venerdì 20 novembre 2020

IL CRISTIANESIMO SENZA GESÙLA GNOSI E I DOCETI

 

Capitolo III

LA GNOSI E I DOCETI

Alla lettura dei testi che ci sono pervenuti, si sarebbe tentati di sottovalutare l'importanza dei contributi gnostici nel cristianesimo: al momento del rimaneggiamento operato nel III° e IV° secolo in vista di difendere l'umanizzazione di Gesù, si ha attenuato ciò che contraddiceva quella nuova dottrina, si sono distrutti i testi gnostici, in breve si è cercato di farci dimenticare che il Gesù cristiano fu a lungo considerato come una semplice apparizione, una sorta di fantasma, un inviato disceso dal cielo già adulto, senza nascita, capace di camminare sull'acqua o di passare attraverso i muri. 

Ciò che complica ancora il problema, è che non c'è mai stata una scuola gnostica unificata, ma soltanto autori gnostici che si sono ispirati ad una tendenza generale, rielaborandola ciascuno alla sua maniera. Da questa dottrina generale, piuttosto confusa, non tratterrò che ciò che concerne le origini cristiane. 

Le origini della Gnosi sono sconosciute, probabilmente iraniane, ma adattate a vari ambienti, in particolare all'ebraismo. Conoscevamo male questa dottrina quando, molto fortuitamente, una scoperta, tanto importante quanto quella dei manoscritti esseni del mar Morto, ci ha messo in possesso di una quarantina di scritti gnostici provenienti da una biblioteca d'Egitto. [1] Questi testi, tradotti in lingua copta, risalgono al V° secolo della nostra era, ma riproducono testi molto più antichi.

D'altronde noi conoscevamo anche l'essenziale delle tesi gnostiche dalle confutazioni che ne hanno fatte gli autori cristiani:

 Ireneo, che si sforzò alla fine del II° secolo di confutare gli scritti dello gnostico Valentino, originario di Alessandria; sfortunatamente Ireneo ignora tutto delle origini della Gnosi, che gli fa derivare da Simone il Mago, contemporaneo dell'apostolo Paolo;

 Epifanio scrisse alla fine del nostro IV° secolo un trattato dedicato alle varie sette gnostiche, ma le sue informazioni tardive sono insufficienti; 

 Una curiosa opera intitolata Philosophoumena, che è stata a lungo attribuita a Ippolito, [2] ma che si tende a ritirargliela oggi in favore di un anonimo che l'avrebbe scritta intorno al 230: è un'enciclopedia di tutte le religioni o sette, ma ignoriamo da quali fonti abbia attinto.

Si comprende, vista la precarietà di queste informazioni, l'importanza della scoperta dei manoscritti d'Egitto. 

La Gnosi. — La parola greca significa «conoscenza», ma non si tratta della conoscenza scientifica: le informazioni che ci porta questa tesi provengono non dalla meditazione, ma da rivelazioni ispirate da un Essere superiore: «L'intelligenza umana non può sperare di pervenire da sola alla luce, poiché l'anima, imprigionata nella materia, ha bisogno dell'aiuto di un Essere superiore per accedere alla conoscenza». [3]

Vi si sente l'influenza di Platone, ma ciascun autore ricama su questa base comune e la arricchisce dei suoi sogni e della sua immaginazione. Ci saranno quindi tante «gnosi» quanti sono gli autori, ma tutti si sforzano di spiegare l'esistenza del male in questo mondo. Per combattere il Male è necessario conoscerlo meglio, il che presuppone una rivelazione dall'alto.

Gli Eoni. — La gnosi si basa sull'affermazione dell'esistenza, tra il Dio Padre e noi, di una moltitudine di divinità secondarie, le une benefiche, le altre malvagie. Questi Esseri intermedi spiegano come il Dio supremo possa agire sulla materia, grazie ad una gerarchia che va dal più etereo al più vicino alla materia. Questi Esseri tra cielo e terra, li si chiama «Eoni», dalla parola greca «aiônès» che designa le creature svincolate dal tempo, quindi eterne.

Non si mancherà di fare il confronto tra questa cosmogonia e quella della Bibbia, dove vediamo il cielo popolato da arcangeli, da piccoli angeli e  anche da demoni e da angeli ribelli. Questa analogia permetterà grandi concordanze tra la Gnosi greca e una Gnosi ebraica che si ritroverà nelle epistole di Paolo.

