giovedì 24 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELIMarcione e Luca

 (segue da qui)

4 — Marcione e Luca

Verso la metà del II° secolo i cristiani non formano ancora una «Chiesa» unita, sono divisi in varie sette, tra le quali non si discerne ancora quelle che sarebbero diventate ortodosse, e quelle che sarebbero state condannate come eretiche. In particolare, gli Gnostici non sono ancora chiaramente separati dai «cristiani», con i quali entreranno in lotta dopo il 150. La prova ne è il fatto che degli Gnostici dichiarati come Marcione e Valentino saranno dapprima ammessi nella comunità cristiana di Roma, dove, secondo Tertulliano, Valentino per poco non fu eletto vescovo, benché insegnasse una dottrina che negava l'incarnazione, l'umanità e la passione del Cristo. La rottura con Marcione poi con Valentino segnerà l'inizio di una lunga crisi, nel corso della quale si affronteranno due pretese «tradizioni». Secondo l'una, Gesù, nato da una donna, dotato di un corpo carnale, avrebbe sofferto e sarebbe realmente morto su una croce; secondo l'altra, il Cristo, disceso già adulto dal cielo, non sarebbe stato che un Eone spirituale, la sua carne era della stessa natura di quella degli angeli, non avrebbe potuto né soffrire né morire, la sua passione restando puramente simbolica. La prima tesi finirà per prevalere, e diventerà il fondamento della dottrina che chiamiamo ora «cristiana»; ma la tesi opposta, benché respinta come eretica, rimarrà quella di varie sette dissidenti, di cui seguiamo male l'evoluzione, ma che continueranno a dirsi «cristiane», fino ai Catari.

Nella polemica, ciascuno invocava delle argomentazioni e una tradizione, ma Marcione solo sembra aver disposto, all'origine, di quel che si potevano considerare le prove scritte.

MARCIONE — Non sappiamo granché su questo personaggio, un «levantino», pare, prima del suo arrivo a Roma intorno al 138-140. Era uno Gnostico, venuto dall'Asia Minore. Ricevuto a braccia aperte nella piccola comunità cristiana di Roma, vi portò — oltre ad un dono molto apprezzato di 200.000 sesterzi —, tesori spirituali ancora ignoti ad essa.

Innanzitutto, una raccolta di dieci epistole attribuite all'apostolo Paolo. Tra esse figurava la grande Epistola «ai Romani», che quindi non era stata rivolta ai Romani di Roma, altrimenti non avrebbero mancato di conservare un documento così importante.

In secondo luogo, un'opera, chiamata «Evangelion», che raccontava la discesa sulla terra, la missione e la passione almeno simbolica del Cristo salvatore Gesù. 

Da dove veniva l'Evangelion? Benché comunemente chiamato il vangelo di Marcione, è certo che quell'opera non è stata scritta da Marcione, che del resto non ha mai preteso di esserne l'autore. L'aveva soltanto portata dall'Oriente, dove era probabilmente conosciuta, almeno negli ambienti gnostici.

Forse proveniva da un certo Cerdone, che fu il maestro di Marcione, e Cerdone era il condiscepolo di Satornilo, che fu il maestro di Basilide. Ma anche quest'ultimo aveva rivelato, poco tempo prima (intorno al 120-130), ad Alessandria un vangelo gnostico.

Ci si è domandato naturalmente se il vangelo rivelato da Basilide e quello che Marcione portò a Roma costituissero due opere distinte, oppure se si trattassero della stessa opera. L'identità potrebbe basarsi su una frase di Origene: «Queste cose sono dette contro i discepoli di Valentino, di Basilide e di Marcione, perché anche loro hanno questi testi nel loro vangelo». Ma ciò che sappiamo del vangelo di Basilide non concorda esattamente con la ricostruzione dell'Evangelion. Penso che si trattasse piuttosto di due opere dalla stessa ispirazione, alle quali si deve aggiungere «il vangelo di verità» scritto più tardi da Valentino, — insomma, qualcosa come tre sinottici gnostici. [75]

Ciò che sembra importante, in ogni caso, è che Cerdone e Satornilo erano Gnostici di Antiochia: tutta quella letteratura sembra dunque ben nascere ad Antiochia, culla del paolinismo, l'Antiochia da dove gli adoratori di un Cristo ricevettero il nome di «cristiani». Marcione si raccomandava peraltro all'apostolo Paolo.

