mercoledì 2 dicembre 2020

IL PUZZLE DEI VANGELIIl sincretismo cristiano

 (segue da qui)

I — Il sincretismo cristiano

I Vangeli canonici sono gli scritti sui quali si basa principalmente la religione cristiana; non possono quindi essere studiati al di fuori del cristianesimo, e sembra logico definire quella religione prima di analizzare i suoi libri.

Sfortunatamente il problema delle origini cristiane è estremamente complesso, e noi manchiamo di elementi per trarne una lezione definitiva. Su quella questione [1] a meno di una scoperta importante, dovremo a lungo accontentarci di ipotesi.

Secondo la Chiesa romana, seguita in ciò dagli ortodossi e dalla maggioranza dei protestanti, il cristianesimo sarebbe una religione rivelata e insegnata da un certo Gesù, che aveva predicato in Palestina ai tempi dell'imperatore Tiberio e fu crocifisso dal procuratore romano Ponzio Pilato. Dopo la morte del maestro, i suoi discepoli avrebbero diffuso i suoi insegnamenti e annunciato il suo ritorno glorioso. I Vangeli sarebbero i racconti autentici dell'insegnamento, della vita e della morte di Gesù, riportati da testimoni diretti o secondo le testimonianze contemporanee.

Tutto sarebbe semplice, se si potesse ammettere quella versione. Ma, trascurando per il momento il problema della data di stesura dei vangeli, si scopre che il cristianesimo non può essere considerato una dottrina nuova, apparsa in un tempo preciso della storia. Esso è un insieme molto composito, in cui si discernono elementi di provenienze diverse e in qualche modo contraddittorie. Come ci appare nei vangeli, il cristianesimo è un miscuglio, un «sincretismo» molto complesso.

Questo non è un fenomeno specifico alla religione cristiana. Altre religioni, anch'esse di origine orientale, apparse prima o dopo di essa, e che hanno tentato nello stesso tempo di conquistare il mondo sottomesso a Roma, erano a loro volta sincretismi. E il cristianesimo è loro così poco estraneo che ha derivato da queste religioni elementi essenziali: è, in qualche maniera, un sincretismo di secondo grado. 

Studiando la Chiesa primitiva, Guignebert constatava: «Questo clero presiede a riti più o meno direttamente mutuati dal giudaismo o dai Misteri pagani, ma perfettamente cristianizzati e rivestiti, almeno i principali, del misterioso potere magico che i culti segreti della Grecia e dell'Oriente avevano reso familiare agli uomini di allora. In altri termini, il cristianesimo è diventato una religione autentica, tra tutte la più completa, perché ha preso da tutte quel che avevano di meglio». [2]

Questo sottile sincretismo, un certo Gesù lo avrebbe concepito e insegnato? Certo, i riformatori religiosi — Zoroastro, Mani, Maometto, Calvino — si sono ispirati a dottrine preesistenti per farne una nuova sintesi, una interpretazione rinnovata. Ma nel caso di Gesù, non ci viene presentato per nulla questo fondatore come l'iniziato di una setta segreta, come un dotto erudito o come un mago: da dove il figlio del carpentiere avrebbe attinto la sua conoscenza dalle dottrine segrete dei misteri? Quale formazione gli avrebbe permesso di acquisire conoscenze così preziose, e i mezzi intellettuali per rinnovarle?

Il ruolo di Gesù, nell'istituzione del cristianesimo, rimane così sfumato che la maggior parte dei critici razionalisti, come vedremo, si sono divisi tra due soluzioni abbastanza simili: gli uni negano la sua esistenza storica, gli altri, pur accettando il fatto della sua crocifissione, si rifiutano di vedere in lui il fondatore di una religione, alla quale egli non servirebbe che da «pilastro» occasionale (e molto incoerente). 

L'argomento del «figlio del carpentiere» è invocato nei Vangeli [3] per dimostrare che Gesù ricevette un'ispirazione divina che eccedeva i limiti del sapere umano. Ma tutte le religioni invocano una rivelazione simile, e il razionalista non può ammettere quella affermazione senza prove. Egli sottolinea, al contrario, le contraddizioni e le lacune dell'insegnamento prestato a Gesù; egli constata che non c'è nessun bisogno di fare appello ad un intervento soprannaturale per spiegare la combinazione delle dottrine o delle sentenze, che esistevano tutte prima della nascita del cristianesimo; egli dubita persino che si possa discernere nei vangeli ciò che potrebbe provenire dall'insegnamento orale dato, molto tempo prima, da un uomo le cui parole ci sono trasmesse con così tante variazioni nella loro forma, oppure le circostanze di tempo e di luogo. Marco e Giovanni ignorano il lungo sermone della montagna che Matteo presta a Gesù, e Luca ne dà (in pianura) una versione piuttosto diversa.

Non basta attribuire un tale insegnamento ad un fondatore di nome Gesù, bisognerebbe comunque poter spiegare come, e a costo di quali distorsioni, sia venuto da noi: «Non c'è una sola delle sue parole di cui si possa dimostrare l'autenticità», confessava Bultmann. 

Ma c'è qualcosa di ancora più grave: alle origini, non esiste un cristianesimo, ma numerose sette, di provenienze geografiche e spirituali molto distanti, che si combattono. Si deve ammettere che, fin dall'inizio, gli ascoltatori del maestro avrebbero cominciato a interpretare così differentemente l'insegnamento ricevuto? Ma allora, cosa resterebbe della dottrina autentica e come scegliere?

Verso la metà del secondo secolo — epoca, come vedremo, in cui furono scritti i nostri vangeli — c'è una molteplicità inestricabile di sette, [4] di cui ciascuna pretende di legarsi ad una tradizione personale. Celso, autore pagano di uno dei rari scritti contro il cristianesimo, ci mostra, intorno al 175, quella religione divisa in sette rivali, «e ciascuno vuole avere la sua propria setta, PERCHÈ QUESTO FIN DAL PRINCIPIO ESSI CERCAVANO... ...Si scagliano gli uni contro gli altri gli insulti più tremendi, dicibili e indicibili; e non sono disposti a cedere di un palmo in direzione della concordia, tanto profondamente si aborriscono l'un l'altro». [5]

Il cristianesimo che conosciamo non comincia ad imporsi che al tempo di Ireneo, intorno al 190. Ancora per tutto il III° secolo, ai margini delle persecuzioni, resterà occupato dalle lotte del cristianesimo della «grande Chiesa» contro le sette rivali, qualificate eretiche, di cui potrà trionfare solo nel 325, al Concilio di Nicea, grazie all'appoggio dell'imperatore Costantino. Ancora nel IV° secolo, uno storico constaterà: «Non vi sono belve tanto feroci contro gli uomini, quanto lo sono i cristiani fra di loro». [6]

Sarebbe quindi molto utile poter tornare indietro nel tempo oltre il 150. Purtroppo i rari testi del I° secolo che ci sono pervenuti sono stati talmente rimaneggiati che è impossibile ricostruirne il contenuto primitivo. Nessuno di loro, in ogni caso, menziona Gesù e non sembra conoscere la sua esistenza. 

Vediamo l'apostolo Paolo, missionario di una comunità ad Antiochia (Siria), invocare una rivelazione mistica personale, e predicare un Cristo celeste. Constatiamo già l'esistenza di sette gnostiche, ciascuna avente una concezione del suo Cristo, ma che si dicono «cristiane» o che si tenterà di cristianizzare in seguito: tale è il caso di quella di un certo Simone, che non è il Simon Pietro dei vangeli, ma un altro contemporaneo di Gesù, [7] chiamato il mago o lo stregone, e da cui Ireneo fa derivare le principali «eresie»; ora abbiamo la prova che egli ha giocato un ruolo nelle origini cristiane dagli Atti degli Apostoli. [8] Si tenterà anche di cristianizzare Nicola, che si lega comunque alla Gnosi. Infatti la Gnosi, di cui avrò da ridire, esiste già, almeno nei suoi principi essenziali: dualismo, di origine iraniana, che attribuisce al principio del Male la creazione del mondo, e necessità per la salvezza di una «conoscenza» rivelata agli iniziati per mezzo di un personaggio celeste, che si chiamerà più tardi «Cristo». Ireneo sa che la Gnosi è precedente al cristianesimo, ma quali sono, alle origini, le loro esatte relazioni? 

Vediamo anche culti misterici, in apparenza così diversi come quelli di Adone, Attis, Iside, Mitra o Orfeo, [9] ai quali il cristianesimo ispirerà la sua dottrina della salvezza per mezzo del sacrificio di un dio «salvatore», e che risalgono ad una remota antichità. Sappiamo oggi che la setta ebraica degli Esseni si richiamava anch'essa ad un «legislatore», [10] che presenta con Gesù così tante analogie che ci si è potuto domandare se le due persone non si confondano. I vangeli stessi ci rivelano l'esistenza di una setta di Giovanni il Battista, in seno alla quale Gesù avrebbe tratto i suoi primi discepoli. [11] Vediamo in Bitinia, sotto la penna di Plinio il Giovane, dei «cristiani» che ignorano l'esistenza di Gesù e adorano un Cristo celeste, ma che non sono ebrei. Un autore cristiano (che si chiama Giovanni, ma che non è né l'apostolo Giovanni, né l'autore del IV° Vangelo), rimaneggiando l'Apocalisse ebraica, la rivolge a sette comunità di cui sottolinea le divisioni interne; le mette in guardia contro i Nicolaiti, che sono forse i discepoli di Nicola, ma più probabilmente i discepoli di Paolo. Sappiamo che esisteva un cristianesimo di Apollo, [12] poco conosciuto. Testi come l'Epistola agli Ebrei o l'Epistola canonica attribuita a Giacomo sono difficili da collegare ad una setta precisa, ma ignorano a loro volta Gesù. [13] Un certo Giacomo, probabilmente esseno, fu il capo di una comunità cristiana, prima che si cancellasse il suo ruolo per sostituirgli Pietro. E intorno al 125, l'imperatore Adriano chiama «cristiani» gli adoratori di Serapide!

Per quanto lontano nel tempo si risalga, non si trova mai un punto di partenza, ma al contrario fonti divergenti, senza che sia sempre possibile discernere il ruolo che ciascuna ha giocato. E, prima del II° secolo, non si trova mai un Gesù come fondatore. Molte di queste correnti, per contro, hanno preso nascita prima della nostra era, come la Gnosi, l'Essenismo, o ancora le sette neo-pitagoriche che, come quella di Pompei, sembrano avere qualche legame con il cristianesimo. 

NOTE

[1] Si consulterà principalmente, oltre al mio Fable de Jésus Christ (Editions Rationalistes, 3° edizione 1967); Georges ORY, Analyse des origines chrétiennes, Cahier Rationaliste 1963; Le Christ et Jésus, Ed. du Pavillon 1968; Prosper ALFARIC, A l'école de la raison  e Les origines sociales du christianisme, Editions Rationalistes; André RAGOT, Aux sources du christianisme, Cahier du Cercle E. Renan 1967.

[2] GUIGNEBERT, Le christianisme antique, Flammarion 1921, pag. 158.

[3] Marco 6:3, Matteo 13:55, Luca 4:22, Giovanni 6:42.

[4] Se ne avrà un'idea leggendo Ireneo, o i Philosophoumena di Ippolito.

[5] Discorso vero, trad. Rougier, Ed. Pauvert 1965.

[6] Ammiano MARCELLINO, Storie 22:5.

[7] Su Simone, si veda ALFARIC, A l'école de la raison, Ed. Rat., pag. 183 ss.

[8] Atti 8:13.

[9] Orfeo figura negli affreschi delle Catacombe.

[10] Il termine è in Flavio GIUSEPPE, Guerra Giudaica 2:8:10. 

[11] Giovanni 1:35-51.

[12] 1 Corinzi 3-4.

[13] Si veda WATSON, L'épître aux Hébreux, Cahier du Cercle E. Renan, 1965. 

Nessun commento: