mercoledì 21 agosto 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Autenticità dei testi»

(segue da qui)

Autenticità dei testi

Bisogna innanzitutto domandarsi se ogni testo sia autentico, vale a dire se abbia per autore quello a cui è attribuito: ciò si verifica dallo stile, dagli elementi linguistici, dai riferimenti di altre opere, ma anche dal contenuto (un racconto della guerra del 1870 non può essere attribuito a Balzac).

Ora, era pratica comune, agli inizi del cristianesimo, collocare degli scritti sotto il nome di un personaggio defunto o leggendario per meglio farlo ammettere. La Chiesa dovette così respingere dei «falsi» vangeli, attribuiti a vari apostoli dagli eretici. Ma lei stessa non disdegnò mai la procedura.

Nell'VIII° secolo ancora, essa fabbricava dei falsi documenti, in particolare una donazione attribuita all'imperatore Costantino (e perfino  una lettera scritta dall'apostolo Pietro... dall'alto del cielo) per convincere Pipino e Carlo Magno a costituire per lei un dominio temporale in Italia. Se la menzogna esiste nella Storia, è così frequente in quella del cristianesimo che degli autori hanno potuto domandarsi se possedessimo un solo documento autentico! Con riluttanza, la Chiesa ha dovuto abbandonare quelli la cui falsità era evidente. Ma il criterio che ha presieduto alla sua selezione non dipende da una critica razionale. Importa dunque rivedere i suoi giudizi.

Un testo non autentico non è sempre privo di interesse. Sebbene il vangelo attribuito all'apostolo Giovanni non sia chiaramente suo, e risale solamente alla fine del II° secolo (sotto la sua forma attuale), il suo contenuto può ancora insegnarci molte cose sulle origini cristiane.

In questo caso, è importante datare il documento e, per quanto possibile, cercarne l'autore reale. Non è sempre facile, ma gli elementi interni ed esterni consentono talvolta una certa approssimazione.

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