mercoledì 16 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Natura dei vangeli»

(segue da qui)

Natura dei vangeli

I vangeli non pretendono d'altronde di essere delle biografie di Gesù: non sono ordinati secondo i fatti, ma secondo un'intenzione apologetica. Come diceva Celso, essi sono stati rimaneggiati parecchie volte, al solo fine di confutare di volta in volta le obiezioni che si rivolgevano allora ai cristiani, e secondo i bisogni di quelle controversie. 

«Perfino nel vangelo di Marco, noi non abbiamo una biografia di Gesù, ma una serie di aneddoti concatenati assieme», constatava Bousset. [6] Ciò è ancora più vero per gli altri vangeli, che raccolgono a loro volta gli stessi aneddoti, cambiando l'ordine, i luoghi, i tempi. «Uno studio comparativo degli episodi paralleli dei tre sinottici conduce all'inevitabile conclusione che forse nemmeno un singolo racconto si trova al suo posto storico né è veramente accurato». [7]

Allorché si scrivevano i vangeli, non si trattava di raccogliere dei fatti, ma di rispondere alle tesi gnostiche che facevano del Cristo un essere celeste; si trattava di dimostrare che egli era esistito nella carne, secondo il dogma che cominciava ad affermarsi tra i fedeli analfabeti di Roma, e che era più favorito presso gli ebrei convertiti, legati alla nozione di un Messia terreno. Per rafforzare questo nuovo dogma, era necessario accumulare dei fatti: veri o falsi, poco importava, dato che il senso critico non era molto sviluppato e nessuno poteva più andare a verificare. 

Ciò che è importante, però, è che proprio l'idea di un Gesù uomo non è apparsa che intorno al 150, che non se ne sia mai fatto menzione prima. «È solamente dopo il 150, e in risposta al dilagare dello gnosticismo e del cristianesimo pagano, che i giudaizzanti poterono fabbricare i loro vangeli, con l'aiuto di scritti diversi provenienti da sette sia pagane che ebraiche». [8

Inoltre, noi siamo abituati a leggere i vangeli in prosa, e in questa forma sembrano costituire dei racconti. Ma l'analisi del testo greco porta a riconoscervi numerosi passi, se non versificati, almeno in prosa ritmica, formati da strofe uguali, destinati ad essere salmodiati nelle cerimonie del culto. Questa suddivisione è molto istruttiva: in primo luogo, non si scrive un racconto storico in questa forma, ma soprattutto questa forma implica che il culto era già costituito. Forse anche si cercò così di permettere agli analfabeti di apprendere a memoria interi frammenti. Sia quel che sia, l'esistenza di tali strofe nel testo greco è stata ben messa in luce da Loisy, sia nello pseudo-Marco che nello pseudo-Luca. [9] Lo pseudo-Giovanni contiene anche veri e propri «inni», destinati ad essere cantati, come ha dimostrato Couchoud. [10]

Tanto vale prendere la «Chanson de Roland» o la canzone di «Malborough» per dei documenti storici!

NOTE

[6] Citato da GUIGNEBERT: «Jésus», pag. 47. 

[7] GUIGNEBERT: «Jésus», pag. 47. 

[8] G. ORY, Cahier du Cercle E. Renan, 4° trim. 1960.

[9] LOISY: «L'évangile selon Luc», pag. 65.

[10] COUCHOUD: «Jésus, le dieu fait homme».

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