venerdì 19 febbraio 2021

La scrittura santa

 CAPITOLO III

La scrittura santa

Si dovrebbe, a quanto pare, riconoscere facilmente un libro ispirato. Eppure padre Lagrange ha potuto scrivere: «La Chiesa cattolica non ha mai ammesso che un semplice privato possa discernere il libro di Dio dagli altri». [35]

Detto altrimenti, le Sacre Scritture non si riconoscono né dallo stile, né dal contenuto. In realtà, alcuni popoli venerano la Bibbia, altri i Veda o il Corano. È la Chiesa che dice ai fedeli: solo la Bibbia è ispirata, essa sola è la Parola di Dio.

Si deve dunque credervi. La fede, annebbiando lo sguardo, distorce la visione e fa scorrere tutto attraverso il suo prisma. Così sono cancellate le contraddizioni, le sciocchezze, l'immoralità, l'improbabile.

Eppure, perdendo il suo falso prestigio, la Bibbia acquisisce per me la sua vera grandezza: è il libro umano per eccellenza. Se non ci credo affatto, raccomando vivamente la sua lettura.

In effetti, la sua stesura è durata ottocento anni. Gli stessi problemi rinvengono senza posa, si può seguire, secolo dopo secolo, la ricerca dell'uomo verso più giustizia e verità. All'ultima pagina, come un eroe di Omero, l'umanità ha fatto tre passi.

Così l'idea di Dio si perfeziona costantemente. Dapprima regna il politeismo: «Chi è come te fra gli dèi, o Jahvé?» interroga l'Esodo. [36]

E Iefte disse al re di Ammon: «Non possiedi tu quello che Chemos, il tuo dio, ti ha fatto possedere? Così anche noi possederemo il paese di quelli che Jahvé ha scacciati davanti a noi». [37]

Chi cambia paese serve inevitabilmente altri dèi. [38] Jahvé condivide il mondo con i suoi colleghi e non può essere ovunque. «Certo», grida Giobbe a Betel, «Jahvé è in questo luogo e io non lo sapevo!». [39]

Che dio ignorante: ignora tutto della struttura del mondo, credendo, ad esempio che la terra fu creata prima del sole, quando viene da lì. Copernico e Galileo troveranno difficile istruirlo.

E la sua moralità vale la sua scienza: è un potente orientale, schiavo dei suoi capricci ed ebbro di sangue.

Ecco i consigli che dà alle sue truppe: «Abbatterete tutti i buoni alberi, turerete tutte le sorgenti d'acqua, e guasterete con delle pietre ogni buon pezzo di terra». [40]

Jahvé non va per il sottile ed esige che tutti siano massacrati: uomini, donne e bambini. Dà lui stesso la lista dei popoli da sterminare e minaccia furiosamente gli esitanti: «Maledetto colui che fa l'opera del Signore fiaccamente, maledetto colui che trattiene la spada dallo spargere il sangue». [41]

Davanti a questi testi, penso che urge non tanto tradurre la Bibbia in ebraico quanto correggerla.

Il Dio d'Israele può mostrarsi perfido: 1 Samuele 16:16 riferisce goffamente che uno «spirito malvagio, suscitato dal Signore, verrà su Saul». Il vero colpevole è quindi il Signore stesso. Si legge addirittura che «Dio comandò allo spirito di menzogna di ingannare Acab». [42]

Ma nella misura in cui l'uomo si civilizza e accede alla conoscenza, Dio migliora. Gli ebrei si confrontarono con popoli più avanzati di loro: ne approfittarono e Jahvé anche.

Soprattutto Javhé e la storia che seguirà permettono di apprezzare la sua evoluzione morale, come un solo osso permetterebbe a Cuvier di ricostruire un fossile.

Il secondo libro di Samuele [43] racconta che il Signore tese una trappola a Davide sapendo che vi sarebbe caduto. L'altro, inevitabilmente, vi cascò e Jahvé lo punì.

Questo oscuro aneddoto dava di Dio una strana idea che non poteva soddisfare a lungo la coscienza umana. Correggendo l'atteggiamento dell'Onnipotente, il primo libro delle Cronache [44] vi rimedia astutamente: non è più Dio ma Satana che spinge Davide al peccato.

L'uomo, più evoluto, giudica Dio incapace di una tale ignominia e la attribuisce al demonio, inventato per scagionare l'Altissimo.

Così Jahvé continuerà a elevarsi nel corso dei secoli con, a volte, delle ricadute. Sale allo zenit con i profeti, che erano i rivoluzionari, i liberi pensatori del loro tempo. Essi tentarono di sostituire il rito con la coscienza e il prete con il migliore.

Momento grandioso della storia, dove il profetismo si erge contro il sacerdozio! I profeti ebrei hanno ampliato la coscienza umana e hanno ridimensionato l'antico Jahvé, non essendo più a loro misura. Senza rispetto per la sua grande età, gli sussurrarono la sua autocritica: «Sono io, Jahvé, che crea il male» confessa maldestramente in Isaia. [45]

E confessa in Ezechiele: «Diedi loro perfino delle leggi non buone e dei precetti per i quali non potevano vivere». [46]

Si vede che ha mantenuto il suo nome ma ha cambiato mentalità: è diventato onesto e deplora i suoi errori.

All'occasione, si mostra spiritoso: quando il serio Mosè gli domanda «Chi sei tu?», risponde con una grazia maliziosa: «Io sono colui che sono». E quando l'altro insiste, «Mostrami il tuo volto!», Jahvé si volta e mostra il suo didietro. [47]

Mosè non meritava di meglio né i teologi che lo imitano. Ecco, onorevoli credenti, a cosa voi vi esponete.

NOTE

[35L'invitation des livres saints, Revue Biblique, anno 1896, volume V, pag. 203.

[36Esodo 15:11; Jahvé è il Dio degli ebrei. 

[37] Giudici 11:24. 

[38] Samuele 26.19 e Geremia 16:13.

[39] Genesi 28:16.

[40] 2 Re 3:19.

[41] Deuteronomio 20:10 e tutto il libro di Giosuè.

[42] 1 Re, capitolo 22.

[43] Geremia 48:10.

[44] Capitolo 24.

[45] Isaia 45:7.

[46] Ezechiele 20:25.

[47]  È difficile datare quella ammirevole pagina dell'Esodo. In effetti, la Bibbia fu rielaborata due volte prima della nostra era: dapprima nel 622 da Elchia, poi due secoli più tardi da Esdra. Neemia si accinse ancora a ringiovanire i testi. Si può dunque trovare un passo recente in un libro antico: è quest'ultimo caso.

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