giovedì 5 dicembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Le fonti pagane: i culti misterici»

(segue da qui)

CAPITOLO II

LE FONTI PAGANE: I CULTI MISTERICI

Riservando per il momento la questione di sapere come delle influenze pagane abbiano potuto penetrare nel cristianesimo, cominciamo col mostrare che esse vi hanno, di fatto, penetrato. 

L'incarnazione

Nel secolo di Augusto, l'idea che un dio possa incarnarsi, prendere un corpo umano, appare a tutti gli ebrei offensiva per la divinità: così tanto che non la ammetteranno mai. Si leggono, certo, ancora nell'Antico Testamento alcune rozze espressioni che evocano delle materializzazioni di Jahvè, ma le si interpreta simbolicamente. Per gli ebrei, Dio è trascendente e non potrebbe decadere alla condizione umana. 

Per contro, le incarnazioni abbondano nella mitologia pagana, c'è a malapena bisogno di ricordare tutte quelle di Demetra, di Zeus, di Apollo, di Dioniso. Gli dèi antichi prendevano volentieri forma umana per mescolarsi ai mortali, rivestivano già in Omero una «rassomiglianza d'uomo», come si dirà di Gesù. A volte, essi si univano ai mortali per generare degli eroi: Gesù, figlio di una mortale e di un dio, non  differisce su questo punto da Ercole o da Perseo. 

Egli rassomiglierà loro ancora di più, quando lo si farà nascere da una vergine: il mito di Maria non impressionerà i greci, che sapevano come Perseo era nato dalla vergine Danae, ancor meno i siriani o gli egiziani; ma scandalizzerà gli ebrei, per cui il Messia doveva essere materialmente del «seme» di Davide.

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