Per restare sul terreno greco, ogni gnostico immagina e descrive i suoi «eoni», ma alcuni  sono abbastanza comuni da poter essere considerati caratteristici. Cercherò di segnalarne i principali.

Il Logos. — Deriva da Platone, che ne faceva solo un principio razionale, il piano che aveva preceduto la creazione del mondo materiale. Sarà progressivamente personificato, fino al giorno in cui se ne farà il primo Eone, la prima emanazione del Dio Padre, di cui si dirà: «Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste». [4]

Avete riconosciuto l'inizio del IV° vangelo, dove si è soltanto tradotto «Logos» con «Verbo»

La Vita. — Il mistero della vita non cesserà di assillare eruditi e filosofi, e per lungo tempo si affermerà l'esistenza di un principio vitale, [5] ormai ridotto ad un'origine fisico-chimica. [6] Nella Gnosi, è difficile sapere se la Vita è distinta dal Logos. Il IV° vangelo dirà: «In lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini». [7]

La Sapienza. — Personificare la Sapienza divina è, per noi, un po' inaspettato, ma si tende a distinguere i vari attributi di Dio. Ciò che è più sorprendente è apprendere che questa sapienza divina può smarrirsi. La si ritrova, per esempio, nel corpo di una prostituta, che Simone il mago strapperà da un bordello di Tiro. Deviazione? Ma anche l'apostolo Paolo ammetterà che la Sapienza non è sempre molto... sapiente: «Noi predichiamo la Sapienza di Dio in segreto, quella che è nascosta, che Dio ha preordinato prima delle età per la nostra gloria,  che nessuno degli Arconti di questa età ha conosciuta: se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria». [8]

L'armonia celeste lascia a desiderare, ma vi ritornerò.

Il demiurgo, chiamato a volte Sabaoth o Ialdabaoth. Si sembra aver dimenticato che egli fosse in origine una divinità, poiché la Chiesa associa ancora a volte il suo nome a quello di Dio. [9] Tuttavia, egli non è che un'emanazione molto inferiore.

Zoroastro aveva già constatato che il mondo, questo mondo così imperfetto, non poteva essere stato creato da un Dio supremo, onnipotente, intelligente e buono. Si è quindi giunti ad ammettere che la creazione di questo mondo imperfetto non poteva che emanare da un «demiurgo» ignorante che si era fatto passare per il Dio supremo. Questa idea si farà strada a lungo, poiché la ritroviamo nel XIII° secolo della nostra era, nella dottrina dei Catari. [10]

Ma dal momento che la Genesi insegna che è Jahvé ad essere il creatore di tutte le cose, un conflitto era inevitabile con gli ebrei. Alla scuola di costoro, il cristianesimo rinuncerà al demiurgo. 

Il Cristo. — Abbiamo già incontrato questo personaggio, il cui nome significa «unto» (con olio). Se non è esclusivamente gnostico, è apparentato agli Eoni gnostici, dato che la Bibbia aveva subito forti influenze dall'ellenismo. Anche Paolo riterrà che l'unzione può essere puramente spirituale, quando scrive: «È dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e che ci ha unti», [11] che è solo un ricordo di Samuele. [12]

È ovvio che per consacrare il suo prescelto, il Signore non aveva bisogno di un olio materiale. D'altronde, siccome il Messia ebraico doveva discendere Davide, si è pensato probabilmente, in origine, ad un'unzione reale, ma non vi erano più discendenti del re Davide al tempo dell'imperatore Tiberio.

È curioso tuttavia constatare che il solo personaggio che avrebbe ricevuto un'autentica unzione, è il Maestro di Giustizia degli Esseni, che era sacerdote.

Gli Arconti. — Ecco ora gli Eoni malvagi. È a loro che l'apostolo Paolo attribuirà la morte del Cristo: «La nostra lotta non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i cosmocrati di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti malvagi che abitano nei cieli». [13

La parola «cosmocrati» si riferisce al potere attribuito agli Arconti di dirigere la marcia dei pianeti.

In tutta evidenza, nel dualismo iraniano, il dio del Male doveva avere, a sua volta, i suoi servitori: gli Arconti diventeranno, nella Bibbia e nel cristianesimo da essa ispirato, gli angeli ribelli condotti da Lucifero.

Tra gli scritti gnostici d'Egitto figura una Ipostasi degli Arconti, che racconta come i poteri soggetti al Demiurgo abbiano creato Adamo, poi la donna e il serpente tentatore: sono quindi gli Arconti e non Jahvè ad essere responsabili della colpa della prima coppia. Si vede come queste varie fonti si siano mescolate o influenzate a vicenda.

La discesa del Salvatore. — Che si chiami Logos, Cristo, Sapienza, l'Eone che interviene nel nostro mondo con una missione di salvezza deve scendere dall'alto. Si immagina allora che esista, tra la dimora ideale e la divinità suprema e il nostro mondo, una scala di mondi intermedi, ciascuno formato da una materia sempre meno sottile. In tutto si distingueranno sette cieli sovrapposti: ancora oggi, molti parlano del «settimo cielo» senza sospettare che questa espressione ha avuto un significato magico. Il settimo cielo è la dimora degli Esseri superiori: è di là che il LOGOS discenderà, e anche il Cristo.

Ma per arrivare fino a noi, il Salvatore dovrà attraversare i mondi intermedi, e ogni volta rivestire, almeno in apparenza, una forma sempre più materiale.

Una delle grandi controversie delle origini cristiane riguarderà la natura di quella «incarnazione». Per gli Gnostici, questa non sarà mai che un'apparenza: il Gesù di Marcione rivestirà ancora solo «un'apparenza di carne di peccato», [14] egli discenderà da adulto e apparirà nella sinagoga di Cafarnao.

Durante i primi tre secoli della nostra era, il personaggio disceso dal settimo cielo non sarà veramente incarnato, non avrà che un'apparenza umana. Un'espressione, che figurava in un'epistola di Paolo ma che ne è stata cancellata, diceva: «Se egli fosse stato veramente uomo, egli avrebbe cessato di essere dio».

Una controversia nascerà più tardi con i sostenitori di un'umanizzazione totale, e noi troviamo dei ricordi di quella controversia. È allora che si creerà il personaggio dell'Anticristo, [15] e questo avversario del Cristo, si dirà che è già «di questo mondo»: [16] «Molti seduttori sono apparsi nel mondo, i quali non confessano che Gesù Cristo sia venuto IN CARNE; questi è il seduttore, l'Anticristo». [17]

Alla fine i sostenitori dell'umanizzazione totale prevarranno, e si farà scomparire la maggior parte dei ricordi dei cristiani dei primi due secoli, per i quali il Cristo, personaggio celeste disceso dal cielo, non aveva né nascita, né madre, né vita materiale. Era il solo che conoscevano, l'Eone della Gnosi siriana che fu all'origine della Gnosi egiziana. Ma gli autori che ne parlavano sono per noi non più che dei nomi: Menandro, Satornilo, Cerdone, Cerinto...

Ma si avrà senza dubbio notato l'importanza della confessione contenuta nell'epistola attribuita a Giovanni: «molti» negavano che Gesù sia venuto nella carne. Quella controversia scoppierà a Roma nel 144 con gli gnostici Marcione e Valentino. Ne parlerò più avanti.

I doceti. — Un termine ha servito, alle origini, a qualificare coloro che sostenevano che il Cristo, essere divino, non aveva potuto realmente incarnarsi, che non aveva potuto rivestire che un'apparenza. Li si chiamavano i doceti (dal verbo greco dokéo che significa: avere l'apparenza, sembrare, apparire). È difficile, da questo punto di vista, distinguere i doceti dagli gnostici; tutt'al più si può dire che gli gnostici sono doceti più qualcos'altro.

Si sono chiamati i doceti il partito dell'«Apparenza». Non si tratta di un partito organizzato, ma di una dottrina che ammetteva delle varianti. Raggiunse il suo culmine con Marcione e Valentino, ma la rottura nel 144 della comunità romana con i doceti o gnostici portò al trionfo della tesi cosiddetta «realista», che umanizzò Gesù dotandolo di un corpo di carne. Il docetismo si estinse a poco a poco, e sarà definitivamente condannato quando si scrissero i due prologhi sulla natività di Gesù.

