martedì 14 gennaio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «Un gruppo esseno ?»

(segue da qui)

Un gruppo esseno?

Quest'ultimo tratto evoca irresistibilmente le comunità essene. Ma ecco una conferma ancora più precisa: nel capitolo 5 degli «Atti» vediamo che una coppia, Anania e Saffira, dopo aver venduto un campo, non ha restituito alla comunità che una parte del prezzo e ne ha conservato l'eccedenza. Se si trattasse di un dono volontario, non vi sarebbe alcun reato; ma, secondo la regola essena, era un reato grave. Ora, vediamo che, per aver conservato una parte di ciò che apparteneva loro, Anania e Saffira sono puniti con la morte  (Atti 5:1-10): un tale rigore può avere un significato, al di fuori della regola essena? 

Ecco quindi la chiave del silenzio di Giuseppe su questa comunità: praticando la religione ebraica, molto rigorosa sull'osservanza del sabato e dei digiuni (come gli Esseni), praticando i pasti in comune (come gli Esseni) e soprattutto la comunione integrale dei beni (fatto esclusivamente proprio degli Esseni), in che modo Giuseppe la avrebbe distinta da quelli Esseni, di cui ci parla a lungo?  

Secondo lo stesso Paolo, tre persone la dirigono, e sappiamo che le comunità essene erano dirette da tre persone. Non vi è menzione, in Paolo, quando egli viene a Gerusalemme, né dei dodici apostoli, né di una qualunque preminenza di Cefa-Pietro. Proprio al contrario, quando Cefa si lascerà andare fino a mangiare con dei non-circoncisi, due inviati di Giacomo lo richiameranno all'ordine, e Cefa si piegherà come un bambino colto in fallo (Galati 2:12-13). Questo non è l'atteggiamento di un capo, ma di un uomo sottomesso ad una regola.

Così la comunità primitiva di Gerusalemme ci appare esattamente simile alle comunità essene. Non si ha da nessuna parte l'impressione che qualcuno vi abbia conosciuto Gesù, ma molti di più vivono nell'attesa del Messia sperato. Come Paolo, alcuni sono stati privilegiati da visioni, da ispirazioni, ma il Cristo che si è così rivelato loro differisce da quello di Paolo: non si poteva dubitarne. Il conflitto fu violento, a giudicare da Paolo; probabilmente, malgrado la tardiva sistemazione dei testi, nessuna conciliazione fu possibile. E Paolo ripartì a predicare il suo Cristo.

Ma che ne è della comunità di Gerusalemme?

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