venerdì 5 marzo 2021

IL MITO DI GESÙIl Mito dei Dodici

 (segue da qui)

III. — IL MITO DEI DODICI

Una certa aria superficiale di realtà, raddoppiata con una suggestione molto più forte di simbolismo, si lega al resoconto sinottico della scelta dei primi quattro discepoli. Immediatamente dopo essere stato «tentato da Satana» ed essere assistito dagli angeli, Gesù, secondo Marco, «predica il vangelo di Dio dicendo: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo». Questo è quanto apprendiamo del vangelo predicato più tardi dai discepoli. Il Salvatore si avvicina poi a due pescatori, i fratelli Simone e Andrea, dicendo, «Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini»; e «subito» essi lo seguirono.  Un'altra coppia, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, sono avvicinati e arruolati in maniera simile. In questo caso il padre, un pescatore galileo, ha assunto servitori. [1

Finora, se siamo pronti a concedere che la figura soprannaturale presentata da Marco possa essere stata una persona reale aureolata e magnificata in seguito dalla tradizione, e che una personalità dominante potesse ipnotizzare così dei pescatori, la storia si potrebbe considerare biografia, in quanto, dopo un paragrafo apparentemente interpolato, relativo ai miracoli, la scena si sposta nella casa di Simone, con i quattro discepoli presenti. Nel capitolo successivo, dopo altri miracoli, Levi figlio di Alfeo, un esattore di tributi, è chiamato al discepolato nella stessa maniera. Quando notiamo che nel Talmud è detto che il controverso Jeschu «ben Panthera» o «ben Pandira», che risale ad un secolo prima, aveva avuto cinque discepoli, sembra possibile che quella possa essere una base storica. Ma quando notiamo inoltre che i nomi dati a quei cinque discepoli nel Talmud sono Mattai, Nakai, Netzer, Boni, e Toda, si vede che c'è un forte motivo per sospettare un mito retrospettivo. I nomi sembrano essere stati liberamente inventati per spiegare, i primi due, Matteo e Marco, gli autori del vangelo; il secondo (Netzer) per spiegare la setta «nazarena»; e il terzo (Boni) per spiegare la setta «ebionita»; mentre il nome «Todi» (che, comunque, suggerisce il «Taddeo» dell'elenco evangelico) potrebbe essere stato motivato da quello di Teuda (Atti 5:36). [2]

Da quel dubbio esordio procediamo dritti all'improvvisa «chiamata» dei dodici «ai quali diede il nome di apostoli» (Luca 6:13) sulla cima di un monte (Luca 6:12; Marco 3:13; Matteo non dice nulla di un monte). Tra loro ci sono due Giuda, uno che è Iscariota «che divenne traditore» (Luca 6:16).In tutti i sinottici i dettagli variano. Levi il figlio di Alfeo scompare, e un Matteo è sostituito con un Giacomo il figlio di Alfeo. Solo in Luca ci sono due Giuda: negli altri elenchi un Taddeo prende il posto di uno. 

Nel quarto vangelo, che dà un resoconto totalmente diverso della chiamata dei primi cinque (Andrea, Simon Pietro, un altro senza nome, Filippo e Nataniele), Gesù sale a Gerusalemme e fa molti convertiti in Samaria, prima che ci sia qualsiasi menzione de «i dodici», ed essi sono introdotti improvvisamente (6:68) senza alcun elenco di sorta, e senza alcun resoconto di una «chiamata». Neanche alcun sinottico ci ha mai raccontato come fosse mantenuto il gruppo dei tredici, sebbene il quarto vangelo prende per scontato una «cassa», di cui Giuda era custode e ladro.

Se ci fosse stata una vera lista storica, come sarebbero state possibili tali variazioni in una materia così essenziale? 

Passando alle Epistole, non troviamo nessuna traccia di alcuna conoscenza di un gruppo di Dodici se non nell'unico passo di 1 Corinzi 15 — un'interpolazione in un'interpolazione. «Paolo» non mostra nessuna conoscenza di un gruppo del genere. In Galati egli parla dei «principali» apostoli, e di «pilastri», mai di un gruppo di Dodici. Tutto ciò che possiamo dedurre dall'interpolazione, come detto sopra, è che essa fu creata quando si era trovata diffusione per una storia della costituzione di Dodici, ma prima non vi era stata alcuna storia scritta del tradimento di Giuda. Questo è il primo motivo documentario rilevante per coloro che dichiarano di attenersi ai documenti.

Allora come sarebbe potuta venire in esistenza la storia dei Dodici? La prima ipotesi ortodossa è che Gesù costituì dodici apostoli perché vi erano state Dodici Tribù di Israele. Nel diciottesimo secolo, lo storico Mosheim avanzò il suggerimento molto più importante che la scelta del numero si fece perché il Sommo Sacerdote ebreo aveva Dodici Apostoli, che servivano da suoi messaggeri ed esattori tra gli ebrei dispersi nei paesi gentili. Questo è un indiscusso fatto storico. E quando, nel 1883, è stato pubblicato il manoscritto recuperato dell''Insegnamento [Didaché] dei Dodici Apostoli', [3] una volta ampiamente usato nella chiesa primitiva, ma in seguito completamente soppresso, l'ipotesi di Mosheim ha ricevuto uno sviluppo nuovo e decisivo per coloro che erano pronti a derivare le chiare conclusioni.

Quel documento, per le prime sei parti, è ovviamente e interamente giudaico — soltanto un sermone etico del tipo che il Sommo Sacerdote avrebbe potuto rivolgere agli ebrei della Diaspora nelle loro sinagoghe. Poi vengono le interpolazioni cristiane, a cominciare da una regola per il battesimo, il cui rito soltanto nel quarto vangelo ci viene detto che fu praticato da Gesù. La conclusione inevitabile è che ciò che era stato un encheiridion ebraico, recante il titolo 'L'Insegnamento dei Dodici Apostoli', divenne un testo gesuista o cristista, con specifiche crististe; e che l'uso della istituzione e del titolo ebraici comportò l'invenzione di una storia cristiana di una costituzione di dodici apostoli da parte del Fondatore. Era la mancanza assoluta di un vero elenco storico che lasciò aperta la strada alle variazioni nell'elenco evangelico, di cui l'elenco matteano è forse il più antico come ora si presentano. 

Anche nella fase dell'espansione cristiana dell''Insegnamento', la dottrina cristista è primitiva. Gesù alla sua prima menzione (capitolo 9) è «tuo [del Padre] servo», che ha reso nota «la santa vite di Davide». Non c'è nessuna dottrina di salvezza mediante sacrificio, nessuna menzione della crocifissione o della resurrezione. E nel capitolo 14, nella frase singolare «il giorno del Signore» (Kuriakēn Kuriou) o «'giorno del Signore' del Signore», abbiamo la dimostrazione decisiva del fatto che vi erano «giorni del Signore» di altre religioni, quello cristiano essendo soltanto uno di una serie.

Qui abbiamo un documento evidentemente più antico di gran parte del materiale dei nostri vangeli, a cui non fa alcuna allusione se non nella frase (capitolo 8) «come comandò il Signore nel suo vangelo», riferendosi alla Preghiera del Padre Nostro, che sappiamo essere stata pre-cristiana. Il sipario è stato alzato su una comunità cristiana primitiva, che impiega e che espande un manuale preso dai Dodici Apostoli ebrei, senza nemmeno una pretesa di un elenco di nomi dei Dodici cristiani. Così vengono meno, in quanto mito, i Dodici cristiani, e con loro Giuda, «che Lo tradì».

Nella Prima Apologia di Giustino Martire (capitolo 39) noi osserviamo i Dodici come un gruppo abbastanza non storico per i cristiani del tempo di Marco Aurelio: «Infatti da Gerusalemme uscirono nel mondo dodici uomini: erano ignoranti ed incapaci di parlare, ma, per la potenza di Dio, rivelarono a tutto il genere umano che erano mandati da Cristo ad insegnare a tutti la sua parola». In un capitolo successivo dello stesso documento (capitolo 66) noi leggiamo che «gli apostoli, nelle loro memorie chiamate vangeli, tramandarono che fu loro lasciato questo comando» quanto al Sacramento — definito da Giustino ad opera di demoni malvagi «imitato nei misteri di Mitra», che erano precedenti. E anche qui, non vi è nessuna traccia della storia di Giuda.

NOTE

[1] Un tocco probabilmente inventato per rassicurare il lettore sul fatto che nessun torto venne procurato al padre. 

[2] Il dottor Klausner (pag. 29) scrive che “Così abbiamo sia Mattai che Naqai, che sono ovviamente, come percepì Krauss, Matteo e Luca”. Il lavoro citato di Krauss apparve nel 1902. La questione non è di grande importanza; ma si può notare che una tale tesi (con Marco al posto di Luca; e suggerendo gli Ebioniti alla base del nome Boni, e i Nazareni alla base di quello di Netzer) fu avanzata dal presente scrittore nel 1893 e di nuovo nel 1900. Si veda Christianity and Mythology, prima edizione, pag. 375.

[3] Una traduzione rivista di questo documento, con note, è allegata al volume dell'autore su The Jesus Problem.

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