giovedì 13 febbraio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «Il sincretismo cristiano»

(segue da qui)

CAPITOLO IX

IL SINCRETISMO CRISTIANO

Nella misura in cui si confrontano e si analizzano i testi, ciò che appare più impressionante, è la molteplicità delle influenze che hanno concorso all'elaborazione del mito di Cristo. Se è impossibile determinare esattamente la data in cui queste diverse influenze si sono fuse in un culto autonomo, è tuttavia necessario cercare di tracciare un quadro della progressiva genesi del nuovo mito — in altre parole, di ricostruire la vera nascita di Gesù.

Il Cristo di Paolo

Nessun documento cristiano precedente alle epistole di Paolo ci è pervenuto: è dunque dal Cristo di Paolo che dobbiamo cominciare. Ma la comprensione di Paolo, così come si rivela a noi, non è una fonte pura. Perfino nel tentare di liberarla dalle contaminazioni successive del II° secolo, pare che comprenda almeno tre correnti mescolate, — trascurando per il momento quella che proviene dal giudaismo. 

A) In primo luogo, vi troviamo profonde analogie con altri culti del paganesimo ellenistico, soprattutto con quelli di Attis e di Mitra. Questi culti sono «misteri», ma anche la dottrina di Paolo si presenta proprio come la rivelazione di un mistero. Come gli altri dèi dei misteri, il Cristo di Paolo è un «Signore» (Kyrios) e un «Salvatore» (Sôter): Paolo dà per ispirazione questi due titoli eminenti al suo Cristo, esattamente come i fedeli di Attis o di Mitra li davano al loro dio. Come i suoi rivali, il Cristo di Paolo si è sacrificato per la salvezza degli uomini, e la virtù del suo sacrificio e della sua resurrezione è comunicabile per mezzo di un battesimo di rigenerazione.

B) La seconda influenza percepibile è quella dell'Essenismo. Certo, non si può essere certi che tutte le espressioni essene rilevate nelle epistole siano di origine essena. Nondimeno, i  rapporti di Paolo con l'essenismo sono manifesti, e ho spiegato come potevano provenire dalla comunità della «Nuova Alleanza» di Damasco. [1]

C) La terza influenza, quella della Gnosi siriana, si esprime soprattutto nel vocabolario: malgrado le probabili aggiunte di Marcione alle epistole, possiamo pensare che le relazioni di Paolo, ad Antiochia, con l'ambiente gnostico, e in particolare con Nicola, abbiano orientato in parte il suo pensiero. È probabilmente il vero Paolo che attribuisce agli Arconti il supplizio redentore del suo Cristo. 

È deplorevole il fatto che non possiamo seguire dalla loro origine ciascuna di quelle tre correnti: le troviamo già mescolate nei primi testi cristiani; sono ancora riconoscibili, anche se già riunite, e il modo in cui sono confluite ci resta sconosciuto. Nondimeno, siccome Paolo non è un creatore, ma un semplice propagandista, dobbiamo ammettere che la convergenza era già realizzata nella comunità di Antiochia, nel cui nome Paolo andrà a predicare questa complessa dottrina. È soprattutto ad Antiochia che è stata presa l'importante decisione di rivelare alla piena luce del giorno il mistero del Cristo, e di estendere a tutti gli uomini senza distinzione i benefici dell'iniziazione. Per i secoli a venire, Paolo resterà l'apostolo dei «Gentili», di tutte le nazioni: è difficile immaginare che avrebbe potuto prendere una tale iniziativa senza il consenso dei suoi mandanti.

NOTE

[1] Da notare, tuttavia, che Paolo ignora il libro di Enoc e la nozione del  «Figlio dell'uomo».

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