domenica 16 giugno 2024

L'INVENZIONE DI GESÙ — Paolo sul verso

 (segue da qui)



Paolo sul verso

No blabla: intraprendo la seconda tappa del mio comizio con e presso Saulo-Paolo costringendo il mio lettore a porsi, in mia compagnia, enigmi ai quali non ha — e per una buona ragione... — abituato i catechisti. Perché ecco esaurita così una delle genesi di Saulo-Paolo: Paolo è Saulo, e Saulo è Saul — da cui consegue, con maestria, che l'apostolo, personaggio del midrash, non è altro che un riutilizzo narrativo-adempiente del primo re (e primo messia-cristo) biblico. Ciò, è chiaro — acquisito. Ma all'istante: incompleto!

Perché esistono, come minimo, dieci

Dieci quando la via di Damasco langue — e volutamente da parte mia — in sospeso... Damasco e la sua via (se Damasco vi sia e se una via vi sia...), li conservo per il dessert. Al punto in cui sono della mia dimostrazione, non mi sono dato tutte le risorse che mi permettono di affrontare una idonea spiegazione e giustificazione adeguata delle tre (o quattro?) versioni neotestamentarie della conversione dell'apostolo — retroversione, oppure no, a sostegno.

elementi della pseudo-biografia di Saulo-Paolo che non ho ancora messo a terra. Elementi che tutti conoscono. Elementi, soprattutto, che, nella loro congiunzione

Riguardano tutti Saulo-Paolo.

disparata,

Tutti lo riguardano ma senza coerenza: formano un insieme eterogeneo; di per sé, non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri.

disegnano e plasmano una delle chiavi più chiavi del Nuovo Testamento.

Non ci tengo che siano dieci anni. Uno più furbo di me — e più pignolo — oserà spingere il loro ammontare fino a quindici o sedici; uno meno pignolo si fermerebbe a una cifra inferiore? Poco importa.

Questi (dieci) tratti, strumenti, vocaboli e gruppi di vocaboli, non ancora da me esaminati e per ora dunque taciuti, sono i seguenti:

Come antipasti li elenco alla svelta. E mi guardo dall'attribuire loro tutti i riferimenti neotestamentari che appartengono loro: occorre che il mio lettore lavori un po' e colma le mie lacune. (Se il suo sforzo si rivelasse inconcludente, consulti qualche catechista...)

1. La pancia: il fatto che Saulo-Paolo abbia narrativamente una pancia non ha nulla, in sé, di sorprendente, mi direte. Ebbene, io sono di un avviso opposto. Da nessuna parte, nel Nuovo Testamento, ci si preoccupa delle gengive di Paolo, della sua teoria di dita dei piedi o della lunghezza della sua trachea... Ma della sua pancia, delle sue viscere, ciò sì. Così come delle viscere di altri in merito o nei suoi dintorni (testuali).

In quanto è Saulo — e, di conseguenza, Saul -, Paolo ha una spalla

Da cui, quando la critica e la caricatura si impadronirono di lui, la nascita del suo duplicato, Simon Mago, a Samaria-Sichem-Nablus, vale a dire a ŜKM (sia «Sichem» che «la spalla»).

e un collo:

Da cui, negli apocrifi che se ne dolgono, la morte di Saulo-Paolo per il collo: la sua decapitazione.

ma, in mancanza di molare, di dita dei piedi, di gengive, ha anche le viscere (una pancia):

Filemone 12: «... le mie viscere...»; 22: «...dai riposo alle mie viscere...»

Le «viscere» (greco splagkhna) di Saulo-Paolo hanno per origine ebraica sia BTN/«il ventre», o MYM (o RMYM, a rigore)/«le viscere» — le antiche versioni greche della Bibbia (Settanta, ecc..) non permettono di decidere. Ma lo vedremo tra poco, comunque...

2. La tribolazione: dovunque portino o non portino gli andirivieni di Paolo e quali che siano gli alea e gli jacta-est, l'apostolo non ha mai affrontato se non cumuli di prove, di oppressioni, di afflizioni, di angosce.

Greco thlipsis (plurale thlipseis).

La tribolazione è la sorte costante, ostinata, accanita dello sfortunato combattente del Cristo; e gli esempi dei pericoli che incorre e con cui si scontra proliferano così abilmente sotto la penna degli scrittori del corpus cristiano primitivo che è un gioco individuarli.

E: è allora sempre su thlipsis (o thlipseis) che inciampa, il nostro apostolo — detto altrimenti, in ebraico, su RH.

E sui suoi pari (sulle parole con la stessa radice) e sui loro plurali.

RH è, nella Bibbia ebraica colta dal (molteplice) midrash ebraico, un termine così enorme che è da esso, abusivamente ma fruttuosissimamente, e dalla sua radice (WR o RR) che si fa derivare MRYM/«l'Egitto» — di modo che l'uscita dall'Egitto, evento narrativo di punta della Torà e delle gesta ebraiche, diventi, nei meandri della letteratura ebraica post-biblica e peri-biblica (e anche tra i profeti della Bibbia...), la felice immagine di una rottura con ogni tribolazione, con ogni MR. (E MR, MRYM e RH sono allora, in midrash e in giochi di parole, messi nello stesso paniere: mentre l'etimologia di MRYM/«Egitto» non ha, di per sé, nulla a che fare con il plurale di MR, MRYM/«le tribolazioni»!)

Efesini 3:13: «...le tribolazioni che sopporto...»; 2 Corinzi 2:4: «...è in una (nella) grande tribolazione... che vi scrivo...»; Romani 5:3: «...ci gloriamo ancora delle tribolazioni...»; eccetera.

Thlipsis greco (o thlipseis) ovunque: e, quindi, sotto di esso, RH o MR e le loro varie congiunzioni.

E poi Saulo-Paolo, a causa delle prove che accumula, è in perpetua afflizione. È, un campione, insomma, sia della tribolazione che dell'afflizione.

Nietzsche, che era filologo, filologicamente non ha capito nulla dell'origine delle afflizioni e delle tribolazioni di Paolo: se le ha anzi bevute come reali-biografiche. E su quell'errore ha armeggiato con una serie di aforismi che illustrano, al meglio, la nozione di non-senso (di non-senso filologico). Forse Nietzsche aveva trascurato di lavorare alla sua Bibbia ebraica... Chi lo sa?

Pancia (viscere), da un lato; tribolazioni e afflizioni, dall'altro: nessuna relazione.

Perché – mi si intenda bene – Paolo da nessuna parte neotestamentariamente è detto avere dell'afflizione (o della tribolazione) allo stomaco: non soffre di duodeno!

3. Durante i suoi viaggi, Saulo-Paolo affronta costantemente le catene. L'utensile che lo tocca narrativamente più volentieri, che lo afferra — in senso proprio e in senso figurato — proprio per impedirgli di proseguire le sue strade, che lo ferma e di cui si lamenta, è il vincolo, la corda, la catena.

Lacci e tribolazioni si combinano talvolta: ad esempio in Atti 20:23 («...di città in città, lo Spirito Santo mi testimonia che catene e tribolazioni mi attendono...»).

In Atti 21:11 i lacci di Paolo assumono l'aspetto di una «cintura».

(Ora, di per sé, non esiste alcun rapporto diretto tra «lacci» e «tribolazioni»: conosco, da parte mia, molte persone che sopportano tribolazioni senza tuttavia essere legate...)

Ogni sorta di vincoli cospirano, nelle Epistole e negli Atti, per — a mucchi di versi — ostacolare le energie dell'itinerante.

Pancia, tribolazioni, catene: la mia lista prende forma.

Dalla catena deriva la prigione: Paolo appare, infatti, come un incorreggibile prigioniero incorreggibile. Prigioniero in senso proprio: non si cessa di incatenarlo e di rinchiuderlo; ma anche prigioniero, in senso figurato: e talmente bene in senso figurato che «prigioniero» (ebraico ʼSYR) assurge, sotto la penna — sotto il calamo, sotto lo stilo — degli scrittori cristiani primitivi, al rango di titoli maggiori — elogiativi! — dell'apostolo.

Efesini 4:1, ad esempio: «...Io, il prigioniero nel Signore...»

Sicché Paolo sopporta nel contempo, nel corso dei suoi viaggi e delle loro soste, sia le prigioni degli uomini che la prigione di Dio (di YHWH).

Prende forma, la mia lista? — sì. E pancia (interiora); e tribolazione(tribolazioni); e catene e prigione(prigioni).

E sempre: nessuna relazione di necessità tra queste parole, queste nozioni.

4. Infine eccomi qui! — Paolo circola nelle zone del Mediterraneo per raccogliervi doni;

Riutilizzo, l'abbiamo detto e visto, delle asine di Saul.

ma le attraversa anche in vista di proclamare la resurrezione dei morti e, con essa e attorno ad essa, la sua verifica

Verifica non storica, ma testuale. Perché, quando lo pseudo-reale Paolo ragiona sulla resurrezione e sulle sue relazioni, si affida alla rivelazione (greco apokalupsis) e al messaggio delle Scritture: sollecita la Bibbia, non la realtà. In breve: non chiede mai le informazioni di cui ha bisogno dagli eventi (nel senso in cui noi indoeuropei intendiamo l'evento...); tutt'al contrario, guasta e stravolge i racconti, le parole, le testimonianze dell'Antico Testamento. (Per lui la realtà è il Testo sacro).

nei percorsi precedentemente seguiti dal Messia-Cristo Gesù-Giosuè

Messia-Cristo Gesù-Giosuè chiamato «Signore», vale a dire (in primo luogo) YHWH.

e la sua applicazione, finalmente aperta, finalmente possibile, a tutti gli uomini. Ed è lui, Saulo-Paolo, che è incaricato e che si incarica di fornire il loro buon rendimento ai meccanismi di quella resurrezione (e della salvezza che è).

Ma vi è di meglio. — In un punto del corpus cristiano, l'apostolo si dichiara già iscritto, con i suoi compagni, nel «Libro della Vita» (Filippesi 4:3): si offre dunque lui stesso come un detentore della resurrezione. Come un promesso risorto.

Nel contesto del Nuovo Testamento (e con una sfumatura rispetto al lessico dei giudaismi non cristiani), il SPR YYM/«il libro della vita, il libro dei viventi» (espressione biblica!) mi ha l'aria di essere ( cfr. Apocalisse 3:5) il registro sul quale vengono a consegnarsi e ad attestarsi — a sigillarsi — il destino e la salvezza degli esseri (umani e non) degni di accedere allo stadio finale della ri-vita definitiva ed eterna.

N.B. Sulle accezioni di YH (letteralmente «vivere»), cfr. il mio capitolo precedente. — E, quanto all'intervento biblico del «Libro della Vita», cfr. Salmi 69.

Il mio gruzzolo di parole si accresce, attorno a Paolo: viscere; tribolazione; catene e prigioni; resurrezione (e suoi dintorni). Gruzzolo incoerente, senza legge d'ordine.

 

5. A più riprese, negli Atti e nelle Epistole, l'apostolo oscilla tra la mancanza e la sazietà. La migliore immagine di una tale oscillazione — la migliore perché la più esplicita — si dispiega in Filippesi 4:10 e seguenti.

Filippesi 4 contiene: il Libro della Vita (versetto 3); l'escatologia del Giorno del Signore (il famoso YWM YHWH — versetto 5); il gioco della mancanza/abbondanza (versetti 10-12); l'afflizione-tribolazione (versetto 14); la ricerca o colletta delle donazioni (per riutilizzo delle asine di Saul — versetto 17); — se occorresse alla mia tesi di una inesistenza storica di Paolo una prova più convincente delle altre, è a colpo sicuro dal capitolo 4 della Lettera ai Filippesi che la estrarrei! Vi si raggruppano e si conglomerano, senza ragione immediata! — elementi (mutuamente estranei, di per sé) che la confermano al meglio.  Che si occupino di essa...

In tre versetti si sentono l'indigenza dell'apostolo

Esigenza che si basa, in origine, sulla radice ebraica SR/«mancare di».

e, appunto, la sua sazietà:

Radice ŜB, questa volta.

tanto che l' ebraico originale del brano, facilmente visibile sotto il suo greco secondo, definisce Paolo nel contempo un affamato e come un supernutrito.

Domanda: Ebbene, perché quella duplice e contraddittoria definizione? (o, se si preferisce: quale è, nella Bibbia ebraica, la parola o la cosa che senza posa ha fame e che senza posa accede nello stesso tempo al troppopieno?...)

E, per prolungare i mei aiuti dell'elenco precedente: per quale(quali) motivo(motivi) il Saulo-Paolo neotestamentario si circonda così delle parole «pancia-viscere», «tribolazione(tribolazioni)», «catene» e «prigione» («prigioniero»), «resurrezione» («vita, ri-vita») e, d'ora in poi, «mancanza» e «sazietà»? — Perché questi orizzonti diversi basati sullo stesso personaggio? — Non rispondo. Continuo:

6. Poco fa, Paolo coesisteva con «pancia» o «viscere». Ecco ora che possiede una «bocca».

Greco stoma; Ebraico (ovvio): PH, Cosicché la bocca di Saulo (Paolo) è, in semitico: PY ŜʼWL. Su PYŜʼWL, datemi fiducia, ritornerò!

Dov'è, dunque, la bocca di Saulo-Paolo? — ma non invento nulla; non faccio che leggere. In Atti 23:2, il sommo sacerdote Anania

Anania: ricordate questo nome.

comanda a coloro che si tengono presso di lui — di lui, Anania, o di lui, Saulo-Paolo — di «percuoterlo sulla bocca» dell'apostolo.

Ma andiamo: più code di code di mosche di così! Niente di niente! La bocca di Paolo... un'evidenza... Si immagina un essere umano — apostolo o no — senza bocca?!

Sputo sull'obiezione e valuto i contenuti della mia tasca; contiene: pancia, tribolazione, prigione, catena, resurrezione, mancanza + sazietà, e... bocca. E la tasca si chiama Saulo-Paolo: perché nulla, all'infuori di Saulo-Paolo, unisce le parole che elenco e le nozioni o immagini che rimandano sotto. Niente. — Proseguo:

 

7. Il noto a tutti — l'arcitriviale dei catechismi: Paolo è «l'apostolo dei Gentili».

All'istante, riluttanza: preferisco farne, per retroversione di Romani 11:13 (...ethnōn apostolos...), un ŜLY HGWYM, un «apostolo delle nazioni».

Alla svelta:

a) ŜLY/«apostolo, inviato, mandato, messaggero» fa subito gioco di parole con ŜʼWL/«Saulo-Saul» — gioco di parole ebraico, e che è solo ebraico.

b) Ma soprattutto: GWYM/«nazioni» possono qui — a scelta! — designare sia i popoli pagani sia, indistintamente, tutti i popoli (gli ebrei e i pagani assieme). Attenzione alle contraddizioni! Perché «gentili» (= pagani) implicherebbe, nel contesto paolino, un'esclusione che non quadra coi progetti (ipercomprensivi) degli scrittori del Nuovo Testamento in generale e delle Epistole in particolare. Il punto di vista delle Epistole paoline non è, infatti, separare i gentili (i pagani) dagli ebrei e gli ebrei dai gentili, ma fare di tutti i popoli un solo e lo stesso popolo conforme al disegno divino come si esprime nella Torà adempiuta-e-abolita.