Scritti gnostici o doceti. — Tra gli scritti di origine gnostica o doceta che possediamo, si possono citare:

A — Il vangelo secondo Tommaso, che è più una raccolta di detti che un autentico vangelo: «È proprio con una Gnosi che noi abbiamo a che fare. I discepoli sono incoerenti... Gesù è tanto evanescente quanto quelli che lo circondano. Egli è il Padre e non è stato generato dalla donna (logion 15/28). Egli è la Luce e il Tutto da cui Tutto è uscito (logion 77/24/25). È dunque un Eone generatore del mondo... Impossibile scoprirvi la minima situazione vissuta né un personaggio reale...» [18]

Aggiungiamo che esso presenta l'originalità di escludere le donne dal regno di Dio... tranne Maria Maddalena, ma Gesù dice che la trasformerà in uomo (logion 114). 

B — I vangeli secondo Filippo, il vangelo di verità portato a Roma nel 140 da Valentino che sembra esserne stato l'autore; [19

C — L'Ascensione di Isaia, dove si trova la descrizione dei sette cieli, la discesa dell'inviato celeste, ecc.

Questo testo, di ispirazione gnostica, è importante, poiché ci informa sulla concezione che ci si faceva all'inizio della nostra era della costituzione del mondo celeste e della discesa dell'inviato celeste alla fine dei tempi, vale a dire, come annuncerà il vangelo di Matteo, per «questa generazione». [20] Georges Ory ha ben sottolineato questo riferimento: [21] «L'Ascensione di Isaia (9:13-17), che risale al I° e al II° secolo, contiene la predizione seguente: «Egli discenderà nel mondo alla fine dei giorni, il Signore che sarà chiamato Cristo dopo che sarà disceso e che sarà divenuto simile alla vostra forma e che si crederà che è carne e uomo... E il Principe di quel mondo ucciderà il Figlio di Dio  e lo sospenderà all'albero... ed egli ascenderà il terzo giorno con molti giusti». Noi teniamo là — e a quale data! — un puro mito che annuncia la venuta sulla terra al momento della fine del mondo di un dio che sarà preso per un uomo».

D — Il vangelo di Basilide, opera ormai perduta, ma che conosciamo per l'essenziale da Ireneo e Tertulliano.

La grande originalità del vangelo di Basilide era la soppressione della passione e della resurrezione: il suo personaggio, essendo immortale, non poteva né soffrire, né morire. Ne conservava solo l'Ascensione, il suo Gesù risalendo al cielo da dove era disceso. 

Ma al posto della Pasqua, creò un nuovo personaggio, un uomo di nome Simone di Cirene, che fu erroneamente crocifisso al posto di Gesù. La figura celeste, essendosi resa invisibile, si era fatta beffe, con questa sostituzione, degli Arconti che la perseguitavano. Simone di Cirene non sarà dimenticato nei vangeli, dove gli si farà solamente portare la croce di Gesù. [22] L'idea che Gesù non era stato crocifisso sarà ripresa nel Corano.

E — Si può aggiungervi l'Evangelion, portato da Marcione a Roma nel 140: è andato perduto, ma Couchoud ha fatto una ricostruzione secondo le citazioni tratte dagli autori cristiani che hanno cercato di screditarlo. 

F — Nicola. — Infine va menzionato lo gnostico Nicola, denunciato nei primi capitoli dell'Apocalisse a sette chiese cristiane, in particolare a quella di Pergamo, per metterle in guardia contro i Nicolaiti. Questo Nicola avrebbe dunque fondato una setta, avrebbe raccolto dei discepoli. Ben dimenticato oggi, egli dovette aver goduto di una certa reputazione, poiché ci è noto da altri testi.

Senza soffermarci alla condotta che gli presta Cipriano, tratteremo la dottrina che gli presta Epifanio, e la menzione che ne fanno gli Atti degli Apostoli, che lo considerano «proselita di Antiochia» (6:5), ma che nulla ci permette di considerare cristiano. È uno dei primi rappresentanti della Gnosi, che si svilupperà nel II° secolo in Egitto, ma che sembra avere avuto origine proprio in Siria con Simon Mago e Nicola, che l'autore degli Atti si sforza di annettere entrambi.

Perché l'autore dei primi capitoli dell'Apocalisse lo tratta da nemico? Questo è tutto il problema dei rapporti del cristianesimo con la Gnosi siriana. L'ho già spiegato nel mio articolo sull'Apocalisse: [23] «Uno dei tratti dominanti della Gnosi è di mostrare l'imperfezione della creazione e la necessità di riscatto del mondo materiale, destinato al male, mediante l'intervento, mediante la «discesa» di un essere celeste dai cieli superiori. Il dio della Bibbia si è proclamato a torto dio supremo, egli non è che un maldestro demiurgo, autore di un mondo fallito: l'esistenza del male è sufficiente a provare la sua impotenza. Per gli Gnostici, e in particolare per Nicola, il Salvatore deve discendere più in alto. Il Salvatore gnostico si oppone quindi al Messia ebraico, nonostante le influenze ebraiche passate nella Gnosi. In seguito, questo Salvatore gnostico sarà più o meno confuso con Gesù, ma nel I° secolo gli gnostici si oppongono ai cristiani, e soprattutto a quei cristiani che si rifanno all'Antico Testamento. Si tratta di due diversi dogmi di salvezza, opposti, tra gli altri. 

È quindi logico vedere l'autore cristiano dell'Apocalisse trattare i Nicolaiti da pericolosi avversari. Ciò che sorprende di più è che non ha nient'altro da opporre alle tesi gnostiche se non il Messia dell'Antico Testamento, è che non si sogna di dare alle sette comunità, per lottare contro i Nicolaiti, un'arma più efficace parlando loro del Cristo di cui Paolo aveva dovuto intrattenerli».

Prestiti cristiani alla Gnosi. — Questa questione è molto complessa, poiché dopo la rottura con Marcione nel 144, la maggior parte dei testi di ispirazione gnostica del cristianesimo primitivo sono stati distrutti, e i nostri sinottici sono stati scritti contro la Gnosi. Ma ne restano delle tracce e soprattutto l'inizio del IV° Vangelo: «In principio era il Logos, il Logos era presso Dio e il Logos era Dio. Egli era in principio presso Dio» (Giovanni 1:1-2).

Questo è puro gnosticismo, ma la traduzione di Logos con «Verbo» ci sottolinea questa analogia. Ma l'analogia si rompe quando il vangelo aggiunge «E il Logos si è fatto carne», il che può risultare solo da un'interpolazione posteriore alla rottura, poiché gli Gnostici non hanno mai immaginato di umanizzare il loro personaggio celeste dotandogli di una carne e di una nascita.

Se si scarta quella aggiunta (o quella interpolazione), le strette relazioni che esistono tra gli scritti gnostici e il IV° Vangelo sono state spesso segnalate: «Perfino se il vangelo di Giovanni non è gnostico, è un fatto che vi si trova un ritratto di Gesù il cui stile ricorda la mitologia gnostica. Se si domanda di che cosa tratta in realtà questo vangelo, una volta messi da parte le dimostrazioni del potere divino e i discorsi che spesso spiegano il significato nascosto di quelle dimostrazioni, se si eliminano allo stesso modo i cambiamenti di scena tra la Galilea e Gerusalemme, la risposta è ovvia: questo vangelo è la storia della discesa del Redentore inviato dall'alto dal Dio invisibile e sconosciuto. Egli discende dal cielo, e la sua apparizione sulla terra, sotto i tratti di Gesù, ha per conseguenza il giudizio del mondo e la disfatta di Satana, principe di questo mondo. Esaltato sulla croce, egli ritorna al cielo verso la casa celeste di suo Padre e, così facendo, apre la via ai suoi discepoli. Nessuno dei vangeli sinottici avrebbe potuto raccontare la storia in questa maniera. È una storia molto vicina a quelle che si sono riportate di Simone e di Menandro». [24]

L'influenza principale proveniente dalla Gnosi è la gerarchia degli Eoni, al vertice della quale prenderà posto un Essere Superiore (Logos, Cristo o Messia), emanato direttamente da Dio fin dall'origine del mondo. Questa sorta di semidio disceso sulla terra per svolgere il suo ruolo di salvatore è già il personaggio di Gesù Cristo alla vigilia del Concilio di Nicea, poiché il IV° Vangelo affermava già che «Il Logos era Dio». Questo era già l'abbandono dell'unità di Dio, che si completerà nel dogma della Trinità.

Jean Doresse pensa che è da Babilonia che la Gnosi avrebbe ereditato questa «esegesi multiforme di un mito derivato da Sumer, quello della discesa verso questo mondo... di una divinità salvifica che si immerge nel profondo degli Inferi per portarvi la rivelazione delle sorgenti celesti grazie alle cui acque l'umanità avrebbe potuto liberarsi dalla prigione carnale di quaggiù». [25]

Il cristianesimo primitivo è stato gnostico o docetico, lo sarà fino al 144, data alla quale opererà una conversione anti-gnostica.

Quanto al dogma della discesa agli Inferi, che figura ancora nel Credo cristiano, si tratta di un culto molto antico, derivato dallo spettacolo dell'immersione nelle acque del sole e della sua resurrezione: la dea Ishtar discendeva già agli inferi per tre giorni. 

Nei vangeli canonici, il salvatore Gesù sarà umanizzato, dotato di una nascita. Ma prima dell'anno 150, le influenze ellenistiche o gnostiche si confondono per dare l'immagine di un personaggio celeste, di un fantasma: «Allo stesso tempo degli apostoli, quando il sangue di Cristo non era ancora secco in Giudea, si assicurò che il corpo del Signore non era che un fantasma» (Tertulliano).

Questo personaggio, che si fa discendere dal cielo da adulto, senza nascita terrena, come lo si chiamava? Il nome che domina è tratto dall'Antico Testamento, è il «Figlio di Dio», ma questo appellativo non può essere di origine ebraica. È un'introduzione pagana nel mondo esseno. La filiazione divina sarà ripresa nel vangelo di Luca, o più esattamente nel prologo aggiunto a questo vangelo, quando l'angelo annuncia a Maria: «Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio... Egli sarà grande e sarà chiamato figlio dell'Altissimo» (1:31-32).

Ma prima gli si daranno ben altri nomi, e Watson si adopera ad elencarli: «Il nome generalmente ammesso fu Iesous Christos; esso ebbe un'importanza capitale. In lui si condensò l'idea divina o messianica sparsa in numerosi appellativi: Agnello, Pastore, Ichthus, Chrêstos, Logos (Verbo), Luce, Spirito Santo, Primogenito, Figlio dell'uomo, Nuovo Adamo, Metatron, Paraclito, Principe della Presenza, Unto, Eletto, Scelto, Messia, Germoglio o Radice, Giusto, Inviato, Figlio di Giuseppe, di Davide o di Levi, Shiloh, Gran sacerdote celeste, Servo, Sapienza, Amato da Dio, Illuminatore, Consigliere, Kyrios (Signore), Sôter (Salvatore), Sabaôth, Pantocrator (Onnipotente), Stella...». [26]

Ma tra tutti i titoli il più comune è quello di Kyrios (Signore), termine generale applicato a tutti gli dei salvatori o gnostici d'Egitto, di Siria o d'Asia Minore. [27] Nella Septuaginta, il nome di Jahvé è regolarmente tradotto con Kyrios. Dire che Gesù Cristo è «Signore» equivale a conferirgli una qualità superiore: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». [28]

Alla messa latina, si canta ancora Kyrie eleison.

Quanto all'Agnello, si tratta di una figura astronomica (la costellazione dell'Ariete), simbolo del secondo personaggio celeste: nell'Apocalisse, si dice «sgozzato fin dalla fondazione del mondo». [29]

Questa varietà di appellativi testimonia la diversità delle fonti che saranno fuse nel sincretismo cristiano.

La grande rottura del 144

Nell'anno 144, si svolse un evento destinato a influire sul futuro del cristianesimo: gli gnostici Marcione e Valentino, che erano stati accolti favorevolmente nella comunità romana, ne furono esclusi coi loro seguaci: primo esempio, destinato a delle frequenti ripetizioni, di una scomunica per divergenza dogmatica. Si noterà che essa proviene dalla comunità romana, che non aveva ancora alcuna autorità sulle altre comunità. 

Che cosa è successo? Non abbiamo dettagli sui dibattiti che hanno certamente preceduto l'esclusione, ma ne conosciamo almeno il motivo. Marcione e Valentino, testi alla mano, sostenevano che il personaggio divino chiamato Gesù Cristo non fosse che un'apparenza, un fantasma. I loro avversari volevano, al contrario, che egli sia stato un vero uomo, un essere di carne.

È la prima volta che vediamo manifestarsi quest'ultima corrente: fino al 144 i cristiani hanno vissuto nella fede in un Cristo celeste, ma hanno ignorato l'esistenza di un Gesù terreno.

