mercoledì 4 settembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Tacito»

(segue da qui)

Tacito

Nel XV° Libro degli «Annali», un testo sorprendente tenderebbe a farci credere che sarebbero esistiti dei cristiani a Roma sotto Nerone, e che questo imperatore ne avrebbe fatti morire un gran numero, accusandoli falsamente dell'incendio della città sopraggiunto nel 64. Ma questo testo è molto probabilmente un falso del XV° secolo.

Ecco alcune prove:

— L'attribuzione dell'incendio di Roma ai cristiani e il supplizio di costoro sono sconosciuti ad altri storici, a Svetonio (che peraltro non è favorevole a Nerone, e non avrebbe mancato di segnalare questo tratto di crudeltà), a Plinio il vecchio, a Marziale, a Dione Cassio. Sono egualmente ignorati dallo storico ebreo Flavio Giuseppe.

— Gli autori cristiani non ne fanno neppure menzione, il che è più grave: Origene ignora questi primi martiri, il che può essere tanto più sorprendente dal momento che, secondo la tradizione, tra le vittime di Nerone, avrebbero figurato gli apostoli Pietro e Paolo! E come mai un autore che visse a Roma, Clemente, lo pseudo-vescovo, autore intorno al 150 di una celebre epistola ai Corinzi, avrebbe ignorato le persecuzioni di Nerone e la morte di Pietro? Tertulliano accusa Nerone di aver fatto morire alcuni cristiani con la spada e non con il fuoco. La storia delle torce viventi non aveva affatto impressionato i sopravvissuti!

— Gli avversari dei cristiani li accuseranno più tardi di alcuni incendi (il palazzo di Diocleziano a Nicomedia, il tempio di Dafne sotto Giuliano): in questa occasione, nessuno di loro si sognerà di ricordare l'incendio di Roma.

— Gli autori del IV° secolo, persino Eusebio, non conoscevano questo testo di Tacito. Sant'Agostino evocherà, durante il sacco di Alarico, proprio le precedenti calamità che avevano colpito la città, ma dimenticherà l'incendio sotto Nerone.

— Il passo di Tacito è restato completamente sconosciuto a tutti fino al XV° secolo. È intorno al 1429 che un monaco anonimo (?) lo avrebbe trovato, sotto forma di un manoscritto dell'XI° secolo, e lo avrebbe portato, durante un pellegrinaggio, al segretario del papa. Sfortunatamente, questo segretario è noto per aver fabbricati altri falsi: è quindi facile concludere che il monaco anonimo non è mai esistito, e che il manoscritto è uscito dall'officina di questo falsario.

— Perché questo falso? Perché proprio allora gli studiosi cominciavano a interrogarsi sulle origini del papato. Noi siamo all'indomani del grande scisma d'Occidente, e il Concilio di Costanza ha particolarmente diminuito i poteri del papa: diventerà importante stabilire che costui è il successore di san Pietro, ma nessun testo segnala la venuta di Pietro a Roma, e ci si poteva chiedere come mai questi vi sarebbe morto così molto tempo prima dell'inizio delle persecuzioni. Abbastanza erudito, il segretario Poggio non ignora i crimini che la storia ha addossato alla memoria di Nerone; la sua invenzione è abbastanza ingegnosa, poiché ha ingannato tutti. Ma la coincidenza della scoperta del manoscritto, al preciso momento in cui se ne sentiva il bisogno, sarebbe bastata a rendere sospetto questo piccolo miracolo.

Il testo è dunque un falso, [5] e i martiri di Nerone non sono più esistiti di un buon numero di altri santi della «Leggenda Aurea». Ci sono così tanti personaggi immaginari nel calendario cristiano che è difficile riconoscervi i  martiri autentici. La Chiesa li ha moltiplicati a piacere, in pie leggende, e il clero colto sa bene che così tante sante e santi non sono mai esistiti se non nell'immaginazione dei monaci bizantini! Duchesne, storico cattolico, ha persino proposto la soppressione dei primi nove vescovi di Roma. Tutta questa gente figura ancora nel calendario, nondimeno, assieme ai «santi innocenti» di Erode!

Il passo di Tacito deve dunque, a mio avviso, essere respinto, secondo i principi di una solida critica che nessuno esiterebbe ad applicare se non si trattasse di un testo utile alla Chiesa. [6]

Nulla ci permette di affermare che vi fossero dei cristiani a Roma nel 64. Allorché l'imperatore Domiziano, nel 92, volle riscuotere il tributo del tempio, non distingueva ancora i cristiani dagli ebrei. Gli scavi non hanno rivelato alcuna tomba cristiana prima del II° secolo.

Tuttavia, l'esistenza di una piccola comunità cristiana (o giudeo-cristiana) a Roma, intorno al 64, non è forse assolutamente da respingere. È possibile che, da quell'epoca, il nuovo mito vi era stato portato da ebrei o da siriani venuti a cercare fortuna nella capitale. Questa conclusione si imporrebbe, se si dovesse ammettere l'autenticità almeno parziale dell'epistola di Paolo ai Romani, che sarebbe stata scritta intorno a quella data. Questa comunità non è stata fondata da Paolo, che lo dice espressamente; non più che da Pietro, di cui nessun testo menziona la venuta a Roma, e che resta un personaggio orientale (d'altronde molto dubbio). Ignoriamo dunque la sua origine, e non sappiamo di cosa si trattasse. [7] È assicurato il fatto che fosse estremamente piccola, poiché Paolo ne conosce tutti i membri che saluta individualmente e che le autorità romane ignorano la sua esistenza. Nulla permette di pensare che sia stata perseguitata.

Fatte queste riserve, cosa ci insegnerebbe il testo di Tacito, se fosse autentico? Che Nerone avrebbe cercato di attribuire l'incendio di Roma a degli uomini «odiosi a causa delle loro abominazioni (quali?) che il volgo chiamava crestiani». Ammettiamo che Tacito, scrivendo nel 115-117 circa, abbia sentito parlare dei crestiani: egli non parla che per sentito dire, e non si potrebbe immaginare che abbia preso per suo conto la seguente dichiarazione, tanto più sorprendente visto che si riferisce implicitamente a vangeli ... che non sono ancora scritti: «Il loro nome veniva da Cristo, che sotto il regno di Tiberio era stato condannato al supplizio per ordine del procuratore Ponzio Pilato».

Chi vuole troppo provare non prova nulla. Io considero improbabile la menzione da parte di Tacito di Ponzio Pilato, personaggio oscuro. Ancora più improbabile, a quell'epoca, l'associazione del nome di «crestiani» a una parola «Cristo», che avrebbe dovuto dare «cristiani»: questa confusione volontaria è posteriore a Tacito.

Ma alla fine, nell'ipotesi che Tacito abbia potuto scrivere ciò, non sarebbe che un'allusione alla versione cristiana dei fatti: Tacito non ha avuto personalmente conoscenza del supplizio, non si riferisce a nessun documento, non riporta al più che quello che avrebbe sentito dire.

Si noterà che, se il Cristo è menzionato, non si fa ancora menzione di Gesù.

NOTE

[5] Si veda P. HOCHART: «Etudes au sujet de la persécution des Chrétiens sous Néron» (Parigi, 1885), pagine 7-44, 221-236, 240 e seguenti.

[6] Gli altri sono evidentemente divisi — o esitanti, come P. Alfaric («A l'école de la raison», pag. 108) che finisce per concludere la falsificazione (Cahier du Cercle E. Renan, 3° trim. 1961, pag. 24).

[7]  La questione si ricongiunge a quella dell'autenticità delle epistole, più volte rimaneggiate. L'epistola ai Romani è sconosciuta a Roma, quando Marcione ve la recò nel 140, il che è molto sorprendente. Come potrebbe Paolo scrivere ai Romani, prima del 64, che la loro fede è annunciata in tutto il mondo? (1:8). L'epistola ha ricevuto numerosissime interpolazioni (si veda ORY: «Interpolations du Nouveau Testament: les Epîtres», Caier du Cercle E. Renan, 4° trim. 1960).

Nessun commento: