lunedì 1 dicembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:17

 (segue da qui)

“Io, per parte mia” — dice nelle Omelie clementine di Pietro (2:29) il “falso” Simone, nato “ad Alessandria d’Egitto”, molto versato nelle lettere greche (2:22) e che infine (17:19) si rivela come l’autore di Galati 2:11 — “io, per parte mia, so ciò che voi dite, mentre voi, invece, non sapete di che cosa parlate”. E di questi Valentiniani dice Ireneo (3:2, 1): “Quando vengono confutati mediante le scritture, si volgono accusatori contro le stesse scritture, come se queste non fossero corrette e non avessero autorità, poiché non parlano in modo uniforme, e la verità non vi si potrebbe trovare per coloro che non conoscono la Tradizione — come se essa non fosse stata trasmessa per iscritto, ma oralmente, e per questo anche Paolo avrebbe detto: ‘Noi parliamo sapienza tra i perfetti, ma non la sapienza di questo mondo’”. È chiaro che i Valentiniani si richiamavano in realtà all'antico “vangelo degli Egiziani” e vivevano nella convinzione di possedere una tradizione che poteva dirsi la chiave esegetica di quel testo (cfr. Colossesi 2:8). Tertulliano (De monogamia 4) afferma: “La Scrittura nega ciò che non dice” — affermazione che, verosimilmente, il Vaticano, con la sua tradizione secondaria e sorta più tardi, oggi non gli concederebbe volentieri. Ma ad Alessandria Clemente lo sapeva ancora: “Poiché la Tradizione non è unica per la moltitudine, almeno per coloro che hanno compreso la grandezza del Verbo, vi è una sapienza da celare, che il Figlio di Dio ha insegnato in segreto” (Stromata 1:12). “Perciò” — scrive lo stesso Ireneo (4:38, 2) — “il Figlio di Dio è divenuto semplice insieme all’uomo, pur nella sua perfezione, non per se stesso, ma a motivo dell’infanzia dell’uomo, rendendosi comprensibile nella misura in cui ciò era necessario per la capacità dell’uomo. — La venuta del Signore verso l’uomo l’avete certo udita, ma su di voi non riposa ancora lo Spirito del Padre, a causa della vostra debolezza”. — Verità “rivelata”, verità “oscurata”! — “Così noi siamo considerati da loro” — dice ancora Tertulliano dei Valentiniani (Adv. Valentinianos 2) — “come semplici, e soltanto come tali, e non anche come sapienti, quasi che la sapienza dovesse immediatamente rinunciare alla semplicità; mentre invece il Signore unisce le due cose, quando dice: ‘Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe’”. Egli stesso però afferma che i semplici — per non dire gli stolti e gli ingenui — in ogni tempo costituiscono la maggior parte dei credenti (Adv. Praxean 3), proprio come anche Arnobio (6, 24) parla della “moltitudine indisciplinata e ignorante, che nelle nazioni e negli stati costituisce la maggioranza”, e ancora una volta Lattanzio (Div. Inst. 2:3) riconosce che “il popolo incolto si compiace di rappresentazioni puerili”. [1]

NOTE

[1] H. Delehaye S.J.: “L’intelligenza della moltitudine si manifesta ovunque come estremamente limitata, e sarebbe un errore credere che essa subisca, in generale, l’influenza dell’élite; quest’ultima, al contrario, si trova necessariamente depressa dal contatto. … Nella folla ogni superiorità svanisce, e la media dell’intelligenza scende ben al di sotto della mediocrità; il miglior termine di paragone per determinarne il livello è l’intelligenza del bambino. – Il cervello della moltitudine è dunque ristretto, incapace di portare l’impronta di un gran numero di idee, persino di qualunque idea complessa, e incapace altresì di abbandonarsi a ragionamenti sottili o concatenati, mentre è invece del tutto predisposto a ricevere le impressioni dei sensi” (Les légendes hagiographiques, Bruxelles 1906, p. 19, 45).

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