Da dove proviene questa nuova corrente realista? Si possono darne due spiegazioni:

 da una parte, la comunità romana cercava di sbarazzarsi delle origini orientali del cristianesimo: c'è sempre stata incompatibilità tra le sottigliezze della teologia «greca» e quello che si può chiamare il realismo dei Romani; per costoro, gli Eoni della Gnosi e il misticismo di Paolo non erano digeribili, volevano qualcosa di più semplice, di più popolare; 

 d'altra parte, essi avevano sotto gli occhi le feste pubbliche della settimana santa di Attis, autorizzate fin dall'imperatore Claudio, e che si manifestavano con una grande solennità; ma vi si celebrava la morte reale del dio Attis, prima di celebrare la sua resurrezione; la morte apparente o simbolica del Gesù Cristo gnostico sembrava loro molto pallida accanto a quella del dio rivale: cosa significava la resurrezione di un essere che non era realmente morto? Volevano una vera morte affinché la resurrezione fosse manifesta. 

Non sappiamo come fosse composta, a quella data, la comunità romana, probabilmente non comportava molti intellettuali, ma una grande maggioranza di semplici, di poveri, nonché di schiavi raccolti nei bassifondi della capitale. Occorreva loro una religione più facile da capire: Gesù era veramente morto e veramente risorto, ciò era sufficiente per loro.

Non sappiamo come sia avvenuta quella rottura. Watson ha cercato di spiegarla, [30] e senza dubbio ha ragione nel complesso, ma a mio avviso egli non è così sicuro come dice sul fatto che il docetismo fosse condannato in anticipo. La bilancia mi sembra essere stata abbastanza equilibrata, fino a quando il conflitto non fu trasferito a Roma.

Quel che ne sia, ecco come Watson spiega la rottura: «... esistono dei gradi nel docetismo secondo la persistenza della «forma umana» attribuita all'Intermediario e alla densità della sua sostanza. In tutti i casi la sua realtà carnale proviene da una materializzazione temporanea adattata all'opera della Salvezza. Essa non ha nulla a che vedere con una nascita e una vita normale. 

Tuttavia, la corrente realista era destinata a prevalere. Infatti, per essere certo di recuperare il suo corpo, il fedele aveva interesse a credere che il Salvatore fosse perito in una carne identica alla sua e che fosse risorto materialmente. Se il corpo rigorosamente umano del Cristo era capace di riprendere vita, anche il credente poteva sperare di rivivere nella sua carne dopo la morte. La nozione di immortalità spirituale fu dunque soppiantata dal quella di resurrezione materiale, la sola che permetteva di recuperare la sua personalità originale.

Da qui un aumento della fede. Un movimento si profilò, che non si accontentò più dell'umanità momentanea e della resurrezione spirituale del Cristo, ma che impose la sua nascita umana, la sua normale vita biologica e le sue riapparizioni nella carne. Lo si fece nascere «da una donna» al fine di assimilarlo più completamente all'umanità, e benché Paolo non abbia mai sentito parlare di Maria né di Giuseppe»

Le conseguenze di questa rottura sarebbero state considerevoli. Il cristianesimo, dalla metà del II° secolo, si stava dividendo in due, e questa divisione tra l'Occidente romano e l'Oriente intorno a Costantinopoli (che presto sarà la nuova Roma) non cesserà di tradursi in ripetuti conflitti, prima della rottura definitiva che ancora dura. L'antica Roma riuscirà a stabilire il suo primato sul mondo occidentale, ma le chiese orientali le sfuggiranno senza speranza di riunificazione.

Il dissidio potrà essere risolto al Concilio di Nicea nel 325, con una nuova concezione del personaggio di Gesù, che, pur restando un uomo crocifisso, diventerà una delle tre persone divine: infine, si supererà la concezione gnostica. Ma la rottura tra l'Oriente e l'Occidente, dovuta ad una differenza culturale, linguistica e filosofica, resterà definitiva.

Certo, Marcione potrà ben fondare delle «chiese» che accettavano la sua dottrina, ma esse non riusciranno a sopravvivere a lungo. Egli sarà denunciato come l'Anticristo, [31] e non riuscirà a far ammettere, nemmeno in Oriente, che Gesù non è venuto «nella carne»; ma rimarranno sempre gravi divergenze, e ci saranno sempre più due cristianesimi, quello romano e quello orientale, che si pretenderà il solo «ortodosso» e si estenderà sulla Russia, in attesa della rottura con i Protestanti e gli Anglicani. 

Ben più, la corrente gnostica avrà sopravvivenze nelle sette occulte, di cui la più conosciuta sarà quella dei Catari.

