giovedì 5 novembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZACasi analoghi a quello di Gesù Cristo nella storia delle religioni.



Casi analoghi a quello di Gesù Cristo nella storia delle religioni.

Si può obiettare che lo studio ha condotto a dei risultati così strani, così opposti al «consenso universale» da dover comportare di per sé un elemento di diffidenza? In realtà, il caso non è così eccezionale come lo si potrebbe credere a prima vista.

Nel dominio della storia religiosa in primo luogo, il credo in un essere divino che si sacrifica per gli uomini e che risorge si ritrova in altre religioni, senza che si pensi di doverla collegarlo ad un evento umano di natura storica. Abbiamo esaminato più sopra l'obiezione fatta da Goguel a questo paragone tra la passione di Gesù Cristo e quella di un Adone, ossia che gli iniziatori di un tale credo non ne avrebbero situato la data ad un'epoca recente: appare che durante tutto il I° secolo dell'era cristiana, la carriera terrena di Gesù non era fissata nel tempo; quando il Vangelo di Marco, apparso intorno all'anno 100, ne ha determinato l'epoca, la distanza temporale dal governo di Ponzio Pilato era già abbastanza grande perché sembrasse appartenere ad un passato impreciso, tanto più che la repressione della rivolta ebraica del 1970 aveva provocato una sorta di rottura con l'epoca precedente. [1]

Così pure Padre Lagrange, nel suo libro sull'Orphisme, ha scritto sul modo in cui Firmico Materno aveva presentato il racconto dell'assassinio di Zagreo da parte dei Titani: «È un cristiano e, come molti altri, ivi compreso sant'Agostino, è un determinato evemerista» (vale a dire che pensa, come Evemero, che gli dèi della mitologia pagana siano stati degli esseri umani divinizzati dall'ammirazione degli uomini). «Egli riprodurrà quindi sotto la forma di una storia vera il mito che ha sentito raccontare come la causa del rito (e che ne derivava invece), a mo' di spiegazione. Noi non accordiamo alcun credito a questa storia, ciò va da sé, ma sta a noi riportarla alla forma del mito, e questo mito al rito di cui ha preteso di rendere ragione». [2]

Se non si fa più di un dramma umano, consumato ai tempi dell'imperatore Tiberio, il punto di partenza della religione cristiana, la spiegazione di Padre Lagrange del mito pagano di Zagreo ci aiuterà a comprendere la raffigurazione della carriera terrena di Gesù, come la si trova nei Vangeli. 

Senza dubbio si potrebbe contestare l'opinione di due eminenti storici delle religioni. Loisy, —riprendendo da par suo una parola del filosofo tedesco Nietzsche tedesco su Gesù: «Un fondatore della religione può essere insignificante. Un fiammifero, niente di più», — Loisy diceva, parlando dei miticisti: «Abbiamo di meglio da fare che confutarli. Se diventano troppo pressanti, domanderemo loro semplicemente: dov'è il fiammifero?» [3]

Allo stesso modo, Dupont-Sommer ha scritto a proposito del rapporto tra la nuova alleanza essena e il cristianesimo: «Dovunque la rassomiglianza ci obbliga o ci invita a pensare ad un debito, il debito fu fatto dal cristianesimo. Ma, d'altra parte, l'apparizione della fede in Gesù, — fondamento della nuova Chiesa, — non può spiegarsi facilmente senza l'azione reale, storica, di un nuovo Messia, che aveva riacceso la fiamma e concentrato su di lui l'adorazione degli uomini». [4

A queste affermazioni si possono opporre, come faceva Couchoud a Loisy, le «visioni» dei primi cristiani, quelle di Pietro, di Paolo, dell'autore dell'Apocalisse (analoghe a quelle di Maometto, fondatore dell'Islam): «Poiché occorre un fiammifero, eccolo». [5] Si può opporre la spiegazione data da Padre Lagrange a proposito dei miti pagani. Si può infine citare la dichiarazione di Guignebert, che credeva purtuttavia alla carriera storica di un profeta ebreo, Gesù, sotto Tiberio: «Io so che le idee nascono molto comunemente al di fuori dei fatti nel dominio della religione». [6

Tuttavia alcuni critici pensano che degli eventi storici hanno potuto essere utilizzati per la raffigurazione di miti. In particolare, nel caso di Gesù, George Ory, nel corso di diversi studi, ha enunciato l'ipotesi che il racconto dell'attività e della passione di Gesù abbia potuto improntare certi tratti alla predicazione e all'esecuzione di Giovanni il Battista, essi stessi già interpretati secondo un mito preesistente: [7] «Per quanto si debba rifiutare», pensa, «di far provenire un mito da un fatto di cronaca come la crocifissione [8]..., è altrettanto normale ammettere che un'interpretazione mitica abbia potuto innestarsi su un'esecuzione capitale, soprattutto se si tratta di un profeta conosciuto e venerato...». [9

È nella storia delle religioni che si trovano il maggior numero di personaggi, di cui la scienza moderna ha contestato l'esistenza passata. Questo è il caso per un gran numero di santi. Monsignor Louis Duchesne ha stabilito delle liste di vescovi in Francia all'inizio del medioevo, da cui ha rimosso parecchi santi, che erano tradizionalmente oggetto della venerazione dei fedeli. [10] Ma le storie nazionali presentano degli esempi analoghi.

NOTE

[1] Si veda più sopra, pag. 217-220.

[2] P. Marie-Joseph LAGRANGE: Les mystères: l'Orphisme, pag. 71 (nella Collezione: Etudes bibliques, Introduction à l'étude du Nouveau Testament, quarta parte. Critiche storiche, 1937). Il passo è citato nello studio di G. ORY, menzionato di seguito, pag. 227, nota 7, Jésus a-t-il été crucifié? (pag. 63).

[3] LOISY, De la méthode en histoire des religions (Revue d'histoire et de littérature religieuses, 1922, pag. 36-37), che cita F. NIETZSCHE, Wille sur Macht (Volontà di potenza), Aforismi, 178.

[4] DUPONT-SOMMER, Aperçus préliminaires sur les manuscrits de la Mer Morte, pag. 122.

[5] COUCHOUD, Le mystère de Jésus, pag. 76 e pag. 89.

[6] GUIGNEBERT, Jésus, Introduzione, pag. 51.

[7] Si veda Georges ORY, Jésus a-t-il été crucifié ? Cahiers du Cercle Ernest Renan, n° 6, 7 e 8 (1955), pag. 9, 13, 35-38, 62-63; Jean le Baptiseur, stessi chaiers, n° 10 (1956); La Samarie, patrie d'un Messie, stessi chaiers, n° 11 (1956); Le mythe samaritain d'Hélène, stessi cahiers, n°12 (1956). — Su questa questione, si veda anche più sopra, pag. 124.

[8] La spiegazione del termine di «fatto di cronaca» si trova in un altro passo dello stesso studio di ORY, Jésus a-t-il été crucifié ? (pag. 9), dove egli espone che al tempo dei primi cristiani, nelle province di popolazione ebraica governate dai magistrati romani, «il solo spettacolo, ininterrotto e frequente, delle crocifissioni-supplizi, aveva avuto ragione dell'immolazione sacrificale del dio sofferente, caduto in disuso».

[9] G. ORY, Jésus a-t-il été crucifié ? (pag. 37).

[10] Si veda Louis DUCHESNE, Falses épiscopaux de l'ancienne Gaulle, 1894-1899.

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