martedì 1 dicembre 2020

«Il Quarto Vangelo» (Joseph Turmel) — 10) Il corpo carnale del Cristo

 (segue da qui)

PARTE SECONDA

SECONDA REDAZIONE DEL QUARTO VANGELO

Lo arricchisce. Il nuovo acquirente di una casa non ne vede dapprima che i vantaggi. Poi, a poco a poco, si rivelano delle carenze, degli inconvenienti, delle lacune che esigono dei ritocchi, dei complementi. All'utilizzo, parecchi punti deboli apparirono nel quarto Vangelo. Si percepì che i suoi discorsi di una così alta ispirazione e i suoi racconti di un ritmo così maestoso non solo si difendevano male dagli attacchi contro l'eresia marcionita, ma le sembravano essere qua e là favorevoli. Era necessario rimediare a quella situazione problematica. Da qui delle aggiunte destinate a spiegare il testo primitivo, a commentarlo, a chiarirlo, ma che, in realtà, l'hanno mascherato.

1. — Il corpo carnale del Cristo.

Le epistole giovannee denunciano con orrore degli uomini che si rifiutano di credere alla carne di Gesù. Quella gente ammetteva che Gesù possiede la divinità; ma pretendeva che quella divinità non ha assunto la carne per venire in mezzo a noi. È in quella negazione della carne che consiste il loro crimine. Crimine mostruoso: «Molti seduttori sono usciti per il mondo, i quali non confessano che Gesù Cristo venne nella carne. Quello (che pensa così) è il seduttore e l'anticristo» (2 Giovanni 7); «Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù (come venuto nella carne), non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo» (1 Giovanni 4:2-3); «Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo, non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue»; (1 Giovanni 5:6); i colpevoli presi di mira riconoscono che Gesù ha ricevuto il battesimo, ma non ammettono che sia realmente morto; l'acqua indica il battesimo di Gesù da parte di Giovanni, il sangue indica la sua morte reale. Dunque si è un anticristo quando ci si limita ad ammettere la divinità di Gesù e si respinge la sua incarnazione.

Come mai un autore così ansioso di mettere in rilievo la natura umana di Cristo ha potuto lasciarla altrove nell'ombra? Si dirà che non era tenuto a ripetere sempre dappertutto la stessa cosa. D'accordo. Ma doveva almeno sorvegliare le sue formule e mettersi in guardia dal fornire delle armi agli «anticristi», ai «seduttori» che egli denuncia qui con così tanta veemenza. Ora le seguenti professioni di fede, che si leggono in altri punti, non potevano che essere benvenute per i negatori dell'incarnazione, per tutti coloro che si credevano in regola con la fede, quando avevano proclamato la divinità di Gesù: «Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio» (1 Giovanni 4:15); «Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé ... Questo vi ho scritto perché sappiate che possedete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio» (1 Giovanni 5:10, 13). Come mai l'apostolo dell'incarnazione di Cristo non ha visto che egli improntava qui ai suoi avversari il loro stesso linguaggio? Ma non è precisamente lui che ci parla ora, ma piuttosto il portavoce degli «anticristi».

Ho appena discusso le epistole giovannee. Passo ora al vangelo. Esso racconta (19:34) che un soldato romano vedendo Gesù morto gli trafisse il costato con una lancia, e che ne scaturì del sangue e dell'acqua. Quel fatto del tutto naturale ci pare banale. Pure si è sorpresi di sentire il narratore garantire solennemente la realtà con quella espressione la cui equivalente non riappare da nessun'altra parte salvo nella nota finale: «Colui che lo ha visto, ne ha reso testimonianza, e la sua testimonianza è vera; ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate». Perché quindi attribuisce così tanta importanza ad un dettaglio che non ne ha alcuna per noi? Il testo di 1 Giovanni 5:6, che abbiamo appena incontrato, ci fa intravvedere la soluzione dell'enigma. Il sangue e l'acqua che il colpo di lancia ha fatto sgorgare sono la conferma da parte della storia dell'insegnamento didattico dato dall'epistola. Quest'ultima professa che Gesù non è venuto soltanto con l'acqua, ma anche con il sangue; che non si è limitato a ricevere il battesimo di Giovanni, ma che ha anche versato il suo sangue, che è morto realmente per noi. Il vangelo espone ciò che è accaduto. Quando il soldato romano si avvicinò alla croce, Gesù era già morto. Tuttavia si sarebbe potuto obiettare che fosse morto come morivano i fantasmi, che fosse morto in apparenza. Il colpo di lancia dissipa questo sospetto. Dal fianco di Gesù trafitto dalla lancia, del sangue colò con dell'acqua. Vi era del sangue a colare: prova che Gesù aveva un corpo carnale come il nostro, poiché un corpo etereo non avrebbe avuto del sangue. Ma forse quel sangue era artificiale? No, poiché se fosse stato artificiale, avrebbe avuto un colore vermiglio. Ora, con il sangue vi era dell'acqua a colare: prova che il sangue era putrefatto per la morte; dunque prova che questo sangue era della stessa qualità del nostro e che Gesù aveva proprio una natura umana in tutto simile alla nostra.

Il colpo di lancia, con ciò che ne segue, è quindi una storia apologetica, una storia destinata a confermare l'incarnazione di Gesù Figlio di Dio. Ma che viene a fare qui il testimone con il certificato di alta integrità che gli è consegnato? Quello è l'espediente al quale si ricorre quando si hanno delle riserve da combattere, delle diffidenze da sradicare. L'autore è alle prese con dei cristiani a cui si è predicata la dottrina del Cristo spirituale e che, se non hanno già dato la loro adesione, sono sul punto di darla. Lui dice loro: «Vi è stato del sangue a colare dal fianco di Cristo trafitto dalla lancia; del sangue mescolato all'acqua. Questo è ben certo, poiché la testimonianza del fatto è al di sopra di ogni sospetto. Non credete così al Cristo fantasma, e affrettatevi a ritrattare la vostra fede in lui se avete avuto la sfortuna di accordargliela. Non lasciatevi sedurre da questa dottrina di menzogna. Restate fedeli al Cristo incarnato. Ritornate da lui se lo avete abbandonato». Fa la guerra al docetismo.

Gli fa la guerra. Non ha dunque potuto favorirlo. Non è lui che avrebbe voluto dare a Cristo la percezione di un fantasma. Orbene noi sappiamo di testi nei quali il Cristo parla, agisce come un essere estraneo alle leggi dell'umanità: «Che c'è tra me e te, donna?»; «Voi siete dal basso; io sono dall'alto; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo»; «Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete»; «Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo». Tra questi testi e la storia del colpo di lancia vi è un abisso, l'abisso che separa la cristologia marcionita dalla cristologia cattolica.

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