giovedì 17 luglio 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — Paolinismo

 (segue da qui)

Paolinismo. 

Nell'abbozzo che è stato dato dell'origine del Paolinismo molto, è vero, rimane inspiegato, ma non tutto. E noi siamo solo all'inizio dell'indagine sulle linee ora aperte. Abbiamo almeno guadagnato questo: che il Paolinismo non sta incomprensibilmente a immediato ridosso dei primi discepoli di Gesù. Possiamo pensarlo come una riforma, non di ciò che ha appena visto la luce, ma di ciò che è esistito da almeno mezzo secolo, e probabilmente da più tempo. Non c'è un intervallo di sessanta-ottant'anni tra una presunta vigorosa resistenza di Pietro da parte di Paolo e la continuazione del conflitto da parte dei loro seguaci. Al posto di questa rottura nel corso ordinato delle cose, c'è un processo di evoluzione comprensibile. 

“Gesù muore sulla croce. [1]

“I suoi discepoli sono profondamente abbattuti, ma presto si fanno coraggio e vedono in lui il Messia, che doveva soffrire e morire prima di poter essere glorificato e ritornare per stabilire il suo regno. 

“Con quella predicazione essi si recano da ebrei e pagani, mentre si dedicano a una esistenza umile e seria, segnata dal sentimento religioso e dall'amore fraterno, nello spirito di Gesù, di cui attendono la venuta come Messia. 

“Uno dei primi, e certamente uno dei più zelanti, che sono attivi tra i pagani per la preparazione del suo regno, è Paolo. Sebbene nei suoi rapporti con i non ebrei sia meno scrupoloso nel mantenere i costumi ortodossi e più libero degli altri generalmente nella sua comprensione della legge, egli si attiene fondamentalmente alle stesse linee e rimane, al pari di loro, nonostante la sua nuova confessione, un ebreo fedele.

“Ciò che chiamiamo Paolinismo, e che conosciamo meglio dalle “Epistole di Paolo" neotestamentarie, nasce in seguito, in connessione con la nascente gnosi cristiana, sotto l'influenza della filosofia greca alessandrina. [2] Eppure, non nasce fuori dall'ambito del giudaismo, né tanto meno indipendente dal cristianesimo, già esistente da cinquanta a settant'anni come comunione e confessione religiosa dei primissimi discepoli di Gesù. Il Paolinismo non è né più né meno che una riforma radicale di questo primo cristianesimo. 

“Ma questa riforma non è gradita ovunque. Essa incontra un'aspra opposizione, un feroce antagonismo accanto a una calorosa approvazione: un antagonismo da parte di coloro che, pur essendo discepoli di Gesù e aspettando la sua venuta come Messia (se parlano greco, come il Cristo), rimangono attaccati anima e corpo al giudaismo, alle sue leggi e ai suoi precetti, alle sue istituzioni e ai suoi usi. I loro posteri spirituali diventano ora i posteriori Ebioniti. 

“Quasi fin dall'inizio, il Paolinismo ha un'ala destra e un'ala sinistra. Presso quest'ultima i suoi principi sono sviluppati unilateralmente, spinti al limite, per divagare ben presto nel Marcionismo. Presso la prima, quegli stessi principi sono un po' ridotti, sfrondati, modificati, se possibile armonizzati con desideri e inclinazioni,  disposizioni e idee di antichi credenti che si sono legati al nuovo movimento o che si sono lasciati trascinare da esso. Questi contribuiscono a formare l'ampia corrente del cattolicesimo nascente, che accoglie tutto in sé; nella misura in cui essi non inclinano, come i Marcioniti e altri Gnostici, troppo a sinistra, o, come gli Ebioniti e altri Giudaizzanti, troppo a destra. 

“Queste sono le linee principali”. 

La questione se, nella formazione del Paolinismo, sia anteriore “il Cristo” o “il Figlio di Dio alessandrino” non offre niente di problematico, a meno che non ci sentiamo obbligati a dubitare dell'esistenza storica di Gesù. Se siamo convinti che Gesù sia realmente esistito e che ci sia un nucleo storico, per quanto difficile da portare alla luce, nella narrativa evangelica, allora possiamo rispondere senza esitazione che fu il Cristo a diventare il Figlio di Dio e che, in una fase precedente, fu Gesù ad essere diventato il Cristo. Egli divenne prima il Cristo (il Messia); poi Gesù Cristo, o Cristo (usato come un nome proprio); poi in seguito il Figlio di Dio. La preesistenza assegnata al Cristo soprannaturale nelle speculazioni teologiche dei Paolinisti non intacca minimamente questo ordine storico delle idee cristiane. [3]

NOTE

[1] I paragrafi tra virgolette sono tradotti integralmente.

[2] Cioè la filosofia degli ebrei alessandrini di lingua greca, rappresentata soprattutto da Filone.

[3] L'adozione della tesi mitica, si può osservare in questo caso, fa curiosamente poca differenza nel modo di rappresentare l'ordine generale del processo. Anche se nessuna figura reale fosse il punto di partenza, ancora all'inizio va collocato un mito popolare concreto, e non una concezione quasi filosofica. Prima c'è la storia di Giosuè o Gesù, l'oggetto di un culto e in seguito di un credo che cambia con il mutare del tempo e dei suoi ideali; poi la dichiarazione che “questo Gesù”, detto essere stato predicato dai suoi “discepoli”, sia “il Cristo”; poi la sovrapposizione delle idee gnostiche alessandrine e siriane sul Messia identificato con Gesù. L'evoluzione mitica popolare dell'antico culto è incontrato a metà strada dal Logos mediatore dell'immaginazione speculativa. Da questa unione nascono il cristianesimo paolino e quello giovanneo. 

I nomi dei “discepoli” (come è stato suggerito nell'Introduzione), nella misura in cui contengono una reminiscenza di persone reali, sono nomi di propagandisti del giudaismo messianico, idealmente trasformati negli “apostoli” di un Gesù concreto, il quale non era solo di là da venire (al pari del Messia concepito all'inizio), ma era già venuto. 

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