giovedì 6 febbraio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «L'incarnazione»

(segue da qui)

L'incarnazione

Resta ancora un passo da fare, poiché il Pneuma, come il Logos al quale fu rapidamente assimilato, rimane un essere spirituale. Dicendo che il Pneuma è Kyrios (Signore), Paolo afferma qualcosa di molto più scandaloso per un ebreo, ossia che questo essere spirituale si sarebbe incarnato, avrebbe preso forma umana per diventare il Messia delle Scritture. Ora, il Messia, nella concezione ebraica, era proprio un essere umano, del seme di Davide.

L'assimilazione del Logos (o del Pneuma) con il Messia è estranea a Filone. Essa sarà realizzata solo nella seconda metà del II° secolo, e sarà affermato allora all'inizio del IV° vangelo: «In principio era il Logos, e il Logos era in Dio, e il Logos era Dio. Egli era in Dio in principio. Tutto è stato fatto PER lui (per sua mediazione)... In lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini». Fino ad allora, niente che Filone non avrebbe potuto scrivere, e vediamo come la filosofia alessandrina è penetrata nel cristianesimo. Ma il IV° vangelo va molto più lontano, quando aggiunge: «E il LOGOS SI È FATTO CARNE, e ha abitato fra noi, e noi abbiamo visto la sua gloria come Figlio unico del Padre». Questa incarnazione del Logos è un concetto totalmente estraneo al pensiero ebraico; non ha potuto vedere la luce se non in un ambiente in cui gli dèi si incarnavano, prendevano un corpo umano. Da dove viene? Certamente «dalla meditazione dei dotti sui testi o sui riti: queste sono le conclusioni dei ragionamenti della logica mistica». [1]

Questa idea non sarà peraltro accolta senza difficoltà, e per diversi secoli si discuterà per sapere se il Logos si sia realmente incarnato, se questo essere divino abbia potuto subire l'abbassamento alla condizione umana, soffrire e morire, oppure se, al contrario, tutto si sia limitato ad un'apparenza, o addirittura ad una sostituzione. Contro gli Gnostici, la Chiesa finirà per imporre il dogma di una Incarnazione  reale del Logos, e farà iscrivere nel Credo che Gesù è morto veramente sulla croce. Ma ci vorranno ancora altri due secoli perché questa dottrina, necessaria allo sviluppo popolare del mito, si imponga a Nicea. 

NOTE

[1] GUIGNEBERT: «L'évolution des dogmes» (Flammarion, 1910), pag. 193.

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