L'Evangelion, portato da Marcione, fu a Roma il primo scritto conosciuto a Roma  di ciò che si può cominciare a chiamare una «vita» di Gesù. Ma ci è voluto qualche tempo per rendersi conto, come dirà un'epistola attribuita all'apostolo Giovanni, che «ogni spirito che confessa che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio» e colui che lo nega è un «anticristo». L'autore dell'epistola dirà anche: «di fatto già ora molti anticristi... sono sorti in mezzo a noi». Egli è quindi ben informato della scissione,  e del punto in questione, ma non sembra che invochi ancora, contro gli avversari, altri racconti evangelici (nemmeno quello di Marco).

Beninteso, l'Evangelion non ci è stato conservato dalla Chiesa. Ma l'opera conobbe un grande successo, e, dopo la rottura, imbarazzò così tanto i «cristiani» che, per lungo tempo e ancora nel III° secolo, gli autori si sforzeranno di confutarla. Per questo la citavano: riunendo le citazioni estratte dalle opere ortodosse, si è potuto ricostruire, in generale, l'Evangelion. Nulla ci assicura evidentemente che noi lo abbiamo nella sua interezza, ma l'essenziale ci è conosciuto.

Questo lavoro di ricostruzione, effettuato all'inizio da Harnack (in tedesco), poi in inglese, [76] è stato ripreso (in latino) da Couchoud. [77]

Vi apprendiamo, secondo Tertulliano, che l'opera cominciava così: «Nel quindicesimo anno del regno di Tiberio, al tempo del governatore Ponzio Pilato, Gesù il Cristo, figlio di Dio, discese dal cielo e apparve a Cafarnao, città di Galilea». Gesù comincia subito a insegnare nella sinagoga, «e tutti erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità».

Il riferimento storico iniziale forma ancora l'esordio del capitolo 3 di Luca. Ma ritroviamo Gesù alla sinagoga di Cafarnao, dove la sua parola ha autorità, solo nel capitolo 4, verso 31. L'espressione iniziale, in Luca, si apre solo sul deserto, e tutto ciò che figura tra 3:2 e 4:30 (battesimo nel Giordano, genealogia di Gesù, tentazione nel deserto, fallimento a Nazaret) è stato interpolato, al momento della fabbricazione di Luca, tra le due metà della frase dell'Evangelion.

Il Cristo di Marcione differisce per molti aspetti da quello dei vangeli canonici. Non è nato da una donna, appare tutto adulto (come nel Vangelo di Marco). A coloro che tentano di fargli confessare la sua nascita, risponde che non è nato, dice «Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli?». [78] Questi non è un essere umano, ha preso una «rassomiglianza di uomo», ma il suo corpo non è fatto della nostra carne decaduta, è simile a quello degli angeli. Se sembra soffrire, non è che una finzione. Alla fine, gli «arconti» vorranno farlo morire, ma un essere celeste non può morire. La sua resurrezione si spiega dunque del tutto naturalmente, poiché è immortale. Per meglio marcare la sua divinità, appare ai discepoli riuniti a Gerusalemme, istituisce un pasto a base di pesce ma senza carne e, dopo aver dato loro le sue istruzioni, sale subito in cielo la domenica della Pasqua, — come ciò si legge ancora nel nostro Luca. [79]

Infine, il Cristo di Marcione viene a portare un messaggio importante: il suo ruolo è di abolire la legge ebraica di Mosè. «Io sono venuto per abrogare la legge, non per adempierla» dice, poiché «nessuno cuce un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio, nessuno mette vino nuovo in otri vecchi». [80]

Del fatto che una tale dottrina sia stata accettata a Roma intorno al 140 si può esserne sorpresi, ma Marcione la basava su testi di Paolo che non figurano più evidentemente nella nostra versione delle epistole.

Si deve credere che vi furono reazioni ostili, poiché nel 144 sopraggiunse la rottura: Marcione fu escluso dalla comunità romana. Egli continuò nondimeno a predicare la sua dottrina, il suo Cristo celeste, e a fondare «chiese». Ma ciò che più preoccupava i Romani in quella polemica, è che non avevano testi abbastanza chiari da opporre a quello di Marcione. Furono quindi indotti a completare, a correggere, a rimaneggiare quelli di cui disponevano. Questo è esattamente ciò che ha constatato Celso: siccome si dubitava che Gesù «fosse venuto quaggiù in carne ed ossa» (§ 28), essi hanno «alterato a loro piacere, tre o quattro volte e anche più, il testo primitivo del vangelo, AL FINE DI CONFUTARE CIÒ CHE SI OBIETTA (loro)». ($ 20).

LUCA — La procedura più semplice consistette nel riprendere gli elementi essenziali dell'Evangelion, ma capovolgendoli in senso inverso. Per dare qualche credito a quella nuova versione, la si collocò sotto il nome del medico Luca, compagno di Paolo.

Il Vangelo di Luca, per una buona parte, è quello di Marcione rivoltato in un senso anti-gnostico. Per ben stabilire che Gesù è nato, si aggiunge un prologo sulla natività; l'«incipit» solenne sul 15° anno di Tiberio si trova così relegato all'inizio del capitolo 3, dove non si apre più su nulla: a quella data, l'Evangelion faceva discendere Gesù dal cielo, questo era un evento; in Luca, il 15° anno di Tiberio (espanso con alcune precisazioni storiche, probabilmente attinte da Giuseppe) non si applica più che alla voce udita nel deserto da Giovanni il Battista, il che rende davvero inutile la precisione nel tempo. 

Beninteso, Gesù è diventato un uomo vero: è rivestito da un corpo di carne, soffre e muore realmente. Ma tutto ciò che ha potuto essere conservato dell'Evangelion è stato sia riprodotto integralmente, sia corretto. 

Nella stesura attuale, i versi seguenti provengono dall'Evangelion: 

— il 15° anno di Tiberio (3:1)

— la pesca miracolosa (5:1-11)

— la chiamata dei dodici (6:12-16)

— la resurrezione del figlio della vedova (7:11-17)

— il perdono della peccatrice (7:36-50)

— la cattiva accoglienza in Samaria (9:51-56)

— la missione dei 72 (10:1), che erano solo 70 nel testo portato da Marcione;

— il buon Samaritano (10:29-37).

— Gesù trascura le abluzioni (11:38)

— parabola della dracma perduta (15:8-10)

— il ricco malvagio e il povero Lazzaro (16:19-30)

— guarigione di 10 lebbrosi (16:1-3)

— il regno di Dio è in mezzo a voi (17:20)

— preghiera del Fariseo e del pubblicano (18:9-14)

— episodio di Zaccheo (19:1-10)

— oltraggi dal sommo sacerdote (22:63-65)

— comparsa davanti a Erode (23:6-12)

— Apparizione ai discepoli di Emmaus (24:13-25)

— Apparizione ai 12 a Gerusalemme (24:36-43)

— missione agli apostoli e ascensione (24:44-53)

Tutto ciò che fa l'originalità di Luca, quasi tutto ciò che gli è proprio, proviene dal Vangelo di Marcione. 

Beninteso, nel nostro Luca sono stati anche incorporati elementi di altra provenienza, in particolare il prologo sulla natività, che non poteva figurare nel testo gnostico. Ma una parte importante di Luca è l'Evangelion, riprodotto o trasposto. 

Ciò permette di fissare una data piuttosto precisa per la stesura del nostro Luca: la rottura con Marcione ebbe luogo nel 144, ed è per opporsi al successo di Marcione, che continuava a insegnare, che si fece sentire il bisogno di un testo da opporgli. La stesura di Luca è quindi datata non prima del 150, se non un po' dopo. [81

L'autore del nostro Luca sa d'altronde che non è il primo a scrivere su questo argomento, che «molti» lo hanno preceduto (1:1). La parola «molti» [82] è importante, poiché non può designare soltanto Marco e Matteo, anche se questi gli sono anteriori (mi riservo per il momento quella questione): implica la conoscenza di numerosi vangeli precedenti, e siamo giustificati a includervi quelli di Basilide, di Valentino e di Marcione.

MATTEO — Di conseguenza si trova a sua volta datata la stesura del nostro Matteo, sensibilmente contemporanea a quella di Luca, soprattutto se si ammette, con Turmel, che Matteo «depura, chiarisce, corregge, espande» il testo di Luca. [83]

Anche in Matteo si è aggiunto un prologo sulla natività, ma esso proviene da un'altra fonte rispetto a quella di Luca.

Il Cristo di Matteo non viene più ad abrogare la legge ebraica, egli viene a compierla: [84] l'espressione è esattamente ribaltata.

CONTROVERSIE — Beninteso, la Chiesa non può ammettere la priorità dell'Evangelion di Marcione; essa sostiene, al contrario, che è Marcione che avrebbe «plagiato» Luca. Essendo importante quella questione, proviamo a vedere se si possa giustificare la priorità di Marcione in modo più solido di quanto l'abbia fatto con le argomentazioni già invocate.

Sappiamo che l'Evangelion fu portato a Roma da Marcione intorno al 138-140, quando Luca era ancora sconosciuto, sia da Papia in Oriente che in ambiente romano. L'analisi comparativa dei testi, come si è visto da parecchi esempi, è dimostrativa: si è sempre aggiunto a Marcione per formare il nostro Luca, si è interpolato nel mezzo delle sue frasi, si sono persino conservate le espressioni di Marcione che, avendo un senso preciso nell'originale, non ne hanno più alcuno in Luca. Del resto Marcione ha denunciato lui stesso i suoi imitatori, rimproverandoli di fabbricare, per opporli al suo, falsi vangeli, collocati per frode sotto il nome di personaggi apostolici (Matteo) o di tempi apostolici (Marco e Luca).

Loisy aveva già individuato, in Luca, due strati successivi; ma, non disponendo ancora della ricostruzione di Marcione, non aveva potuto identificare il primo. L'assenza di armonia nell'insieme di Luca è peraltro piuttosto caratteristica di un'opera composita, mentre il vangelo di Marcione forma, nella concezione di questo autore, un tutto armonioso.

Infine, se Marcione avesse soltanto plagiato Luca, come lo vorrebbe la Chiesa, come mai avrebbe misconosciuto gli altri due sinottici, di cui uno gli è precedente, l'altro sostanzialmente contemporaneo ? È un argomento invocato da Tertulliano, [85] che non ne vede la portata. Infatti Marco e Matteo avrebbero dovuto disturbare un Marcione plagiario, non meno, se non di più, di Luca.

Possiamo quindi concludere con certezza che l'Evangelion di Marcione è anteriore ai tre sinottici, e vedremo che, se Luca ha trattenuto la maggior parte del vangelo marcionita, Marco e Matteo lo hanno egualmente utilizzato.

NOTE

[75] Alfaric (Origines sociales du christianisme, pag. 301) pensa che l'Evangelion sarebbe stato introdotto a Roma da Cerdone, poco tempo prima l'arrivo di Marcione: quest'ultimo non avrebbe fatto che riprenderlo, aggiungendovi i suoi propri commentari in un'opera chiamata Antitesi. Il vangelo di Basilide fu rivelato a Roma da Valentino: esso è perduto. Quanto a «il vangelo di verità», sappiamo da Ireneo (3:11:9) che sarebbe stato composto «non molto tempo fa», esso è quindi molto posteriore all'Evangelion. 

[76] The creation of Christ, volume 2 (Il Vangelo secondo Marcione, pag. 317-423, Londra, Watts).

[77] Jésus, le dieu fait homme, pag. 163 ss. (note).

[78] Espressione passata nei nostri sinottici, dove essa non ha più senso (Marco 3:33, Matteo 12:48, Luca 8:21). 

[79] Luca 24:44-51.

[80] Espressioni egualmente passate nei sinottici (Marco 3:21-22, Matteo 9:16-17, Luca 7:36-38) dove esse sono in contraddizione con il compimento della Legge.

[81] È quel che ammette Weill-Raynal nella sua Chronologie des Evangiles (Ed. Rationalistes, 1968).

[82] Il testo greco dice proprio «molti» (polloi, numerosi). La traduzione solita «diversi» è una falsificazione volontaria. 

[83] In questo senso, Weill-Raynal, op. cit., riprendendo la dimostrazione di Turmel.

[84] Matteo 5:17.

[85] Adv. Marcionem, 1:3:4.

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