domenica 6 ottobre 2024

ECCE DEUS — IL SILENZIO DI GIUSEPPE E DI TACITO

 (segue da qui)

PARTE IV. 

IL SILENZIO DI GIUSEPPE E DI TACITO

Nei feroci attacchi a Der vorchristliche Jesus, scatenati dall'adozione, dall'accentuazione e dalla divulgazione delle sue tesi negli scritti epocali del Professor Arthur Drews, i teologi conservatori si sono rifiutati molto opportunamente di partecipare, in tal modo combinando (come direbbe Bacon) la saggezza serpentina all'innocenza colombina. Hanno chiaramente percepito che il movimento non era diretto contro la loro posizione, ma contro la cittadella del loro nemico secolare, che avrebbe ridotto la loro Divinità al rango degli uomini; e almeno uno dei più grandi di loro (in una lettera al sottoscritto) si è sinceramente rallegrato nell'assistere alla caduta improvvisa di quell'avversario. No! È il critico liberale, così a lungo intronizzato nelle sedi del sapere, che è rimasto stupito nel vedere il suo concetto centrale del Gesù puramente umano messo sotto processo per la sua vita e condannato per più della metà, e che, ingemiscens tamquam reus, ha usato ora per quasi due anni interi una penna inefficace in una protesta appassionata contro l'audacia di questo “assalto alla teologia liberale”. 

Nelle sortite degli assediati si è riposto molto peso alle testimonianze profane, in particolare di Giuseppe e di Tacito. È Chwolson, a San Pietroburgo, che ha puntato il suo braccio di ferro sul brano di Giuseppe; [1] è Von Soden, a Berlino, che ha sottolineato così fortemente il capitolo tacitiano. [2] Per quanto possiamo venerare questi studiosi nei loro momenti più distaccati, non è facile prendere sul serio i loro pronunciamenti appassionati. Invero loro non si prendono seriamente l'un l'altro. Lo stesso brano che Chwolson difende così ardentemente, Von Soden lo dichiara (pag. 11) “indubbiamente interpolazione” di mani cristiane. Involontariamente ci si ricorda l'appello famoso “da Filippo ubriaco a Filippo sobrio” e ci si chiede come scriveranno domani i critici contendenti. Rintracciare le imprecisioni e fallacie infinite di queste superficialità frettolose sarebbe un compito faticoso e inutile, come cacciare topi di campagna in autunno: li elimini qui, ed ecco che spuntano dal terreno lì! In questo caso essere giusti sarebbe crudele; ci si può permettere di essere generosi, e di passare sopra a questi Flugschriften in quanto troppo frivoli per un'analisi dettagliata, e in quanto non rappresentativi adeguatamente dei loro autori. 

Tuttavia, i passi in questione richiedono realmente un trattamento calmo, accurato e approfondito, come certamente non hanno ancora ricevuto in questa furiosa Battaglia degli Opuscoli; e a tale esame invitiamo ora l'attenzione paziente del lettore.

NOTE

[1] Ueber die Frage ob Jesus gelebt hat.

[2] Hat Jesus gelebt?, e in Berliner Religionsgespräch, pag. 39.

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