lunedì 9 novembre 2020

LA PASSIONE DI GESÙ: FATTO DI STORIA O OGGETTO DI CREDENZAI cattolici.



I cattolici.

Noi non siamo qualificati in alcun modo a presentare alla Chiesa cattolica un'opinione sulle conclusioni che può dare al nostro studio. Abbiamo ignorato le argomentazioni che essa può trarre dall'affermazione di una tradizione orale evangelica, la quale dipende a sua volta dall'affermazione di un credo. Tuttavia un eminente biologo cattolico ha scritto a Lione nel 1957: «Le nuove acquisizioni della scienza conducono a rivisitare non la fede stessa, ma le espressioni obsolete della fede», secondo «la concezione che ci si faceva del mondo in un dato momento». Proprio l'espressione antropomorfica degli atti creatori, le rappresentazioni popolari del paradiso terrestre, la distinzione cartesiana tra l'anima e il corpo sono formulazioni altrettanto transitorie e rivisitabili di realtà di fede, come lo sono la creazione, l'uomo prima e dopo il misterioso peccato originale, l'anima chiamata all'unione personale e atemporale con Dio. Tali revisioni di queste «pastoie della fede» sono ovviamente dolorose per un sacco di persone. È molto umano associare la nostra fede al contesto nella quale ci è stata donata, per quanto precario possa essere tale contesto. Comprendo quindi benissimo tutta la prudenza con cui la Chiesa si circonda per procedere, senza scandalizzare le anime semplici, a queste necessarie revisioni. Ma la fede è tanto più purificata quanto più è vicina a quella, così semplice e così diretta, che viene dall'autentico messaggio del Cristo». [16

Più recentemente, nel 1958, il superiore del Seminario della Missione di Francia ha dichiarato, nella stessa città di Lione: «La fede, oggi, deve tener conto dell'universalità del mondo della tecnica... La mentalità scientifica non è già, non lo sarà ancora di più domani, la mentalità comune nella quale confluiranno le particolarità etniche, locali, culturali, razziali e di altro genere? E perché quella mentalità non dovrebbe essere, alla metà del XX° secolo, ciò che è stata la romanità nei primi secoli, la portatrice preparata da Dio del Vangelo? Siamo con la Chiesa in movimento in un mondo in movimento. Stare con la Chiesa oggi, equivale a dare un insegnamento autentico. Non si tratta per noi di un'approssimazione, di un miscuglio falsificato; si tratta della Parola di Dio. Dio ha parlato agli uomini. Non ha voluto persuaderli prima di tutto col sentimento. Si è rivolto alla loro intelligenza. Dio ha recitato quella parte per farsi comprendere dagli uomini, da quegli uomini di oggi in particolare, così preoccupati della precisione e della verità, e che non possono lasciarsi convincere dai miti, per quanto consolatori, per quanto rassicuranti...». [17

Spetta quindi alla Chiesa di determinare in quali condizioni essa potrà operare — nei confronti di quello che il suo insegnamento tradizionale presenta come colui che ha riscattato l'uomo, col suo sacrificio,  dal «misterioso peccato originale» — una revisione simile a quella che uno studioso cattolico invita a compiere riguardo alla concezione stessa del peccato originale. Ciò tocca il campo delle scienze sperimentali; la Passione di Gesù fa parte del campo della storia. Beninteso, le regole che guidano la scienza storica non sono le stesse, la parola «probabilità» non ha lo stesso valore, la parte di incertezza dovuta alle impressioni e ai giudizi personali vi è molto grande; con queste riserve, essa può portare a conclusioni la cui accuratezza è verificabile.

Nel caso in questione, trattandosi del Vangelo di Marco, il più antico dei quattro Vangeli canonici, che sembra, innanzitutto, opporsi di più, tra i primi scritti cristiani, alla tesi esposta nel presente studio, chiediamo che ci si ricordi del giudizio di Padre Bonsirven: «Gli evangelisti volevano, non comporre una storia rigorosa, come la intendiamo oggi, ma stabilire uno strumento dimostrativo». [18] Continuando nella stessa via, «la Chiesa di oggi», secondo l'esortazione appena enunciata da uno dei suoi membri eminenti, non potrebbe scartare «un miscuglio falsificato», dare un insegnamento di «verità» e spiegare in quali circostanze è stato presentato uno «dei miti» più «consolatori», più «rassicuranti» che sia mai stato offerto agli uomini?

 Sarà egualmente lecito far osservare alla Chiesa che, se non vi è stata, sotto il governo di Ponzio Pilato, l'esecuzione di un profeta ebreo di nome Gesù, la posterità non può prendere in conto un tale evento? Nessuno, né individuo, né autorità per quanto sia elevata, ha il diritto di accusare di un simile omicidio la memoria di un popolo, poiché non è stato compiuto. 

NOTE

[16] Estratto di un articolo di P. CHOUARD, professore di fisiologia vegetale alla Sorbona, in un n° dei Cahiers d'études biologiques (Università cattolica di Lione), dedicato alle «Origini della vita sulla terra»: estratto pubblicato nel giornale Le Monde, 26 luglio 1957.

[17] Conferenza data a Lione l'8 marzo 1958 da M. le Chanoine MOREL, Superiore del Seminario della Missione di Francia, in presenza di Sua Eminenza il cardinale Gerlier: riassunto riprodotto in La Documentation catholique, 25 maggio 1958, colonne 688-690.

[18] Padre Joseph BONSIRVEN, Les enseignements de Jésus-Christ (1946), Introduzione, pag. 11 (citato più sopra, pag. 189).

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