giovedì 25 febbraio 2021

IL MITO DI GIUDAIl Problema Letterario

 (continua da qui)

PARTE I

IL MITO DI GIUDA


I. — IL PROBLEMA LETTERARIO 

Un poeta inglese, il signor Frank Kendon, selezionando un tema significativo, ha pubblicato di recente una poesia intitolata 'Una Vita e Morte di Giuda Iscariota', il cui racconto, ci dice, «intende presentare un personaggio coerente e umano che si adatti ai fatti e ai limiti di una storia ben nota». E mentre ha apportato «cambiamenti......nel personaggio di Giuda come lo riportano gli evangelisti», egli pretende che quei cambiamenti sono «giustificati sulle basi di verità immaginativa». Tale giustificazione e tale esperimento sono giustificati, naturalmente, dalla pratica poetica dai tragediografi greci in poi. Essi prendevano quello che definivano un mito dalla poesia o dal folclore, e lo manipolavano alla luce della loro immaginazione, come i drammaturghi elisabettiani prendevano leggende e cronache per i loro scopi.

Il signor Kendon, a sua volta, assume che il suo argomento è storico. Se ha fatto qualcosa durevolmente efficace, poeticamente o psicologicamente, è una questione per la future critica letteraria, da non discutersi al presente proposito. Quindici anni fa il signor Eden Phillpotts manipolò lo stesso tema in modo più semplice e forse più  impressionante, in versi sciolti più nervosi e drammatici, e con un altro tipo di «verità immaginativa». E ci sono stati, io credo, altri tentativi, in altre lingue, [1] oltre alla 'Autobiografia di Giuda Iscariota' di J. W. T. Hart, pubblicata nel 1884, che in una prosa adeguatamente vivida offre forse una costruzione tanto buona come non mai, dal punto di vista dell'arte figurativa. 

Ma costruzioni di questo tipo non sono peculiari al periodo moderno. Tale speculazione, in realtà, risale ai primi tempi della Chiesa, quando, nel secondo secolo, secondo Epifanio (403), alcuni dei «Cainiti» sostenevano che Giuda tradì Gesù perché era venuto a vedere in lui una persona pericolosa che stava distruggendo la legge e l'ordine; mentre altri dichiaravano che il tradimento era una buona azione, fatta premeditatamente per recare la salvezza umana costringendo le autorità sacerdotali ebraiche a sacrificare un uomo buono, e in tal modo a rovesciare il loro stesso potere. Secondo Ireneo, che scrisse prima ancora (177-202), i Cainiti «producono una storia fittizia, che essi chiamano il Vangelo di Giuda»; e da altri passi della stessa opera dello scrittore [2] sembrerebbe che Giuda figurasse in uno dei tanti schemi gnostici come un «Eone sofferente», il dodicesimo nella gerarchia. Il resoconto di Epifanio indica una dottrina meno fantastica. I Cainiti, infatti, potrebbero essere ricordati per essere stati i primi a tentare di fabbricare una teoria quasi-razionale della storia evangelica. Ma il piccolo bambino cristiano moderno che domandò a sua madre «Non dovremmo essere molto obbligati a Giuda per quello che fece?», espresse quello che era probabilmente un sentimento non insolito in tutte le età tra cristiani scrupolosi. 

Infatti in questo caso si tratta di un  racconto «ispirato» di un uomo accusato di «tradire» un'Onnipotenza che allo stesso tempo si rivela come colui che tradisce sé stesso. Infatti Giuda non è semplicemente predestinato come altre persone a fare qualsiasi cosa faccia: la sua azione è predetta da profeti ispirati che sono garantiti da Dio Incarnato; ed egli «va al suo posto» nel Tartaro e nella storia, con l'onere di un'esecrazione impareggiabile perfino nella storia cristiana. E anche se i Cainiti sembrano essere stati Gnostici eccentrici, forse vegetariani, è ancora significativo che nel secondo secolo, quando gli ortodossi stavano accettando la storia di Anania e Saffira, e stavano imparando a fare di Anania, non di Pietro, il tipo supremo di bugiardo, vi erano alcuni che si ribellarono all'intera etica del torto motivato in azione, e cercarono una via d'uscita, anche sul piano religioso.

