giovedì 17 marzo 2022

GRANDEZZA E DECADENZA DELLA CRITICAGESÙ NELLE EPISTOLE

 (segue da qui)

GESÙ NELLE EPISTOLE

Si sa [1] che San Paolo, nel corso di tutta la sua opera, non ha mai fatto la minima allusione alla carriera umana di Gesù avente preceduto la Passione e (salvo alcune parole che non sono un'obiezione) al suo insegnamento. Questo silenzio si spiega se, a metà del primo secolo, quella carriera e quell'insegnamento non erano ancora conosciuti (ipotesi che ammettono oggi un gran numero di partigiani della storicità di Gesù); esso è molto più difficilmente concepibile alla fine del primo secolo e soprattutto all'inizio del secondo, allorché quella carriera e quell'insegnamento non solo esistono ma sono scritti. 

Si dirà che gli scrittori neo-paolini li hanno trascurati di proposito, come si dice di San Paolo stesso. Da parte di Marcione, quella indifferenza non è possibile.

Marcione non è stato indifferente alla carriera umana di Gesù, alla sua predicazione. Tutt'al contrario, sappiamo che egli ha dato loro almeno tanta importanza quanto alla parola di San Paolo, poiché si è presentato davanti alla chiesa di Roma con, in una mano, l'Apostolicon e, nell'altra, l'Evangelion. Che la vita umana di Gesù, che il suo insegnamento, sia stato per lui qualcosa secondo la carne di cui non aveva da aver cura, come si è asserito di San Paolo, è ciò che è impossibile da ammettere. Come pertanto concepire che quest'uomo, o che i discepoli di quest'uomo, non abbiano lasciato passare nei frammenti che inserirono nelle epistole una parola, un'allusione a quella carriera, a quell'insegnamento?

Credo che quella considerazione, di per sé sola, oppone un non possumus assoluto alla tesi dell'abate Turmel.

Essa si oppone meno decisamente alle tesi di van Manen e dei signori Whittaker e Rylands, gli scrittori ai quali costoro attribuiscono una parte delle epistole avendo potuto esser meno interessati di Marcione e dei suoi discepoli alla carriera e all'insegnamento di Gesù.

Troviamo, in ogni caso, la conferma del nostro argomento nella prima epistola a Timoteo, la quale, ad avviso unanime dei critici indipendenti, risale al secondo secolo, e ha potuto pertanto fare menzione di Ponzio Pilato, 6:13.

Nello stesso ordine di idee, il frammento in cui San Paolo racconta l'apparizione del Signore, 1 Corinzi 15:5, in un modo che contraddice la tradizione evangelica, non ha potuto essere scritto dopo i vangeli, i quali su questo si contraddicono tra loro solo sui dettagli ma sono d'accordo per l'essenziale. Esso non può che risalire all'epoca stessa di San Paolo; respingerla dopo il 144, come fa l'abate Turmel, sembra una scommessa. 

NOTE

[1] Si veda Le Dieu Jésus, pagine 161 e seguenti, le quali saranno completate nella Légende du Dieu Jésus.

Nessun commento: