(segue da qui)
Il rivolgersi di Epitteto a Dio con le parole: “Fa’ ormai di me come vuoi” (Diss. 2:16,42), con cui si possono confrontare Seneca Ep. 74:20; 107:12; 120:13, è un tratto stoico che in Matteo 26:39, Marco 14:36 e Luca 22:42 ha trovato soltanto la sua classica espressione mitica. Consapevole che chi cerca con violenza la propria disgrazia la troverà di certo, Epitteto aveva pure insegnato già a Roma: “Vuoi essere crocifisso? Aspetta, la croce verrà senz’altro!” (Diss. 2:2, 20). E ciò che forse ancora non si trovava nel vangelo alessandrino, divenne con tutta probabilità parola evangelica a Roma: “Oh, se tu volessi allontanare da me questo calice! Tuttavia, non la mia volontà, ma la tua volontà si compia!” “Dio non vizia l’uomo nobile” – aveva scritto Seneca a Roma (De Providentia 1) – “lo mette alla prova, lo tempra e lo rende così come lo vuole avere”. Anche Epitteto (Diss. 3:26, 31) dice di Dio, nostro Padre: “Egli non mi procura molto, non mi dà abbondanza, e non vuole che io mi abbandoni ai piaceri; neppure a suo figlio Eracle ha concesso ciò”. Il cantore del tempio giudaico (Salmi 37:25) poteva aver cantato: “Non ho mai visto il giusto abbandonato”. Seneca già aveva dichiarato: “Nobili uomini vengono sacrificati, e con il loro stesso consenso” (De Providentia 5:4). “Dicono anche” – riferisce ancora Giovanni Stobeo sugli Stoici (Ecl. 2:120) – “che solo il saggio è sacerdote”, ossia mediatore; ma qui risulta che il saggio sacerdote, o il saggio sacerdotale, è nello stesso tempo colui che viene sacrificato per gli uomini. La sapienza alessandrina (Sapienza 6:24) aveva definito la moltitudine dei sapienti una salvezza del mondo in ragione della sapienza stessa; e il Filone alessandrino lascia risuonare un’intonazione chiaramente stoica, là dove afferma: “Ogni saggio è un riscatto per l’indegno” (De sacrificiis Abelis et Caini 37). Che probabilmente Catone Uticense sia stato un esempio sovrumano di sapienza, lo dice Seneca (De constantia sapientis 2:1). E il romano Lucano, pressappoco nello stesso tempo, esclama rivolto al pensiero di Pompeo: “Possa questo sangue riscattare il popolo; possa con questa morte essere espiato tutto ciò che nei costumi romani meritava castigo!” (Pharsalia 2:312-313). Del resto, anche in Oriente risuona il grido: “I figli d’Israele, io avrei voluto essere per loro un riscatto!” (Ismaele ben Elisa, Mishna Negaim 2:1; Siphra a 13:2). Ma da Alessandria riecheggia la voce evangelica: “Ecco, sorge ora un altro sacerdote!” (Ebrei 7:15). “E voi, che eravate morti nelle vostre colpe e nell’incirconcisione della vostra carne, Dio vi ha resi vivi con lui, perdonandoci tutte le colpe, avendo cancellato l’atto scritto contro di noi con i decreti, che ci era ostile, e lo ha tolto di mezzo, avendolo inchiodato alla croce” (Colossesi 2:13-14).

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