martedì 4 febbraio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «Le influenze filosofiche»

(segue da qui)

CAPITOLO VIII

LE INFLUENZE FILOSOFICHE

Fino ad ora, ho parlato solo dell'aspetto popolare del mito del Cristo, perché è apparso per primo. È sempre la fede popolare che fonda le religioni; i filosofi intervengono solo dopo, per consolidare e precisare i dogmi i cui fedeli si preoccupavano poco di assicurarne i fondamenti.

Non appena oltrepassò le piccole comunità di analfabeti e di schiavi per penetrare negli ambienti istruiti, il cristianesimo provò il bisogno di sviluppare la sua dottrina, di fronte al pensiero greco. È allora che degli uomini abituati alle speculazioni intellettuali crearono, intorno al mito di Gesù, un corpo dottrinale che si sforzava di essere coerente. Insisterò meno su questo aspetto del problema, perché è secondario nel tempo: l'elaborazione filosofica si è fatta su un mito già formato, che si trattava solamente di integrare. 

Il Logos

Ho già parlato, a proposito di Filone di Alessandria, della dottrina del Logos. Non voglio entrare qui negli sviluppi astratti: basterà ricordare che, secondo la dottrina elaborata dai neoplatonici, il Logos è un essere intermedio tra Dio e gli uomini, inferiore a Dio, poiché creato, ma che occupa nella creazione un posto speciale poiché creato per primo. Egli è il «Figlio primogenito di Dio», distinto da Dio ma investito di certi attributi della divinità. Non è lui che ha creato il mondo, perché non ha alcun potere proprio; ma è per mezzo di lui che Dio ha creato il mondo: è, insomma, un sostituto di Dio, avendo ricevuto l'intelligenza creatrice; è al tempo stesso la Sapienza di Dio (quella Sapienza che sarà, a sua volta, divinizzata dagli Gnostici) e il Soffio dello spirito divino.

Una tale concezione sfugge in qualche modo al pensiero razionale, ma si inserisce logicamente nelle meditazioni di un filosofo mistico e profondamente intriso di platonismo, come Filone.

Ora, questa concezione passerà al cristianesimo, e tenderà alla divinizzazione del Cristo (assimilato al Logos), che in origine era solo un essere inferiore a Dio. Le epistole di Paolo (nel loro stato attuale) fanno esplicito riferimento a questa trasformazione: «Per noi c'è un solo Dio, il Padre, DAL QUALE sono tutte le cose, e noi viviamo per Lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, PER IL QUALE sono tutte le cose, e PER Lui anche noi siamo» (1 Corinzi 8:6).

Nessun commento: