mercoledì 11 dicembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il culto di Mitra»

(segue da qui)

Il culto di Mitra

Ma nessun culto è tanto simile al cristianesimo quanto quello di Mitra, semi-dio iraniano che, a partire da Pompeo, si era diffuso in tutto il Mediterraneo orientale prima di invadere l'Impero romano. Se ne sono trovate tracce nella Valle del Rodano, a Strasburgo e persino a Londra. Favorito dagli imperatori, soprattutto da Commodo, diffuso dai soldati (è un culto di uomini), per poco non riuscì a divenire la religione ufficiale e a soppiantare il cristianesimo: «Se il cristianesimo fosse stato fermato nella sua crescita da qualche malattia mortale, il mondo sarebbe stato mitriatico», diceva Renan. [15] Soltanto, la conversione (più o meno interessata) dell'imperatore Costantino farà pendere l'equilibrio in favore di Gesù, proprio perché si trovavano nel suo culto un buon numero di elementi che avevano già causato il successo di Mitra: non a caso i fedeli di Mitra accuseranno i cristiani di plagio.

Esisteva una sorta di vangelo che raccontava la vita terrena di Mitra, la sua infanzia, la sua lotta contro le potenze del male, l'ultimo pasto che prese coi suoi discepoli, la sua morte e la sua ascensione gloriosa. Questo testo, beninteso, non ci è pervenuto, ma diversi autori ne parlano: [16] Giustino e Tertulliano trovavano un sacco di rassomiglianze tra la vita di Mitra e quella di Gesù. [17]

Mitra è un dio solare, la cui nascita era celebrata il 25 dicembre, intorno al solstizio d'inverno. Un giorno della settimana gli era consacrato: la domenica, giorno del sole.

Divinità della luce, Mitra resta inferiore al dio supremo, ma procede da lui e, come lui, è eterno. È il «Figlio della destra del brillante Padre», ci precisa Firmico Materno. La sua rassomiglianza con Gesù può essere spinta molto lontano: come Gesù, Mitra è un dio solitario, senza sposa divina. Alla fine dei tempi, egli deve riapparire sul suo carro celeste, dominando le nubi, per assicurare il trionfo definitivo del Bene sul Male: allora, i morti risorgeranno nella carne.

Mitra è evidentemente un dio Salvatore, che ha redento l'umanità: vincitore della morte, assicura ai suoi fedeli l'immortalità beata. Il culto di Mitra ha per scopo di far partecipare il fedele alla lotta del suo dio contro il Male e la morte. Ecco, per esempio, un frammento ritrovato della liturgia di Mitra: «Signore, me ne vado rigenerato per la mia elevazione, e una volta elevato io muoio; nato dalla nascita che produce la vita, io sono salvato nella morte e io cammino nella via che tu hai stabilito, siccome tu hai creato il sacramento che hai stabilito come legge». [18

La parola «sacramento» non è un anacronismo. Il culto di Mitra comprendeva tre riti sacramentali:

— un battesimo di iniziazione, nell'acqua precedentemente purificata: l'importanza di questo battesimo deriva dal fatto che la quasi totalità dei luoghi del culto erano situati presso una sorgente o un fiume;

— un pasto di comunione, dove il dio è mangiato dai fedeli sotto le due specie del pane e del vino: questo pasto commemora l'ultima «cena» di Mitra, ma è anche un vero sacramento, che agisce per magia in virtù della partecipazione [19]; 

— infine un rito, che sembra a prima vista estraneo al cristianesimo: il sacrificio di un toro, che simboleggia la lotta di Mitra contro la Bestia, contro le potenze del Male. Il cristianesimo non ha conservato questo elemento, ma i primi cristiani celebravano la virtù redentrice del sangue di Gesù, tema comune a numerosi culti antichi. Se ne trovano delle vestigia nei testi cristiani. Accade così che, nell'Apocalisse, coloro che sono stati segnati con il sigillo divino arrivano al cielo vestiti di abiti «lavati e imbiancati nel sangue dell'Agnello» (7:14). Allo stesso modo, la prima epistola dello pseudo-Giovanni ci rivela un pensiero del tutto conforme al rito di Mitra: «Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato». La differenza non è che nella forma: nel caso di Mitra, il sangue resta del sangue, quello del toro immolato; nel cristianesimo, e sotto altre influenze, sarà rimpiazzato simbolicamente dal vino, come nel culto di Osiride, ma questo vino rappresenta sempre il sangue.

Avrei detto abbastanza, io penso, per farvi comprendere che la sostanza del «mistero di Gesù» non differisce in nulla da altri culti ellenistici.

NOTE

[15] Marc-Aurèle et la fin du monde antique, pag. 579.

[16] PORFIRIO: De abstinentia 4:16; San GIROLAMO: Adv. Jovinian. 2:14.

[17] GIUSTINO: Apologia 1:66; TERTULLIANO: De praescr. haer. 40.

[18] DIETERICH: «Eine Mithraslithurgie», citato da Briem, op. cit., pag. 295.

[19] Al momento dell'iniziazione, il fedele di Mitra riceveva «la comunione del pane e della coppa» (TERTULLIANO: De praescr. haer.).

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