giovedì 12 novembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZARevisione dell'opinione dei non credenti.



Revisione dell'opinione dei non credenti.

Eppure alla stragrande maggioranza dei non credenti, il presente studio domanda anche uno sforzo di revisione della loro opinione attuale sull'argomento. Si tratta di quella che con la loro conoscenza approfondita della materia si sono sforzati di precisare in Francia uomini come Loisy o Guignebert; essi sono i continuatori di Renan, ma, ad eccezione dello scherno, la loro dottrina non è fondamentalmente diversa da quella di Voltaire o dei pagani illuminati dell'antichità: essi pensano che Gesù sia stato un oscuro e sfortunato profeta della Palestina al tempo di Tiberio, crocifisso per ordine del procuratore romano Ponzio Pilato, e divenuto, a poco a poco, per la pia memoria dei suoi discepoli, che si è comunicata a circoli sempre più ampi, l'oggetto di culto dei fedeli in una delle religioni più importanti dell'umanità. Se i liberi pensatori insorgono contro il dogma dell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo, che pare loro un'inaccettabile scostamento dalle leggi della natura, se vi vedono, da parte loro, una pretesa delle chiese cristiane a far accettare come un miracolo realmente accaduto quello che loro considerano invece la deificazione di un uomo, devono rendersi conto che questa maniera di presentare la storia di Gesù non è meno ripugnante, per i motivi opposti, ai credenti cristiani. Si trova là un conflitto irriducibile, che non può risolversi se non si cessa di ammettere la realtà di una carriera terrena di Gesù al tempo dell'imperatore Tiberio.

Questo equivale a dire che si deve appoggiare pienamente quello che è diventato su questo punto un insegnamento ufficiale in Unione Sovietica ? La Pravda (Verità) di Leningrado ha pubblicato l'8 gennaio 1956 un articolo della signora N. Doubrovskaia sul Mito religioso della nascita di Cristo, in occasione delle festività natalizie. Vi si legge: «È provato in maniera inconfutabile dalla scienza che Gesù Cristo non è mai esistito. Non vi è stata, di conseguenza, la nascita del Cristo. La figura del salvatore sofferente che muore e risorge si è formata sotto l'influenza dei miti pagani relativi agli dèi della vegetazione».

Nessuno storico «indipendente» in Francia, non credente come Loisy o Guignebert, o credente come Goguel, nega, al nostro tempo, l'influenza dei miti pagani sulla formazione della fede in Gesù Cristo. Ma la presentazione che ne fa la scienza ufficiale dell'Unione Sovietica alle popolazioni di questo Stato è incompleta. L'originalità della religione cristiana è che si tratta di una propaggine di una religione a sua volta molto originale: quella del popolo israelita, che si era elevato progressivamente, nel corso dei secoli, dall'idolatria alla concezione di un Dio unico, eterno, e adorato senza alcuna rappresentazione materiale. Gli studi effettuati nel XX° secolo su documenti come i Testamenti dei Dodici Patriarchi o i Manoscritti del Mar Morto hanno rivelato una tendenza recente, — intorno al tempo della conquista romana, — verso una concezione di Dio più dolce, più vicina alla fragilità umana, nello stesso tempo in cui la «dispersione» degli ebrei nel mondo ellenico e latino mostrava ai propagandisti della religione israelita la necessità di denazionalizzarla per renderla accettabile ai pagani. Ma è dubbio che la fede cristiana sarebbe stata in grado di prevalere sulle altre religioni di salvezza, con le quali era in competizione, per diventare la grande fede consolatrice della miseria umana, se non fosse derivata da una religione che si basava su una tradizione antica e si esprimeva in un Libro, la cui dottrina, i cui racconti e le cui prescrizioni erano state fissate da lungo tempo. «La rappresentazione cristiana del Dio-uomo», ha scritto Couchoud, «è stata la più forte, perché è venuta per ultima e si è innestata sul tronco robusto del monoteismo ebraico». [25]

NOTE

[25] COUCHOUD, Jésus, Dieu ou homme ? (Nouvelle Revue Française, 1° settembre 1939), pag. 402. — Si veda LOISY: «Grazie alla trasformazione del Messia nazionale in Salvatore universale, fu il mistero ellenistico, innestato sul monoteismo ebraico, che superò la tradizione cultuale del giudaismo» (Les Actes des Apôtres, 1925, op. cit., Introduction, pag. 53).   

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