martedì 18 giugno 2024

L'INVENZIONE DI GESÙ — Cos'è una retroversione: la via di Damasco

 (segue da qui)



Cos'è una retroversione:

la via di Damasco

L'episodio cosiddetto «della Via di Damasco» concentra su di lui e attrae la duplice identità di Saulo-Paolo (nel contempo Saul e lo Sheol — ŜʼWL), ed egli poggia sulle due facce del midrash che è il cristianesimo primitivo: midrash diretto (riutilizzo di vari elementi del testo biblico) e midrash invertito (inversione, a fini mistici adempienti-abolitori, di questi stessi elementi). Per nostra fortuna, il Nuovo Testamento insiste così fortemente sull'episodio da fornirci diverse versioni: anzi almeno quattro — che situo, senza sforzo, in Atti 9:1-25 (con, per la fine, un duplicato in 2 Corinzi 9:32), Atti 22:4-16 e 17-21,

17-21 anche: vedremo l'interesse di questo 17-21 (non bisogna soprattutto escluderlo).

Atti 26:12-23 e, infine, Galati 1:12-17 (e dintorni).

Almeno questi passi: almeno questi riferimenti...

Le diverse versioni del racconto non presentano alcuna reale diversità. Sono, diciamolo, identiche a poche varianti — a minori varianti — vicine. Ma soprattutto: attingono, le nostre versioni rivali e accolite, tutta la loro sostanza e la loro giustificazione dalla Bibbia — dall'Antico Testamento — e unicamente dalla Bibbia.

Ed è proprio ciò che si tratta per me di stabilire.

Approfittando, precisamente, del mio massacro della cosiddetta biografia reale di Paolo; infatti, per apprezzare al suo vero valore — al suo buon significato — la via di Damasco, è meglio, penso, abbandonare la stoltezza dei grecisti e altri storicisti e non dimenticare ciò che ho detto più sopra: ovvero che Saulo-Paolo è dapprima lo Sheol e poi Saul — e poi (o: finalmente) entrambi. Conservando l'idea di un Paolo che sia realmente esistito, ci si priva di tutti gli incanti e incantesimi della sua «conversione»: si passa sopra, sotto o accanto, senza comprenderlo — e ci si priva, in primo luogo, di vedere la sua situazione nel mezzo della pseudo-biografia del pseudo-apostolo...

  In una nota appesa alla sua traduzione degli Atti degli Apostoli (1925, pag. 135), Alfred Loisy aveva il torto di scrivere questo:

Loisy credeva — come tutti e compagnia... — nell'esistenza storica di Saulo-Paolo. E quando egli si rattristava o si scandalizzava (come tanti altri studiosi... — vedete Guignebert!) delle improbabilità commesse dal Nuovo Testamento su questo tema, era perché, secondo lui, gli Atti e le Epistole deviavano, qua o là, dai fatti — detto altrimenti, dalla biografia reale dell'apostolo reale. Per Loisy e i suoi colleghi di ieri e di oggi, gli scrittori neotestamentari sono spesso infedeli all'Evento... Sempre la mania della Storia!

Come se, sotto la cosiddetta infedeltà degli Atti, delle Epistole — o dei vangeli — ci fosse di che a cui essere storicamente fedeli!...

«La metamorfosi del persecutore Saulo in predicatore cristiano è raccontata tre volte

Questo «tre volte» è un errore — vedremo perché tra poco. Questo errore è di peso.

negli Atti (...), con varianti che non sembrano mostrare l'impiego di più fonti,

Gli studiosi vedono fonti dappertutto, e dappertutto le cercano. — Qui Loisy intende per «fonti» dei resoconti scritti, dapprima, dai giornalisti dell'epoca. Per lui, come per un numero dei suoi colleghi, il Nuovo Testamento (Atti e vangeli in particolare) non è che un abbellimento — difettoso — di fonti autenticamente attinte dalla realtà e dall'osservazione della realtà.

ma la libertà con la quale lo scrittore ha trattato un tema a lui dato.

Tema attinto da dove? Tema dato da chi l'aveva ricevuto da chi? Loisy non lo dice. Né i suoi colleghi. Per lui come per loro, questo tema deve essere un'elaborazione di fatti e di eventi reali: fatti ed eventi che si sono — per quale malizia? — ritrovati distorti nei testi neotestamentari.

Nulla vi è coerente se non quanto ci insegnano le epistole di Paolo,

Perché Loisy, come tutti e la sua compagnia, prende Paolo per un reale scrittore di epistole.

specialmente quella ai Galati:

L'Epistola ai Galati sarebbe dunque storicamente più certa, quanto alla storica biografia dell'apostolo storico, rispetto ai racconti degli Atti: più certa perché più fedele all'Evento.

Alla Storia!

Sempre quella storiomania...

dopo aver perseguitato i fedeli del Cristo,

Intendete con ciò: del Cristo storico. Perché Loisy credeva nell'esistenza storica di un certo Gesù (esistenza distorta, secondo lui, nei vangeli canonici) che sarebbe vissuto, nel I° secolo, in Palestina.

Saulo-Paolo, in seguito ad una visione che egli ebbe a Damasco, è diventato credente».

Per Loisy — e tanti altri (e perché no, talvolta, per te, lettore?...) — vi è, al di là di ogni abbellimento, il nucleo storico della conversione di Saulo-Paolo. Storicamente Saulo-Paolo. E: storicamente a Damasco.

In seguito, certo, ad una visione che era solo un'allucinazione: ma che lo era, allucinazione, storicamente!

Alla fine della stessa nota, lo stesso autore si lancia in una situazione disperata:

Prima della fine della nota si legge quella enormità: «...l'iniziazione di Paolo al cristianesimo... è concepita secondo un tipo concordato, che si ritrova nei misteri di Iside». Saulo-Paolo nei misteri greco-egiziani! Nell'ellenismo! Incredibile... (Eppure comune: perché altri studiosi, anteriori o posteriori a Loisy, rimandano volentieri la saga paolina ai misteri greci o romani, e al mitraismo, e allo stoicismo, e alla retorica di Roma o di Atene, e al platonismo — via Filone — e persino, tenetevi forte, allo zoroastrismo, ecc. — Qualsiasi altra cosa!)

«Molto probabilmente, Paolo era a Damasco, preoccupando i cristiani del luogo, quando si verificò la visione che lo convertì».

«Molto probabilmente» volendo dire qui, come il mio lettore lo intuisce senza difficoltà: nella migliore probabilità storica di eventi veri. Loisy pensava quindi che la Damasco del racconto della conversione di Paolo fosse Damasco (in Siria); che Paolo fosse lì storicamente; e che vi fosse, essendo lì, una visione (una visione allucinatoria, naturalmente! — perché noi non siamo, invece, tanto fessi come lui!) — una visione che vi ebbe luogo, di conseguenza, storicamente. — Luogo ? Ah ciò... per il luogo, ce ne renderemo conto a breve, del luogo!

Su tutti questi punti Loisy non fa — non faceva — che esprimere l'opinione di tutti gli studiosi di ogni epoca, gli ecclesiofili, gli ecclesiofobi e gli ecclesio-indifferenti: per questa mole di menti ricercatrici e trovatrici, nella Damasco storica ebbe luogo la storica conversione di un Saulo-Paolo storico.

 

Senza riluttanza (?) e tanto per ridicolizzare, attraverso il povero compianto Loisy, l'unanimità degli esperti di Paolo, mi basta:

1. analizzare le storie della conversione dell'apostolo e sondare i fatti e le gesta che vi sono mostrati;

2. interrogarmi sul luogo dove si situa narrativamente l'episodio: Damasco. E chiedendomi allora questo: Cos'è, esattamente, la Damasco della via di Damasco?

Indagine che nessuno, evidentissimamente, avalla — immagina possibile; per tutti la Damasco di Paolo è Damasco della Siria: la Damasco della mappa. — Questo, per, ancora una volta, quasi venti secoli: e questo, più seriamente, dopo la scoperta dei manoscritti del Mar Morto... Da non crederci, vi dico!...

Andiamo.

 

Cosa ne è del racconto della conversione? Cosa succede lì (qualunque sia il luogo)?

La trama è semplice: prima Saulo-Paolo è un persecutore; dopo, Saulo-Paolo è un convertito; durante, Saulo-Paolo ha una visione che lo sconvolge. Del racconto per bambino.

Crudeltà della sorte per il bambino: il prima, il dopo e il durante del grazioso aneddoto, stanno in piedi, insieme o ciascuno per sé, solo se si sostengono, insieme o ciascuno per sé, alla Bibbia ebraica. E lì, il bambino è lasciato!

E, con lui, tutti i bambini teologi — che, per molte lune, saccheggiano la via di Damasco, la sua genesi, le sue conseguenze — i suoi significati. Bambini delle omelie, bambini dei catechismi.

In breve: tutti i tratti del racconto della via di Damasco sono tratti biblici; e tutti ne sono, varianti comprese, solo riutilizzi di versetti dell'Antico Testamento riguardanti Samuele, Saul e Sheol.

In breve-bis: gettando i bambini alla nutrice, il racconto della conversione di Paolo a Damasco (?) mi offre la sperata occasione di verificare le mie tesi e di affermare, questa volta sul campo — a contatto con un campione di testo(testi) (lungo)lunghi -, che Saulo-Paolo è veramente solo Saulo + Sheol: Saulo + Sheol e niente di più. Ma niente di meno! Uno Sheol che, qui, si capovolge...

Si capovolge, vale a dire si converte. Nel pensiero ebraico, quello cristiano-ebraico come quello non cristiano ebraico, gli esseri e le cose, i tempi e i luoghi, sono creature di Dio. In quanto luogo, il soggiorno dei morti, lo Sheol, non fa eccezione alla regola: esso è derivato da YHWH-Dio creatore. Ma ha dovuto perdersi per strada, il bastardo... Di qui il modo poco benevolo con cui lo castigano i Salmi e i profeti.

Nell'episodio della via di Damasco, Saul-Saulo, che è lo Sheol, si capovolge e si converte: non passa ad un'altra religione; ritorna a ciò che era originariamente: una delle creature di Dio.

(Nelle mentalità cosiddette giudeo-cristiane delle nostre ghiandole pineali di oggi, tutto ciò è perduto, dimenticato: non esiste).

Ricordo. Mi rinfresco la memoria: ho, più sopra, stabilito due elenchi esaurienti le caratteristiche pseudo-biografiche dell'apostolo: il primo elenco, l'ho riportato (sul recto) a Saul, il re e messia-cristo iniziale dell'Antico Testamento (post-Torà); il secondo (sul verso), a Sheol — allo Sheol, pure, dell'Antico Testamento. — Ebbene, se c'è un momento testuale dove i miei due elenchi si combinano, con armi e bagagli, nel Nuovo Testamento, è di certo quello della conversione dell'apostolo. Meglio: sulla conversione di Saulo-Paolo convergono anche le due facce del midrash cristiano primitivo: la sua faccia diretta, e la sua faccia invertita. (Due effetti quindi, e non uno, di retro-verso allo stesso tempo...).

 

Spazio, ora, ai versetti.

Vi avverto: ciò che segue non è facile. L'ebraico è ebraico: e il midrash ebraico è aggrovigliato al cubo... Ma bisogna passarvi! (E poi: il groviglio, qui, possiede una tale logica...)

L'episodio della via di Damasco si apre, qualunque sia la versione scelta, con una definizione di Saulo-Paolo come persecutore-inseguitore: cfr., ad esempio, Atti 22:4 o 26:11. In testa al racconto, Saulo-Paolo è quindi un RWDP:

RWDP: participio presente (attivo) di RDP/«perseguitare, inseguire».

in ciò, non è altro che Saul, il re biblico che non smette mai di inseguire Davide.

Saulo-Paolo persecutore: riutilizzo (midrash diretto) di Saul e delle sue malversazioni. Nulla, lì, che ci stupisca — lo status di persecutore formando parte integrante, evidente, degli attributi di Saulo nella Bibbia, è normale che lo ritroviamo, nel Nuovo Testamento, come la caratteristica di Saulo. Prima di rovesciarlo — di rivolgerlo — sulla via di Damasco, gli scrittori neotestamentari si preoccupano di far apparire Saulo, che è Saul, come la peggiore immagine di Saul, quale egli è: quella di un persecutore (di un persecutore che è anche lo Sheol — che è anche).

Saulo(-Paolo) è Saul; ora Saul è, nella Bibbia, un persecutore; quindi il Saulo neotestamentario è un persecutore. Ciò primo.

Secondo: Saul è ŜʼWL; ora ŜʼWL è lo Sheol; ora Saul è, nella Bibbia, un persecutore; quindi lo Sheol neotestamentario è, prima della sua conversione, un inseguitore, un persecutore (ciò che egli non è mai esplicitamente, che io sappia, nella Bibbia!).

Il primo e il secondo? — L'apostolo Paolo, prima di Damasco.

Ciò è chiaro e procedo.

Ma quel che lo è meno, mi sembra, e su cui voglio insistere perché nessuno (evidentemente) ci sta lavorando, è che Saulo-Paolo, prima di convertirsi, non insegue qualunque. In primo luogo, insegue-perseguita, dice il testo, «uomini e donne», e si accanisce su di loro «fino alla morte»; e li lega; e si accanisce su di loro e li lega per far piacere al (sommo) sacerdote.

Il «fino alla morte» è pungente (e non punge nessuno!): lo Sheol, infatti, non può perseguire altrimenti se non fino al trapasso. Al trapasso che esso è. Al trapasso che egli è, prima della sua conversione e della sua docilizzazione, Saulo-Paolo. (Sempre l'unità di ŜʼWL: sia Saulo-Saul sia Sheol...).

Rileggete Atti 9, 22 o 26: vi leggete tutto ciò prima della conversione dell'apostolo.

Atti 9:1-2:

«...Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli domandò delle lettere per Damasco, per le sinagoghe, al fine di legare uomini e donne che avrebbe trovato di quella via e di condurli a Gerusalemme...».

Atti 22:4-5:

«...perseguitai/inseguii a morte quella via, legando e gettando in prigione uomini e donne, e il sommo sacerdote me ne è testimone, come tutto il collegio degli anziani; è da loro che ho ricevuto delle lettere per i fratelli di Damasco ed a causa loro che sono andato al fine di condurre legati, a Gerusalemme, quelli di là...».

Atti 26:10:

«...Ho chiuso in prigione molti santi, dopo aver preso il potere dalle mani dei sommi sacerdoti...».

Galati 1:13:

«...infatti voi avete udito... con quale oltranza perseguitavo la chiesa di Dio, e la devastavo...».

Poco mi importano, qui, le varianti; mi interessano i fatti testuali che appaiono lì in blocco:

1. Saulo-Paolo vi è un persecutore — ciò lo sappiamo: diretto riutilizzo di Saulo che perseguita. (Dopo Damasco, Saulo-Paolo non perseguiterà più.)

2. C'è l'uso di catene — lo sappiamo idem: riutilizzo diretto delle (bibliche) catene di Sheol. (E vedete la conferma della mia tesi: prima di Damasco, Saulo, che è lo Sheol, usa i l«lacci» — bibliche — «dello Sheol»; dopo Damasco, saranno altri che useranno, e contro di lui, questi stessi lacci!)

L'espressione BLY ŜʼWL/«i lacci dello Sheol» (espressione biblica) è capita, dai cristiani primitivi:

1. come a significare, prima di Damasco, «i lacci che lo Sheol (Saulo-Paolo) usa contro altri»,

2. e come a significare, dopo Damasco, «i lacci che altri usano contro lo Sheol (Saulo-Paolo)».

3. Egli vi lega e insegue «uomini e donne» — ciò è una novità? no: ma un diretto riutilizzo di 1 Samuele 22:19 («... dagli uomini alle donne...»), versetto appartenente a un capitolo nel corso del quale Saul

Come il Saulo-Paolo prima di Damasco...

estende i suoi omicidi.

In Atti 26:10, Saulo-Paolo attacca i «santi» della comunità che odia. E confessa ciò al momento del racconto della via di Damasco evocando la sua vita passata. La relazione «santo»/«Damasco» è muta in greco (e in indoeuropeo, tutte le lingue comprese): in ebraico essa funziona a meraviglia — perché è in ebraico che «santo»/QDŜ contiene, per anagramma, tre delle (quattro...) lettere costitutive di «Damasco»/DMŜQ. (Apparente inezia che mi servirà più tardi).

4. E Saulo-Paolo li lega e li perseguita, e fino alla morte, questi uomini e queste donne, su ordine del (sommo) sacerdote. Lì il midrash non è più diretto ma invertito: in 1 Samuele 22, Saul massacra gli abitanti di Nob, città di sacerdoti; qui egli caccia e massacra con l'approvazione di un sacerdote. Inversione, appunto.

Il riutilizzo (ma invertito) di 1 Samuele 22 è una evidenza, nell'episodio della via di Damasco: vi si trova, in questo capitolo biblico, la famosa espressione HNNY ʼDNY/«Eccomi, Signore» che campeggia al centro della conversione (neotestamentaria) di Saulo-Paolo! (Cfr. sotto.)

Prima della via di Damasco, Saulo-Paolo appare così bene, a verifica della mia tesi, sia come lo Sheol biblico sia come il Saul biblico. In quanto egli lega, egli è Sheol. In qunato insegue e perseguita, egli è Saul. In quanto attacca uomini e donne, egli è Saul (ma anche Sheol non fa differenza tra i sessi...). E anche Saul, ma con inversione, in quanto egli agisce su ordine e con il consenso del (sommo) sacerdote.

Continuo:

Continuo omettendo, per il momento, Damasco. Stallo provvisorio su Damasco. N.B. Il bersaglio delle persecuzioni di Saulo-Paolo (= Saul), prima della sua conversione, è chiamato «via» (cfr. Atti 9:2). Termine che traduce l'ebraico DRK e che non ha il minimo senso in greco puro o in indoeuropeo in generale: in ebraico, per contro, DRK/«via» significa «la dottrina, la prassi dottrinale, la condotta». — Ancora un altro affronto ai grecisti...

Sul suo cammino, Saulo-Paolo incontra una luce e una voce. E la luce lo fa «cadere per terra». I fabbricatori o fruitori di catechismi secolari sono abituati alla cosa. Ma io la trovo affascinante.

Atti 9:3-4:

 «...vi andò e, avvicinandosi a Damasco, una luce celeste lo abbagliò d'improvviso, e, caduto a terra, udì una voce che gli diceva: ...»

Atti 22:6-7:

«...ma per via, avvicinandomi a Damasco, ecco che d'improvviso, circa a mezzogiorno, una gran luce celeste mi abbagliò; caddi per terra, e udii una voce che mi diceva:...».

Al momento della sua visione di Gerusalemme, Saulo-Paolo non cade più: prega (Atti 22:17). Normale. Gioco di parole. I verbi «pregare»/PLL e «cadere»/NPL sono così vicini, in ebraico, che sembrano partecipare della stessa radice non appena si decide di coniugarli anche di poco. — Ancora una perdita del greco...

Atti 26:13: stessa versione delle altre due, ma con chiacchiere e un'esagerazione: non è più Saulo-Paolo che vi cade per terra (e l'espressione «d'improvviso» è scomparsa), ma lui e i suoi accompagnatori. — Quanto all'Epistola ai Galati (capitolo 1), essa non contiene la luce, non la voce, e non il dialogo con il Signore.

In quanto Sheol — soggiorno dei morti — non è affatto inaudito che Saulo-Paolo sia abbagliato da una luce celeste e che lo abbatte e lo stupisce! Lo Sheol, perché soggiorno dei morti, è tenebre!

Le tenebre, ne ho già parlato. In ebraico è RB — ricordatevi —, l'anagramma di BR (radice che significa «attraversare» e che produce BR(Y)/«ebreo»; ma in Galati 1:17, proprio al momento del racconto su Damasco, Saulo-Paolo dice di andare in «Arabia»: ma — ricordatevi, ancora — RB/«tenebre» è anche RB/«l'Arabia». Gioco di parole. L'Arabia e le tenebre (dello Sheol, di Saulo-Paolo) sono, in ebraico, la stessa parola! (Ah, i grecisti...)

Ma, credetemi, è in quanto Saul che «cade per terra». Perché quella caduta, quella caduta per terra, quella caduta improvvisa,

«D'improvviso» + «cadere» + «per terra» — questa è proprio la sequenza che mostra il racconto di Damasco negli Atti.

figura solo nella Bibbia ebraica a proposito di... Saul!

Ma sì: 1 Samuele 28:20:

«...di improvviso Saul cadde, di tutta la sua lunghezza, per terra...»

L'espressione «di tutta la sua lunghezza» è, qui, straordinaria: in ebraico ciò si scrive MLʼ QWMW, letteralmente «pieno della sua lunghezza». Ora QWMW/«la sua lunghezza» è dalla radice QWM/«alzarsi, resuscitare», sicché il midrash cristiano (mediante lavoro sulla radice QWM, appunto) arriva a leggere il versetto in quella maniera: «... d'improvviso Saul, ossia Saulo, ossia lo Sheol, cadde, pieno già della sua resurrezione, per terra...».

E, per errore da parte mia, il verbo QWM/«alzarsi»(«resuscitare»), figura giustamente sotto il greco delle diverse versioni neotestamentarie della via di Damasco: «Alzati...» (QM). Un caso, vi assicuro...

Tutto è lì: l'improvviso, la caduta, e il per terra. Eh, sarei curioso di sapere se gli esperti riusciranno a scovare, altrove rispetto a questo caso, nella Bibbia (in 1 Samuele 28:20 quindi), quella terna. Altrove, e a proposito di qualcun'altro rispetto a Saul...

 

E poi, bizzarria ancora più bizzarra in più, leggete un po' il seguito di 1 Samuele 28 — il seguito dell'improvvisa caduta per terra di Saul: vale un'occhiata:

«... la forza non c'era più in lui (Saulo), perché non aveva mangiato pane

Ricordatevi la mistica del «pane»/LM nei vangeli canonici. LM/«il pane» = 78 = BN YHWH/«Figlio di Dio»!...

Il midrash cristiano legge, in questo passo biblico, che Saul (= Saulo, = lo Sheol), senza forza, senza pane, è ancora privo del Figlio di Dio...

tutto quel giorno né tutta la notte...»

Quella serie è perfetta, e limpida: da un lato, l'improvvisa caduta per terra; e, dall'altro, la fame. Ebbene, la perfetta e chiara sequenza in questione, che figurano nella Bibbia a proposito di Saulo, l'ho letta pure, da riutilizzo, nel racconto della via di Damasco a proposito di Saulo-Paolo. La prova ? Eccola:

Atti 9:3-4: l'improvviso, la caduta e il per terra; e poi Atti 9:9: «...e non mangiò...»

Sic.

Mi riassumo:

Nel corso dell'episodio della via di Damasco, Saulo-Paolo è un persecutore e attacca uomini e donne — in ciò egli è, direttamente, Saulo. Allo stesso tempo egli è un omicida, e usa catene e imprigiona, ed è abbagliato: in ciò egli è lo Sheol.

Lo Sheol dapprima, e le sue tenebre in seguito. — Inoltre, in quanto assassino per ordine del sommo sacerdote, Saulo-Paolo è Saul (per midrash inversivo); ma, in quanto assassino tout court, è nel contempo Saul e lo Sheol (la Morte).

Nei paraggi c'è l'improvviso, la caduta, e il per terra: in ciò Saulo-Paolo è Saul. — Talvolta Saul, talvolta Sheol (in entrambi i casi ŜʼWL): sulla via di Damasco, l'apostolo si sforza di non essere altro che il dipinto di Saul e Sheol della Bibbia. Solo ciò.

E che smorfia all'indirizzo dei teologi...

Continuo:

La luce... La voce celeste... Quale dialogo?

In apertura, la domanda posta dalla voce è:

«...Saulo, Saulo, perché mi insegui-perseguiti?...»

Atti 9:4, 22:7, 26:14...

(Nell' ebraico originale, il verbo era indifferentemente al presente, al passato e al futuro).

Una domanda sulla quale non conviene apporre alcuna sfumatura storica: l'ho detto più sopra, la domanda della voce celeste non è che un riflesso biblico. Un riutilizzo degli stupori di Davide. — Ma dobbiamo andare più oltre.

Infatti, nella Bibbia, quale è dunque il persecutore che il suo perseguito accusa di perseguitarlo? Risposta: Saulo. (Nessun’altra risposta possibile.)

Saul vi è il persecutore di Davide, detto altrimenti, all'interno e nel contesto del midrash ebraico o giudeo-cristiano quando egli ha una visione di YHWH stesso, del Signore (di «Adonai»/ʼDNY — soprannome reverenziale equivalente al greco Adōnis).

Di conseguenza: nell'episodio della via di Damasco, Saulo-Paolo cade a terra improvvisamente come Saul; e, come Saul, è accusato di inseguire (di perseguitare — di RDP). — Eccellente. Ciò conferma ancora la mia tesi; Non mi sono sbagliato: Saulo-Paolo è Saul.

E la domanda «...Saulo, Saulo, perché mi insegui-perseguiti?...» replica e rispecchia, infatti, 1 Samuele 24:14 e 26:18.

In entrambi i casi: un'interrogazione — come negli Atti. Una coincidenza...

Una replica. Un riflesso. Un gioco di testo su testo: un midrash. — Ma subito: un midrash inversivo! E grande!

Il midrash è, qui, diretto solo quando riutilizza Saul persecutore. È sul rapporto persecutore/perseguito che l'inversione ha luogo:

Perché, in 1 Samuele, è Saul che è il Signore (ʼDNY) di Davide, ed è dunque l'inferiore (Davide) che viene perseguitato. Nel Nuovo Testamento, è Saulo che perseguita il suo Signore (cioè Gesù-Giosuè, cioè YHWH Adonai in quanto risorto): il perseguitato lì è allora il superiore.

Il midrash cristiano (giudeo-cristiano) non può sopportare che il Davide di 1 Samuele sia un sottoposto di Saul. Tutta la tradizione ebraica vi si oppone!

Da un lato abbiamo Atti 11:5, ecc.:

«...(Saulo-Paolo) gli disse: Chi sei tu, Signore?...»

Retroversione immediata all'ebraico originale: MY ʼṬH (HWʼ) ʼDNY, — ʼDNY  essendovi «Adonai», uno dei sostituti reverenziali di YHWH.

Dall'altro, 1 Samuele 26:8:

È Davide, nella Bibbia, che esclama e interroga.

N.B. Chi interroga? — radice ŜʼL/«domandare, interrogare», quella di ŜʼWL/«Saulo-Saul-Sheol-l'interrogato»!

«...perché il mio Signore/ʼDNY mi perseguita?...»

Nella Bibbia, il Signore Saul è il persecutore (RWDP); negli Atti, il Signore è il perseguitato da Saulo. — E questo midrash, invertito, si verifica e si amplia nel seguito del testo:

Ecco le versioni del dialogo tra il Signore e Saulo, negli Atti:

Atti 9:4-5:

«Una voce che gli disse: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? — Egli disse: Chi sei tu, Signore? — E lui: Io sono Gesù, che tu perseguiti...».

(Questa resa del greco è super-facile da retrovertere al suo ebraico nativo: vi si troverà RDP/«perseguitare» e ŜʼWL/«Saulo, Saul, Sheol» e ʼDNY/«Signore» — tutti termini presenti in 1 Samuele...)

Atti 22:7-8 mi sembra analogo alla versione precedente, salvo che Gesù-Giosuè vi è definito «nazareno». — Quanto ad Atti 26:14-15, non ha «nazareno», ma aggiunge un «ti è duro recalcitrare contro i pungoli» che ho studiato più sopra (e che fa allusione al QTB, al pungiglione, della Morte o Sheol che è Saulo-Paolo) — riutilizzo.

a «Chi sei tu Signore?»

«Signore» = ʼDNY/«Adonai» = YHWH/«Dio».

di Saulo-Paolo corrisponde sul campo il famoso «Io sono Gesù (il nazareno) che tu perseguiti-insegui» — affermazione fondamentale, perché:

1. Essa implica che, per i cristiani primitivi, YŜW/«Gesù-Giosuè» è il «Signore»,  vale a dire YHWH stesso.

Stupidaggine radicale, la tesi degli storicisti che credono che l'elaborazione di Gesù come Dio sia tardiva nel cristianesimo primitivo.

Nella prima parte di questo volume, ho peraltro mostrato che non è Gesù-Giosuè che si elabora come YHWH-Dio, nel cristianesimo primitivo, ma il contrario: è YHWH-Dio che vi diventa, resuscitando, Gesù-Giosuè).

2. Essa rimbalza contro la Bibbia anche persino con una forza tra le più efficaci. E lo mostro:

Gesù-Giosuè perseguitato da Saulo (da Saulo che non è ancora Paolo)...

Nella Bibbia, il perseguitato da Saul è ʼDNY/«il Signore»: alla lettera, Davide. Ma il midrash cristiano non si arresta alla lettera; ha fame che non è affatto letterale: sotto il ʼDNY/«Signore» (che è Davide) esso legge YHWH — perché, per esso, ovunque nella Bibbia YHWH ha per sostituto reverenziale ʼDNY/«Signore».

Il metodo utilizzato qui dai cristiani primitivi non è loro proprio: prende dimora in tutti i compartimenti del midrash giudeo-ebraico — metodo (ben noto) della contaminazione dei contesti. Essendo un termine ebraico biblicamente l'equivalente (tramite esempio grafico) di un altro termine in due o più punti del Testo sacro, si estende quella equivalenza alla totalità del testo...

Pertanto, negli Atti, questo stesso ʼDNY/«Signore» non è altro che «Gesù-Giosuè», ossia non solo YHWH ma: YHWH risorgente-risorto.

Ciò conferma tutta la prima parte del presente volume: l'insieme delle tesi che vi ho sviluppato.

Ne deduco che gli scrittori primitivi del Nuovo Testamento (e, quindi, degli Atti) ritenevano identici  Davide e Gesù-Giosuè e Adonai (il Signore) e YHWH — ciascuno essendo l'immagine, diretta o elaborata, degli altri tre.

 

Mi ripeto, per timore che ci si perda:

Saul perseguita-insegue Davide/DWD; ed è, lui, Saul, il Signore/ʼDNY che perseguita-insegue Davide (Davide, suo inferiore): ciò è la Bibbia; è 1 Samuele 26:18: Davide che chiede: «Perché il ʼDNY/mio Signore mi perseguita?»

Saulo-Paolo, nel Nuovo Testamento questa volta, mediante il riutilizzo diretto delle persecuzioni (bibliche) di Saul, è un persecutore; ma, per riutilizzo inverso, non è il Signore/ʼDNY che perseguita,

Infatti come immaginare che lo Sheol (che è anche l'apostolo) possa essere chiamato «Signore-Adonai»?!... Impossibile!...

egli è colui che perseguita il Signore/ʼDNY — da cui, appunto, negli Atti: «Chi sei tu, Signore/ʼDNY?» (domanda di Saulo-Paolo) e da cui la risposta: «Io sono Gesù-Giosué/YŜW, che tu perseguiti».

Conclusione, pertanto inevitabile, evidente:

a) Saulo(-Paolo) = Saul;

b) Davide = Gesù-Giosuè = YHWH ʼDNY (il Signore Dio).

Conclusione ed evidenza che, lungi dal basarsi sulla storia, o sulla fantasia, dipende da un molteplice midrash sul primo libro di Samuele (libro che risale a non so quanti secoli prima di Cristo...).

E tutto combacia, in questo midrash cristiano: il diretto e l'inversivo, il vocabolario biblico e il vocabolario degli Atti.

N.B. E non dimenticate che Gesù-Giosuè (= YHWH salvatore, Dio salvatore) possiede, nel Nuovo Testamento, il titolo di BN DWD/«figlio di Davide» e che vi è quindi genealogicamente riferito al Davide biblico che il Saul biblico perseguita biblicamente...

Amplio:

Nella Bibbia, Saul/ŜʼWL è un inseguitore, un persecutore/RWDP. Nel Nuovo Testamento, anche Saulo-Paolo/ŜʼWL lo è.

Tutti gli elementi di cui parlo sono presenti nell'episodio della via di Damasco.

Nella Bibbia, Sheol/ŜʼWL usa comunemente lacci e vi è un luogo, un agente, di morte; nel Nuovo Testamento, Saulo-Paolo/ŜʼWL (prima di Damasco) agisce allo stesso modo ed è questo agente.

Nella Bibbia, Saul/ŜʼWL cade all'improvviso per terra, e quella caduta è, per lui, la comparsa di una fame; nel Nuovo Testamento, anche Saulo-Paolo/ŜʼWL cade, d'improvviso, per terra, e anche la sua caduta a terra si accompagna ad una fame.

Nella Bibbia, Saul/ŜʼWL attacca uomini e donne e li uccide; nel Nuovo Testamento, Saulo-Paolo/ŜʼWL (prima di Damasco) infierisce, fino alla morte, su uomini e donne.

Eccetera.

Pertanto: nel racconto della via di Damasco, esiste un bell'intreccio tra midrash su Saul/ŜʼWL e midrash sullo Sheol/ŜʼWL. Intreccio che:

1. può essere compreso solo in ebraico — e pffft i grecisti...

2. non deve nulla all'Evento — e pffft gli storicisti...

Ed è sulla base di quell'intreccio che si deve misurare tutto il sapore del racconto. Il suo sapore? Ah sì: sulla via di Damasco o altrove, uno Sheol che cade per terra!... e che vi cade perché abbagliato!... Nulla ha decisamente, in ebraico e nel midrash, più sapidità.

 

Continuo:

Atti 9:6:

«…ma levati ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che farai…».

Atti 22:10:

«...Io dissi: Che farò, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e vai a Damasco; là ti sarà detto tutto ciò che farai...».

Per quanto riguarda le versioni di Atti 26 e di Galati 1, le lascerò da parte per non sovraccaricare la mia traccia del racconto.