E una delle radici di questo disegno – una tra tante altre – si situa (come per caso!) nel personaggio biblico di Saul. In 1 Samuele 8:5, Saul sarà «un re per noi, per giudicarci come tutte le nazioni/GWYM», e, in 8:20, gli ebrei esclamano: «Anche noi vogliamo essere come tutte le nazioni /GWYM, ed egli ci giudicherà, il nostro re, e uscirà davanti a noi, e combatterà le nostre battaglie» – da cui il tema neotestamentario di Saulo-Paolo lottatore (cfr. Colossesi 1:29, 2:1, eccetera); da cui la sua condizione di apostolo delle nazioni, di tutte le nazioni, di tutte indistintamente (di tutte senza alcuna discriminazione).

L'universalità di Paolo apostolo delle nazioni trova il suo apice sia nell'abolizione dei riti del prepuzio (riti che discriminano...) sia nelle famose frasi di Romani 10:12: «...poiché non c'è differenza tra Giudeo e Greco...»,

Frase che, lungi dal rompere con la Bibbia e i giudaismi, ne sancisce — e ne vuole sancire — la realizzazione. E: la realizzazione ebraica!

o di Galati 3:28:

Frase che irridono, che rovinano, Padri della Chiesa in testa, tutti i commentari degli ecclesiopati!

«...non c'è né giudeo né greco; non c'è più schiavo né uomo libero; non c'è più uomo né donna...».

Per non sminuire o rovinare l'affermazione, un altro enigma — e, questa volta, quello buono: In quale luogo biblico, cari ecclesio-esperti, si presenta una possibilità nonché un rischio che si cancelli ogni distinzione mondana tra ebreo e greco, servo e padrone, donna e uomo?... Su — ditelo! — Quella mancata risposta, da quasi venti secoli...

(Il mio lettore, invece, ha sicuramente intuito...)

La mia collezione si allarga: le nazioni/HGWYM consentono, presso Saulo-Paolo l'apostolo, di unire d'ora innanzi la pancia o le viscere, la o le tribolazioni, le catene, la prigione e il prigioniero, la resurrezione (e le sue connessioni), la mancanza e la sazietà, e poi la bocca.

 

8. Unificazione che riunisce tutto di seguito tre dettagli: e la spina, e il pungiglione, e le scaglie.

2 Corinzi 12:7: «...mi è stata messa una spina/skolops nella carne...»

Skolops significa «scheggia» o «spina» solo in riferimento agli usi lessicali della Settanta. Il primo significato greco-normale del termine è: «palo, assemblaggio di pali, palizzata». Nella Septuaginta, skolops traduce l'ebraico SYR/«spina» (sempre al plurale nella Bibbia), SLWN/«rovo» o ŜK/«spina, chiodo».

In 1 Corinzi 15:55-56 (per mezzo di una citazione del profeta — biblico — Osea) e in Atti 26:14, l'apostolo si trova messo in relazione, non più con una spina, ma con un pungiglione/kentron.

E infine, in Atti 9:18, dagli occhi di Saulo-Paolo, durante l'episodio detto della via di Damasco, cadono «come delle scaglie» (greco lepides).

Al che è opportuno, credo, aggiungere Atti 24:5, versetto nel quale l'apostolo è trattato da loimos – detto altrimenti, da «peste».

Aggravo quindi la mia domanda: pancia (viscere), pestilenza, tribolazioni, scaglie, catene, spina, prigione e prigioniero, bocca, mancanza e sazietà, resurrezione –

Dimentico! Ometto! Sono sicuro che dimentico... e che il mio mercatino delle parole dovrebbe accoglierne ben altre...

Ecco, frastornato come sono, mi sono lasciato sfuggire Galati 4:13 (ecc.) e la «malattia della carne» dell'interessato; e poi l'«Arabia» dove Paolo è detto essersi recato (in Galati 1:17); e poi il «terzo cielo» che giustamente viene menzionato anche, in 2 Corinzi 12:2, come uno dei soggiorni dell'apostolo. (Uno dei suoi soggiorni? Eh: per quale motivo?...)

cosa ci fanno tutti questi termini attorno a Saulo-Paolo? Che hanno, venuti da chissà dove, da correre per attaccarsi all'apostolo? Quale è la giustificazione

Necessario, obbligato — e non una giustificazione al teologo!

della loro presenza congiunta nei paraggi del personaggio, quando, lo riripeto, non hanno, di per sé, per natura, alcuna specie di connivenza?...

 

9. In Filippesi 4:15,

Ah, questo capitolo 4! Ancora lui...

Paolo parla del suo «conto di dare e di avere» (greco logos doseōs kaï lēmpseōs).

Al singolare: non al plurale come leggo in tutte le edizioni francesi (inglese, tedesca, ecc.) del Nuovo Testamento (o nelle loro glosse)! — una spesa e una ricevuta...

Dare e avere... Ri-indovinello: a proposito di chi o di cosa questa coppia interviene nella Bibbia ebraica? — Zitto e mosca...

E aggiungo dare e avere alla mia lista.

 

10. Da ultimo, e per sigillare il pacchetto: Tarso. Paolo è, neotestamentariamente, originario di Tarso. Gli scrittori precisano: «...in Cilicia...».

Tarso, l'abbiamo visto e detto, non è che una delle patrie dell'apostolo: in concorrenza con Roma (via la Rama dove nacque Samuele, alias Saul) e con Giscala (la città — di Galilea — dove, per etimologia, si produce del latte).

Riferimenti, per Tarso: Atti 9:11 («...uno chiamato Saulo di Tarso...»); 21:39 («...io sono... di Tarso in Cilicia...»), ecc.

 

Bene, riassumo —, e poi espongo la mia lista. Paolo, che è Saulo/ŜʼWL, raccoglie, nel corpus neotestamentario, parole (sparse), nozioni (eterogenee), strumenti (in cianfrusaglie), attributi e aggettivi (compositi), luoghi (senza coesione), ecc., che lo riguardano e lo circondano solo perché è Saul — il Saul dei libri di Samuele, il Saul primo re e primo messia-cristo d'Israele.

Tutto questo bazar? — la mia prima lista, insomma: quella di Paolo sul recto. Quella di Paolo in quanto Saul.

Ma l'apostolo aggancia inoltre, nello stesso Nuovo Testamento, varie parole-nozioni luoghi-attributi-strumenti, sempre senza relazioni naturali tra loro, che non potrebbero giustificarsi da un midrash sul Saul biblico. Questa seconda collezione — questo secondo bazar — questa enorme brodaglia lessicale (pancia, viscere, pestilenza, tribolazioni, scaglie, catene, spina, prigione e prigioniero, bocca, Arabia, mancanza e sazietà, resurrezione, Tarso, malattia, terzo cielo, dare e avere, ecc.) — quella lista biografica di Paolo sul verso non ha, invece, di per sé, alcun legame con il Saul biblico. Eppure... quella seconda lista esiste davvero, attorno a Saulo-Paolo l'apostolo.

Dopo il recto, il verso. Nuovo problema, quindi: da dove tutti questi termini? Da dove la loro coesione senza coerenza? Quale è, senza zigzag, la legge d'ordine del disordine della mia seconda lista?

 

Risposta: l'ebraico. E, nell'ebraico, il duplice significato della parola ŜʼWL.

L'apostolo è Saulo. Saulo è Saul. Saul è, in ebraico, ŜʼWL. Ma ŜʼWL non è, in ebraico, unicamente il nome proprio del primo re-messia biblico: ŜʼWL è anche, in ebraico etnico, lo Sheol — la dimora dei morti.

Il mio scopo non è certo di approfondire qui, nemmeno di sfiorare le (varie o una?) concezioni ebraiche dello Sheol. L'ho detto: mi assorbe unicamente, nel presente studio, la genesi di Saulo-Paolo.

Mi basta affermare che lo Sheol (ŜʼWL) biblico non è un luogo univoco: talvolta è la dimora dei morti — di tutti i morti, i buoni e i cattivi, i giusti e gli empi (cfr., ad esempio, Genesi 37:35 o le problematiche del libro di Giobbe); e talvolta accoglie solo i peccatori, i dannati, i maledetti, i malvagi (cfr. allora, ad esempio, Ezechiele 32:21): in questo caso i suoi sinonimi diventano ʼBDWN/«la Perdizione» o ŜḤṬ/«la Fossa d'infamia», eccetera. Altri sinonimi — possibili, eventuali — del luogo: BʼR/«il pozzo», GY HNM o GY BN HNM/«la geenna», ŜʼWN/«la desolazione», ʼR ṬḤṬY/«la terra — il paese — di sotto» o, più crudamente, MW/«la Morte», ecc. (tutti sinonimi presenti nel Nuovo Testamento, sotto il suo greco o in semplice traslitterazione, e, in particolare, nell'Apocalisse di Giovanni: presenza talvolta esplicita, talvolta criptica). L'inverso di Sheol, nella Torà afferrata dal midrash (molteplice) degli ebrei non cristiani o degli ebrei cristiani primitivi, è, di volta in volta, GN c DN/«il giardino dell'Eden, il giardino di delizia, il Paradiso», PRDS/«il Paradiso», YYM/«la vita, la ri-vita», ṬḤYH/«la resurrezione», ecc.

Scherzo del destino! — una coincidenza in più per gli isterici della Storia storica e della Biografia biografica! — accade appunto che Lo Sheol/ŜʼWL procura la sua coerenza (logica, necessaria, indubitabile — voluta...) all'insieme disparato delle nozioni disparate di cui ho appena, all'istante, stabilito la lista: la mia seconda lista, quella di Saulo-Paolo sul verso. (La coerenza, ancora, del midrash!) Peggio: egli è, questo Sheol, il solo a procurarla, quella coerenza. Nessun termine del pesante edificio biblico può servire da fondamento, nel contempo, e tanto ingombrante, alla pancia, alle viscere, alle tribolazioni, alle catene, ecc.,

Abbrevio, Cfr. sopra, la completezza della mia (seconda) nomenclatura (in dieci punti).

nessun termine tranne... ma sì, ŜʼWL, «lo Sheol».

Da un lato, di conseguenza, Saulo-Paolo è il Saul biblico; dall'altro egli è lo Sheol.

In entrambi i casi, infatti, ŜʼWL — termine ovviamente biblico (non inventato dal midrash cristiano in procinto di farsi, ma scoperto da esso, visto e letto!).

Il mio lettore mi segue: la mia prima lista, quella di Paolo al recto, rimanda al Saul biblico; la mia seconda lista, quella di Paolo sul verso, rimanda allo Sheol biblico. — In entrambi i casi, infatti, da ŜʼWL: vale a dire, nel contempo, «Saulo-Saul» e «Sheol».

Per provare ciò che avanzo (non per suggerirlo o pre-suggerirlo: per provarlo!), mi basta riprendere, uno a uno e questa volta nell'estremo scrupolo del menu, il concerto (ancora cacofonico) degli elementi della mia seconda lista: viscere, catene, Tarso, tribolazioni, ecc. — e verificare, in compagnia del mio lettore attento, che ciascuna si appoggia, biblicamente ed in ebraico, sullo Sheol biblico-ebraico e sulle sue occorrenze biblico-ebraiche.

Uno a uno ? — ma sì: e con i suoi confratelli.

Perché il fastidio dell'affare ne varrà la pena: ci condurrà a discernere l'altro volto dell'apostolo, tanto decisamente astorico quanto il primo; essendo il volto di Saul esaurito, affronto quindi il volto dello Sheol di Saulo-Paolo.

E — gioia del mio lettore — tutto corrisponde...

 

1. La pancia, le viscere? Paolo possiede, neotestamentariamente come ho detto, una pancia o (e) delle viscere (greco splagkhna). E non senza motivo. E non per ragioni di fantasia mitologica...

 

Perché, in Giona 2:3, si parla di BTN ŜʼWL, cioè del «grembo dello Sheol». E, due versetti più sopra, il profeta passa tre giorni e tre notti nelle «viscere»/MY(M) del Pesce escatologico, detto altrimenti nel grembo dello stesso Sheol.

«Viscere del pesce» (che l'immaginario popolare ha reso successivamente balena o delfino...) = MY HDG. La resurrezione neotestamentaria — al terzo giorno, ovviamente! — disegna un diretto riutilizzo del soggiorno di Giona; quanto alle vicende di pesca e di pesci che segnano tutto il Nuovo Testamento e, soprattutto, i suoi vangeli, temo fortemente che non siano da aggiungere al dossier delle evoluzioni dell'artigianato costiero: sguazzano, con più ambizione ed esoterismo, nella mistica sacra (attraverso la Bibbia e a partire dalla Bibbia: di Giona e delle sue gesta, del fatto che Giosuè vi è «figlio di Nun», vale a dire del «pesce», ecc.).

La migliore occorrenza delle viscere di Saulo-Paolo, la sento affiorare in Filemone 20: «...da' riposo alle mie viscere...», perché, sotto la copertura e l'innocuità di quella richiesta, accorrono sia le viscere dello Sceol

ŜʼWL = Saulo = Saul = Sheol.

che il riposo che è lo Sheol. Un riposo, lo Sheol? ma sì: per esempio in Giobbe 17:16 — «il riposo» lì essendo allora , derivato dalla radice NW/«riposar(si)».

Radice che fabbrica anche «Noè» (N) — il Noè dell'arca, colui la cui ubriachezza e le viti... Riposo, lo Sheol è anche «una pace» in 2 Re 2:6 (BŜLM ŜʼL significandovi, per midrash, BŜLWM ŜʼWL/«nella pace dello Sheol») – e, in Giobbe 14:13, rifugio («Oh, volessi tu nascondermi nello Sheol e tenermi occulto...»).

Ma ritorno a Filemone 20:

Ma soprattutto: Filemone 20 racchiude, con il suo «riposo» e le sue «viscere» — riposo e viscere che appartengono a Saulo-Paolo perché egli è ŜʼWL/«Sheol» —, sotto il loro greco secondo, uno straordinario effetto di anagrammi: infatti, in questo (magro) versetto, la radice NW/«riposare» e la parola MY/«le mie viscere» dipingono, nel disordine delle loro lettere costitutive, i segni grafici di ʼĤYN M/«Ainoam», la moglie di. .. Saul!

ʼḤYN M, Ainoam, è la moglie di Saul in 1 Samuele 14:50 (in 27:3, sembrerebbe che sia scappata dal letto del defunto marito per unirsi a quello di Davide, secondo re d'Israele e suo successore come unto-messia-cristo).

