(segue da qui)
Terza parte: 12-15:13.
Il legame della terza parte con le parti precedenti è lasco e puramente artificioso. Non sarebbe corretto dire che Paolo ha messo prima l'esposizione della sua dottrina e poi ha aggiunto un complemento esortativo. Ci sono passi esortativi nei capitoli precedenti, come ci sono dichiarazioni dottrinali in quelli della terza parte. Quest'ultima, pur costituendo, nel senso già definito, una porzione essenziale del tutto, ha un'origine diversa dalle altre. In molte particolarità di vocabolario e di contenuti essa concorda con porzioni delle Epistole ai Corinzi più che con Romani 1-11. L'idea, ad esempio, di una misura di fede impartita a ciascuno (12:3) è estranea ai capitoli precedenti di Romani sia nell'espressione che nel pensiero, mentre concorda in entrambi i casi coi passi di Corinzi. Per Romani1-11 la fede è l'unico primo principio della nuova vita e reca con sé ogni altro. L'idea di una distinzione tra i doni della grazia (12:6-8) ha il suo parallelo non qui, ma in 1 Corinzi 12:4-11, 28-30.
Questo paragrafo dell'Epistola è di per sé meno omogeneo delle altre due. La costruzione di passi (ad esempio, 13:1-7) a partire da vari frammenti è disvelata dalle alternanze, altrimenti inspiegabili, tra la seconda e la terza persona singolare e plurale, e dall'uso di termini diversi per la stessa funzione (διάκονος, 13:4; λειτουργοί, 6). La dissertazione sul credenti forte e sul credente debole (14-15:13) si presenta come un frammento indipendente ma non inalterato. I deboli nella fede da 14:2 appaiono vegetariani, ma sono trattati in seguito da cristiani di orientamento ebraico (cfr. 1 Corinzi 8-10), che stimano un giorno più santo di un altro (14:5) e considerano impuri alcuni cibi (14 e seguenti). Forse, come è stato congetturato, l'epilogo originale del brano è celato in 15:5, che un editore estese tramite il versetto successivo, aggiungendo la propria formula finale (τοῦ κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ) a quella più semplice (Χριστὸν Ἰησοῦν) del documento primario. [1]
NOTE
[1] Così 15:12, in cui si parla della “radice di Iesse”, appartiene, al pari di 1:3, a uno strato più recente dell'Epistola.
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