Ma in questo conflitto la comunità romana poteva apparire sfavorita, poiché non disponeva di alcuna arma, di alcun testo da invocare: dovrà dunque fabbricarli. Essa si approprierà delle epistole di Paolo, rielaborandole, a volte fino a fargli dire il contrario del testo originale; ma soprattutto, sul modello dell'Evangelion, scriverà dei vangeli, i nostri sinottici. Vangeli contro vangelo, il numero prevarrà, e il tentativo di conciliazione del nostro IV° Vangelo, posto sotto il nome di Giovanni, arriverà troppo tardi per imporre il culto del Logos incarnato contro il piccolo Gesù così commovente nella sua mangiatoia, o la morte in croce del misero Gesù, tradito... dagli ebrei.

Infatti malgrado le loro differenze, la Chiesa romana e Marcione resteranno sempre d'accordo su un punto: tutto ciò, è colpa degli ebrei!

NOTE

[1] Si veda Jean Doresse, Les livres secrets des Gnostiques d'Egypte, ed Plon, 1959.

[2] Ippolito è conosciuto per essersi opposto violentemente ai vescovi di Roma, il vecchio Zefirino e lo scandaloso Callisto (211-222). È... il primo «antipapa» della storia, il che non gli ha impedito di essere canonizzato al pari dei suoi due avversari. 

[3] Serge Huton, Les Gnostiques, coll. Que sais-je?, n° 808.

[4] Giovanni 1:3.

[5] Si veda lo slancio vitale di Bergson in L'évolution créatrice.

[6] Si veda Ernest Kahane, La Vie n'existe pas, ed. rationalistes.

[7] Giovanni 1:4.

[8] 1 Corinzi 2:6-8.

[9] Si canta, nella messa latina: Sanctus, sanctus, sanctus deus Sabaoth, pretendendo che ciò voglia dire «dio degli eserciti». Ma il nome deriva dal Salmo 59 dove si legge: «Iahvé-Elohim-Sabaoth», espressione ripresa nei Salmi 80:5 e 84:9. Si tratta quindi di un'assimilazione a Dio. 

[10] Il conte di Tolosa Raimondo IV fu scomunicato per aver detto: «In questo mondo tutto va male, si vede proprio che è il diavolo che lo ha fatto». Ciò merita una crociata ?  

[11] 2 Corinzi 1:21.

[12] «Lo Spirito del Signore Jahvé è su di me, per questo Jahvé mi ha consacrato con l'unzione» (2 Samuele 23:2).

[13] Efesini 6:12.

[14] Espressione ripresa da Paolo: Romani 8:3. L'incipit della stessa epistola dirà il contrario: «nato dal seme di Davide secondo la carne»: l'epistola è stata rimaneggiata, e ci si è dimenticato di correggerla in 8:3.

[15] Sarebbe meglio scrivere: Anticristo, poiché questo avversario è «contro» il Cristo e non «prima»

[16] 1° epistola attribuita a Giovanni 4:3.

[17] 2° epistola attribuita a Giovanni 1:7.

[18] J. K. Watson, Le christianisme avant Jésus-Christ, pag. 283.

[19] Opera deludente, nonostante il titolo. «Pessima retorica, particolarmente vuota» (Jean Doresse, Les livres secrets des Gnostique d'Egypte, pag. 254).

[20] Matteo 24:34. 

[21] Georges Ory, Le Christ et Jésus, pag. 231.

[22] Marco 15:21; Matteo 27:32; Luca 23:26.

[23] Guy Fau, L'Apocalypse de Jean, in Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 36, 4° trimestre, 1962.

[24] Robert M. Grant, La gnose et les origines chrétiennes, ed. du Seuil, 1964, pag. 149.

[25] Jean Doresse, Origines de la Gnose, II, pag. 408 in Histoire des religions.

[26] J. K. Watson, Le christianisme avant Jésus, pag. 221.

[27] Charles Guignebert, Le Christ, pag. 196-197.

[28] Romani 10:13.

[29] Apocalisse 13:8.

[30] J. K. Watson, Le christianisme avant Jésus-Christ, pag. 228-229.

[31] 2° epistola attribuita a Giovanni (1:7): «Coloro che non confessano che Gesù Cristo è venuto in carne; questi è il seduttore e l'Anticristo». Tertulliano conferma che è proprio Marcione ad esservi intravisto (Adversus Marcionem 3:8).

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