mercoledì 16 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «La tradizione»

(segue da qui)

La tradizione

La Chiesa ci assicura tuttavia che gli evangelisti hanno riportato una tradizione.

Chi ci garantisce che questa tradizione, se fosse esistita, non sarebbe quella di una pura leggenda? È impossibile che in 120 anni, attraverso il cambiamento del contesto geografico, dell'ambiente e della lingua, un racconto non diventi leggendario. Da qui l'abbondanza di miracoli, che basterebbe a rendere i testi inaccettabili, perfino se la maggior parte di quei miracoli non fossero puramente simbolici. Da qui anche delle molteplici incoerenze.

Ma una tradizione, per essere stabilita, dovrebbe risalire a dei testimoni diretti. Quali sono, e da chi gli evangelisti avrebbero ricavato le loro informazioni (inesistenti, lo si vedrà) ? La comunità di Gerusalemme, se sia mai esistita, è scomparsa nel 70 senza lasciare traccia. Nessuno sa cosa sia capitato a Cefa-Pietro, supponendo che anche lui sia esistito: negli «Atti degli Apostoli» (12:17), egli svanisce bruscamente e se ne va «in un altro luogo» per non dare più segno di vita. L'esistenza dei «dodici» è così problematica che noi autori non ci accordiamo nemmeno sui loro nomi. Dell'unico conosciuto, Giacomo, non ci si può nemmeno assicurare che sia stato cristiano, ancora meno che abbia trasmesso a chicchessia un racconto della vita di Gesù. Paolo non ha visto niente con i suoi occhi, non sa niente. L'autore dell'Apocalisse (che sia o meno Giovanni) ignora ancora nel 95 la venuta del Cristo sulla terra e la annuncia come un evento futuro. Allora, a chi risale dunque la tradizione? Per garantirla, la Chiesa ha fatto artificialmente di Marco un discepolo di Pietro, di Matteo uno dei dodici apostoli, di Luca un compagno di Paolo: ma quei riferimenti spariscono, dal momento che i vangeli risalgono a più di cent'anni dopo la vita ipotetica di questi autori e quindi non possono essere attribuiti a dei testimoni diretti o contemporanei dei fatti riportati.

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