Il Signore (= YHWH, = YŜW — Dio o Gesù-Giosuè, indifferentemente) ordina a Saulo-Paolo di alzarsi. Di alzarsi? Ancora dell'accattivante. Perché, ricordatevi: Saulo, in 1 Samuele 28:20, non è caduto all'improvviso per terra chissà come, ma «di tutta la sua lunghezza». Ma, come ho detto, «lunghezza»/QWMH è, in ebraico, dalla radice QWM/«alzarsi»! L'«alzati» degli Atti continua di conseguenza il midrash cristiano su 1 Samuele e sulla caduta per terra di Saul, caduta nella quale era biblicamente compresa (tramite la «lunghezza» dell'interessato) il (suo) rialzarsi.

Ma vi è di peggio e di meglio: il Signore ordina a Saulo(-Paolo), una volta alzatosi,

Vi rendete conto di cos'è uno Sheol che si alza?

«Alzarsi»/QWM significa, nel midrash cristiano giudeo-ebreo primitivo, nel contempo «essere guarito» e «essere risorto» (cfr. i vari «alzati» o «alzarsi» del Nuovo Testamento...), mentre nella Bibbia l'espressione «Alzati e fai ciò» non è nient'altro che l'equivalente di «fai ciò senza aspettare» — espressione, ad ogni maniera, ebraica, e inefficace in greco.

Tenuto conto delle connotazioni della radice QWM/«alzarsi, risorgere», non è più soltanto buono a sapersi che, al momento dell'episodio della via di Damasco, lo Sheol è caduto per terra: anche il suo (ri)alzarsi ha sapidità.

di entrare nella città e di fare ciò che, in quella città, gli si dirà di fare. Benissimo, eccellente: l'ingiunzione è un riutilizzo biblico.

«Nella città» sembra a tutti, per molte lune e lune, significare «Damasco». Che errore! Di cui misureremo, tra poco e non senza piacere, il tenore...

E l'ingiunzione tutt'intera: la «città» e il «ciò che farai» insieme. La prova ? — leggiamo 1 Samuele 10:5 e seguenti:

È Samuele che vi si rivolge a Saul. Samuele il profeta, Samuele «il Veggente». Samuele che lì vede però mentre Saulo(-Paolo), in questo momento del midrash, non vi vede più, abbagliato com'è!...

«...dopo ciò,  arriverai alla collina dell’Elohim,

GB HʼLHYM («la Collina di Dio» — una borgata) — affascinante, sempre e ancora. La Collina di Dio corrisponde, biblicamente, alla città di Damasco della conversione (neotestamentaria) di Saulo. Non vi eccita quella corrispondenza? — Su cosa si costruisce? Cosa vuol dire?...

e accadrà, quando arriverai lì, nella città...,

Rendo il letterale dell'ebraico. Un letterale che è lo stile stesso del cosiddetto greco del Nuovo Testamento...

E: «nella città», come in Atti; — la «Collina di Elohim» dove si recherà Saul è dunque una città.

che lo Spirito di YHWH

Identico alla voce del Signore, alla voce celeste, del racconto di Damasco. Modi reverenziali, qua e là, di parlare di YHWH.

ti investirà e... tu ti trasformerai in un altro uomo,

«In un altro uomo», Saul? — esattamente quanto accade nell'episodio della via di Damasco. Saul qui, Saul lì, trasformati, ciascuno, in un altro uomo (LʼʼḤR). Tutto combacia. Midrash diretto. Niente di Storia!

e per sette giorni

In Atti 9:20, i «sette giorni» di 1 Samuele sono divenuti «alcuni giorni»: «...egli restò alcuni giorni con i discepoli residenti a Damasco...».

attenderai la mia venuta e io ti farò sapere

Cfr. il «ti sarà detto» degli Atti! Lo stesso vocabolario...

ciò che farai...»

«Ciò che farai», ora! esattamente l'espressione impiegata in Atti 9:6: «...e ti sarà detto, là, ciò che farai...». Midrash e riutilizzo: l'a-storicità tale e quale. Un testo che copia un testo anteriore (sacro, ritenuto sacro) e che lo completa...

Nulla vi manca a 1 Samuele 10:5 e seguenti: un massimo di dettagli vi figurano che si ritroveranno, in modo identico, iniettati nell'episodio della via di Damasco e che lo costruiranno — lo faranno! In entrambi i casi l'interessato è Saulo-Saul (ossia ŜʼWL, sia l'apostolo, sia il re biblico).

E così, in entrambi i casi, ŜʼWL/«lo Sheol».

Nulla vi manca. Né la città. Né la trasformazione in un altro uomo. Né l'annuncio di ciò che il Saulo-Saul-Sheol (ŜʼWL) nuovo, convertito, rivoltato, vi farà. Niente.

 

Giusto dopo ciò, nell'episodio neotestamentario, Saulo(-Paolo) non vede più: ha gli occhi aperti ma non vede.

È dunque il nostro Sheol (o Saulo, o Saul), nella situazione (classica) dei colti in fragrante, degli empi, descritta dai profeti (in particolare da Isaia): uno che ha occhi e non sa vedere... uno che non sa più riconoscere la sua destra dalla sua sinistra...

Atti 9:8:

«...Saulo si alzò da terra, gli occhi aperti e non vedendo nulla...».

Atti 22:11:

«...e, siccome non vedevo più, a causa della gloria di quella luce...».

In Atti 26:16-18, sono le nazioni che non vedono e alle quali Saulo-Paolo (ritornato Sheol...) sarà incaricato di aprire gli occhi.

E notate che Atti 9:7, e 22:11 dicono dell'apostolo (non ancora apostolo) che non è tutto solo: ha dei compagni, delle persone che sono con lui.

I suoi compagni sono obbligati a tenergli la mano.

Tutto ciò non risulta che da un molteplice midrash che mira e realizza vari passi biblici aventi Saul per oggetto.  — Da una parte, gli Atti dicono che Saulo è accompagnato: degli uomini sono e vanno con lui, quando è in procinto di convertirsi. Coincidenza storica? no — coincidenza testuale. Perché quando in 1 Samuele 10:6 e seguenti, Saul sta per trasformarsi in un altro uomo (ciò che fa,  giustamente, il Saulo-Sheol neotestamentario...), si trova, anche lui, accompagnato da una schiera

BL/«schiera, gruppo», termine impiegato in quella occasione, significa anche «il laccio» e «la sofferenza, la malattia» — cfr., più sopra, le mie osservazioni su questo.

di profeti, di ispirati: e il testo, parlando di questi profeti, dice di Saulo che egli è «con loro»/MM — alla stessa maniera in cui i compagni di Saulo, al momento della via di Damasco, sono neotestamentariamente «con lui» (vocabolario e costrutto identici).

E la schiera, insisto, è una schiera di profeti (di NBYʼ al plurale): ora il primo collaboratore dell'apostolo Paolo-Saulo-Sheol l'apostolo è, nel Nuovo Testamento, un «Barnaba», ossia un «figlio di profeta».

Questo è il significato (aramaico) di «Barnaba». Cosa ne ricavo? — Nell'Antico Testamento (in 1 Samuele), il primo incontro di Saul diventato re e cristo-messia-unto è un incontro con i profeti; nel Nuovo, il primo collega di Saulo-Paolo-Sheol, e suo iniziatore (come Samuele è, nella Bibbia, l'iniziatore e la guida-profeta di Saul), è proprio Barnaba, «figlio del Profeta». Coincidenza storica? — Non ne sono sicuro...

E pfff, il Barnaba... Fuori dalla Storia!

In seguito: Saulo(-Paolo) in procinto di convertirsi non vi vede più.

Poco prima di non vedere più, egli «si solleva da terra», o, più esattamente, «si alza da terra» (perché lì è la traduzione letterale del greco). Detto altrimenti: dopo essere caduto a terra (essersi prostrato? Essere morto? — Morto, lo Sheol? Prostrato?...), egli lascia, lui, Saul, lui, lo Sheol, la terra! È un'enormità! E i nostri ecclesiofili che non ne capiscono niente...

Ciò conferma le mie analisi di poco fa: gli scrittori cristiani primitivi, qui: 1. praticano il midrash invertito, 2. prendono il Samuele biblico per Saul (e questo, tenuto conto dei giochi di parole che, per sbaglio in 1 Samuele 1-3, circondano Samuele).

Per verificarlo? — esamino:

Saulo, sulla via di Damasco, tramite riutilizzo della Bibbia, si trasforma in «un altro uomo». Oppure (ebraico identico)? — in «l'altro uomo».

L'espressione LʼʼḤR di 1 Samuele 10:6.

E, facendo e diventando ciò, egli non vede. Normale, perché:

Quale è l'altro uomo di Saul in 1 Samuele? — Samuele in persona. Colui che unge Saul, colui che fa di lui un re e un messia-cristo, colui che si occupa di lui al fine di trasformarlo in un altro da sé, è Samuele. (Samuele, il profeta, è, insomma, il Barnaba di Saul...). — Ma qual è l'attributo o il titolo che si fissa su Samuele all'inizio dei libri (biblici) che portano la sua pseudo-firma? — HRʼH, «il Veggente»!

Cfr. 1 Samuele 9:9, 18, ecc.

E non accontentatevi di sottolineare con me che Samuele il profeta si occupa inizialmente di Saul nella stessa maniera in cui Barnaba («figlio del profeta») si occuperà inizialmente di Saulo nel Nuovo Testamento. Andate più oltre! Constatate, con me, ciò: che la condotta di Barnaba rispetto a Saulo e di Samuele rispetto a Saul sono, in tutti i punti, parallele: obiezioni identiche, rimproveri da entrambe le parti, dissensi. (Ancora del midrash — ma non posso insistere...).

Vedere o non vedere... — Atti 9:8 e 22:11 sono un midrash su Samuele il Veggente/HRʼH. Sull'altro di Saul: su Samuele che Saul-Saulo è.

Cfr. i giochi di parole su Samuele nascente (in 1 Samuele 1-3), giochi di parole che sfruttano la radice ŜʼL, quella di Saul — e non di Samuele.

Saulo(-Paolo) sottoposto a un rovesciamento lì è dunque Samuele sottoposto a un rovesciamento: ma che cos'è un Veggente che si capovolge? — un cieco. E Saulo (che è Saul — quindi Samuele), da Veggente che era nella Bibbia diventa, appunto in rovesciamento nel racconto della via di Damasco, un cieco. Normale. Midrash.

 

Procedo:

Accecato, Saulo(-Paolo) perviene a Damasco.

Vi perviene da cieco, perché lo si tiene «per mano» (Atti 9:8...). Quella presa per mano è solo un riutilizzo dall'espressione biblica «palmaoppure: manodi Saul»: cfr., ad esempio, Salmi 18:1 e Davide che si dichiara ivi liberato MYD ŜʼWL, «dalla mano di Saul» (oppure: «..dello Scheol»).

E, a Damasco,

Quale Damasco? Perché Damasco? — continuo a domandarmelo.

egli incontra una certo Anania. Infatti questo Anania ha una visione, e il Signore lo ha chiamato, Anania: e Anania ha risposto: «Eccomi». E, al seguito dell''«eccomi» di Anania, il Signore gli ha ordinato di occuparsi, a Damasco, di Saulo(-Paolo) — si tratta lì della versione di Atti 9 (non studio che questa, poiché mi pare la più fornita)...

Innanzitutto: un Anania che dice (al Signore o a chiunque) «Eccomi» appartiene all'ebraico. Perché è solo in ebraico che «eccomi» e «Anania» fanno eco: «Anania» essendovi NNY(H)

Letteralmente «Dio fa grazia», nome proprio equivalente a YWNN/«Dio fa grazia — Giovanni».

ed «eccomi» essendovi HNNY.

Solo un grecista non vedrà alcuna relazione tra NNY(H) e HNNY — per lui gli Atti sono greci. (ma, per sfortuna, in greco non esiste alcun legame tra «Anania»/Ananias ed «eccomi»/idou egō).

Ma da dove proviene l'«eccomi» di Anania? — una sola risposta possibile: l'«eccomi» in questione proviene dalla Bibbia.

In Atti 9:9, si dice di Saulo(-Paolo) che egli stette «tre giorni» senza vedere.

E senza prendere cibo (riutilizzo del Saul affamato di 1 Samuele 9).

Perché quei tre giorni, e perché Anania che dice, nel versetto successivo, «eccomi»/HNNY?

Per l'eccellente ragione midrashica che Samuele (che, per i cristiani primitivi, è Saul) pronuncia tre volte HNNY/«eccomi» in 1 Samuele 3.

Cfr. 1 Samuele 3 e, in particolare, il suo versetto 8: «...una terza volta Dio chiamò: Samuele! — Si alzò... e disse: ...Eccomi/HNNY...».

L'Anania degli Atti, colui che vi dice «eccomi», è dunque solo un personaggio midrashico: il suo intervento deriva dal gioco di parole tra HNNY/«eccomi» (estratto della Bibbia) e NNY(H)/«Dio fa grazia» (il suo nome). L'Anania della via di Damasco non ha quindi nulla di storico.

  E gli «eccomi»/HNNY di 1 Samuele 3 non emergono in nessun contesto; perché a chi Samuele (che è Saul per il midrash cristiano) si rivolge, rivolgendosi a Dio che lo chiama? — al sacerdote Eli, che è cieco.

1 Samuele 3, esordio:

«...e il giovane serviva YHWH al cospetto di Eli...

Eli è il sacerdote. Il sacerdote che serve Samuele (che è Saul per il midrash cristiano). Ora è proprio con l'approvazione del sommo sacerdote che Saulo(-Paolo) agisce, nel racconto della via di Damasco, prima di incontrare la luce e la voce celesti che lo capovolgeranno.

E accadde in quel giorno che Eli era coricato nel suo luogo e i suoi occhi cominciarono a indebolirsi: non poteva vedere.

Riutilizzo di ciò nel racconto degli Atti dove Saulo(-Paolo), appunto, ha gli occhi aperti ma lì non vede. Come Eli: come Eli che egli è essendo «un altro uomo»... essendo un altro (l'altro) rispetto a sé stesso.

E la lampada di Elohim

Oppure: «la luce di Elohim, la luce divina» — quella che, tramite riutilizzo, risplende sulla via di Damasco e abbaglia Saulo(-Paolo).

bruciava ancora, e Samuele era coricato nel tempio di YHWH dov'era l'arca di Elohim.

Notate:

1. Che il «tempio» in questione non è altro che ʼHL o ʼWHL/«la tenda» (il tempio reale — quello di Gerusalemme — non era ancora costruito al tempo di Samuele e di Saul): oppure, per gioco sul suo nome, Saulo/ŜʼWL è, neotestamentariamente, un fabbricante di tenda(tende). Caso...

2. Che la scena si svolge nel HYKL, nel tempio-palazzo, di YHWH, di Dio. Eh? Mentre l'episodio della conversione di Saulo(-Paolo) si svolge, invece, verso Damasco e a Damasco? Come mai ciò? — quale relazione tra il tempio e Damasco? — Passo. Ci ritornerò.

E YHWH chiamò Samuele, e (Samuele) disse: Eccomi/HNNY.

Il termine che, tramite gioco di parole, produce l'Anania/NNY(H) del racconto degli Atti...

Ed egli corse da Heli e disse: Eccomi/HNNY perché tu mi hai chiamato; e (Eli) disse, io non ti ho chiamato; ritorna

«Ritorna»! Straordinario... Il termine stesso della conversione, in ebraico: la radice ŜWB che produce TŜWBH/«il ritorno, la conversione»!

a coricarti. E (Samuele) ritornò a coricarsi.

Come Saulo(-Paolo) rimasto cieco per tre giorni, Samuele (che è Saul...) ritornerà così a coricarsi tre volte di seguito.

E di nuovo YHWH chiamò ancora Samuele, e (Samuele) si alzò, e andò da Eli

«Eli» è, in ebraico, LY, vale a dire, per il midrash cristiano, «giogo-croce di YHWH». Ciò detto di passaggio...

e disse: Eccomi/HNNY, perché tu mi hai chiamato. E (Eli) disse, io non ti ho chiamato, figlio mio; ritorna a coricarti.

Alzati... coricati... alzati... coricati... E questo, per tre volte. Il midrash cristiano vi vede l'immagine della morte (coricarsi) e della resurrezione (alzarsi) — e questo tanto più che l'operazione ha luogo, precisamente, tre volte: tre è, tra i cristiani primitivi, lettori del libro di Giona, il numero tipico della resurrezione (si resuscita il terzo giorno sia in Giona che tra i cristiani neotestamentari...).

Ed è proprio così, infatti, che il brano biblico si trova riutilizzato nel racconto di Damasco: i tre sollevamenti e coricamenti vi producono i tre giorni di cecità di Saulo(-Paolo); e questo riutilizzo riguarda Saulo che è lo Sheol (la Morte) e che sta per ritornare (per annunciare la Resurrezione); e poi, verso Damasco, Saulo(-Paolo) non cade forse a terra (non si corica) e, in seguito, non si (ri)alza forse?... Ma sì! E il riutilizzo del testo di 1 Samuele è totale.

E Samuele non conosceva ancora YHWH

Sull'esempio di Saulo (che è Samuele) prima della via di Damasco; un Saulo empio, un Saulo che non è ancora stato capovolto — convertito (nel senso giudeo-ebraico del termine). Un ancora malvagio Sheol: uno Sheol che non è ancora stato addolcito!...

e la parola di YHWH

La parola che è YHWH, secondo il prologo di Giovanni (a venire)...

E DBR YHWH/«verbo di YHWH, parola di Dio» = 52 = BN/«Figlio» = MŜY/«messia-cristo-il Nome vivente-YHWH risorto». Come Saulo prima della sua conversione, Samuele (che è Saul) non conosce ancora e non riconosce né il Signore Dio YHWH, né il Figlio, né il Messia-Cristo, né la resurrezione di YHWH. (Ecco ciò che i primi cristiani leggono in questo passo biblico!) Tutto combacia. Perché, questo è certo, dopo la via di Damasco, Saulo(-Paolo) — lo Sheol — conoscerà e riconoscerà. E annuncerà, anche!

non si era ancora rivelata a lui.

«Rivelato», verbo GLH — esattamente il termine che si nasconde sotto il greco di tutte le rivelazioni paoline. — Perché Saulo(-Paolo) non impara a conoscere Gesù-Giosuè Messia-Cristo YHWH-risorto Figlio-di-YHWH  incontrandolo o leggendo sul suo conto i sentito dire della gazzetta locale: egli lo conoscerà per rivelazione (verbo ebraico GLH, quello che, tradotto in greco, produce «apocalisse»). Cfr., a questo proposito, se non altro Galati 1:15-16 (al momento, giustamente, della via di Damasco!): «...ma quando (Gesù, il Signore, YHWH risorto) si compiacque di rivelare suo figlio in me... senza chiedere consiglio alla carne né al sangue...», frase nella quale si trova:

1. che Saulo-Paolo riceve, in effetti, tutte le sue informazioni da una rivelazione (verbo GLH, come in 1 Samuele 3 per Samuele = Saul);

2. che quella rivelazione è divina e non umana: essa non deriva da carne e sangue, ossia da primati;

3. che quella rivelazione ha per contenuto il Figlio, vale a dire BN, di gematria 52, numero che è anche quello (per caso??) del DBR YHWH/«verbo di Dio» che si rivelerà a Samuele nella Bibbia (a Samuele che è Saul).

P.S. Desidero, con l'impazienza che si immagina, il dolce momento in cui i catechisti spiegheranno tutto ciò al loro gregge... Ci sarà il sudore della loro fronte sui pulpiti!

E di nuovo YHWH chiamò Samuele per la terza volta,

L'ho detto: tre volte HNNY/«eccomi» in 1 Samuele 3; e tre giorni senza vedere per Saulo(-Paolo) in Atti 9:9. Riutilizzo.

E: tre giorni senza vedere e senza mangiare e senza bere per Saulo(-Paolo)? Per Saulo chi è lo Sheol? E ciò, ciò non dice niente, da venti secoli, agli ecclesiastici?! — A me, ciò ricorda che i morti, nel Nuovo Testamento, e il morto Gesù-Giosuè ivi compreso, passano tre giorni nello Sheol prima di uscirne se ne escono (se essi, come il messia evangelico, resuscitano il terzo giorno) — come Giona, il terzo giorno, che uscì dal suo Pesce metaforico...

In Atti 9:9, Saulo non vede né mangia né beve se non perché egli è lo Sheol preso alla lettera: la Morte (per tre giorni)!

e (Samuele) si alzò e andò da Eli

Samuele (=Saul) è sottomesso a Eli il sacerdote — alla stessa maniera in cui Saulo(-Paolo), prima della rivelazione della via di Damasco, è lo strumento del sacerdote o dei sacerdoti. Riutilizzo.

e disse: Eccomi/HNNY, perché tu mi hai chiamato; e riconobbe,

Ebraico YBN — che contiene sia BN/«il Figlio» che la Y iniziale di YHWH: un occasione per il midrash cristiano (ed ebraico in generale).

Eli, che YHWH aveva chiamato il giovane.

Infatti, NR/«il giovane». E il midrash cristiano non seppellisce il termine nell'oblio: vi comprende all'istante che Samuele (= Saul) era ancora un giovane prima della sua rivelazione — e questo è il caso, perché Saul non assiste forse in quanto «giovane»/NR (greco neanias), senza parteciparvi, alla lapidazione (pre-Damasco) di Stefano? (cfr. Atti 8:58)...

E disse: Eli, a Samuele: Va' a coricarti e, se sei chiamato, dirai: Parla, YHWH,

In ebraico: DBR YHWH — sia «Parla, YHWH!», sia «verbo di YHWH» (= 52 = BN/«Figlio» = MŜY/«messia-cristo-Dio risorto»).

il tuo servo ascolta. E andò, Samuele, a coricarsi al suo posto. E YHWH venne, e si fermò, e chiamò come ogni volta: Samuele, Samuele.

Un duplice «Samuele» — come è duplice il «Saulo» di «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» Vedete bene che il midrash cristiano ritiene Samuele e Saul interscambiabili!

E Samuele disse: Parla, perché il tuo servo ascolta...».

«Tuo servo», ebraico BD — esattamente uno dei titoli che gli scrittori neotestamentari assegnano più volentieri a Saulo-Paolo (post-Damasco) in testa (ma non solo) alle sue epistole pseudoepigrafe (greco doulos, ebraico BD , «il servo, lo schiavo»): titolo proveniente da un midrash. Titolo senza Storia!

Cosa ricavare da quella lunga traduzione di 1 Samuele 3:1-10? — Un sacco. E, a parte le chiacchiere, questo: Che il testo biblico brulica di parole ed espressioni che gli scrittori neotestamentari hanno sfruttato e iniettato, per mezzo del midrash, nel racconto della via di Damasco. I cristiani primitivi ritengono quindi 1 Samuele 3 un capitolo riguardante Saul, ed è su Saulo, che è Saul (e che è lo Sheol), che compiono questo capitolo negli Atti.

Tre volte Samuele (= Saul) risponde HNNY/«eccomi» alla voce che lo chiama. Le tre volte diventano, nel Nuovo Testamento, i tre giorni senza vedere, senza bere, senza mangiare, di Saulo(-Paolo). E gli «eccomi», invece, non cadono nella spazzatura: si trasformano subito, a Damasco,

E non nel tempio, come in 1 Samuele. Ciò, ciò mi infastidisce. Non voi?

nella convocazione, mediante gioco di parole, di un personaggio chiamato NNY(H)/«Anania», individuo incaricato di fornire a Saulo (= Saul, = lo Sheol) la rivelazione che, finora, gli è stata, in quanto soggiorno dei morti, totalmente mancante. 

Corretto: le espressioni HNNY/«eccomi» di 1 Samuele 3 diventano insomma, negli  Atti, ciò che sono nella Bibbia: la chiave della rivelazione.

Abbrevio. Mi affretto.

Non vedo l'ora di arrivare a Damasco, non è vero...

Però mi sbaglio: noi vi siamo (?) già, a Damasco (?), con un certo Anania...

 

Anania (derivato dagli «eccomi» di 1 Samuele 3), a Damasco, compie la sua missione di rivelazione presso Saulo(-Paolo). E, miracolo, costui vi vede di nuovo:

 

«... e subito proclamò, nelle sinagoghe, che Gesù è il Figlio di Dio...»

Vale a dire, in ebraico, che YŜW è BN YHWH. E noi, vediamo che Saul ha capito tutto!

Del resto, egli ha capito la prima parte del presente volume...

E ha persino capito di essere lo Sheol, perché, in Atti 9:15 (ecc.), il Signore lo destina d'ora in poi a occuparsi delle nazioni: delle nazioni? Saulo? — e sì: come, infatti, nella Bibbia, lo Sheol (= Saulo) se ne occupa!

Tema che ho studiato più sopra (punto 7 della mia seconda lista).

Alcuni dettagli ora, prima di interrogarci su Damasco:

Atti 9:15: Dio (o YHWH risorto, o Gesù-Giosuè) disse ad Anania, parlando di Saulo non ancora ritornato e convertito:

«...va', perché egli è uno strumento che ho scelto per portare il mio nome davanti alle nazioni...»

Su questo versetto, due osservazioni (in mancanza di aggiungervi le dieci o dodici che ci vorrebbero!):

1. Perché «per portare il mio nome»? — perché Samuele, che è Saul per il midrash cristiano, è anche e dapprima (quanto meno!) Samuele, cioè ŜMWʼL, alias ŜMW ʼL: «il suo nome è: Dio». — Ovunque il midrash cristiano tiene Samuele (bambino, giovane) per Saul:

A causa dei giochi di parole, falsi, di sua madre Anna.

qui esso inverte l'equazione e tiene Saulo(-Paolo) per Samuele — vale a dire per qualcuno che, portando il nome che porta, porta quello di YHWH (di Dio).

Ciò che è effettivamente il caso di Samuele: nel suo nome vi è ʼL/«Dio», uno dei sostituti di YHWH; nel suo nome vi è dunque YHWH. (Esattamente ciò che dice Atti 9:15...).

In altri termini, diventando un altro uomo, Saulo(-Paolo) si trasforma nel suo altro biblico, Samuele, vale a dire «il suo nome è Dio». Ed è a questo titolo che gli Atti dicono che, dopo la sua conversione, Saulo(-Paolo) porterà il nome divino — il nome del Signore — alle nazioni. Logica.

2. Perché Saulo(-Paolo), dal momento che è Saul o Samuele, è, in questo versetto, uno «strumento» (greco skeuos, ebraico KLY) per Dio, alla fine del suo capovolgimento?

Ehi! un grecista ecclesiastico mi sussurra, laggiù in fondo alla sala: «per ragioni storiche...».

A causa, molto semplicemente, di Isaia 54:16: perché, in Isaia 54:16, si oppone al «distruttore che causa la sofferenza»,

Ebraico BL — guarda caso! —, «il laccio, la sofferenza» (un termine che ci è ormai familiare: uno degli strumenti preferiti dello Sheol).

vale a dire allo Sheol,

Nello Sheol puro e semplice che Saulo è prima di essere convertito.

lo strumento (KLY) che crea il fabbro (). Convertendosi e rovesciandosi, diventando uno Sheol che non incatena più ma che è incatenato, che non causa più la sofferenza ma che la sopporta, ecc., Saulo(-Paolo) lascerà la sua natura di devastatore e diventerà lo strumento del Signore, suo docile strumento.

E qualunque strumento? No (dice Isaia che gli Atti ricopiano e sottomettono al midrash): lo strumento del , del «fabbro». Ciò è ancora affascinante. Infatti è, nella Septuaginta e nelle sue versioni rivali, la parola che traduce il greco tektōn, e tektōn è, invece, la parola greca del Nuovo Testamento che traduciamo con «carpentiere».

Cfr. Gesù e suo papà come maneggiatori della pialla (storici?)... 

Insomma: essendo Gesù-Giosuè /«fabbro» nei vangeli (sullo sfondo di Isaia, per esempio...), Saulo(-Paolo) convertendosi diventerà il suo KLY, il suo «strumento». In virtù della Storia? No: in virtù di Isaia.

Credo di indovinare che il libro di Isaia fu composto poi compilato qualche secolo prima della nostra era...

Ed ecco spiegato Atti 9:15: l'espressione «per portare il mio nome» (= il nome di Dio) in riferimento a un midrash su Samuele (= Saul-Saulo e viceversa); il fatto che Saulo convertito diventa uno «strumento» in riferimento a un midrash su Isaia; quanto alle nazioni... Quanto alle nazioni («per portare il mio nome alle nazioni») e alla loro relazione con Saulo-Sheol (rovesciato o no), cfr. il punto 7 della mia lista di Paulo sul verso.

 

Scusatemi, un'altra inezia da rilevare:

Atti 9:18-19: in seguito alla rivelazione di cui Anania (derivato dall'«eccomi» e che pronuncia «eccomi») è l'intermediario, Saulo(-Paolo) riacquista la vista. Ma no, nemmeno, non importa come:

 «...subito,dai suoi occhi caddero come delle scaglie. E lui (vi) vedeva. E, alzandosi, fu battezzato. E, preso il cibo, riprese le forze...»

Questo passo merita di essere commentato, perché in esso si concentra la verifica delle mie tesi. Conferma, il passo, tutto ciò che il mio lettore sa già d'ora in poi! Per esempio:

1. Le «scaglie»/lepides che cadono dagli occhi di Saulo(-Paolo) sono QŜQŜ, in ebraico originale, vale a dire nel contempo un gioco di parole su QYŜ/«Qish» (il padre di Saul) e una più che allusione alle scaglie del Pesce che è lo Sheol (secondo il libro di Giona).

2. Il fatto che Saulo(-Paolo) veda è solo un riutilizzo dell'attributo principale del pieno Samuele («il suo nome è Dio») che egli è. Perché Samuele, nella Bibbia, diventa HRʼH/«il Veggente» dopo aver beneficiato della rivelazione degli «eccomi» (1 Samuele 3) — rivelazione che, negli Atti, diventa quella di Anania a Saulo(-Paolo). Prima della sua rivelazione, Samuele (= Saul) non era un Veggente! Dopo, sì. (Idem per il Saulo neotestamentario).

3. Che Saulo(-Paolo) sia all'istante battezzato non è un aneddoto da corridoio! Nell'Antico Testamento in particolare, e nella letteratura ebraica in generale, il contrario del fuoco è l'acqua,

Nella letteratura ebraica, ʼŜ/«il fuoco» e MYM/«l'acqua» si combinano escatologicamente per formare, al di là della loro antinomia, ŜMYM/«i cieli, il Cielo». (Combinazione di cui lascio ai grecisti la pena di cercare, nei Talmud e altrove, i giusti riferimenti: quella ricerca farà imparare loro l'ebraico e l'aramaico...).

e se fuoco esso è di certo nel mondo dei morti che infuria.

Cfr. il tema (biblico) dello Sheol come forno, come fornace.

P.S. Nel prologo di Giovanni si parla nel contempo della Creazione («in principio») e del fatto che le creature rifiutano il Verbo: si parla quindi di questo mondo come di uno Sheol. Perché? Per la semplice ragione che BRʼŜY/«in principio» (in Genesi 1:1) non è altro che l'anagramma di BRY ʼŜ/«l'Alleanza del Fuoco», ossia l'alleanza del forno, della fornace — l'alleanza dello Sheol! Da cui, in questo prologo, l'idea secondo la quale questo mondo sia «una tenebra» (= uno Sheol) che non conosce né riconosce il Verbo di YHWH: un mondo che, insomma, deve, per elevarsi verso il divino, subire la prova e la felicità di una Nuova Alleanza. (Tema che si unisce a quello, paolino, della necessaria ri-Creazione e dell'indispensabile rin-Novamento...)

In queste condizioni, il battesimo (TBLH/«immersione») di Saulo(-Paolo) ritornato è altamente significativo: contiene il peggiore e il migliore rovesciamento dello Sheol che si possa immaginare: uno Sheol, fuoco, che passa all'acqua!

E che, da ʼŜ/«fuoco» che è, e da MYM/«l'acqua» dove passa, ricava ŜMYM: «il Cielo»! Enormità, vi dico.

4. Quanto al fatto che Saulo(-Paolo), uscendo dai suoi tre giorni di letargo letale, prende del cibo, ciò è solo un riutilizzo di 1 Samuele 28:20

Versetto (già esaminato) nel quale Saul cade d'improvviso a terra per tutta la sua lunghezza perché la forza (K) gli manca. Versetto che spiega e giustifica che Saulo(-Paolo), negli Atti, riprende — testualmente — la forza.

N.B. Forza? In ebraico K? Ma sì. Ora K/«forza» ha per gematria 28, e 28 è il numero delle lettere di Genesi 1:1! prendendo e riprendendo forza, Saulo convertito ritorna a Genesi 1:1: lo Sheol riprende il suo posto (perduto) tra le creature della Creazione divina...

e delle righe che seguono: righe che mostrano un Saulo che si (ri)alza da terra (come il Saulo-Sheol degli Atti), un Saul che si consola (come il Saulo-Sheol degli Atti) e un Saul che prende del cibo dopo aver patito la fame (come il Saulo-Sheol degli Atti). — Senza altri commentari!

Ebbene, ecco destoricizzata tutta la via di Damasco. Tutto vi è midrash. Tutto vi è ricavato, in patchwork adempiente, dalla Bibbia. Come i miei due elenchi al recto, poi sul verso) di poco fa... Come tutta la pseudo-biografia dell'apostolo.

 

Nell'episodio della via di Damasco, Loisy e compagnia hanno decisamente torto a scoprire l'autentico abbellito e l'abbellito autentico: niente di fattuale, lì dentro; e niente di chimerico. Ma: il semplice e molteplice adempimento della Bibbia — di Samuele, di Saul, di Sheol. E: il rovesciamento di quello stesso Sheol. Il tutto: per midrash, per riutilizzo e per inversione di elementi biblici.

E io arrivo — finalmente! — a «Damasco».

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