venerdì 25 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELILa data di Marco

 (segue da qui)

5 — La data di Marco

L'argomentazione che precede è valida per il Vangelo di Marco? Un'analisi comparativa mostra abbastanza analogie, passi concordanti o paralleli, in Marcione e in Marco, perché sia impossibile contestare una derivazione. Ma resta ancora da vedere quale sia l'opera più antica, poiché Marcione avrebbe potuto utilizzare Marco prima di essere lui stesso ripreso nella composizione di Luca.

Stabiliamo dapprima un parallelo tra le due opere, per dimostrare la loro parentela. Questo quadro, probabilmente incompleto, sarà dato con i riferimenti a Marco:

— In entrambe le opere, Gesù appare adulto

— egli si stabilisce dapprima a Cafarnao e insegna nella sinagoga; stupisce, poiché le sue parole hanno autorità (1:21-22)

— guarisce un indemoniato (1:23-28)

— si stabilisce a Nazaret, ma non ha successo, poiché nessuno è profeta nel suo paese (6:4)

— egli chiama dapprima tre discepoli: Pietro, Giacomo e Giovanni (1:16-20)

— in spregio alla legge ebraica, guarisce un lebbroso toccandolo (1:40-45); poi guarisce un paralitico, che porta il suo letto sulle spalle (2:1-12), e gli perdona i suoi peccati 

— mangia con i pubblicani e i peccatori, cosa che indigna gli ebrei (2:15-17)

— abroga i digiuni (2:18-20) e si dichiara padrone del sabato (2:28)

— lascia la Palestina per recarsi a insegnare a Tiro e a Sidone (7:24 e 31)

— parabola del seme (4:3-9)

— per tentare Gesù, gli si annuncia che sua madre e i suoi fratelli lo richiedono, ma lui li rinnega (3:31-35)

— placa una tempesta (4:31-41), essendo padrone degli elementi

— espelle una legione di demoni dal corpo di un posseduto (5:1-20)

— guarisce una donna emorroissa (5:25-29)

— invia i suoi discepoli ad annunciare il regno di Dio (6:7)

— moltiplicazione dei pani e dei pesci (6:34-44)

— domanda: «Chi dice la gente che io sia?» Ma avendo Pietro risposto «Tu sei il Cristo», egli lo rimprovera (8:27-33)

— per salvarsi, ciascuno deve portare la sua croce (8:34)

— trasfigurazione (9:2-8)

— disputa tra i discepoli sulla precedenza: il più piccolo sarà il più grande (9:33-37)

— confronta i neofiti a «bambini» (10:15), come aveva fatto Paolo

— per avere la vita eterna, non basta praticare la legge: vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri (10:17-22)

— gli ebrei domandano un segno, che viene loro negato (8:11)

— parabola del lievito sul regno (13:33)

— Gesù abolisce il divorzio, che era stato permesso da Mosè (10:4-12)

— afferma che solo il Dio unico è buono (10:18)

— fa pagare il tributo a Cesare (12:13-17)

— risponde a una domanda riguardante la resurrezione, prendendo l'esempio di una donna che avrebbe sposato sette fratelli (12:18-28)

— si dichiara superiore a Davide (12:35-37)

— predice le catastrofi e l'avvento di falsi Cristi (12:13-23). Ma il cielo e la terra non passeranno prima che tutto non sia compiuto (13:30-32)

— Giuda lo tradisce (14:10) e anche Pietro lo rinnegherà tre volte (14:66)

— preso per un profeta ebreo, Gesù è oltraggiato dal sommo sacerdote (14:65). Gli si domanda se lui è il Cristo (ebreo, il Messia), lui protesta: «Voi lo dite» (14:61)

— viene condotto al «luogo del cranio», dove si trova il sepolcro di Adamo (15:22); il velo del Tempio si strappa (15:38) e l'oscurità invade la terra a mezzogiorno (15:33)

— le donne trovano il sepolcro vuoto e un angelo (due nell'Evangelion) dice loro: «Egli non è qui» (16:1-8)

Tante concordanze dimostrano la parentela tra le due opere. Ma quale è quella che ha preceduto l'altra? 

