martedì 1 dicembre 2020

«Il Quarto Vangelo» (Joseph Turmel) — 16) Il quarto Vangelo e Giustino

 (segue da qui)

7. — Il quarto Vangelo e Giustino.

Si è letto più sopra, (pag. 44) un elenco delle coincidenze tra Giustino e il quarto Vangelo. Aggiungo qui che è incompleto. Vi manca, da una parte, quel che è riferito al Verbo e, d'altra parte, la citazione di Zaccaria.

Giustino parla del Verbo architetto o incarnato nei seguenti testi, di cui alcuni coprono delle pagine intere o si estendono anche su più pagine: 1 Apologia 5:4; 12:7; 21:1; 23:2; 58:3; 63:15; 2 Apologia 6:3; 8:1, 3; 10:8; 13:3-5; Dialogo 56:4, 11, 22; 60:2, 4; 61:1; 62:1-4; 114:3; 127:1-5; 128:2-4; 129:1-4. Si sa che il preambolo del quarto Vangelo parla anche del Verbo.

Giustino cita il testo del profeta Zaccaria, 12:10, in 1 Apologia 52:11; Dialogo 14:8; 32:2; 64:7. Il Vangelo fa la stessa citazione in 19:37. Esaminiamo quelle coincidenze; e prima di tutto quelle che riguardano il Verbo.

Giustino crede nel Verbo, il Vangelo anche. Il Verbo di Giustino organizza il mondo ed esegue gli ordini di Dio di cui è il servitore. [1] Il Verbo del quarto Vangelo crea il mondo; è, dal principio dei tempi, presso Dio; porta lui stesso il nome di Dio. In Giustino, come nel Vangelo, il Verbo si fa carne. Che ci si rivolga a Giustino o al Vangelo, lo stesso vino ci è servito. Lo stesso come qualità; ma dal punto di vista della quantità la sproporzione è enorme. Qui c'è un bicchiere, là c'è un barile. E il barile avrebbe potuto riempire il bicchiere; ma è assolutamente impossibile che il bicchiere abbia riempito il barile. Giustino, che dedica al Verbo pagine e pagine, è, in parte, debitore a Platone e a Filone; ma non deve nulla al Vangelo. Al contrario, le poche righe che il Vangelo concede al Verbo potrebbero benissimo essere la versione condensata di Giustino. E questa è probabilmente la loro origine. Difficilmente si vede, in ogni caso, da dove vengono, se non da Giustino i cui libri circolavano da parecchi anni — l'Apologia da circa quindici anni — quando l'edizione cattolica del Vangelo è stata formata.

Passo a Zaccaria. Il Vangelo cita una volta (19:37), un testo di questo profeta in cui si tratta di gente che guarda un uomo trafitto. Giustino cita lo stesso testo quattro volte. Ma il Vangelo si limita a riportare le parole: «Vedranno colui che hanno trafitto», e il suo scopo è quello di provare che la ferita al costato di Gesù col colpo di lancia era stata predetta. Giustino persegue un altro obiettivo. Egli vuole provare da Zaccaria che, arrivato il giorno della parusia, gli ebrei, vedendo apparire sulle nubi il Cristo che essi hanno trafitto, saranno presi da dolore e rimpiangeranno, ma troppo tardi, il crimine che hanno commesso. Ciò che mette in rilievo, non è tanto il suddetto testo, quanto il suo contesto, nel quale il profeta parla di gente che si lamenta. Ecco ciò che si legge in Apologia 52:9-12: «Ed allora si pentiranno, quando non servirà più a nulla. Dal profeta Zaccaria è stato così profetato quanto diranno e faranno i popoli dei Giudei, quando Lo vedranno comparire nella gloria: Comanderò ai quattro venti di raccogliere i figli dispersi: comanderò a Borea di portarli ed a Noto di non far opposizione (qui Giustino mischia Zaccaria 2:6 con Isaia 43:5). Ed allora in Gerusalemme vi sarà gran pianto, ma non pianto di bocche o di labbra, bensì pianto di cuore, e lacereranno non i loro mantelli, ma le loro menti. Si batteranno il petto tribù con tribù. Allora vedranno colui che hanno trafitto (opsontaï eïs hon exekentêsan), e diranno: Perché, Signore ci facesti deviare dalla Tua via?» [2]

