e più tardi il protestantesimo sono tutte e tre religioni del Libro. La Parola rivelata e consegnata per iscritto, il Logos, è la forma che riveste la divinità per manifestarsi ai fedeli. La Parola vi occupa lo stesso posto dell'Immagine negli altri culti; è quindi logico che le tre religioni del Libro siano refrattarie al culto delle immagini.

Un idolo è muto, ma un libro è eloquente. Il suo testo, con i rimaneggiamenti successivi che ha subito, è paragonabile ad un terreno sedimentario composto da strati stratigrafici sovrapposti che rivelano al geologo le loro origini e la loro evoluzione, e che conservano, nelle loro pietrificazioni, i testimoni indiscutibili di un mondo scomparso. Così lo storico che scruta le origini di una religione del Libro si trova in una situazione eccezionalmente vantaggiosa: può interrogare l'oggetto del culto sulla sua propria storia.

Il trucco è saper interrogare. Non basta, come si è fatto per troppo tempo, rifiutare in quanto non offrono alcun interesse storico i racconti materialmente impossibili, e credere ingenuamente a ciò che dicono gli altri. Questo significherebbe disconoscere il valore documentario dei primi, e mostrare d'altra parte fin troppa credulità. Non basta che un racconto non sia materialmente impossibile, soprattutto quando è incorniciato da altri che lo sono, perché possa entrare come elemento nella nostra ricostruzione della storia. Ciò che ci interessa fin da subito non è di sapere se tal racconto dei vangeli sia veridico o no; ciò che è infinitamente più importante è constatare che in un certo momento sono esistite delle influenze, di ordine spirituale o materiale, che hanno spinto un uomo o una collettività a scrivere tal cosa, e a scriverla in tale maniera. Questi sono i soli fatti storici che ci sono direttamente accessibili; sono loro che costituiscono la materia bruta della Storia. Il compito dello storico, dopo aver determinato un certo numero di questi fatti, è di ricercare quali sono sono anteriori o posteriori agli altri, poi di classificare il tutto in ordine cronologico seguendo la concatenazione delle cause e degli effetti, di rintracciare la linea continua dell'evoluzione e ricostruire così la trama della storia.

Le condizioni linguistiche nel mezzo delle quali il cristianesimo ha preso nascita erano particolarmente complesse. L'ebraico, il siriaco, il greco e il latino si incrociavano, e le idee, passando da un idioma all'altro, hanno subito naturalmente modifiche profonde. Ci si può fare un'idea di queste condizioni quando si vive in un paese bilingue o addirittura trilingue come l'Alsazia, dove l'atmosfera è satura di fenomeni linguistici di questo genere, di quiproquo di una comicità talvolta irresistibile. Quanto più profonda doveva essere l'influenza di questo poliglottismo in un'epoca in cui anche i letterati non disponevano dello strumento così comodo del dizionario! Non è forse una coincidenza che l'imbroglio dei testi dell'Antico Testamento sia stato sciolto inizialmente da due alsaziani, Rouss e Graf. Ci hanno lasciato fare, per il Nuovo Testamento, una ricostruzione simile della sua cronologia.

Ogni volta che un problema resta senza soluzione anche se i metodi scientifici hanno raggiunto da troppo tempo un grado di perfezione sufficiente per risolverlo, si deve cercarne la causa in un errore di principio che sbarra il cammino della soluzione vera. Quell'errore di principio, nel caso che ci interessa, non sarebbe l'idea preconcetta che la storia si sia volatilizzata nella leggenda? Convinzione così radicata da impedire che si tenga sufficientemente conto dell'ipotesi contraria di un'evoluzione in senso inverso, secondo la quale la leggenda sarebbe il punto di partenza e si sarebbe in seguito, nelle sue fasi successive, concretizzata al punto da prendere le apparenze della Storia.

D'altra parte, i negatori della storicità di Gesù, come Kalthoff e Drews, per cui il cammino non era bloccato da questo ostacolo, non sono abbastanza filologi per poter ordinare e analizzare con metodo la materia bruta fornita dai testi, al fine di ricostruire in seguito, in una vasta sintesi, la concatenazione cronologica delle origini del cristianesimo. Ora, con il suo groviglio di idiomi, il problema del Nuovo Testamento, ancor più di quello dell'Antico, è innanzitutto un problema di filologia.

Ne risulta quella situazione paradossale: Di tutti gli eventi dell'antichità, l'origine del cristianesimo è forse quello sul quale noi possediamo i documenti più immediati, poiché il loro testo è stato il fuoco stesso dove si sono concentrate e da dove si sono irradiate le forze vive del movimento. Eppure, per non saper interrogare questi documenti, l'origine del cristianesimo è rimasta, fino a questo giorno, immersa nel mistero.

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