martedì 25 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:11

 (segue da qui)


La gnosi o teosofia chrestiana del 2° secolo, che fu una continuazione modificata della gnosi giudaica pre-evangelica, interpretò simbolicamente o allegoricamente — e in modo cosiddetto “doceta” — la figura evangelica di Gesù, sostenendo che il Salvatore non avesse mai posseduto più che una semplice apparenza di umanità. In generale, essa comprese la resurrezione dei morti come un risorgere spirituale dai morti carnali (Ireneo 2:31, 2). Così leggiamo noi stessi in Efesini 5:14: “Tutto ciò che è manifestato è luce; perciò dice: Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te!” — e in Marco 9:10: “Essi tennero per sé la parola, domandandosi fra loro che cosa significasse risorgere dai morti”. I Naasseni erano convinti di sapere bene che cosa dovessero intendere per “resurrezione”, così come per il passo scritturale citato in Efesini 5:14; essi pensarono soltanto a un risveglio, a un risveglio spirituale (Ippolito 5:7). “I morti” — dicono — “salteranno fuori dalle loro tombe, cioè dai corpi terreni, rinati come esseri spirituali e non carnali; questa è la resurrezione che avviene attraverso la porta dei cieli; e tutti coloro che non vi entrano per quella via, rimangono morti” (ibid. 5:8). “Perciò si dice — nel vangelo di Pietro — Gesù afferma: Io sono la vera porta” (ibid.); poiché “la porta è il Figlio di Dio” (Erma, Similitudini 9:12). “La resurrezione dei morti” — scrive Tertulliano (De resurrectione carnis 19) — “essi la travisano in senso figurato, sostenendo che anche la morte stessa debba essere intesa spiritualmente… Guai a colui che, mentre vive in questa carne, non ha appreso i misteri degli eretici, poiché per loro questa è la resurrezione”. Ma dove sono sepolti i morti di Giovanni 5:25-29, se non profondamente nella mancanza di spirito? Secondo 1 Giovanni 3:14, chi non ama rimane nella morte, e le “tombe” di Giovanni 5:27 saranno dunque corpi pieni di insensatezza, sicché la resurrezione di Giovanni 5:29 consisterebbe in un risvegliarsi alla coscienza del proprio stato. Ci troviamo qui di fronte a un contrasto tra concetto e rappresentazione: in senso essoterico la resurrezione dei morti è presentata in 1 Corinzi 15:12, ma in senso esoterico è pensata in 1 Corinzi 15:50, così come in Colossesi 3:1, dove si dice che siamo “resuscitati con Cristo”: ciò esprime, in autentico linguaggio gnostico, quello che intendevano coloro che “si erano sviati” secondo 2 Timoteo 2:18, per i quali “la resurrezione è già avvenuta”. Quanto è detto nel Pastore di Erma, Similitudini 5:7,2 (contro Cainiti e Nicolaiti) e in 2 Clemente 9:2, è chiaramente rivolto.... ai “credenti”. Proprio per questo la resurrezione di Cristo — che è lo Spirito (Giovanni 14:3.18.21; 2 Corinzi 3:17; 1 Pietro 1:11; 2 Clemente 14:4) — nella Chiesa, che è il suo corpo (Efesini 1:23; 2 Clemente 14:2) e che possiede lo Spirito (Giovanni 20:22; Atti 4:31; 5:32; 8:17; 1 Giovanni 4:13), fu, come dottrina evangelica, probabilmente un insegnamento della Gnosi destinato a precedere quello della Pistis: una dottrina provvista originariamente di un aspetto esteriore per i semplici “chiamati” e di un aspetto interiore per gli eletti alla comprensione spirituale (cfr. 1 Corinzi 2:14–15). Gesù diviene un Cristo regale attraverso la sua resurrezione dai morti e la conseguente glorificazione (Ebrei 1:5.13; 5:5; Romani 1:4; Luca 24:56; Atti 2:29–36); ma nella lettera agli Ebrei, dove nessuno dei nostri racconti evangelici è presupposto, non si presenta affatto il risorto nella carne (cfr. Ebrei 1:3 con 5:7 e 9:20), e si dice che la carne stessa di Gesù, in quanto tale, è un “velo” (Ebrei 10:20). Anche la parola di Matteo 26:61, relativa al tempio di Dio che Gesù avrebbe rinnovato — parola che riceve luce, per esempio, da Efesini 2:21 (cfr. Giovanni 2:18–22) — deve essere compresa come riferita alla sua resurrezione quale spirito nel corpo della sua Chiesa; ciò è accennato in Matteo 28:6.17, in 18:20, 28:20 e in altri passi velati, riservati ai “pochi”.

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