Tocca alla scienza storica moderna studiare i resti del cristianesimo antico senza pregiudizio e senza presupposizione storica, per raggiungere un giudizio più fermo di quello fabbricato da intuizionisti indisciplinati in un'epoca di molteplici illusioni e di non meno molteplici fabbricazioni, per risolvere un problema rispetto a cui non hanno fatto nessun esame induttivo. Quel problema, si può notare, non è affrontato in un'opera come la recente «Vita di Gesù» del signor Middleton Murry. Anche lui, invero, confessa di rifiutare certi episodi nei sinottici in quanto «apocrifi», oltre a respingere il quarto vangelo in quanto «a-storico». Non è chiaro il perché, dal momento che lui accetta alcuni dei miracoli più impossibili. Ma il signor Murry affronta il suo argomento non come un investigatore storico ma come un mistico o un intuizionista, consapevole di aver appena «capito» Gesù ignorando tutte quelle difficoltà dell'esegesi che hanno condotto così tanti aspiranti biografi a tortuosi sentieri. Per lui il concetto di Gesù è un aspetto del suo concetto di Dio. È più interessante constatare che, al pari degli intuizionisti della Chiesa primitiva, egli è indotto a rifiutare la concezione ortodossa di Giuda.

Il risultato curioso è che, perfezionando l'esegesi del dottor Schweitzer, da cui lui a quanto pare ha derivato il suo impulso, il signor Murry fa sì che Gesù sistemi la sua personale tragedia in un senso nuovo, impiegando Giuda non nella maniera insensibile della storia evangelica ma benevolmente e con la comprensione di Giuda. Renan ha reso la resurrezione di Lazzaro una questione di abile inganno; il signor Murry dà quella natura al Tradimento e alla sua conseguenza, proponendo «una comprensione segreta tra Gesù e Giuda» nella cui tesi non trova «assolutamente niente di scioccante». E così Giuda è nuovamente vendicato: 

«La sua memoria è stata cancellata. Anche dai credenti nel Dio-uomo il nome di Giuda avrebbe dovuto essere riverito come il nome dell'uomo per la cui mano il sacrificio di Dio fu reso possibile. Per un credente nel Dio-uomo, Giuda si erge accanto a Gesù stesso nella grande storia. Infatti lui, quando tutti erano privi di comprensione, deve aver capito. Forse non tutto, ma qualcosa......L'uomo che tradì Gesù e si impiccò nel dolore era un uomo, e forse più uomo dei discepoli che abbandonarono il loro padrone e fuggirono, o più di di Pietro che lo rinnegò tre volte. Dai nudi fatti della storia sinottica noi siamo costretti a concludere un'intesa tra Gesù e Giuda». [3

La risposta a tutto questo, come per il ragionamento dei Cainiti, non si deve trovare in alcun nuovo esercizio di ipotesi poetica sulla possibile psicologia di Gesù e di Giuda. Autori capaci di fabbricare una psicologia di Dio possono fabbricare psicologie ad libitum per qualsiasi personaggio immaginato, da Adamo ad Amleto. Per uomini il cui senso di realtà è basato su una conoscenza comprovata e su una percezione della procedura richiesta per la verifica di ogni conoscenza, l'unica via razionale è quella di esaminare i racconti in questione come esaminano tutti gli altri problemi. Il risultato risulterà essere una scoperta che il problema in questione è semplicemente fittizio.

NOTE

[1] La lista, che è una lista lunga, include un romanzo medievale e una commedia elisabettiana (non preservata) di Samuel Rowley. La materia è stata approfondita in un saggio del dottor A. Luther, Jesus und Judas in der Dichtung (Hanau, 1910).

[2] Contro le Eresie, 1:31:1; 2:20:2-5.

[3] The Life of Jesus, 1926, pag. 212-213. “Io confesso”, scrive il signor Murry (prefazione, pag. 9), “che nemmeno un po' di critica avanzata della narrativa evangelica mi respinge come uomo e mi irrita come critico”. Si deve temere che egli trovi d'accordo su quel punto i suoi critici clericali. Nel suo ultimo trattamento, egli vacilla, come fece Renan, sulla sua teoria della storia di Lazzaro, e pone un “forse”.

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