venerdì 10 gennaio 2020

La Favola di Gesù Cristo — «L'espansione del giudaismo»

(segue da qui)

CAPITOLO V

L'ESPANSIONE DEL GIUDAISMO

L'esistenza di elementi ebraici nella leggenda di Gesù è evidente; ma è d'altronde noto che gli ambienti ebraici hanno generalmente ripudiato il cristianesimo. Senza dubbio, il conflitto aspro non sorgerà che più tardi, ma dalla sua origine il mito di Gesù contiene già troppi elementi estranei alla mentalità ebraica perché il cristianesimo possa essere considerato come derivato direttamente dal giudaismo ortodosso, e soprattutto da quello di Gerusalemme: la formazione a Gerusalemme del mito di un Salvatore (Gesù) simile a quelli del paganesimo è improbabile.

Ma questo non è proprio ciò che ci insegnano i testi: è in Siria, e non in Palestina, che si è formato il mito del Cristo. Allora, perché questo mito rimane così permeato dal messianismo ebraico, perché il Salvatore Gesù rimane il «Figlio dell'uomo» della visione di Daniele? L'unica risposta plausibile, anche se non avessimo dei testi per sostenerla, resterebbe la seguente: perché il mito del Cristo si è formato in un ambiente ebraico corrotto, permeato di paganesimo, e questo ambiente non può essere quello di Gerusalemme, ma quello della «diaspora». Il Cristo paolino deve proprio essere uno «scandalo per gli ebrei», come proclama Paolo, sia per i farisei di Gerusalemme che per gli zeloti ferocemente nazionalisti. Sarebbe anche «follia per i gentili», almeno per i pagani estranei all'ebraismo. La fusione di elementi pagani e di elementi ebraici nel mito del Cristo suppone l'esistenza di un ambiente preparato ad accettare questo nuovo sincretismo, di un ambiente mezzo pagano e mezzo ebraico: sarebbe senza dubbio difficile postulare l'esistenza di un tale ambiente, se non ne conoscessimo l'origine, se non sapessimo che esisteva, principalmente in Siria, ma anche a Roma e in Egitto.

Cercherò quindi di mostrare, in primo luogo, che il mito di Gesù non viene dalla Palestina, in secondo luogo, che si è formato in una comunità ebraica di Siria fortemente intrisa di paganesimo. Non resterà più da spiegare se non la frattura successiva che si è verificata tra i cristiani e quelli ebrei della «diaspora», pur così disposti a riconoscere il Messia-Salvatore Gesù.


1°) LA COMUNITÀ DI GERUSALEMME


La tradizione cristiana si sforza di appellarsi alla prima comunità cristiana che sarebbe esistita a Gerusalemme, quella dei primi discepoli di Gesù: è comprensibile che provi questo bisogno. Tuttavia, questa filiazione appare piuttosto artificiale alla luce dei testi. 

Esistenza

Prima di tutto, questa comunità cristiana primitiva di Gerusalemme è esistita? Si potrebbe dubitarne, perché Flavio Giuseppe non ne parla, e gli scrittori cristiani non ne sanno nulla. 

«Ciò che sembra molto più grave per noi dell'ignoranza dei pagani e degli ebrei riguardo alla prima storia cristiana, è l'ignoranza degli stessi scrittori cristiani... Non appena si studiano, per esempio, gli apologeti del II° secolo, ci si rende conto che non sembrano saperne nulla di più rispetto a noi... Eusebio, che all'inizio del IV° secolo, disponeva senza dubbio di tutto ciò che l'Oriente greco conosceva ancora dei libri, nelle biblioteche di Gerusalemme e di Cesarea, non ci fa scoprire quasi nulla sulle origini che noi non sapessimo già. Eppure egli leggeva ancora le opere di Papia di Ierapoli». [1

E come spiegare il silenzio di Giuseppe? Infatti è un fatto molto sconcertante che Giuseppe, se non parla di Gesù, ignora anche i suoi discepoli: come mai l'esistenza di una comunità cristiana avrebbe potuto sfuggire a questo storico minuzioso, soprattutto quando essa sarebbe stata l'unica a Gerusalemme, a raccomandare di pagare il tributo a Cesare, che è proprio la posizione dello stesso Giuseppe? Come mai Pietro, Giovanni e il loro gruppo avrebbero potuto sfuggire all'attenzione di uno storico che conosce tutti i piccoli agitatori locali, che si accinge a descriverci le varie sette dell'ambiente ebraico? Che Gesù sia passato inosservato, è già improbabile; ma che la prima comunità cristiana sia egualmente ignorata da Giuseppe, ecco un fatto che esige una spiegazione.

NOTE

[1] GUIGNEBERT: «Le Christ», pag. 18.

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