venerdì 23 agosto 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il contenuto»

(segue da qui)

Il contenuto

Infine, anche se riconosciuto interamente autentico, il contenuto di un testo non può ancora essere accolto senza esame: tutto ciò che è scritto non è necessariamente vero, perché l'autore ha potuto mentire, essere ingannato, riferire un semplice sentito dire senza verificarlo,  o ancora colmare la sua ignoranza con l'immaginazione. Vedremo ad esempio come i redattori dei vangeli hanno rimediato alla loro totale ignoranza delle circostanze della morte di Gesù.

Un autore è solo un testimone, e tutte le testimonianze devono essere soppesate. Occorre prima accertare se l'autore abbia potuto conoscere i fatti di cui testimonia: è impossibile, se il periodo trascorso supera i cento anni, se scrive a Roma su dei fatti riguardanti la Palestina. Per le testimonianze dirette, più l'autore sembra intelligente e sincero, più saremo portati a dargli credito; se è credulone o interessato a mentire, diffideremo del suo racconto.

Non insisterò ulteriormente, perché sarebbe necessario ricordare qui tutte le regole della critica dei testi; ma ho pensato di dover richiamare l'attenzione sulla necessità di questa critica. Tutto ciò che si scrive sul giornale non è necessariamente vero; allo stesso modo, una narrazione non deve essere ammessa ciecamente per il semplice fatto che si trova riportata in un manoscritto del IV° secolo. Era tanto più facile a quell'epoca modificare o falsificare i testi poiché quelli esistevano solo in un numero limitato di copie.

Molte leggende sono così state distrutte, da quando la critica storica ha migliorato i suoi metodi. Prenderò solo un esempio: la stessa Chiesa ha da tempo ammesso la leggenda della papessa Giovanna, che aveva la sua statua a Roma; tuttavia, lo studio dei testi ha portato a relegare questa donna al rango dei miti. Si vede che la critica non gioca sempre contro la Chiesa. Interviene anche nel dominio profano: si è dovuta abbandonare la leggenda di Guglielmo Tell.

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