Il signor Weill-Raynal, — che ammette del resto che l'Evangelion ha preceduto Luca e Matteo —, crede di poter situare Marco prima dell'Evangelion. [86] La sua argomentazione principale si riassume in tre punti:

a) Si trovano nell'Evangelion dei passi che Marco non contiene (il 15° anno di Tiberio, il pasto con i farisei, il ricco malvagio e il povero Lazzaro, la comparsa davanti ad Erode), e «non si vede perché, se Marco avesse trovato questi passi in un Evangelion precedente, li avrebbe soppressi»; ma sarebbe necessario conoscere l'intenzione dello scrittore di Marco, e ciò resta un punto molto dibattuto.

b) Il metodo dei «doppietti» è favorevole ad una priorità di Marco: l'argomento sarebbe serio se Marco formasse un tutto omogeneo, ma non vale più nulla se vi si distinguono frammenti disparati, di cui alcuni possono essere antecedenti all'Evangelion in un adattamento successivo. Ma l'autore si è già riportato alla conclusione di Goguel: [87] «La priorità del Vangelo di Marco (in relazione a Matteo e a Luca) può e deve essere ammessa, con questa riserva, tuttavia, che quella priorità vale solo per il Vangelo preso nel suo insieme, e non necessariamente per ciascun dettaglio particolare».

c) Infine, l'Evangelion proviene da Antiochia, e «sembra improbabile che l'autore del vangelo di Marco, scritto a Roma secondo un'opinione generale, abbia utilizzato un Evangelion diffuso principalmente in Oriente». Ma tutto il cristianesimo viene dall'Oriente, e la stessa obiezione varrebbe per Luca; essa svanisce se Marco, come Luca, ha per scopo di soppiantare l'Evangelion già introdotto a Roma.

Queste argomentazioni mi sembrano dunque poco determinanti e cercherò, al contrario, di dimostrare che il nostro Marco, — nel suo stato attuale —, o perlomeno una parte di Marco, deriva necessariamente dall'Evangelion.

Bisognerebbe innanzitutto sapere a quando risale l'Evangelion. Esso è certamente antecedente alla data alla quale fu importato a Roma: nulla impedisce che sia esistito in Oriente persino prima del proto-Marco conosciuto da Papia intorno al 135. Se esso proviene da una fonte identica a quella del vangelo di Basilide, introdotto ad Alessandria intorno al 120, si è indotti a retrocederlo fino ai primi anni del II° secolo.

In secondo luogo, se il nostro Marco è molto più corto degli altri due sinottici, esso non differisce sostanzialmente: è stato scritto nello stesso spirito, cioè come arma nella lotta contro Marcione e gli Gnostici: ciò suppone una rottura già consumata, e ci riporta ancora al 150 circa. 

Infine, e questo è ciò che mi sembra più decisivo, se l'autore di Marco ha lasciato cadere (non sappiamo perché) dei passi che trovava nell'Evangelion, ne ha per contro trattenuti alcuni che provengono necessariamente da Marcione, poiché sono stati ribaltati contro di lui, esattamente come in Luca, e non potrebbero avere senso in una stesura precedente. 

Per esempio, solo l'antigiudaismo di Marcione può spiegare la sopravvivenza di queste immagini, diventate incoerenti con la tesi di un compimento della legge ebraica: «Nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio, non si mette vino nuovo in otri vecchi». [88] Il Cristo di Marcione poteva ben dire: «Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori», [89] dispensare dal digiuno, [90] proclamarsi padrone del sabato; [91] contrariamente alle prescrizioni della legge ebraica, poteva pure toccare un lebbroso, [92] operare guarigioni il giorno del sabato, [93] abolire il divorzio permesso da Mosè: [94] tutto ciò è all'opposto della legge ebraica, che il Cristo di Marco pretende tuttavia di realizzare e confermare. 

Delle espressioni incluse in Marco non hanno senso a meno che non li si confronta con l'Evangelion. Per esempio, il Cristo gnostico poteva rimproverare a Pietro di aver parlato male rispondendo «Tu sei il Cristo», ma non si capisce affatto perché, in Marco, quella risposta provochi ancora l'ira di Gesù, che proibisce a Pietro di ripetere ciò a chiunque, e lo insulta chiamandolo «Satana». [95]

Allo stesso modo, il Cristo di Marcione, che non aveva nascita terrena e discendeva dal cielo, poteva ben rispondere ai tentatori: «Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?» Questo rinnegamento, in Marco sarebbe odioso, se non fosse sprovvisto di senso: eppure vi è stato conservato. [96] Il Cristo di Marcione poteva ben proclamarsi superiore a Davide, ma come mai, in Marco, il discendente di Davide può dirsi il «Signore di Davide» ? [97]

Tutte queste espressioni, lo sappiamo, figuravano nell'Evangelion, dove costituivano un insieme coerente, opposto alla legge ebraica e alla filiazione davidica. Che siano passate senza correzione nel nostro Marco può sembrare sorprendente, ma è pur certo che il contrario non è possibile. 

Solo da Marcione può venire infine l'espressione, sprovvista di senso in Marco: «Nessuno è buono, tranne il Dio unico», [98] espressione che spiega Origene: [99] per gli Gnostici, il Dio supremo, chiamato talvolta anche «Dio unico», non è il creatore del nostro mondo malvagio, è un demiurgo inferiore che ha creato questo mondo; ma questo demiurgo non potrebbe essere chiamato «buono», è lui stesso malvagio come lo dimostra spesso il suo comportamento nella Bibbia. Solo il Dio supremo è veramente buono. Adorare il creatore biblico e chiamarlo «buono» equivale in realtà a commettere un grave errore e a schierarsi dalla parte del Male, della materia, delle tenebre. Può sembrare sorprendente che, in un sistema dualistico, il Dio buono sia definito unico; ma nella religione cristiana vi è anche un solo Dio... e Satana. I figli della Luce possono riconoscere la divinità di Belial?

Come si vede, Marco deriva necessariamente da Marcione, e non il contrario. Che ne sia stato ricavato prima degli altri due sinottici e che sia stato utilizzato dagli autori di questi ultimi è molto probabile. Ma la fonte primaria di tutti, nel loro stato attuale, è l'Evangelion di Marcione.

Che peraltro il nostro Marco contenga in aggiunta elementi antecedenti a Marcione, o che, in ogni caso, non provengono da lui, è quel che vedremo nel prossimo capitolo: ma si tratta allora di una delle fonti di Marco, non del Marco che ci è pervenuto, e che è posteriore al 150.

Se non fosse così, se Marco fosse stato scritto (a Roma) prima della rottura con Marcione nel 144, come mai Giustino non avrebbe conoscenza di un documento così importante ?

CRONOLOGIA — Si giunge quindi alla seguente cronologia approssimativa:

— nel 60 circa, prima stesura delle Epistole di Paolo;

 — nel 69, versione ebraica dell'Apocalisse;

— nel 95 circa, ripresa dell'Apocalisse da un certo Giovanni, che vi aggiunge i 3 capitoli iniziali;

- nel 130-135 circa, esistenza contemporanea dell'Evangelion di Marcione, di una versione rimaneggiata e ordinata di 10 epistole paoline, e di un proto-Marco conosciuto da Papia;

— nel 138-140 circa, Marcione rivela a Roma le 10 epistole paoline e l'Evangelion;

— nel 144, rottura con Marcione;

— tra il 150 e il 160, stesura dei sinottici, probabilmente Marco per primo, ma utilizzando tutti e tre i documenti preesistenti: l'Evangelion, il proto-Marco di Papia e il vangelo degli Ebrei;

— nel 160 circa, Giustino ignora ancora questi scritti;

— nel 170 circa, stesura del IV° Vangelo (?);

— nel 190 circa, Ireneo menziona per la prima volta i 4 canonici, di cui sembra possedere una versione ancora diversa dalla nostra;

— nel 200 circa, i 4 Vangeli sono elencati nel canone di Muratori, ma senza alcuna precisione quanto al loro contenuto.  

NOTE

[86] E. WEILL-RAYNAL, La chronologie des évangiles, Capitolo IV (Ed. Ration. 1968).

[87] Op. cit., pag. 16.

[88] Marco 2:21-22.

[89] Marco 2:17.

[90] Marco 2:19.

[91] Marco 2:27-28.

[92] Marco 1:41.

[93] Marco 3:2-4.

[94] Marco 10:4-12.

[95] Marco 8:30 e 33.

[96] Marco 3:33.

[97] Marco 12:36-37.

[98] Marco 10:18.

[99] De princ. 2:5:1. Ecco il testo di Origene: (Marcionitae) «velut proprie sibi datum scutum putant, quod dixit Dominus in evangelio: Nemo bonus nisi unus Deus pater, dicentes hoc esse proprium vocabulum patris Christi... Creatori bonitatis nullam Marcio dedit appellationem».

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