venerdì 13 novembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAPer la pace religiosa.



Per la pace religiosa.

La formazione del credo cristiano, così come ci sembra emergere dai testi, non sarebbe quindi né la deificazione di un uomo, come la espongono i critici indipendenti, né una semplice variante di molti culti orientali, il cui oggetto era un dio salvatore che muore e risorge, ma l'umanizzazione progressiva di una pura concezione religiosa, derivante dalla religione israelita, senza alcuna determinazione originale da un evento umano proveniente della storia. Se si accetta quella spiegazione come vera, perché emerge dai documenti e ci permette di conciliare in una maniera verosimile tutti i fatti conosciuti, non si ha il diritto di considerare che essa ci permette anche di conciliare tra loro opinioni che si oppongono le une alle altre con durezza? Mentre, per ragioni diverse, i non cristiani, gli israeliti, i musulmani o i liberi pensatori, rifiutavano di ammettere l'incarnazione storica di Dio in Gesù Cristo e vedevano in quest'ultimo un uomo divenuto Dio per l'adorazione dei discepoli e dei proseliti, i cristiani rifiutavano tale spiegazione, che sembrava loro offensiva. È dunque intorno alla personalità umana di Gesù che la battaglia di idee è iniziata e si è protratta fino ai nostri giorni. Se questa personalità umana è estromessa, la battaglia non ha più ragion d'essere; la contesa deve cessare, non per mancanza di contendenti, ma per mancanza di un terreno di contesa.

Dal momento in cui, infatti, sarà accettato da una parte e dall'altra che Gesù non è stato un uomo del tempo dell'imperatore Tiberio, crocifisso per ordine del procuratore Ponzio Pilato, ma un Dio fatto uomo da un credo religioso, i non cristiani, e in particolare i liberi pensatori, non si atterranno senza dubbio a questo credo, ma non avranno più alcuna ragione per lottare contro di esso. Infatti il libero pensiero è essenzialmente la separazione tra due ambiti, quello delle opinioni puramente spirituali, che sono di esclusiva competenza della coscienza individuale, e quello delle attività umane di natura intellettuale o sociale.

Dal canto loro, i cristiani dovrebbero riconoscere che una tale concezione ha una singolare nobiltà, poiché spiega la fede nel Figlio di Dio, fatto uomo e morente per la salvezza degli uomini, per mezzo di un puro movimento di idee religiose e mediante un'illustrazione dovuta ad un narratore straordinario, dove si incontravano le culture ebraica, ellenica e romana, vedendovi una delle creazioni più grandiose del genio umano.

Ci sottomettiamo al libero giudizio di tutte le conclusioni di questo studio, condotto secondo i metodi della scienza storica, come la si pratica nell'unico paese del mondo occidentale dove la storia religiosa stessa è insegnata da un'Università completamente laicizzata. Così compresa, questa concezione della formazione della religione cristiana, se la si crede scientificamente fondata, è di per sé di natura tale da portare alla riconciliazione tra cristiani e non cristiani, siano quest'ultimi religiosi o non credenti. Non odieranno una tale concezione che coloro che vivono nell'odio; dovranno accoglierla tutti coloro che sostengono la pace religiosa e che rispettano sinceramente, quale che sia, il pensiero altrui.

In questo campo delle idee religiose, dove le divergenze di opinione hanno così spesso, nel passato, gettato gli uomini in lotte sanguinose e mettendoli ancora gli uni contro gli altri, una tale spiegazione, se fosse ammessa, attenuerebbe gli antagonismi, avvicinerebbe gli spiriti, permetterebbe a tutti di comprendersi meglio e darebbe così una nuova e magnifica applicazione alle parole del Levitico della Bibbia (19:18), testualmente riprese nel Vangelo di Marco (12:31 e 33):

«Amerai il tuo prossimo come te stesso».

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