(segue da qui)
B. Indizi di un Tempo Posteriore.
Paolo.
Paolo non è più il ben noto maestro e predicatore col cui soggiorno tra loro i suoi convertiti di Corinto erano stati familiari per un anno e mezzo. Il ricordo della sua personalità si è affievolito. Da un lato, egli può essere tranquillamente collocato in una nuova luce; dall'altro, è necessario tracciare un quadro di lui per coloro che non l'hanno conosciuto e non l'hanno mai visto all'opera. Il fondatore di comunità cristiane tra i pagani è diventato una somma autorità. “Apostolo di Cristo Gesù per la volontà di Dio”, gli si fa dichiarare (1:1). Alla sua vita “nel mondo” si può rimandare come a un tutto compiuto (ἐν χάριτι θεοῦ ἀνεστράφημεν ἐν τῷ κόσμῳ, περισσοτέρως δὲ πρὸς ὑμᾶς, 1:12). Si osservi come la sua carriera sia celebrata in passi come 4:8-10, l'esordio del capitolo 6 e 11:23-27. Segni e prodigi e atti potenti sono invocati come prove del suo diritto all'Apostolato (12:12).
Su di lui si è diffusa ora una duplice tradizione. Da un lato egli è il semplice predicatore del Vangelo, che non sapeva nulla della radicale dottrina “spirituale”. Dall'altro lato egli è già lo scrittore di lettere che circolano a suo nome e che espongono questa dottrina. L'autore della nostra Epistola è quindi indotto a mostrare che l'opposizione tra i due personaggi è dovuta a un fraintendimento; che in realtà era lo stesso Paolo a predicare a Corinto e a comporre le lettere ai Corinzi. I cristiani radicali di Corinto non erano al di là della sua misura; nella sua predicazione egli arrivò fino a loro (ἄχρε γὰρ καὶ ὑμῶν ἐφθάσαμεν ἐν τῷ εὐαγγελίῳ τοῦ Χριστοῦ, 10:14). Egli può assumere di tanto in tanto un tono di autocommiserazione o di raccomandazione per suoi figli: di solito lo porta come uno rivestito della massima autorità (1:28, 13:2, cfr. 10:2). Egli elogia coloro che sono obbedienti. Egli si pone come se fosse al di sopra di tutti loro. Su di lui, è detto in tante parole, poggia quotidianamente la cura di tutte le chiese (ἡ ἐπίστασις ἡ καθ᾽ ἡμέραν, ἡ μέριμνα πασῶν τῶν ἐκκλησιών, 11:28). Ciò può sembrare del tutto semplice e comprensibile solo a coloro per i quali Paolo ha smesso di essere solo un uomo eminente che è pur sempre di carne ed ossa, ed è diventato una figura ideale, sempre assente, eppure presente o capace di essere presente, che rivolge le sue parole nominalmente a una sola comunità, ma in realtà all'intera cristianità.
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