lunedì 12 maggio 2025

Thomas Whittaker: LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO — La Rappresentazione di Luca

 (segue da qui)


 SEZIONE II. 

PAOLO SECONDO GLI ATTI 

Negli Atti canonici troviamo tre Paoli: Il Paolo rappresentato da Luca, il Paolo degli Atti di Paolo e il Paolo dell'Itinerario. 

La Rappresentazione di Luca. 

Le incongruenze del racconto di Luca sono già apparse in parte dall'analisi. Il suo Paolo è un ebreo e allo stesso tempo un cittadino romano di nascita. È di Tarso, ma fu educato fin da giovane a Gerusalemme. È un fabbricante di tende, ma ha la possibilità di presentarsi e prendere parte alla persecuzione del cristianesimo. Che fosse un maestro in Israele e che avesse imparato un mestiere solo in quella veste, Luca non ce lo dice. Non ci viene detto perché è chiamato Saulo oltre che Paolo; perché solo Barnaba, dopo la sua conversione, non lo temette (9:26-27); perché lui in particolare avrebbe dovuto incorrere nell'ostilità degli ellenisti (9:29). Così il racconto procede, senza chiarezza sul preciso nesso causale, fino alla sua ultima visita a Gerusalemme. Qui è ben accolto dai “fratelli”, ma sembra essere personalmente sconosciuto a quasi ognuno, nonostante le sue ripetute visite e il fatto di essere stato educato lì. Sebbene si comporti da pio ebreo, la sua apparizione nel Tempio provoca un tumulto furioso. Non sentiamo più parlare di alcun interesse per lui da parte di coloro che lo avevano ricevuto. Mentre egli è rappresentato del tutto in sintonia con i membri della comunità cristiana di Gerusalemme, e mentre questi godono apparentemente di una completa tolleranza, l'accusa degli ebrei che egli sia nemico del suo popolo e della sua legge è costantemente presupposta, tanto che a Roma (28:17) si accinge a scusarsi in anticipo con coloro che non hanno mai sentito parlare dell'accusa. 

Così, sotto la sua veste letteraria ben ordinata, la vita di Paolo di Luca rivela nei dettagli il suo carattere non storico. Essa è piena di “segni e prodigi”, e i resoconti di alcuni di questi sono incoerenti, come, ad esempio, quello della conversione di Paolo. In 9:7 i presenti  odono la voce, ma non vedono nessuno; in 22:9 essi vedono la luce, ma non odono la voce. La storia dell'arresto dell'Apostolo a Gerusalemme e della sua prigionia a Cesarea perde tutta la sua aria di verità all'analisi. Per citare un dettaglio, Felice, che è detto aver sperato in un'offerta di denaro da parte di Paolo per liberarlo, avrebbe potuto sapere che lui non ne aveva i mezzi. Ma in realtà Felice, Drusilla, Festo, Agrippa e Berenice devono la loro presenza nella narrativa di Luca interamente alla sua familiarità con le opere di Giuseppe, in base alle quali egli poteva ritenersi sicuro di attribuire a Felice una inclinazione ai riscatti in denaro. La sua debolezza in fatto di cronologia lo tradisce, se non fosse altrimenti evidente. Festo, come si può dedurre combinando le affermazioni di Giuseppe (Antichità 20:8, 9) e di Tacito (Annali 14: 65, 13:14), entrò in carica come procuratore in successione a Felice non più tardi del 56. Infatti Felice fu salvato dalla punizione da suo fratello Pallante, il favorito di corte, quando gli ebrei lo denunciarono al suo ritorno. E Pallante, che morì nel 62, era già stato allontanato dalla corte imperiale da Nerone nel 56. Dato quindi il tempo per il viaggio di Paolo a Roma e per i suoi due anni di predicazione lì, il suo martirio — presupposto da Luca — dovrebbe essere collocato nel 59. Ciò però è incoerente con la tradizione da lui seguita, che lo colloca vicino al momento dell'incendio di Roma, nel 64. Pertanto, i dati di Luca, per quanto si mostrino contraddittori, ci obbligano a cercare qualche altro motivo che non sia la cronaca autentica per la loro effettiva combinazione nella sua narrativa. 

Come è stato chiarito, egli non mirò a scrivere Storia nel nostro senso. I racconti di Paolo che erano nelle sue mani dovevano essere modificati a scopo edificante. Il documento principale su cui lavorò, manipolandolo nel suo senso “cattolico”, fu gli Atti di Paolo. A questo dobbiamo rivolgerci per avere ulteriore luce, nella misura in cui il carattere originale di Paolo in esso esposto possa ancora essere individuato.

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