Invento? Divago? Creo, di sana pianta, allusioni e giochi di termini?... No, non faccio che leggere, perché:

1. Filemone 20 si apre con l'esclamazione «Sì, fratello!» Ma ʼḤYN M/«Ainoam», moglie di Saul (di Saulo), inizia la sequenza delle sue lettere costitutive su ʼḤ (e ʼḤ significa «fratello») o su ʼḤY (e ʼḤY significa «mio fratello»).

2. Tutta l'Epistola a Filemone ruota attorno a un figlio (o il figlio?) di Saulo-Paolo. Un figlio che, immagino, abbia ottenuto da sua moglie. Ma per una coincidenza e un caso (o entrambi: eh, gli storicisti...) in più, il figlio di Saulo-Paolo si chiama «Onesimo», greco Onēsimos, letteralmente «il soccorrevole». Allora? Supponiamo, mimando gli ossessionati dell'Evento, che Onesimo sia il figlio storico dell'apostolo Saulo storico? Per nulla affatto. Ipotizziamo piuttosto che il suo nome sia, in greco, solo l'equivalente (pallido) di quello di uno dei discendenti del Saul biblico, vale a dire MLKVŜW, ovvero «Dio (in quanto re) è soccorrevole». «Soccorrevole» in entrambi i casi — in entrambi che sono solo uno. — E pffft, esce l'Onesimo! Ancora un personaggio del corpus neotestamentario che si rivela derivare dal midrash — e, mediante midrash, dalla Bibbia. 

N.B. MLKVŜW è detto figlio di Saul in 1 Samuele 14:49, 31:2, ecc.

3. Corollario del corollario: l'anagramma di MLKVŜW — figlio di Saul divenuto Onesimo figlio di Saulo-Paolo — è: ŜLKW/«rinviandolo, inviandolo» + M Y/«le mie viscere» (anagramma assoluto!). Ma in Filemone 20, si legge: «...io te Io rinvio, lui (Onesimo), vale a dire le mie viscere...». Anagramma, in effetti, al cento per cento.

Ciò conferma:

a) che i grecisti sono delle nullità;

b) che gli storicisti sono delle nullità;

c) che Filemone 20, indipendentemente dalla storia, è — era originariamente — un midrash ebraico.

Un midrash; e: un midrash ebraico.

Cosicché Filemone 20 conteneva, nel suo ebraico nativo, un midrash che verte nel contempo su ŜʼWL/«Saul»(divenuto l'apostolo) e su ŜʼWL/«Sheol» (che è l'apostolo): nel contempo sulle viscere e sul riposo del soggiorno dei morti (ŜʼWL, = Saul-Saulo), da una parte e, dall'altra, sulla moglie del re biblico (ŜʼWL, = lo Sheol) — e viceversa. Ciò è un capolavoro! E, in realtà, qualunque cosa delle letterature ebraiche...

Ma rileggiamo, in francese, Filemone 20 (per esempio nella traduzione della Pléiade): «...Sì, fratello! Che io possa ottenere profitto da te, nel Signore. Da' riposo alle mie viscere, in Cristo...» — Vedete, in questo francese che imita il greco, la minima traccia del midrash di cui parlo? No. Tutto l'ebraico è fuggito; e, con esso, il significato intimo del testo. In greco, come in francese, questo verso – di una ricchezza nativa inaudita – non vuol dire più nulla.

Ma l'essenziale è e resta che: BTN e MYM, la «pancia» e le «viscere» sono, nella Bibbia ebraica, attributi immediati, manifesti, dello ŜʼWL, dello Sheol. Così come, per la tangente, NḤṬ/«il riposo».

Ma questi attributi sono anche, nel Nuovo Testamento, quelli di Saulo l'apostolo, detto altrimenti — anche — di ŜʼWL.

La mia (seconda) lista — quella di Saul-Paul sul verso — si avvia quindi senza intoppi.

 

2. Le tribolazioni di Saulo-Paolo neotestamentario gravitano tutte attorno all'ebraico (sottostante) RH, MR, R o RR.

In effetti, i thlipseis (o thlipsis) presenti presso Saulo-Paolo, nel Nuovo Testamento, sono, nella Settanta e nelle versioni greche (bibliche) rivali, gli equivalenti  ipermaggioritari di queste quattro parole ebraiche — tutti termini corrispondenti effettivamente alle nozioni di afflizione e di tribolazione.

Perché? — per l'esplicita ragione che esse gravitano anche, nell'Antico Testamento, attorno allo Sheol.

Sheol = ŜʼWL = Saul = Saulo. Ma Paolo è Saulo. (A forza di ripeterlo, finirò per scoprirlo...)

E non vi gravitano, ancora una volta, nella vaghezza e nella nebbia e nello smog:

Le tribolazioni che sopportano gli esseri che «discendono» (termine tecnico) nello Sheol non si intuiscono nella Bibbia: vi sono esplicitamente designate come tali e descritte (e, in lungo e in largo, deplorate).

tutt'al contrario, sono lì gli epiteti normali, comuni, del soggiorno dei morti.

In Salmi 18:6-7, dopo un (ridondante e sinonimo) intervento dello Sheol/ŜʼWL e della Morte/MW, c'è questo: «...nella mia tribolazione (ebraico R), io invoco YHWH...», e questo, perché la tribolazione, l'angoscia, l'afflizione (ebraico R), assalgono immediatamente il defunto: sono, le tribolazioni, il suo assalto principale. — Ancora meglio, e ancora più interessante per il nostro argomento: Salmi 18 assume la firma di Davide; e il suo versetto numero uno indica che costui compose la sua poesia «nel giorno in cui YHWH lo liberò dalla mano

«Palmo, mano», ebraico KP – termine che, inserendosi nel Nuovo Testamento, vi fa gioco di parole con KPʼ/«Cefa, Pietro» – con l'apostolo Pietro!

di tutti i suoi nemici

Cfr. il conflitto neotestamentario tra Pietro (alias «Cefa»/KPʼ) e Saulo-Paolo... Un conflitto tramite midrash, sullo sfondo della Bibbia!

e dalla mano di Saul...»

Espressione che significa, nello stile dell'ebraico, che Saul era, tra i nemici di Davide, il principale.

in altri termini, il Salmo 18, che tutto intero delinea le tribolazioni dello Sheol (e, al contrario, la felicità della salvezza e della resurrezione), poggia sui due significati concorrenti di ŜʼWL: Saul (= Saulo) e Sheol.

Altri esempi delle angosce-tribolazioni che si legano al soggiorno dei defunti — nella Bibbia? Un sacco. Nel mezzo di loro:

Salmi 116:3: tutta la poesia descrive i meccanismi della morte e della resurrezione;

Resurrezione che vi assume l'aspetto della «salvezza» (radice YŜ, quella di «Gesù-Giosuè»!): versetti 6, 13, ecc.

quando il defunto soggiorna nella tomba (versetto 3), vi si sottomette, che lo voglia o no, alle MRY ŜʼWL, cioè alle «angosce-afflizioni-tribolazioni dello Sheol»,

MR — plurale MRY(M)/«tribolazioni, Egitto» — corrisponde, nella Septuaginta, al greco thlipsis: il thlipsis che, così com'è, circonda Saulo-Paolo nel Nuovo Testamento divenuto greco.

e una RH (stesso verso) lo opprime.

RH, greco thlipsis, «angoscia, tristezza, tribolazione» — come in Saulo-Paolo.

Questi esempi sono significativi — abbastanza significativi, a mio avviso. Non c'è affatto bisogno di esplorare tutti i passi della Bibbia relativi a ŜʼWL, da una parte, e RR, RH, R e MR, dall'altra. — È detto: la tribolazione o le tribolazioni si annoverano, nella Bibbia, tra gli attributi maggiori dello Sheol/ŜʼWL.

Ed ecco quindi due punti acquisiti: Saulo/ŜʼWL l'apostolo possiede, nel Nuovo Testamento, una pancia e viscere che appartengono, infatti, biblicamente, allo Sheol/ŜʼWL, e poi lì sopporta tribolazioni che sono quelle, anche, e altrettanto biblicamente, dello Sheol/ŜʼWL;

E la relazione Sheol/Saul (Saulo) – che funziona solo in ebraico – non è una fantasia degli scrittori neotestamentari: non la creano loro, la relazione; esiste già, la relazione, diversi secoli prima della nostra era (tra gli autori dei Salmi).

e la pancia e le viscere dell'apostolo Saulo costituiscono, sull'esempio (assoluto!) delle sue tribolazioni, riutilizzi — tramite midrash — di una costellazione di espressioni bibliche ancestrali. Riutilizzo a-storico, evidentemente.

 

3. Saulo-Paolo svolge costantemente il ruolo di un legato, di un incatenato, di un prigioniero. Niente lì di straordinario. Di normale nella Storia e nell'Evento? No — di normale nel midrash e per mezzo di esso.

Infatti, nella Bibbia ebraica, uno degli strumenti più volgari, più maniacali, dello Sheol e della Morte è BLYM, «i lacci».

I «lacci dello Sheol»/BLY ŜʼWL della Bibbia si sono trasformati (chiamate ciò una trasformazione?...) in BLY ŜʼWL/«i lacci di Saulo» nel Nuovo Testamento. Una trasformazione identica!

Esempi? Arrivano — e con loro proliferano molti dei termini presenti nella mia seconda lista (cosiddetta biografico). Ne ho scelti solo un piccolo numero.

Ho preso appuntamento, poco fa, con Salmi 116:1 e seguenti, e vi ho scoperto le tribolazioni dello Sheol. Al momento, è tutto il versetto 3 della poesia che mi interessa:

«...mi avvilupparono, i lacci della Morte,

BLY MW — ed ecco i «lacci»/BLY(M).

e le tribolazioni dello Sheol

MRY ŜʼWL — ed ecco le «tribolazioni»/MRY(M), quelle dello Sheol, quindi di Saul (di Saulo-Paolo Apostolo).

mi abbracciarono; angoscia

RH — termine dalla stessa radice dell'espressione MRY(M) precedente. Termine che significa la stessa cosa: «tribolazione».

e dolore trovai...»

Per me, ecco soprattutto trovata una relazione finalmente necessaria tra «lacci» e «tribolazione» — relazione che, di per sé, non esiste; relazione che, qui, nasce dallo Sheol che sarà, nel Nuovo Testamento, Saulo l'apostolo.

Più oltre, versetto 4, si parla di MLT, di «rilasciare» (ma MLT è l’equivalente automatico, in ebraico, di PLT – termine che, poiché farà gioco di parole con «Pilato» nel Nuovo Testamento, contribuirà a generarvi un Pilato che vuole «rilasciare» Gesù-Giosuè).

Sobbalzo (sempre il Salmo numero 116, seguitemi...): nel versetto 5, da una parte YHWH appare come «colui che fa grazia»/NWN (dalla radice NN — quella che produce YWNN/«Dio fa grazia»‚ ossia «Giovanni»), e dall'altra parte come un «compassionevole»/MRM (dalla radice RM — quella che produce RMYM/«le viscere»).

E non è finita:

Doppio sobbalzo: reflusso delle cosiddette coincidenze: nel versetto 6, YHWH è esplicitamente descritto come colui «che salva»/YHWŜY (dalla radice YŜ, «salvare» — la radice di «Gesù-Giosuè»). E poi?

Nel versetto 13 si parla di KWS YŜWWT/«il calice della salvezza» (radice YŜ — quella, ancora, di «Gesù-Giosuè-Dio salvatore»). Non vi ricorda nulla, esperti della Passione, questo calice?

Nel versetto 16, il defunto (l'abitante dello Sheol) si addolora per i «lacci»/MWSRY(M) che lo racchiudono — e MWSRY(M)/«lacci» (cfr. quelli di Saulo-Paolo l'apostolo!) fa allora giochi di parole con MRY(M)/«le tribolazioni» (tribolazioni dello Sheol e di Saulo). Eccetera.

Nel Salmo 116, in un breve percorso testuale, sfilano di conseguenza — da bella offerta al midrash cristiano a venire... — i legami e le tribolazioni di Saulo-Paolo (attraverso quelli e quelle dello Sheol quale egli è), i tentativi di rilascio da parte di Pilato, il nome di Giovanni (il Battista) e Gesù-Giosuè in quanto figura nominativa di YHWH (di YHWH risorto, di YHWH che sfugge allo Sheol) e il calice della Passione evangelica! — e ciò è solido e coerente! Ciò non fa Storie!

Ma ero ai lacci:

In Salmi 18:5-6,

Poesia già citata: poesia di Davide su Saul; e poesia sullo Sheol. Su, qui come lì, ŜʼWL...

leggo: «... mi avvilupparono, i lacci della Morte/BLY MW

MW, «la Morte» (al maschile, in ebraico): il sinonimo dello Sheol.

e i fiumi di Belial

BLYL/«Belial, la Perdizione» — ancora un sinonimo dello Sheol. Uno che avevo omesso per via... — E cosa significa BLYL/«Belial» quando, senza alcuno scrupolo, il midrash cristiano se ne impadronisce? — Spesso, e molto semplicemente: BLY/«senza» + L/«il giogo»: vale a dire «il fatto di non portare... la croce, la sua croce» (in riferimento — avversativo — alla famosa espressione biblica NŜʼ L, «portare il giogo», cristianamente divenuta «portare la croce»): da cui, infatti, le – finalmente comprensibili! — frasi di Gesù in Matteo 10:38, «Colui che non porta la sua croce (= BlYL il senza giogo, il senza croce)... non è degno di me», e, in Matteo 16:24, «Se qualcuno vuole venire dietro a me,... porti la sua croce (= che sia un ʼ L, un porta-croce, e non un BLYL, un senza-croce)», così come i loro paralleli in Marco 8:34 e Luca 9:23: perché Gesù-Giosuè invece non è un BLYL; lui, la sua croce, la porta, evangelicamente... — Semplice dettaglio?

N.B. Quando Gesù-Giosuè porta narrativamente la sua croce durante la Passione, beneficia, in Matteo, Marco e Luca, dell'aiuto di Simone «di Cirene». Perché «di ​​Cirene»? — perché «Cirene» è, in ebraico, il gemello della radice QRN, perché QRN è lì «il corno, la forza», e perché QRN, nella Bibbia, si accoppia molto volentieri con la radice YŜ/«salvare» (radice di Gesù-Giosuè...) per designarvi «la forza – il corno – della salvezza» (cfr. 2 Samuele 22:3, Salmi 18:3). Sicché la Cirene da cui è cosiddetto originario l'aiutante di Gesù-Giosuè è, in realtà, solo un luogo ottenuto tramite midrash. (Ma questa è solo banalità... Ritorno ai lacci:)

mi fecero tremare; i lacci dello Sheol/BLY ŜʼWL

Li tengo!

mi circondarono...»

Più oltre nel versetto 7 (già citato): «...nella mia angoscia/RY,

R: «la tribolazione».

 io invoco YHWH...»

Ho capito; il mio lettore ha capito; è sufficiente: il Saulo-Paolo neotestamentario subisce lacci e tribolazioni perché lacci e tribolazioni sono, nella Bibbia, la condizione di ŜʼWL: dello Sheol che egli è.

Dei lacci dello Sheol è ancora fatta menzione in 2 Samuele 22:6, ecc.

Ecco allora giustificati e coerenti tre dei termini della mia (seconda) lista — e giustificata la loro relazione comune, indivisa, con Saulo-Paolo: viscere, tribolazioni e lacci.

I primi esseri umani che Saul promosso re incontra, nel primo libro di Samuele, formano un BL NBʼYM, un «gruppo di profeti». Ma «gruppo» è uno dei significati concorrenti di BL/«legame». — Altra relazione tra ŜʼWL/«Saul-Saul-Sheol» e BL/«legame» (cfr. 1 Samuele 10:5 e 10).

Ma, l'ho detto, Saulo-Paolo l'apostolo non è unicamente legato, nel Nuovo Testamento: è anche un prigioniero (ebraico ʼSYR).

ʼSYR/«prigioniero» fa gioco di parole (immediato) con SYR/«la spina, la scheggia» — ma l'apostolo è effettivamente, nelle Epistole e negli Atti, nel contempo un prigioniero e la vittima di una spina (cfr. 2 Corinzi 12:7). Ma andate a cercare questo nesso nel greco!...

Niente di più normale; perché, nella Bibbia, lo Sheol è una prigione.

Isaia 24:21-22, ad esempio, lo evoca come tale: gli empi vi si ammucchiano, nella fossa, e ciascuno di loro ne è il ʼSYR, il «prigioniero».

E poi,dappertutto nei Salmi e nei profeti, lo Sheol appare come un luogo chiuso da cui i defunti non cessano di voler fuggire: «liberami dallo Sheol» (detto altrimenti, «portami fuori, YHWH salvatore, dalla prigione che è lo Sheol») vi è un assoluto coro.

Ma tutto ciò è ben risaputo: non ho cura di infilare e di sfilare, su questo argomento, traduzioni e citazioni. Il mio lettore completerà.

Cosa ho? — Constato che la Bibbia ebraica parla del grembo e delle viscere dello Sheol, e delle tribolazioni dello Sheol, e dei lacci dello Sheol, e della prigione che è lo Sheol, e so che a sua volta il Nuovo Testamento sviluppa molti episodi sulla pancia o sulle viscere di Saulo l'apostolo, e sulle sue tribolazioni, e sui suoi lacci, e sulle sue prigionie... Parallelismo totale. Parallelismo del midrash. Coincidenze e coincidenze che nessun appello alla Storia fattuale potrebbe sostenere, giustificare, spiegare, stabilire, — Saulo (l'apostolo) e lo Sheol non fanno che uno (ŜʼWL). Alla stessa maniera in cui, più sopra, Saulo (l'apostolo) e Saul (il re-messia biblico) non facevano che uno (ŜʼWL).

 

4. Mediante riutilizzo di una ricerca di asine, l'apostolo Saulo-Paolo ha per prima missione neotestamentaria una colletta di doni. In ciò, Saulo-Paolo non è altro che Saul.

Mediante riutilizzo capovolto (invertito) delle caratteristiche dello Sheol che egli è,

Che egli è anche: Saulo-Paolo è Saul, ed è anche lo Sheol. Recto da un lato, verso dall'altro.

l'apostolo ha per seconda missione l'incarico di annunciare la resurrezione.

Non studio le modalità dell’annuncio, e non mi interesso, qui, ai rovellamenti di nozioni che l’annuncio esibisce e sviluppa, in ebraico (!), per tutte le Epistole e gli Atti, sulla base di un variopinto midrash su varie zone del Testo biblico. — Il mio lettore mi esenta dallo spiegargli le fonti della letteratura paolina e le sue teologie. Assimiliamo insieme, e in silenzio, unicamente le genesi biografiche dell'apostolo... e non le sue genesi teoriche...

Cosa di più evidente, ancora una volta...

Saulo-Paolo è Saul. Egli è anche, e congiuntamente (inestricabilmente congiuntamente), lo Sheol. Ciò, da una parte. D'altra parte: tutta l'evoluzione di Gesù-Giosuè poggia, nel cristianesimo degli inizi, sulla resurrezione e sulla salvezza. Su YHWH Dio che salva e che resuscita...

Che «rivive» e «fa rivivere», secondo le accezioni cristiane del verbo YH/«vivere».

Cosa, infatti, di più naturale che assistere, una volta compiuta quella evoluzione, al capovolgimento dello Sheol su e contro sé stesso. E cosa c'è di più vendicativo della conversione dello Sheol (ossia di Saulo — sulla via di Damasco o altrove)...

No: non altrove; e dirò presto le ragioni di un tal luogo.

Mi ripeto:

Da una parte, Saulo-Paolo, in quanto Sheol (come compimento narrativo del soggiorno biblico dei morti), si trascina dietro un grembo, le tribolazioni, i lacci, ecc., che sono — nella Bibbia — quelli dello Sheol: quelli della nozione da cui egli procede. Ma, d'altra parte, poiché Gesù-Giosuè ha narrativamente (midrashicamente) compiuto la propria opera, si rivolge, questo Sheol in riutilizzo, si rovescia e si capovolge: diventa, da Morte e Perdizione che era, il contrario della sua immagine biblica: uno Sheol che afferma la vita e la ri-vita; che afferma le condizioni di possibilità o di necessità — sulla scia di Gesù-Giosuè-Dio Salvatore-YHWH risorto e al suo seguito immediato —

Perché, nella Bibbia, Saul (che è Saulo-Paolo) è l'immediato successore di Gesù-Giosuè (midrashizzato) in quanto cristo-messia!

di un accesso alla salvezza: di un accesso, appunto, al contrario di ciò che egli è.

E quella relazione tra YŜ/«salvare» (radice di «Gesù-Giosuè-YHWH salvatore») e ŜʼWL/«lo Sheol», gli scrittori neotestamentari non la inventano: quella radice e questa parola sono, nella Bibbia, molto spesso connesse. Tra la Salvezza e lo Sheol, i Salmi e i profeti – e non solo loro – stabiliscono un ponte immediato in decine di versetti.

(Grecisti e storicisti hanno letto la Bibbia ebraica?...)

  Mi ri-ripeto:

Gli scrittori (giudeo-cristiani-ebrei primitivi) del Nuovo Testamento prendono, nella Bibbia, Saulo come bersaglio della loro ricerca di una successione di Gesù-Giosuè.

E, così facendo, si scontrano con l’opposizione di diversi loro colleghi (altrettanto ebrei e cristiani quanto loro, altrettanto ebrei quanto loro, e che usano i loro stessi metodi!): da cui i testi cristiani antipaolini che parodiano l’apostolo e lo scimmiottano nelle sembianze di Simon Mago. — Perché non tutti i cristiani primitivi concordano sul midrash che costruisce Paolo!

Ma succede che, nella Bibbia, Saul è anche lo Sheol (stesso termine: ŜʼWL). Felice scoperta del midrash. — Allora i nostri scrittori edificano, sulla base dell'identità Saulo-Saul/Sheol, un prodigio allo stato puro. Fanno dell'apostolo Saulo, al prezzo di una conversione, di un capovolgimento,

Conversione e rovesciamento che studierò più oltre.

sia un riutilizzo dello Sheol (biblico) sia la sua antitesi. La sua antitesi? — ma sì: per midrash inversivo. La sua antitesi: un annunciatore (lo Sheol!) della resurrezione!

E questo, per fantasia? Per nulla: leggendo e approfondendo la Bibbia.

E applicando su di essa un midrash inversivo? — ma sì: come quando si trattava per loro di fare dello zio di Saul un nipote di Saul, e dello zio che indaga un nipote che informa. — Tutto combacia, in effetti.

Lo Sheol è ŜʼWL, la Morte, il ricettacolo dei morti. Saulo-Paolo è anche ŜʼWL: e annuncia la resurrezione dei morti – quando? dopo l'episodio della via di Damasco.

Prima della sua conversione (prima del suo rovesciamento, del suo capovolgimento), uccideva, devastava e perseguitava.

Dopo è lo strumento della vita e della ri-vita. Uno Sheol in addomesticamento! E in nessun'epoca i teologi, Padri della Chiesa e chierici di ogni genere hanno visto ciò! La logica di ciò! Da quasi venti secoli...

  ...E combacia in modo così lineare che l'inversione prolifera e si dirama, nel midrash cristiano primitivo sullo Sheol, in tutte le circostanze. Esempi?

Nella Bibbia si incontrano gli BLY ŜʼWL, i «lacci dello Sheol». L'espressione, nella Bibbia, significa che Sheol racchiude e incatena: che usa dei lacci per tenere prigionieri i defunti che lo abitano. — Inversione? — Nel midrash cristiano che è il Nuovo Testamento, i lacci dello Sheol — per equivalenza Sheol/Saul — diventano i legami di Saulo (di Saulo-Paolo l'apostolo): ma non quelli con i quali egli incatena, invece quelli che, tutt'al contrario, lo legano, lui! — E l'immagine è enorme: per inversione, lo Sheol biblico che legava diventa, nel Nuovo Testamento, lo Sheol che è legato.

Prima inversione.

Un'altra?

Idem per il MRY ŜʼWL (oppure: MRY MW), le «tribolazioni dello Sheol (oppure: della Morte)». Nella Bibbia ebraica, lo Sheol affligge i suoi visitatori — i suoi prigionieri — con ogni sorta di afflizioni e di tormenti. — Inversione? — Tramite midrash inversivo, il Nuovo Testamento rende tribolazioni non quelle che Saulo-Saul-Sheol infligge agli altri ma quelle che gli sono inflitte. Nella Bibbia, lo Sheol tormenta; nel Nuovo Testamento, è tormentato.

Infine,

Un infine dei più provvisori: perché il midrash inversivo circola anche attorno ad alcuni punti della mia (seconda) lista che non ho ancora giustificato ed esaminato: la bocca, la spina. ecc. Qui, provvisoriamente, evoco solo i punti 1, 2, 3 e 4.

allo Sheol-prigione della Bibbia corrisponde, nel Nuovo Testamento, lo Sheol-in-prigione(prigioni). Meccanismo identico. Stessa trasformazione dello ŜʼWL: da carceriere che era nella Bibbia ancestrale, diventa, tra i cristiani ebrei, un carcerato. — Da cui Saulo-Paolo prigioniero.

Prima della via di Damasco, Saulo-Paolo «lega» i fedeli del Signore; dopo la via di Damasco è lui che è legato.

La via di Damasco è dunque il luogo (testuale) dove lo Sheol (che è Saulo, che è l'apostolo Paolo) fa la sua caduta. (A seguire...)

La mia lista ? — in buona via di giustificazione.

a) Come lo Sheol/ŜʼWL biblico, il Saulo/ŜʼWL neotestamentario possiede un ventre e le viscere.

Senza inversione. Perché, come direbbero a giusto titolo i linguisti, la clausola «ventreoppure: viscere dello Sheol» non si presta all'ambiguità tra genitivo oggettivo e genitivo soggettivo.

b) Come lui, e al suo opposto,

Opposto che esprime la nozione di ŜWBH, di «conversione, ritorno, rovesciamento» (sulla via di Damasco).

subisce tribolazioni e lacci, e le pene della prigione.

Qui funziona l'ambiguità tra genitivi oggettivi e soggettivi: «tribolazioni dello Sheol» può infatti significare sia «tribolazioni che Sheol-Saul subisce» sia «tribolazioni che Sheol-Saul fa subire» (idem per i legami e la prigione).

c) Ma, al di sopra di tutto: lo Sheol (= la Morte) che è Saulo-Paolo diventa, ancora tramite midrash inversivo, promessa e pegno di resurrezione: suo annuncio, suo messaggio, sua testimonianza.

Lo Sheol riguarda i morti; la resurrezione riguarda i morti. Saulo-Paolo, che è lo Sheol, si occupa dei meccanismi del prima e del dopo la Morte. (In lungo e in largo, nelle Epistole e negli Atti.) Imparabile logica. — E, in questa cura, nessun profumo di Storia! Del lavoro linguistico.

E quella logica nasconde una fecondità narrativa ed escatologica incomparabile: quando gli scrittori di Filippesi 4:3 dichiarano Saulo-Paolo già iscritto nel Libro della Vita (SPR YYM), enfatizzano il loro adempimento e la loro abolizione della Bibbia: ossia l'adempimento e l'abolizione dello Sheol, il suo successo completo. Adempimento e abolizione che sono la Salvezza – quella di YHWH salvatore (Gesù-Giosuè) e resuscitatore (Messia-Cristo). Lo Sheol (Saulo) inscritto nel Libro della Vita — nel Libro della Resurrezione: bisognava farlo!... E ivi iscritto perché Gesù-Giosuè — YHWH salvatore — ha precedentemente completato il suo percorso di Ri-vita e ha reso, così facendo, del tutto fallita, del tutto caduca, l'inflessibilità dello stesso Sheol!

Cosa ne penseranno, e cosa ne pensano, i sostenitori di un Paolo storico?...

Continuo:

5. Saulo-Paolo è detto detenere in sé nel contempo ​​la fame (la mancanza) e la sazietà (l'eccesso).

Riferimento: Filippesi 4:10 e seguenti.

Dando rilievo all'asserzione, mi sono sforzato, poco fa, di basarla sulle due radici ebraiche SR/«mancare di» e ŜB/«essere saziato» — e poi di decorarla con un indovinello: Cos'è che, nella Bibbia, manifesta la totale mancanza e la totale sazietà? — Alla sciarada ora posso facilmente rispondere, perché non ammette che un'unica soluzione: quale è? — lo Sheol.

Nel caso più banale, la Morte (al maschile, in ebraico...) e lo Sheol sono, nella Bibbia, e in sinonimia, due insaziabili e due insaziati, e due seguaci del limite. Morte e Sheol vi accolgono tutto; e ne vogliono sempre di più.

Lo verifico? È utile? Degli esempi:

Il mio lettore, senza sforzo, saprà colmare gli interstizi dei miei esempi. Ne scoprirà altri, forse migliori...

Proverbi 27:20:

«Sheol/ŜʼWL e Abisso/ʼBDH

Sinonimi biblici comuni (ʼBDH = ʼBDWN).

sono insaziabili...»

Radice ŜB/«essere saziato», preceduto dalla negazione. Ma l’opposto di ŜB è SR/«mancare di». SR e ŜB: la coppia originaria, ebraica, di Filippesi 4:10 e seguenti.

Proverbi 30:16:

«...lo Sheol/ŜʼWL... non è mai sazio e non dice mai: Basta!...»

In breve: lo Sheol biblico è in perpetua mancanza; dei defunti e dei prigionieri, esige ancora e sempre più. Oscilla quindi proprio tra la mancanza (chiamata di altri ospiti) e la sazietà (enorme numero di ospiti già ammessi nel suo «grembo», nelle sue «viscere»).

Ed è proprio in quanto possessore di un grembo e di viscere che lo Sheol biblico non si sazia mai: perché la radice ŜB/«essere saziato» funziona, nella Bibbia, in quanto nozione alimentare.

Cfr. più oltre, cosa dirò della bocca.

Dunque: l'oscillazione di Saulo-Paolo tra la mancanza e la sazietà rimanda, tramite midrash, alle caratteristiche essenziali dello Sheol — biblico — che egli è.

Spesso nella Bibbia (e, in particolare, nei Salmi e nei profeti), la parola KL/«tutto, tutti» è associata alla Morte e allo Sheol. Lo Sheol non esige un campione di popoli, per esempio: esso vuole tutti i popoli (Abacuc 2:5), e tutti gli empi, ecc. È un pozzo senza fondo, la golosità personificata: il totale divoratore (BL).

Salmi 88:4:

«...perché la mia anima

Modo ebraico di dire «io» — come è il caso, in diverse occasioni, nel Nuovo Testamento (il suo greco ricalcando la lettera dell'ebraico da cui proviene).

è sazia/ŜBH di mali; e la mia vita

Vale a dire, nel midrash cristiano: «la mia ri-vita, la mia resurrezione».

spetta allo Sheol...»

Ah: la resurrezione che spetta allo Sheol/ŜʼWL... La resurrezione che consegue  ŜʼWL/«Saulo»-Paolo... e che lo iscrive nel «Libro della Vita»... — Tutto il progetto neotestamentario delle Epistole paoline in quella riga: Saulo annunciatore, in quanto Sheol adempiuto-e-abolito (e rovesciato), della resurrezione... Per dell'inversione, ce n'è! E del prodigio.

Un prodigio per niente: duemila anni, o quasi, che il prodigio non esiste più (illeggibile com'è, agli indoeuropei che siamo...).

Le mie acquisizioni: ventre, viscere, tribolazioni, prigione, prigioniero, legami, resurrezione, mancanza e sazietà, non sono più, ormai, elementi disparati o i componenti occasionali di un ciarpame; il loro focus si precisa: tutti si situano nei dintorni di Saulo l'apostolo, nel Nuovo Testamento, nel riutilizzo della loro situazione — congiunta — precedente, biblica, presso lo Sheol (nello Sheol, a contatto dello Sheol).

Corollario: il loro focus non è storico.

 

6. Tra gli attributi o organi (biblici) dello Sheol, uno dei più importanti è PH,

PY, quando PH è il PH di qualcosa o di qualcuno. (PH è maschile).

«la bocca». Quando lo Sheol ha l'aria di una prigione (in Giobbe 17:13, per esempio), vi si accede — vi si entra — dalle porte: ecco perché ŜRY ŜʼWL/«le porte dello Sheol» si leggono in Isaia 28:10.

Pittoresco: in Atti 18:18, l'apostolo Saulo-Paolo si rade la testa, detto altrimenti, se non mi sbaglio, si taglia i capelli. I «capelli di Saul» si scrive, in ebraico, ŜR ŜʼWL; e le «porte dello Sheol» si scrive, in ebraico, ŜRY ŜʼWL! Se qualche grecista non subodora, tra le due espressioni (ebraiche, loro...), un effetto di gioco di parole colossale, che ci posso fare?... A prima vista, infatti (molto testuale), la capigliatura di Saulo-Paolo di Atti 18 non è che un riutilizzo diretto dei portali del soggiorno dei morti (che egli è): ŜR in entrambi i casi.

Per contro, quando esso ha l'aria di un pozzo, di una fossa, di una tomba, persino di una cisterna (BʼR o BWR),

Innumerevoli esempi: Isaia 14:15, 28:18, Salmi 28:1, Ezechiele 26:20, ecc.

è dalla sua «bocca»/PH(PY) che i defunti vi precipitano.

Per designare, in ebraico, il collo o l'apertura di un recipiente (e Sheol è un recipiente), si utilizza la parola PH/«bocca».

Ed è proprio per questo che si fa allusione, in Atti 23:2, alla bocca di Saulo-Paolo l'apostolo. Perché PY ŜʼWL/«la bocca di Saulo» è equivalente, in ebraico innanzitutto biblico, a PY ŜʼWL/«la bocca — l'ingresso, l'apertura, l'accesso — dello Sheo.

Cfr. Salmi 141:7: PY ŜʼWL, in effetti.

La bocca dell'apostolo non raggiunge il livello della biografia biografica: esiste, nella narrazione, nel linguaggio, nel Nuovo Testamento, solo in quanto l'apertura dello Sheol che egli è. Non ha niente, insomma, di anatomico...

Bene: il mio ciarpame si guadagna un principio d'ordine. Attorno allo Sheol biblico e attorno a Saulo-Paolo si allineano, ora, tramite midrash degli uni sugli altri e senza ricorso al fatto Storico: la pancia, le tribolazioni, i lacci del prigioniero, la resurrezione, la mancanza e la sazietà (e l'insaziabilità) , e... la bocca.

Midrash diretto, in certi casi; midrash inversivo in altri: riutilizzo semplice, oppure riutilizzo con capovolgimento.

 

7. Saulo-Paolo è neotestamentariamente l'apostolo delle nazioni. È quindi, in ebraico — e non dispiaccia ai grecisti... -, ŜLY HGWYM. E, per lui, nelle Epistole che recano la sua pseudo-firma, non esiste nessuna differenza tra giudeo e greco, tra maschio e femmina, tra servo e uomo libero...

Da un lato, le nazioni... Dall'altro, nessuna differenza...

Ebbene, i due lati non fanno che uno. Esprimono, assieme, lo Sheol biblico e le sue caratteristiche. Perché, per lo Sheol, che non fa il difficile, c'è — all'ingresso! Alla bocca! — appunto nessuna differenza tra i candidati che si accalcano: lo Sheol, li ammette tutti; e tutti vi sono inghiottiti.

E talmente tutti, che questi tutti sono l'oggetto — su centinaia di righe... — di tutto il libro (biblico) di Giobbe. «Tutti, cattivi e buoni in massa, sono inghiottiti dallo Sheol, e trovate giusto ciò?» — tale è, in sostanza, la problematica del libro del profeta.

Vi sono inghiottiti? — eufemismo: perché:

In Giona 2:1, il profeta è ingoiato, letteralmente ingoiato (ebraico BL) dal Pesce. Dal pesce/HDG che è lo Sheol. Ingoiato dalla sua bocca (la bocca dello Sheol); e, una volta ingoiato, inghiottito nelle sue viscere (le viscere dello Sceol).

 

E lo Sheol non ingoia (BL) che Giona; in Proverbi 1:12, egli ingoia (BL) tutti quelli che discendono nel pozzo che esso è.

Gli YWRDY BWR (letteralmente «i iscendenti dalla fossa, dal pozzo») e gli YWRDY ŜʼWL (letteralmente «i discendenti dello Sheol») sono i defunti — l'accesso al soggiorno dei morti essendo, in ebraico, concepito come una discesa, al contrario della resurrezione che è invece una salita, un'ascensione.

E chi inghiotta soprattutto? — HGWYM: «le nazioni»! — Saulo è solo apostolo delle nazioni perché, per midrash inversivo, compie e abolisce lo Sheol (che è), lo Sheol inghiottitore delle nazioni. E non inghiottitore di alcune nazioni! Inghiottitore di tutte...

Alt: ci si rende conto che rovino la tesi ecclesiopatofila di uno storico Paolo storico, storico apostolo storico delle nazioni?... In realtà — in realtà ancora testuale —, la relazione Saulo-Paolo/nazioni non è, sul contesto della Bibbia, che la relazione Sheol/nazioni (ŜʼWL/GWYM) così come si esprime nei profeti, nei Salmi, ecc. — Un midrash.

Delle prove?

Isaia 14:9 e seguenti:

«...lo Sheol, laggiù, si agita contro di te, per venire a incontrarti al tuo arrivo, esso risveglia per te le ombre,

Ebraico RPʼYM (letteralmente «i guaritori» o «i guariti»), che i traduttori indoeuropei rendono, non so perché, con «ombre», «fantasmi», o «giganti». Poco importa...

tutti i potenti della terra; solleva dai loro troni tutti i re delle nazioni. Tutti loro rispondono e dicono: ...»

Stile che è quello del greco neotestamentario (un greco di traduzione, un greco ebraico): nessuna domanda è posta e nondimeno, si risponde e si dice... Espressione universalmente inefficace in indoeuropeo.

Relazione Sheol/nazioni...

Ezechiele 32:21,

Ci si rende conto anche che prendo i miei esempi – biblicamente – da qualche parte? E che non li fabbrico?... E che li getto agli storicisti e ai grecisti?... E ai loro quasi venti secoli di sciocchezze... E che, se mi fossi fermato qui, svanirebbe ogni ricordo di un Paolo cosiddetto storico?... Io continuo:

invece, afferma che sono le nazioni incirconcise (i GWYM e i RLYM) che marciscono nello Sheol.

Relazione Sheol/nazioni...

In Abacuc 2:5, per contro, lo Sheol non digerisce solo le nazioni pagane; tutti lo abitano:

«...e certo, come il vino è mentitore, così l'uomo forte è arrogante;

Mi vergogno di tradurre così; rendo solo il volgare del testo.

e non si dà alcun riposo, poiché spalanca una (bocca) larga come lo Sheol, e rassomiglia alla Morte, e non si sazia, e raduna attorno a sé tutte le nazioni/KL HGWYM e raccoglie attorno a sé tutti i popoli/KL HMYM...»

Di meglio in meglio; nel passo citato noto, in relazione diretta con ŜʼWL/«lo Sheol» (e quindi con Saulo-Paolo l'apostolo — a venire):

a) «mentitore»/BGD — ma BGD significa anche «veste»: da cui Saulo-Paolo che custodisce «le vesti» di coloro che lapidano Stefano e lo inviano nello Sheol (Atti 7:58);

b) «si dà riposo»/YNWH — ovvero Saulo-Paolo chiede, per le sue viscere (viscere dello Sheol), riposo (Filemone 12);

E poi YNWH/«si dà riposo» è l'anagramma diretto di YWNH/«Giona»: ecco, Giona, nel libro biblico che reca il suo nome, non è ingoiato dallo Sheol (dal Pesce)?

c) «si sazia»/YŜB — da cui Saulo-Paolo bloccato tra la mancanza e la sazietà (Filippesi 4:10 e seguenti);

d) «tutte le nazioni»/KL HGWYM e «tutti i popoli»/KL HMYM — da cui Saulo-Paolo apostolo delle nazioni (senza distinzione tra loro, e senza distinzione, in loro, di questa o quella dei loro membri) ...

Bella aderenza al midrash cristiano, quella di Abacuc 2:5, decisamente!...

 

Ne desiderate una migliore? — Ho Salmi 2:8 sotto gli occhi. Rosicchiando parola per parola, lettera per lettera — e non lasciando andare, succhiando ciò, il Nuovo Testamento, Ecco il suo ebraico: ŜʼL MMNY WʼṬNH GWYM NLK WʼḤZK ʼPSY ʼR.

È YHWH Dio che parla:

«...chiedimi, e io ti donerò le nazioni come parte della tua eredità e, per il tuo dominio, i confini della terra...»

Ciò è francese che rassomiglia al greco del Nuovo Testamento (eppure la mia resa è sintatticamente corretta, a differenza del greco del Nuovo Testamento)... In questo francese qui non c'è niente. Niente: come nel Nuovo Testamento greco. Lo si decida, e sui documenti:

Mi sbarazzo della traduzione volgare del versetto e ne spiego l'originale — la carne e il midollo dell'originale:

a) «Chiedi» (in «chiedimi») è ŜʼL — ma ŜʼL è la radice da cui derivano sia ŜʼWL/«Saul-Saulo» che ŜʼWL/«lo Sheol». Saulo-Paolo riunendo in sé, senza discriminazione possibile, questi due poli, gli scrittori cristiani primitivi avranno subito applicato il versetto all'apostolo.

b) È sufficiente quindi che Saulo/ŜʼWL chieda/ŜʼL, e Dio gli darà le nazioni.

c) Ma non glieli darà a chissà quale titolo: glieli offrirà in quanto sua NĤLH, in quanto sua «parte di eredità» — ehi: ma è proprio ciò che accade nel Nuovo Testamento — nella disputa tra Saulo-Paolo e Pietro, sono le nazioni/HGWYM che rientrano nella parte di Saulo-Paolo.

d) E poi un gioco di parole. «Io ti donerò» si scrive qui ʼṬNH — ma ʼṬNH significa (lo abbiamo visto più sopra) nel contempo «il dono» e «l'asina».

Nel versetto Salmi 2:8, sono quindi presenti e presentati:

Senza che si violi l'ebraico, lo preciso.

ŜʼWL/«Saulo-Saul-Sheol» attraverso ŜʼL/«chiedi»; le nazioni — che saranno la parte dell'apostolo neotestamentario; la nozione di dono — che produrrà la ricerca dell'apostolo (la sua raccolta); e un riferimento obliquo alle «asine» del Saul biblico — asine i cui doni ricercati dall'apostolo ne sono solo il riutilizzo narrativo. — E non è tutto:

e) In «Io ti donerò..., per tuo dominio i confini della terra», non solo si espone in chiaro tutto il midrash che saranno le peregrinazioni missionarie di Saulo-Paolo, ma anche, sotto, in filigrana, un bello spasmo di escatologia. In effetti:

f) «Dominio» è, qui, ʼḤZH (letteralmente «la forte presa»); e i «confini della terra» sono ʼPSY ʼR — ma l'espressione vuole anche dire, e senza infrazione al buon funzionamento del lessico ebraico, «le estremità, il nulla, gli annientamenti, della terra» (detto altrimenti: «i termini di questo mondo» — in opposizione alla permanenza del «mondo a venire», dell'«altro mondo» e, in definitiva, del Cielo). Ma la missione di Saulo-Paolo non consiste soltanto nel viaggiare; ha per scopo, in quanto è lo Sheol convertito, di collegare l'essere umano, mediante la resurrezione, alla fine definitiva dei tempi e di fargli raggiungere la Salvezza. E lì c'è l'escatologia.

Senza forzature, da (veri) esperti di ebraico, è in quella maniera che gli scrittori neotestamentari primitivi hanno letto, e adempiuto tramite midrash, Salmi 2:8.

Un verso che, nella confusione delle nostre traduzioni indoeuropee, fa figura enigmatica...

La mia (seconda) lista e il mio Paolo sul verso... Io non li perdo di vista. Ventre, viscere, tribolazioni, legami, prigione, prigioniero, resurrezione, mancanza e sazietà, bocca — e, ora, le nazioni: tutti questi termini, senza nesso e che si collegano su Saulo-Paolo... Perché su di lui? — perché egli è lo Sheol, e perché, giustamente, è con tutti questi termini senza nesso (reciproco, di per sé) che lo Sheol si collega nella Bibbia ebraica; e che egli è, lo Sheol, nella Bibbia ebraica,  l'unico a collegarsi con tutti loro. — E anticipo:

 

8. La spina, il pungiglione, le scaglie, la malattia, la pestilenza e il terzo cielo. Ancora termini senza legame reciproco.

Del terzo cielo mi sbarazzo senza difficoltà: essendo Saulo-Paolo lo Sheol convertito-invertito — grazie alla via mitigatrice di Damasco —-, uno Sheol che, soggiorno dei morti, annuncia d'ora in poi la resurrezione, non vi è alcun dubbio ad ammettere che egli soggiorna in un cielo; e ancor meno a concedere che questo cielo sia il terzo dal momento che la resurrezione, nel midrash cristiano primitivo (tramite il libro di Giona, ecc.), ha luogo il terzo giorno. Non ci vedo malizia. Il riferimento ? 2 Corinzi 12:2.

Nessuna riluttanza mi commuove più quando l'apostolo pretende di passare o di essere passato per l'Arabia (Galati 1:17). Da una parte, RB/«l'Arabia» fa gioco di anagramma con BR/«passare, attraversare, viaggiare» (termine presente nei viaggi di Saul e riutilizzato in quelli di Saulo-Paolo); d'altra parte, RB/«l'Arabia» significa anche «la tenebra» — ma non ho alcuna difficoltà a concepire, grazie alla Bibbia, che lo Sheol (che è Saulo-Paolo) sia un luogo di tenebre; e, in fin dei conti, RB/«l'Arabia» fa un gioco di parole con RBH o RBW (il terzo cielo dei cristiani primitivi — e non il settimo, come nei Talmud).

Conclusione: Arabia o tenebre, Arabia o terzo cielo, Arabia o viaggi, 2 Corinzi e Galati dicono la stessa cosa.

Mentre non esiste alcuna relazione lessicale tra il versetto 12:2 dell'uno e il versetto 1:17 dell'altro.

Passiamo alla spina che affligge l'apostolo (2 Corinzi 12:7). Il greco skolops, impiegato in quella occasione, traduce, nella Septuaginta, alternativamente SYR, ŜK o SLWN. I tre termini sono allora sinonimi e sembrano significare «la spina». Ma perché la relazione neotestamentaria tra Saulo-Paolo e una spina?

Per rispondere a quella domanda senza abusare della pazienza del mio lettore, conserverò solo la prima parola (ebraica) della terna: SYR.

In Geremia 15:5, si legge:

 

«...e chi si allontanerà dal suo cammino per salutarti...»

Con quella traduzione (dal Nuovo Testamento greco), la nebbia ci offusca.

La traduzione letterale ne è: MY («chi») YSWR («si allontanerà») ʼL

ʼL si vocalizza qui come LŜʼWL (e gli è quindi equivalente).

(«per domandare») LŜLM («per la pace») LK («per te»).

«Salutare qualcuno» si dice, in ebraico (e senza relazione con la nozione di salvezza-salvataggio), «domandare la pace per qualcuno». Nel saluto ebraico, c'è quindi sempre il verbo ŜʼL/«domandare» — verbo che sottintende, non appena del midrash vi si introduce, o che può sottintendere, sia lo Sheol che Saulo-Saul. — Quindi: ogni volta che nel Nuovo Testamento ci si imbatte in un saluto, occorre leggervi, a dispetto del greco (che non ne porta, ovviamente, più traccia), una possibile o reale allusione allo Sheol, o a Saulo-Saul, o a entrambi.

E notate che il saluto ebraico (biblico o neotestamentario) contiene la parola ŜLWM/«pace» – ma questo termine possiede la stessa gematria, 52, di MŜY/«messia-cristo». Ogni volta, di conseguenza, che ci si imbatte, nell'ebraico della Bibbia o nell'ebraico (retroverso) del Nuovo Testamento, in un saluto, conviene leggervi una possibile o reale allusione sia allo Sheol o a Saulo-Saul sia al Messia (al cristo). E questo: con o senza il consenso dei grecisti!

L'ebraico del versetto è chiaro: dal momento che le righe vicine esitano solo tra morte, terrore, guerre e rovine, esso riguarda lo Sheol. E Saulo vi è pure coinvolto pensano i cristiani primitivi, poiché sotto ʼL/«per domandare» si può leggere ʼWL (stessa vocalizzazione), «per lo Sheol, allo Sheol».

E questo, mentre «Sheol» e «Saulo» sono assenti dal passo. — Questo è il lavoro del midrash — dell'analisi — in azione: trovare nell'ebraico sacro ciò che, apparentemente, in superficie, non vi si trova. A questo esercizio i cristiani primitivi si sono così tanto applicati che ne hanno ricavato tutto il Nuovo Testamento e non pochi apocrifi...

Ma la spina (o scheggia)? — Sto arrivando:

La parola che, in Geremia 15:5, precede «per domandare» è YSWR/«egli si allontanerà»: ma YSWR lì fa un gioco di parole con SYR/«la spina, la scheggia» e partecipa della stessa radice (SWR) .

E, gioco di parole per gioco di parole, notate che SYR/«la spina, la scheggia», qui estratta da YSWR/«egli si allontanerà», fa gioco di parole altrettanto bene con R/«la tribolazione». (Oppure tribolazione e spina accompagnano neotestamentariamente l'apostolo...)

Proverbi 15:24 evoca un gioco di parole dello stesso tipo:

«...la via della vita

Vale a dire, per i cristiani degli inizi, «la via della resurrezione».

porta in alto per l'intelligente,

Il testo vuol quindi dire, in chiaro, che la resurrezione è un'ascensione. Quanto a MŜKYL/«l'intelligente» (il «Maestro di Sapienza» dei manoscritti del Mar Morto), ciò non è, vagamente, un forte in tema o uno spilungone del Q.I. Nel lessico tecnico della Bibbia, si tratta di un personaggio escatologico.

N.B. Il Maestro di Sapienza (MŜKYL) dei manoscritti di Qumran è ritenuto da tutti gli studiosi un individuo che era storicamente esistito. Ciò è incredibile!... È presente, questo cosiddetto personaggio storico, in diverse parti della Bibbia! A secoli di distanza dai detti manoscritti...

cosicché egli si allontana dallo Sheol, in basso...»

«In basso»/MTH e «Sheol» sono sinonimi. Nella geografia mistica il soggiorno dei morti è in basso, e il soggiorno dei vivi (dei risorti) in alto: e la Bibbia lo dice, e il Nuovo Testamento pure.

Constatazione immediata: il versetto contiene sia lo Sheol/ŜʼWL sia «si allontana»/SWR — ma SWR/«si allontana» presenta, come poco fa, una bellissima assonanza con SYR/«la spina, la scheggia» (stessa radice in ebraico: SWR).

Relazione, dunque, tra Sheol e spina...

Sempre: nella Bibbia, non nella Storia.

Curiosamente, e non a caso tenuto conto del midrash cristiano, il verbo SWR/«allontanarsi»

Verbo col quale la scheggia, la spina (SYR), gioca così facilmente: radice verbale da cui deriva SYR.

figura spesso, nei libri di Samuele, nei dintorni di Saul. — Si può di conseguenza affermare che il gioco di parole tra SWR/«allontanarsi» e SYR/«la spina» funziona, nella Bibbia ebraica afferrata dal midrash cristiano primitivo, altrettanto decisamente quanto nei paraggi di ŜʼWL/«Sheol» che in quelli di ŜʼWL/«Saul» (= Saulo).

Niente di sorprendente, quindi, che Saulo-Paolo abbia acquisito, nella trama del Nuovo Testamento, una spina o una scheggia!

Con il pungiglione, nessun appello al doppio senso o al gioco di parole... Che Saulo-Paolo l'apostolo sia, in 1 Corinzi 15:55-56

Per via di una citazione di Osea. Di Osea (il profeta biblico): non dimenticatelo...

o in Atti 26:14, messo in relazione con un «pungiglione»? — Normale. La Bibbia ebraica tiene già il pungiglione/QTB per uno degli strumenti dello Sheol in Osea 13:14:

In Osea... alluso, in chiaro, dal Nuovo Testamento che lo cita (cfr. 1 Corinzi 15).

«...dalla mano dello Sheol io li libererò; dalla Morte, io li riscatterò. Dove sono le tue piaghe,

E presto! Di passaggio, giustifico il midrash di Atti 24:5 — versetto nel quale Saulo-Paolo è trattato da «peste»... Quella «peste» proviene, tra l'altro, dallo Sheol o dalla Morte di Osea 13:14, e dalle loro — in effetti — piaghe...

o Morte? Dov'è il tuo pungiglione,

L'ebraico QTB, in effetti, che la Septuaginta traduce con kentron, il kentron che, nel Nuovo Testamento, coesiste giustamente – in quanto «pungolo» (?) – con Saulo-Paolo l'apostolo.

o Sheol?...»

Il pungiglione biblico dello Sheol biblico è diventato, tramite midrash diretto e riutilizzo, quello del Saulo del Nuovo Testamento. Testo su testo, testo secondo testo...

Quanto alle scaglie che cadono dagli occhi dell'apostolo al momento dell'episodio della via di Damasco?... provengono dalla Storia? — ma no: ancora dalla Bibbia.

 

Da una parte, «scaglie», greco lepis (plurale lepides), è, nella Septuaginta e nelle versioni rivali, la traduzione di P (una volta) e SPḤṬ (una volta) in contesti dove né PSPḤṬ sembrano significare «scaglia(scaglie)». Sia. Ma il termine c'è soprattutto — e, allora, a più riprese, e molto trasparenti, quelle — l'equivalente di QŜQŜ; e QŜQŜ designa in ebraico, invece direttamente, la scaglia del pesce.

Ma — ricordatevi... — il pesce (DG o DGH) serve, ad esempio nel libro di Giona, da sinonimo allo Sheol. Quando le «scaglie» cadono da Saulo-Paolo che è lo Sheol — e che è quindi, per sinonimia, il Pesce —, e  questa caduta si opera al momento della conversione dell'apostolo (e, attraverso di lui, del soggiorno dei morti), si capisce tutto. Il Pesce, che è lo Sheol, e Saulo-Paolo che è lo Sheol, rivoltandosi, capovolgendosi, perdono uno dei loro attributi: le scaglie.

Dettaglio e conferma:

Dettaglio, trovate? Semplice sciocchezza?...

QŜQŜ/«scaglia» fa gioco di parole con QYŜ/«Chis», il padre del Saul biblico;

Gioco di parole che, di sicuro, sfugge agli storicisti!

e, inoltre, QŜQŜ e QYŜ («scala» e «Chis», padre di Saul) fanno comune gioco di parole con QŜH/«è difficile». Ma questo QŜH figura, a proposito di Saulo-Paolo e del suo pungiglione, in Atti 26:14

In «...ti è difficile recalcitrare contro il pungolo» (difficile = QŜH) — quella proposizione, che gli studiosi vogliono ad ogni costo essere originariamente greca, funziona solo in ebraico.

così come, nella Bibbia — per esempio in 2 Re 2:10 —, presso ŜʼWL/«Saulo-Saul-lo Sheol».

2 Re 2:10: HQŜY (radice QŜH) LŜʼWL — «...una cosa difficile, ti domandi.. L'espressione contiene nel contempo la radice QŜH (che lega l'assonanza sia con le «scaglie» sia con «Kish», padre di Saul) — «essere difficile» — e lo Sheol/ŜʼWL (in «tu lo domandi», LŜʼWL — letteralmente «per domandare»).

Una connessione lessicale in più...

 

Ma Saulo-Paolo non detiene solo, nel Nuovo Testamento, come il ŜʼWL/Sheol-Saul biblico, una spina, un pungiglione e scaglie. In Galati 4:13, l'apostolo soffre di una «malattia»/astheneia. Siccome la Septuaginta e le sue versioni concorrenti si servono di astheneia e di termini (greci) correlati allo scopo di tradurre diverse parole ebraiche, mi è impossibile retrovertere in semitico (e senza timore di errore) la malattia dell'apostolo cristiano a questo punto. Ma ciò non importa! Infatti:

Lo Sheol e la Morte biblici sono luoghi di malattie. E la malattia di Saulo-Paolo è, come le sue scaglie, il suo pungiglione, la sua spina, solo un riutilizzo delle malattie e dei malanni del soggiorno dei defonti (che egli è). — E per assicurarsene, per verificarlo, non è affatto utile scavare nei lessici... È sufficiente ritornare ai lacci!

Perché? — perché BL significando, in ebraico, o «il laccio» oppure «la malattia, la sofferenza», tutti i BLY MW o BLY ŜʼWL della Bibbia ebraica non sono nient'altra cosa che o i «lacci dello Sheol (della Morte)», oppure le loro «malattie». Nel primo caso, l'espressione (duplice) produce Saulo-Paolo legato e prigioniero; nella seconda, Saulo-Paolo malato.

E questo, per midrash inversivo (e dopo la via di Damasco...). Infatti, al posto di leggere BLY ŜʼWL/«le malattie, i lacci, dello Sheol» a significare, nella Bibbia, «le malattie e i lacci di cui lo Sheol si serve per opprimere», i cristiani primitivi vi vedono «le malattie, le sofferenze e i lacci, le corde, che lo Sheol (=Saulo) sopporta» – vale a dire: che sopporta una volta ribaltato, convertito, rovesciato.

Dopo, appunto, la via di Damasco...

Conclusione: quando, nel Nuovo Testamento, l'apostolo si lamenta di essere la preda di ogni sorta di debolezze e di mali, non fa che esprimere ed illustrare, in quanto riutilizzo dello Sheol biblico, la clausola biblica BLY Ŝ ʼWL (ossia «le malattie e i lacci dello Sheol», di Saulo). Tutto semplice. Espressione e illustrazione che, lungi dal riferirsi alla Storia, trovano la loro fonte, unica e non casuale per due soldi, solo nel Testo sacro. Nel suo ebraico. — Ma il greco del Nuovo Testamento e le sue traduzioni indoeuropee non svelano nulla (niente!) del midrash di cui rendo conto. Nessuna delle cascate di giochi di parole, di riutilizzi e di inversioni vi si vede. Non si indovina. Non si accomoda! Brucia tutte...

Mi riassumo e affretto il mio punto 8. Estensioni lessicali, astoriche, non-fattuali, dello Sheol biblico, i primi otto elementi della mia lista (così come i loro vicini e cugini) sono dettagli della biografia di Saul-Paolo solo per midrash — midrash diretto o midrash di inversivo. Mediante approfondimento attivo della Bibbia, gli scrittori del Nuovo Testamento li hanno attribuiti a Saulo-Paolo solo perché egli è – era (nell'ebraico originale del corpus) –, per loro, lo Sheol stesso.

 

9. E non uno iota della (seconda) lista sfugge al midrash. Non uno...

Considerate: nella giusta imitazione dei suoi otto dettagli — ormai retrocessi alla loro vera origine testuale — cosa ne è del «conto del dare-dono e del ricevere-salario» di cui l'apostolo rivendica, in Filippesi 4:15, il privilegio o il peso ?

L'espressione neotestamentaria è: logos doseōs kaï lēmpseōs. Per retroverterlo — e retroverterlo senza paura di sbagliare! —, mi domando, da scansafatiche: Non sarebbe biblica l'espressione «dare e avere»? — E la mia risposta è: Lo è.

E se lo è,

Ma lo è.

non sarebbe il suo originale da qualche parte nella Bibbia? — Ma sì: eccolo: in Siracide 41:19.

In Siracide 41:19 — per un caso che fa troppo bene le cose perché il caso possa da solo spiegarlo — si trovano proprio il «dare» e «avere» dell'apostolo neotestamentario, mentre il Siracide (o Ecclesiastico) fu, mi viene detto, composto qualche epoca prima della nostra era... E, nel Siracide, la coppia neotestamentaria l'«avere» e il «dare» corrisponde, per inversione, al duo ebraico ŜʼLH/MṬṬŜʼLH che vi significa «richiesta = avere» e MŢŢ «dono = dare»,

Siracide (greco) 41:19: lē(m)pseōs kaï doseōs; Filippesi 4:15: dosesōs kaï lēmpseōs. (Stessi termini — ma il loro ordine è, di fatto, inverso. Ordine inverso che, senza difficoltà, si adatta ai metodi cristiani primitivi el midrash inversivo come si applica, su Saulo-Paolo, allo Sheol biblico.) Nessun mistero lì...

La coppia doseōs/lē(m)pseōs assilla anche Siracide 42:7, ma l'ebraico mi pare, in questo punto, così incerto, che non oso utilizzarlo (cfr., a questo proposito, almeno The Hebrew Book of Ecclesiasticus, Israel Levi ed., 1904, rist. Leiden, Brill, 1969, pag. 53, nota k).

 Ma la coppia ŜʼLH/MṬṬ («avere»/«dare») qui presente contiene un gioco di parole sia sulla Morte

MṬṬ/«dono, spesa» che vi riverbera qualche eco di MW/«la Morte», non è vero...

sia, sinonimicamente, sullo Sheol:

ŜʼLH/«ricavo, domanda» che vi partecipa dalla stessa radice, ŜʼL (come «Saulo-Saul» e) come lo «Sheol»ʼWL).

straordinaria coincidenza? Volete scherzare? No: la banalità del comune midrash in azione.

Cosicché il «conto di dare e avere» dell'apostolo gioca, in Filippesi 4:15, sulla sua identità: in quanto Saulo, egli è nel contempo lo Sheol (da cui ŜʼLH, l'avere, la richiesta) e la Morte (vale a dire MW — al maschile, in semitico —, poi, per gioco di parole diretto, MṬṬ, un dare, un dono). Da ŜʼWL/«Saul-Sheol» a ŜʼLH/«ricavo» e da avere» e da MW/«Morte» a MṬṬ/«dare», il rigoroso duplicato di un gioco di parole...

Filippesi 4:15 e il suo «conto» paolino di «dare» e «avere» non rendono alcun servizio biografico reale all'apostolo, e non gliene derivano nessuno: tramite midrash, tramite gioco sul suo nome (Sheol, vale a dire la Morte, e viceversa), esso  riproduce caratteristiche bibliche del soggiorno dei defunti.

Soggiorno che, l'abbiamo visto, è insaziabile: non smette di accumulare le domande, in effetti, e le offerte. Si dona a tutti; ed è esigente per tutti. Tutti vanno lì!

E ricopiano il Siracide, un libro biblico. E lo ricopiano invertendo l'ordine dei due termini che vi si trovano. Perché questo capovolgimento?... ma a causa del capovolgimento dello Sheol — di Saulo-Paolo — sulla via di Damasco: al fine di esprimerlo in pieno, questo capovolgimento!

Delle caratteristiche puramente lessicali... Una copiatura lessicale... E quanto! — perché la parola greca (logos) che si traduce qui con «conto» era, in ebraico, DBR — ma DBR ha per primo significato «la parola, il verbo»...

Cfr. il prologo di Giovanni.

Vago e invisibile in greco, il «conto del dare ed avere» di Saulo-Paolo era originariamente, in Filippesi 4:15 e in ebraico: DBR MṬṬʼLH. E, originariamente, nel suo semitico nativo, la clausola in questione rimandava su Saulo, e su Saul, e sullo Sheol, e sulla Morte — e tutto ciò tenuto conto di DBR, della «parola», della lingua.

Della lingua e non della Storia.

Pertanto?...

Viscere e ventre, tribolazioni, lacci, prigione, resurrezione, mancanza e sazietà, bocca, nazioni, scheggia o spina, pungiglione, malattia e sofferenze, scaglie, Arabia e terzo cielo, e poi — ora — avere e dare, frequentano neo-testamentariamente un certo Saulo solo perché frequentavano tutti, senza eccezione, nella Bibbia ebraica secolare (multi-secolare), sia la Morte sia lo Sheol (ŜʼWL) che questo Saulo è.

...E mi resta solo Tarso.

 

10. I cristiani primitivi stabiliscono, mediante midrash, che «Giosué»/YŜW («Dio salvatore») è il nome del Messia-Cristo (del MŜY). Le tradizioni ebraiche antiche che fanno del messia talvolta il figlio di Davide e talvolta quello di Giuseppe (e talvolta entrambi nello stesso tempo...),

Davide che rappresenta allora il Regno del Sud, e Giuseppe quello del Nord: l'uno la Giudea, per gli scrittori intorno all'inizio della nostra era, e l'altro la Galilea.

fanno nascere Gesù-Giosuè a Betlemme, patria — in Giudea — di Davide, e gli rifilano per padre un Giuseppe.

«Giuseppe» essendo, in ebraico, YWSP/«Dio aggiunge», il nome del padre di Gesù-Giosuè lo obbliga, nel Nuovo Testamento, a condividere la sua paternità con YHWH stesso — come se fosse, appunto, un di più, un'eccedenza, un'aggiunta.

Siccome il detto Gesù-Giosuè non è altro, per loro, che la figura adempiuta-adempiente di YHWH in quanto egli risorge, i nostri scrittori gli assegnano per residenza narrativa un luogo fittizio, Nazaret (NR), che situano in Galilea;

In Galilea, vale a dire — per attualizzazione della storia antica di Israele — nel Regno del Nord. La relazione Davide/Giudea (per mezzo di Betlemme) e la relazione Giuseppe/Galilea (per mezzo di Nazareth) sono derivati, secondo un midrash — attualizzante — dalla Bibbia.

Ma perché Nazaret, e perché la Galilea? — Per ragioni di gematria e di approfondimento di Genesi 1:1.

NR = 74 = RʼŜY/«principio» (nell'espressione «al principio» dell'inizio della Torà). E GLYL/«la Galilea» riunisce le due gematrie, 37 e 73, che, moltiplicandosi, producono 2701, valore di Genesi 1:1.

Saulo-Paolo si sente meno solitario; non è, neotestamentariamente, il solo cosiddetto individuo risultante da un midrash: Gesù-Giosuè lo accompagna, e lui accompagna Gesù-Giosuè; entrambi derivano dalla Bibbia: sono nella Bibbia.

Poi, forti della loro scoperta, iniettano nella biografia del personaggio così definito, sia mediante midrash diretto (tramite riutilizzo), sia ricorrendo a procedure cabalistiche (calcoli, anagrammi , ecc.), tutto un assortimento di fatti testuali che si accoppiano, sempre nella Bibbia, sia al Messia, sia a YHWH in quanto salva, sia a Giosuè...

Infatti: ...e ai due Giosuè (il Giosuè successore di Mosè, e il Giosuè sommo sacerdote al momento del ritorno da Babilonia).

Quanto alla biografia pseudo-storica di Saulo-Paolo e dei suoi elaborazione, della sua costruzione — del suo ottenimento -, il processo è identico: e identici i metodi, e identico lo scopo della manovra: midrash molteplice da un lato, e dall'altro, compimento-e-abolizione del Testo biblico sacro.

Il tema essenziale del Nuovo Testamento è la salvezza. Nel corpus cristiano primitivo, e nel cristianesimo primitivo in generale, questo tema si incarna nelle nozioni di resurrezione, di ingresso nel Regno/MLKW, ecc., e soprattutto nella figura di Gesù-Giosuè (YHWH in quanto egli salva). Ma se questo tema è essenziale agli occhi dei cristiani primitivi, è perché è, per loro, il tema essenziale anche (innanzitutto!) della Bibbia ebraica e perché la attraversa già, a loro avviso, da parte a parte: sia, infatti, direttamente e in chiaro, sia al prezzo di un midrash. Basando la totalità del Nuovo Testamento (la totalità della «Nuova Alleanza»/HBRY HDŜH — espressione biblica!)

Cfr. Geremia 31:31.

sulla Salvezza, i cristiani primitivi giudeo-ebrei non nutrirono in nessun momento l'intenzione di innovare o — peggio di tutto! — di gettare le basi di una religione inedita: no — sono dei conservatori;

Dei NWRYM (dei «nazareni»), ossia degli «Osservanti», dei «Custodi», dei «Mantenitori».

non intendono correre rischi: vogliono compiere la Scrittura e, nel compierla, vi si mostrano più gelosamente fedeli rispetto a tutti i loro rivali (egualmente giudei ed ugualmente ebrei — tutti utilizzatori dei loro stessi metodi di lettura) . — Ora, come meglio compiere le idee (bibliche) di salvezza e di resurrezione se non impadronendosi del contrario della vita e regolandogli il suo conto? ...Se non impadronendosi dello Sheol?...

Lo Sheol è, nell'Antico Testamento, il luogo stesso della non-salvezza, della non-resurrezione, della non-vita — l'antitesi di tutto ciò che Gesù-Giosuè, nel suo percorso midrashico precedente, rappresentava e garantiva. Perché il lavoro evangelico compiuto da Gesù-Giosuè continui a compiersi una volta compiuta la sua resurrezione, occorre trovargli un successore. E poi: un successore di scelta! un successore adatto a verificare, a confermare e a fondare su un terreno assolutamente solido l'integralità del meccanismo evangelico — un successore, insomma, che sappia suggellare in sé e rivelare nella sua natura stessa l'efficacia di Gesù-Giosuè come Cristo (come MŜY, come «Nome — = Dio/YHWH — vivente-rivivente»).

Ed ecco proprio la logica del progetto cristiano originario: dopo aver costruito, tramite midrash, il Vangelo e la Nuova Alleanza in azione su Gesù-Giosuè-«Dio-YHWH salvatore e risorgente», il midrash che è il cristianesimo nascente si lega alla conseguenza: Che ne è dello Sheol dopo la ri-vita del Messia? Ciò è un bel problema. E, ponendolo, i cristiani primitivi, perché giudei e perché ebrei, non scherzavano: infatti, se la ridevano della Storia e dell'Evento, credetemi, prendevano molto sul serio la mistica e l'escatologia. — E la domanda «Cos'è lo Sheol una volta completato il percorso salvifico del Vangelo?» era, per i cristiani primitivi, sia la mistica sia l'escatologia. Un'interrogazione eterna...

Non dispiaccia agli storicisti di ieri e di oggi...

Per dire lo Sheol secondo Gesù-Giosuè (secondo il Vangelo), i nostri cristiani costruiscono un personaggio che non è nient'altro, appunto, che lo Sheol stesso. Al posto di lanciarsi, come farebbero gli indoeuropei, nel filosofico e nell'astratto, personificano il problema che si pongono dandogli la carne, una genealogia, gesta, atti, tratti narrativi — una storia a-storica. E a questo personaggio — allo Sheol personificato — aggiungono delle caratteristiche appartenenti, per effetto del duplice significato della parola ŜʼWL/«Sheol e Saul», al primo re della Bibbia.

Nel primo caso, cfr. il mio Paolo al verso; e nel secondo, il mio Paolo sul recto.

E questo personaggio, non gli fanno fare qualsiasi cosa e non lo fanno essere qualunque; non lo manipolano senza ragione(ragioni): lo costruiscono con logica. Innanzitutto, lo descrivono come lo Sheol biblico, riversandogli diversi epiteti narrativi di Saul; poi gli fanno subire una conversione — una conversione che getta sullo Sheol, che egli è, tutta la doccia del Vangelo! — una conversione che, in senso letterale, lo mette sottosopra; fatto ciò, contemplano e descrivono il risultato dell'operazione: che cos'è uno Sheol evangelizzato, passato al vaglio della resurrezione del Messia-Cristo Gesù-Giosuè?... Ed è così che, negli Atti e nelle Epistole, sorge lo stupore

Uno stupore che, per la verità, non fa altro che stupire me! Grecisti e storicisti non hanno mai sentito nulla di sorprendente nel midrash di cui ripercorro qui le tappe: non ne hanno – e la Chiesa con loro, tutti i greggi confessionali messi assieme – la minimissima idea.

di un docile Sheol (= Saul, = Saulo) che annuncia la vita, la ri-vita, la resurrezione, la speranza e l'assicurazione della Salvezza: annunciando, alla fine del conto, l'estremo contrario di ciò che è — di ciò che era all'inizio.

Ma basta chiacchiere: i ciechi secolari resteranno tali; quanto al mio lettore, ha capito. li punto 10 mi aspetta. Tarso.

 

Ma... Una volta costruito il personaggio, si tratta di farlo nascere da qualche parte. E l'ironia qui è solo indoeuropea: infatti in ebraico non esiste alcun inconveniente a fornire al soggiorno dei morti un luogo nativo. -E perche dunque? — perché ŜʼWL, precisamente, non è, nella Bibbia, che lo Sheol: è anche Saul. È anche un individuo (non solo un luogo).

Saul? Ma ne ho già parlato. In quanto Sheol/ŜʼWL è Saul/ŜʼWL, il midrash cristiano lo fa nascere a RMH/«Rama» e quindi, con una spintarella, a Roma:

Questo, attraverso i giochi di parole di 1 Samuele 1-2 che alludono a Saul attraverso Samuele. Già detto.

ed ecco lo Sheol diventato romano. — In compenso, in quanto distribuisce neotestamentariamente del latte (greco gala),

Come Saul lo faceva allorché custodiva le asine di suo padre (senza perderle)...

sarà nativo di GWŜ LB/«Giscala» negli apocrifi.

Notate che LB/«il latte» (greco gala) è l'anagramma esatto di BL/«il legame, la malattia» — cosicché tra la Giscala («terra del latte») dove gli apocrifi situano la nascita di Saulo-Paolo e i legami e le malattie che sopporta, esiste, in ebraico, una diretta relazione. Relazione che i nostri graziosi grecisti sarebbero proprio in difficoltà a giustificare con l'aiuto dei loro ellenistici dizionari...

E sì, i cristiani primitivi non si sono tutti accordati sulla patria di Saulo-Paolo l'apostolo. Hanno esitato.

E non tutti, del resto, hanno acconsentito a produrre un midrash sullo Sheol dopo la resurrezione di Gesù-Giosuè (di YHWH). E di certo non tutti hanno partecipato a questo lavoro. La prova ? — Ma l'ho data più sopra!... La prova è che esiste, nella letteratura giudeo-cristiana ebraica degli inizi, un afflusso di testi che ridicolizzano e assassinano il suddetto midrash. E questo disaccordo vi sorprende? — Avete torto: perché più forte ancora è stata la contrapposizione tra ebrei cristiani ed ebrei non cristiani; allo stesso modo in cui il midrash su ŜʼWL/«Sheol, Saul» non ha ottenuto l'adesione di tutti i cristiani primitivi, allo stesso modo — e più gravemente — molti ebrei (la maggioranza degli ebrei) non hanno applaudito il midrash giudeo-cristiano su Giosuè(-Gesù), sulla Salvezza e, peggio di tutto, su YHWH morto e risorto.

E la loro esitazione si esprime nella competizione esistente tra le patrie rivali dell'apostolo: talvolta Giscala, talvolta Roma, e... talvolta Tarso.

Infatti Saulo-Paolo è anche di Tarso, tra i cristiani primitivi. E quando dico «anche», non sto scrivendo leggero o evanescente. In effetti, mi sembra proprio che Tarso non è, nemmeno da lontano, il primo luogo che sia venuto in mente ai cristiani ebrei quando si è trattato per loro di far nascere l'apostolo (lo Sheol, Saul) da qualche parte. E poi ho l'impressione che il problema della culla dell'apostolo si sia posto molto tardi. A leggere le Epistole e gli Atti, si direbbe che Tarso non sia, in fondo, nella pseudo-biografia di Paolo, una culla fondamentale.

Poco importa, dopo tutto. Ciò che mi interessa è: Perché Tarso?

Per due ragioni complementari, per due ragioni che vanno solo assieme. — La prima riguarda i viaggi di Saulo-Paolo. Nella presentazione di Saul, sin dai primi versetti di 1 Samuele 9, il futuro re e messia appare (quando ricerca le asine) come un individuo che BR e BR e BR — che non cessa di «attraversare», di «viaggiare». Da cui, come l'ho sottolineato senza alcun imbarazzo, il tema neotestamentario di un Saulo-Paolo che viaggia e attraversa; da cui, insomma, le peregrinazioni neotestamentarie dello Sheol annunciatore che è Saulo-Paolo (= Saul).

E ho anche sottolineato, a buon diritto, che la radice BR/«attraversare» produce BR o BRY/«ebreo» — da cui la condizione dell'apostolo di «ebreo figlio di ebrei» (e dello Sheol che egli è). Il tutto venendo dal midrash...

  Ma c'è un punto che ho omesso e che ora mi è utile. È che BR non significa unicamente «passare, attraversare, viaggiare»: il senso tecnico della parola

Senza morale. Perché, nel lessico della morale religiosa, BR significa «trasgredire».

è, più precisamente, «attraversare un fiume, un braccio di mare — una distesa d'acqua».

Da cui BRH/«la barca» (quella che attraversa l'acqua e permette di attraversarla).

Quando gli ebrei (radice BR) attraversarono (radice BR) il Mar Rosso (?) fuggendo dal Faraone (?), si manifestarono e agirono in conformità con i due significati (principali) della radice BR. Due significati che, giustamente, esprime la cosiddetta biografia di Saulo-Paolo.

Un senso tecnico che propongo per darmi arie di documentato dizionario? No — perché:

Accade che Saulo-Paolo, tramite riutilizzo del BR ripetuto che orna l'inizio di 1 Samuele 9 (e, con esso, l'inizio della carriera di Saul — di Saul che è, l'apostolo!), non cessa, nel Nuovo Testamento, di servirsi di navi: a tal punto, addirittura, che minaccia, una o più volte, di annegare, dopo naufragio(naufragi), nel Mare Nostrum.

Qui, fremiti degli storicisti: ...e se Paolo fosse storicisticamente annegato! Tutta una parte del cristianesimo annegata con lui... nell'acqua, le Epistole... nell'acqua, le paolinizzazioni...

In nave, l'apostolo (lo Sheol, Saul): per recarsi a Cipro, e per riguadagnare la Siria, e per raggiungere la Macedonia, e per giungere a Tiro o a Tolemaide, ecc. E — come se non bastasse — in nave verso Roma, infine: in cammino verso il compimento, su tre punti di sospensione, delle sue storiche missioni... Ovunque sulla nave.

Ma quale è, nella Bibbia ebraica, uno dei luoghi maggiori che si situano, lessicalmente, nelle vicinanze delle barche, delle navi (ʼNYW)? — No, non uno dei luoghi: il luogo. — Risposta: RŜYŜ/«Tarsis, Tarso». Salta lì, di nuovo come per caso...

E questo, così decisamente, così fortemente, che quasi tutte le occorrenze bibliche di RŜYŜ/«Tarsis-Tarso» — non poche: quasi tutte! — sono vicine, infatti, a ʼNYW/«le navi».

Mi si perdoni, spero che non sperate che io vada a passare in rassegna quasi tutte queste occorrenze? — cfr. 1 Re 10:22, Isaia 2:16, 23:1, Ezechiele 27:12, ecc. (eccetera).

Ed esagero o fantastico così poco che il trio composto da RŜYŜ, BR e ʼNYW 

Detto altrimenti, nell'ordine: «Tarso-Tarsis», «attraversare (l'acqua)», «le barche».

illustra, senza imbarazzo né pudore, ad esempio nel capitolo 23 di Isaia: al versetto 1, si parla delle ʼNYW RŜYŜ (delle navi di Tarso — ed ecco «Tarso» e «navi»!) e, nel versetto 14, di BRW RŜYŜ (di attraversare fino a Tarso — ed ecco «Tarso» e «attraversare l'acqua»/BR!)...

Dunque: Saul è un attraversatore (radice BR) e un ebreo (radice BR); mediante riutilizzo anche Saulo-Paolo lo sarà, neotestamentariamente; e poi: se Saulo-Paolo, perché è Saul, attraversa il mare, è in nave che lo attraversa. Dove sono le navi, nella Bibbia? Qua e là, ma, quando succede loro di volersi concentrare, più precisamente a RŜYŜ, a Tarsis-Tarso.

Non esiste, per quanto ne so, alcuna imbarcazione (ʼNYH) nella Bibbia che appartenga per nome a un luogo diverso da Tarso-Tarsis — in altri termini, l'espressione ʼNYW RŜYŜ («navi di Tarsis, di Tarso») non ha, nella Bibbia ebraica, nessuna concorrente; non vi si parla mai delle ʼNYW/barche di X, di Y o di Z, ma sempre e soltanto: di Tarso-Tarsis. Ovvio.

Ma mettersi in relazione con Tarso perché si usano le vie navigabili, ciò non equivale a nascere lì. — Fine, dunque, della mia prima ragione, perché non basta. Essa spiega la geografia della narrazione; non ne giustifica la genealogia.

Da dove viene, ora, che Tarso (Tarsis) sia il polo geografico della genealogia dell'apostolo — e non lo strumento, solo, dei suoi tragitti? — E qui si apre la mia seconda dimostrazione (la mia seconda ragione).

RŜYŜ (di cui Tarsis o Tarso sono traslitterazioni) è una delle parole più misteriose della Bibbia. Talvolta si tratta di un sito (una città, forse un paese) rassomigliante a un porto del Mediterraneo, talvolta di una pietra o di un metallo prezioso, e talvolta — per risvegliare le mie brame — di un nome (proprio) di individuo(individui).

Per i cristiani primitivi in ​​particolare, e per il midrash ebraico in generale, RŜYŜ è RŜYŜ — un punto è tutto —, senza rispetto per le sfumature semantiche della parola a seconda che ricorra qua o là nella Bibbia. Di fronte alla Bibbia che analizzano, i cristiani primitivi preferivano la mistica e la tradizione — la Cabala — alle raffinatezze scientifiche (?) dei nostri dizionari ebraici moderni.

Un individuo (o degli individui)? — in questo caso RŜYŜ appartiene (ancora del caso ben piazzato!) alla tribù di... Beniamino. Detto altrimenti, alla linea genealogica di Saul.

Cfr., per verifica, 1 Cronache 7:10 (dove Tarsis-Tarso/RŜYŜ spetta, infatti, a Beniamino).

Alla linea che è, tramite midrash su Saul, quella dell'apostolo.

Riassumo: Saulo-Paolo si accinge a solcare il mare, l'acqua, a causa della ripetizione della parola BR/«attraversare», al momento della presentazione di Saul (che egli è) in 1 Samuele 9. Essendo un attraversatore, e poiché BR vuol dire «attraversare in nave», egli utilizza le navi. Utilizzando le navi, egli deve — poiché è la Bibbia che giustifica tali traversate e le genera —, prima o poi, incontrare RŜYŜ/«Tarso, Tarsis», il luogo dove, biblicamente, si accalcano le imbarcazioni. Quindi Saulo-Paolo ha, per necessità biblica, a che fare con Tarso.

Secondo: A che fare geograficamente, ma anche a che fare in genealogia — dal momento che la parola RŜYŜ esprime, sempre nella Bibbia, la sua parentela con Beniamino.

Le mie due ragioni sono date: e sono inseparabili. È vero, vanno solo assieme.

Ed è così che Tarso divenne la patria (una delle patrie…) dell'apostolo: tramite le navi, e tramite Beniamino. Paolo essendo Saulo, e Saulo essendo Saul, e Saul essendo di Beniamino, occorreva fare dell'apostolo (Saulo) un beniamita e un attraversatore (un navigatore) e un ebreo e — perché il cerchio si chiuda — un figlio di Tarsis, di RŜYŜ, di Tarso. Di Tarso, città dei navigatori (secondo la Bibbia); di Tarso, città di Beniamino.

Città, e non più individuo, di Beniamino.

Quanto alla precisazione «(Tarso) in Cilicia», essa si è introdotta solo in seguito. Da una parte in virtù di un aggiornamento (secondo il metodo, ben conosciuto, che consiste nell'assegnare alla storia e alla geografia contemporanee fatti e luoghi biblici ancestrali che non hanno, di per sé e all'origine, nulla a che vedere con loro — metodo dei midrashim, metodo dei Targum, metodo dei Settanta, metodo dei Talmud, ecc.); e, d'altra parte, grazie all'esplorazione di una delle fruttuosità della parola ŜʼWL/«Saulo, Saul, Sheol» (il nome dell'apostolo): quale? — quello che consiste nel far derivare dalla parola, mediante gioco di parole, una fabbricazione di tende. Se Tarso è il luogo natale dell'apostolo e se l'apostolo, tramite gioco sul suo nome (ŜʼWL), fabbrica tende, allora non deve essere di Tarso di Cappadocia o di Spagna: può essere solo di Tarso in... Cilicia — nella provincia dove, come ci insegnano ora adeguatamente le enciclopedie, si lavora sul pelo di capra.

Tutto combacia. Tutto è chiaro. La mia lista (la seconda — quella di Paolo sul verso) è completata, esaurita — e, con essa, il midrash che generò, molto prima alla sua messa in greco, un certo Saulo (Paolo), apostolo.

Chi lo generò? — il termine è improprio: sarebbe meglio dire: chi lo lesse nella Scrittura ebraica sacra.

Dalle viscere o dalla pancia di Saulo-Paolo fino a Tarso, una delle sue culle, e passando per le sue tribolazioni, sofferenze e angosce, tutto è coerente, tutto è giustificato: i suoi legami, le sue prigionie, il suo annuncio della resurrezione, la sua mancanza e sazietà, la sua bocca e i suoi capelli, e poi il suo lavoro presso le nazioni. E, sempre coerentemente, giustificato idem: il suo pungiglione, la sua scheggia o spina, la sua malattia, il suo duplice soggiorno sia in Arabia sia al terzo cielo, e, per finire, il suo conto del dare e avere. (E, stavo per dimenticare, il fatto che lo si tratta da pestilenza). Questo è certo: i grecisti e gli storicisti, e i catechisti di ogni sorta, si sono sbagliati: Paolo non è mai esistito.

Nella mia prima lista? la prova, nell'ordine, che Paolo è Saulo Nella mia seconda? La prova, con un'identica bonomia, che Paolo è lo Sheol. Le mie due liste? — la prova che egli è nel contempo l'apostolo, senza dissociazione possibile e permessa, sia Saulo sia lo Sceol. (E, se il mio lettore vuole ad ogni costo dissociare il suo recto dal suo verso, allora innanzitutto lo Sheol!)

Un ricorso all'evento, lì dentro? O alla Storia? — non uno. In nessun momento. Non l'abbozzo di un bozza di una traccia di qualcosa che raassomigli all'elemento biografico-reale: in verità, di Paolo non si sa niente di storico, perché non vi è niente di storico da sapere. — Le enciclopedie dovranno ora, quanto all'l'apostolo, coprire le loro cronologie e le loro informazioni. Triste per loro. Compatisco. — Quanto agli ecclesiofili e ai rilegatori di catechismi e di omelie, immagino per loro e il loro sgomento (prendendo a testimone il mio lettore) solo due soluzioni: o abbandonano i loro abiti e il cristianesimo, di cui si lamentano le origini (origini!... ci puoi scommettere...), oppure si procurano nel più beve tempo una Bibbia — ma non una Bibbia da baraccone: la Bibbia ebraica. — Alle vostre scrivanie, schifosi! Allo studio! (Dopo quasi venti volte cento anni di assenza...)

Si conclude così il mio massacro della biografia dell'apostolo dei gentili. E, con lui, e in lui e per mezzo di lui, della sua cosiddetta storicità. La paccottiglia è caduta. Largo al midrash — e all'apprezzamento del cristianesimo primitivo, in ebraico, come midrash!

Triste, certo: ecco decaduti, allora, Paolo scrittore di epistole e Paolo cofondatore della Chiesa. Né Saul né lo Sheol, che egli riunisce, l'apostolo fittizio, fondarono o scrissero mai qualcosa!

Ne piango.

Piango — e proseguo in direzione di Damasco. Perché bisogna proprio infine che ne parli, della via di Damasco... Damasco e la sua via, giusto per distrarci. E, nel frattempo, per aiutarci a capire meglio, non più i meccanismi, ma lo scopo intimo e grandioso del midrash cristiano. Il suo progetto.

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