giovedì 17 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «L'insegnamento di Gesù»

(segue da qui)

L'insegnamento di Gesù

I vangeli, si dirà, contengono almeno una dottrina morale, e qualcuno deve pur averla insegnata. Ritornerò più tardi sull'origine di questa dottrina. Per il momento, constatiamo che i vangeli attribuiscono in effetti a Gesù delle parole, dei detti, dei discorsi, che ciascun autore colloca d'altronde a proprio piacimento nel corso del suo racconto. Dato che non c'era nessuno a stenografarli, da dove venivano quei detti? Chi li avrebbe appresi a memoria, per redigerli 120 anni più tardi?

Si è supposto che gli evangelisti avessero utilizzato una raccolta di «detti» di Gesù, che avrebbe allora circolato e da cui avrebbero attinto, ciascuno a modo suo. Sfortunatamente, non si è mai ritrovato il minimo frammento di questa raccolta ipotetica. Supponendo che sia esistita, chi ne garantisce l'autenticità? Gesù non ha scritto nulla, tutti ne convengono; i suoi discepoli erano analfabeti. Chi dunque può garantire l'attribuzione a Gesù di espressioni, di cui vediamo così bene peraltro l'origine?

Il discorso della montagna dello pseudo-Matteo si ispira manifestamente agli scritti esseni, è una sintesi della dottrina essena. Certi detti, attribuiti a Gesù, figuravano nel vangelo di Marcione, ma con un significato opposto a quello che si è dato loro, — e Marcione non è un testimone diretto.

È quindi vano estasiarsi davanti alla bellezza o alla novità dell'insegnamento di Gesù. Nessuno ha mai raccolto la sfida di Steudel: «Io sarò riconoscente a qualsiasi teologo che mi porterà una frase di Gesù di cui io non possa dimostrare che esistette già all'epoca contemporanea». [11]

Così la famosa frase: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» è in Levitico (19:18). Si trova nei cosiddetti Proverbi di Salomone: «Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, e se ha sete, dagli acqua da bere» (25:21). L'epistola di Paolo ai Romani, che riproduce testualmente quelle parole (13:9 e 12:20) dimentica di dare quei riferimenti! 

E come potevano questi testi non essere oggetto di meditazioni da parte dei dottori ebrei? Hillel il Vecchio (morto nel 10 Era Comune), che era presidente del Sinedrio, un fariseo, ha scritto: «Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la Torà. Il resto è commento». E vedremo più avanti che tutta la cosiddetta morale cristiana si trova già negli scritti esseni. 

NOTE

[11] Riportato da GUIGNEBERT: «Jésus», pag. 49.

Nessun commento: