(segue da qui)
3. FONTI.
Lettere Paoline.
Le nostre “Epistole di Paolo” figurarono tra le fonti? Su una cosa non c'è dubbio: l'autore non fa menzione da nessuna parte di una lettera scritta da Paolo. Comunque lo si spieghi, ciò non ci induce ad aspettarci un uso proficuo nella sua opera di una raccolta di epistole paoline. L'indagine esatta dei dettagli avvalora completamente l'ipotesi, se non diamo per scontato che le Epistole, essendo più antiche, dovevano essere state utilizzate. Alcuni dettagli sembrano mostrare che lo scrittore conoscesse lettere paoline — forse una raccolta — e copiasse da loro una o due cose; ma siffatti punti non sono numerosi. [1]
Per esempio, la rassomiglianza tra Atti 15 e Galati 2 è così evidente, nonostante le molte differenze, che siamo giustificati a supporre che uno dei racconti dell'incontro apostolico sia stato noto allo scrittore dell'altro; a meno che non si supponga una dipendenza da una fonte comune. [2] Se quest'ultima supposizione è ritenuta improbabile, allora è lo scrittore degli Atti che dovette aver avuto sott'occhio il passo corrispondente di Galati. Infatti, se la dipendenza fosse stata nell'altra direzione, l'autore di Galati non avrebbe potuto non fare appello alle concessioni fatte ai convertiti pagani non solo da Pietro, ma anche da Giacomo stesso, che in Galati figura come il più deciso oppositore di Paolo. D'altro canto, alcuni dettagli di Galati non sarebbero stati affatto utili allo scopo di Luca nel suo tentativo di riconciliazione delle parti rivali. Per cui egli sarebbe stato propenso a ometterli. [3]
NOTE
[1] In un supplemento a questa indagine, viene citata l'opinione di M. Sabatier, che accetta come genuine tutte le Epistole di Paolo, tranne quelle a Timoteo e a Tito: “Tra le fonti storiche del libro degli Atti, non bisogna affatto contare le epistole paoline”. “Noi non vogliamo contestare la possibilità in sé che Luca abbia visto o letto una o due epistole di Paolo. Diciamo soltanto che egli non ha visto, in queste lettere occasionali, delle scritture divine che tutti dovevano raccogliere e ancor meno dei documenti storici che fosse importante consultare”. Alcuni critici si sono spinti così lontano da ritenere che gli scrittori delle Epistole dipendessero piuttosto dagli Atti; ma questa opinione Van Manen la respinge decisamente.
[2] Una possibile fonte comune sarebbero gli Atti di Paolo, i quali, come vedremo tra poco, furono uno dei principali fondamenti degli Atti canonici.
[3] Van Manen, possiamo osservare qui, non accantona del tutto le conclusioni dei suoi predecessori di Tubinga sulla “tendenza” riconciliatrice degli Atti. La riconciliazione da effettuare, però, era quella tra i gruppi successivi che si arruolarono sotto i nomi di Pietro e di Paolo, non tra gli Apostoli stessi. A suo avviso, né il racconto in Galati né quello in Atti sono storici.
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