Giustino si è abbandonato sulla profezia di Zaccaria a delle meditazioni personali la cui materia non gli è stata fornita dal Vangelo. Sembra proprio, inoltre, che abbia scoperto lui stesso la profezia nella Bibbia e non l'abbia presa dal Vangelo. Insomma egli sarebbe qui completamente indipendente dal Vangelo, non sembra che fosse la ferita del costato di Gesù a ispirarlo. Lo ispirò realmente ? Cerchiamo di vederci chiaro nella faccenda. A quello scopo, vediamo se conosce la storia del colpo di lancia, se sa che il costato del Cristo è stato trafitto.

Nell'Apologia 35:5, Giustino cita il famoso verso del salmo 22 dove si tratta delle mani e dei piedi trafitti, e aggiunge: «Quella frase era la spiegazione dei chiodi infissi sulla croce, nelle mani e nei piedi di lui» (si veda ancora 38:4). Egli menziona il perforamento delle mani e dei piedi; lo prova con l'autorità dei salmi; non menziona il perforamento del costato. È l'occasione che gli è mancata? Lo si giudichi. Dopo aver parlato delle mani e dei piedi trafitti dai chiodi, aggiunge (35:8): «Dopo averlo crocifisso, i suoi crocifissori trassero a sorte la Sua veste e la divisero tra loro». E mostra in questo fatto (5) il compimento di un'altra profezia dello stesso salmo. Stesso spettacolo nel Dialogo 97:3, dove la citazione del salmo 22 è seguita da questo commento: «Quando lo crocifissero, conficcando i chiodi hanno forato le sue mani e i suoi piedi; inoltre quelli che lo crocifissero si divisero tra loro le sue vesti tirando a sorte...». Neppure qui il perforamento del costato col colpo di lancia è menzionato. Come credere che non abbia mai parlato di quella storia se l'avesse conosciuta, e che lui, il grande scopritore di testi profetici, non abbia collegato al colpo di lancia la profezia di Zaccaria ? Giustino non sa che il perforamento delle mani e dei piedi. E, quando lui prova da Zaccaria che gli ebrei, nel giorno della parusia, guarderanno il Cristo trafitto, non pensa che alle mani e ai piedi del Cristo.

Concludiamo. Giustino che ha letto il quarto vangelo, non ha letto affatto la storia del colpo di lancia e del costato trafitto. Questo resoconto non è stato inserito che dopo di lui nel suddetto vangelo. [3] Giustino ha probabilmente fatto lui stesso la scoperta della profezia di Zaccaria 12:10; [4] ma la impiega unicamente per provare che gli ebrei, nel giorno della parusia, saranno nella desolazione vedendo, al di sopra delle nubi e in un'apparizione trionfale, il Cristo di cui hanno trafitto le mani e i piedi. L'editore cattolico del quarto Vangelo ha probabilmente improntato il testo della profezia di Zaccaria all'Apologia di Giustino, 52:12. Quest'ipotesi ha un sostegno significativo nel fatto che il Vangelo e l'Apologia danno della profezia esattamente lo stesso testo (opsontaï eïs hon exehentêsan), il quale differisce significativamente dal testo che si legge nella bibbia greca.

NOTE

[1] Si veda Louis Coulange, Le Christ alexandrin, in Revue d'histoire et de littérature religieuses, IV, [1913], 337.

[2] Qui Gioele è mischiato a Zaccaria; ma il lamento di tribù con tribù è di Zaccaria.

[3] Ciò conferma il risultato ricavato per un'altra via; si veda pag. 49-51.

[4] La citazione fatta dall'Apocalisse 1:7 non sembra poter smentire quell'ipotesi.

Nessun commento: